Economia
Previsti blackout in USA

La parte meridionale dello Stato americano dell’Illinois, peraltro appena visitato dal presidente Biden, si prepara ad un’estata di blackout.
«I costi dell’elettricità aumenteranno a partire da giugno nell’Illinois centrale e meridionale, a causa di forniture elettriche inadeguate a seguito della chiusura di impianti a carbone» ha riferito il 19 aprile il sito Crain’s Business.
All’unisono con la catastrofe vista anche in Italia, gli utenti dello Stato riceveranno più di 150 dollari in più sulla bolletta elettrica annuale, a causa delle limitazioni di fornitura, e dovranno subire interruzioni energetiche.
In California, l’Independent System Operator, che sovrintende alla rete elettrica, avverte che vi saranno blackout, pochésono probabili interruzioni di fornitura, dato che «le temperature sono ancora elevate, la domanda è relativamente alta», ha affermato Mark Rothleder, Senior Vice President ISO citato dalla testata della capitale californiana Sacramento Bee del 6 maggio.
Il governatore Gavin Newsom è persino diventato favorevole a prolungare la data del 2025 per il pensionamento della centrale nucleare di Diablo Canyon, a causa del disperato bisogno di energia dello Stato.
Il quadro nazionale dei potenziali aumenti e problemi dei prezzi dell’elettricità è stato pubblicato il 10 maggio dall’Energy Information Administration, nel «Summer 2022 Electricity Industry Outlook».
Un fattore nella situazione è l’impennata dei prezzi del gas naturale. Ciò dovrebbe comportare un aumento del 15% delle tariffe della bolletta elettrica per i clienti del New England.
I produttori statunitensi di gas e petrolio non hanno aumentato sostanzialmente la loro produzione. Le grandi aziende di fracking, Marathon Oil, Pioneer Natural Resources, APA (ex Apache) e Devon, hanno ridotto la loro produzione nazionale di petrolio, che è scesa per azienda, dal 2% all’8% nell’ultimo trimestre, rispetto al trimestre precedente .
Ad aprile il gestore di rete del Midwest, Midcontinent Independent System Operator, ha pubblicato il proprio outlook stagionale, che mostra che il picco di domanda previsto per quest’estate supererà la fornitura di energia elettrica.
Tra l’inverno 2021 e il 2022 blackout sono divenuti minaccia imminente o realtà in vari Paesi del mondo: Cina, Turchia, Giappone, Kazakistan, Uzbekistan, Taiwan, Kirghizistan, Sri Lanka, Pakistan.
Per timore dei blackout, l’Indonesia ha proibito l’esportazione di carbone.
La Francia, a causa di strani incidenti a due centrali nucleari, temporaneamente chiuse, ha paventato il rischio blackout, con alcune industrie strategiche che hanno dovuto chiudere a causa del costo dell’energia.
Paesi UE come l’Austria e la Romania hanno cominciato a parlare a livello politico e in TV di blackout già lo scorso autunno. La Germania ha mandato in onda spot apocalittici per preparare i tedeschi (e gli immigrati in Germania, a giudicare dal video) ad un inverno in cui poteva venire a mancare il riscaldamento.
In Germania, Paese che a causa della privatizzazione ha rischiato a inizio anno un blackout del gas, la scorsa settimana le ferrovie hanno fermato tutti i treni merci a causa della mancanza di corrente elettrica.
Il tema dei blackout era stato trattato da un documento del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR), l’organo che controlla i servizi segreti italiani. Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti 4 mesi fa davanti ad una platea di imprenditori ha parlato apertis verbis di rischio blackout.
Economia
Il debito francese è un pericolo per tutta l’Eurozona

Il crescente debito sovrano della Francia, unito alle lotte politiche interne, potrebbe minacciare la stabilità fiscale dell’Eurozona. Lo riporta l’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle, citando un esperto.
La Francia ha uno dei debiti nazionali più elevati dell’UE, attualmente pari a 3,35 trilioni di euro (3,9 trilioni di dollari), pari a circa il 113% del PIL. Si prevede che il rapporto salirà al 125% entro il 2030. Il deficit di bilancio è previsto al 5,4-5,8% quest’anno, ben al di sopra del limite del 3% previsto dall’Unione.
Friedrich Heinemann del Centro Leibniz per la Ricerca Economica Europea ZEW di Mannheim, in Germania, ha dichiarato alla testata in un articolo pubblicato sabato: «dovremmo essere preoccupati. L’eurozona non è stabile in questo momento».
Un drastico piano di austerità proposto dal primo ministro francese François Bayrou, membro del governo di minoranza, ha innescato un voto di sfiducia, che ha perso lunedì sera, portando al collasso il governo francese.
Il piano del Bayrou prevedeva tagli ai posti di lavoro nel settore pubblico, una riduzione della spesa sociale e la soppressione di due festività. Il Rassemblement National di Marina Le Pen, i Socialisti e il partito di sinistra La France Insoumise si sono opposti con veemenza alla proposta.
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Anche un sondaggio Elabe condotto prima del voto ha mostrato che la maggior parte degli intervistati era contraria alle misure.
Lo Heinemann ha dichiarato a DW di dubitare che la Francia troverà presto una via d’uscita, visti gli aspri scontri politici.
A luglio, Bloomberg, citando gli esperti di ING Groep NV, ha affermato in modo analogo che il crescente debito della Francia potrebbe rappresentare una «bomba a orologeria» per la stabilità finanziaria dell’UE.
Nonostante il considerevole deficit di bilancio, la Francia prevede di aumentare la spesa militare a 64 miliardi di euro nel 2027, il doppio di quanto speso nel 2017.
Il presidente Emmanuel Macron ha ripetutamente citato una presunta minaccia russa. Il Cremlino ha costantemente liquidato le accuse come «assurdità», accusando l’UE di una rapida militarizzazione.
A maggio, gli Stati membri hanno approvato un programma di debito da 150 miliardi di euro per l’approvvigionamento di armi.
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Immagine di Philippe Druesne via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Economia
Trump porge il ramoscello d’ulivo a Musk. Cui Tesla prepara un possibile pagamento da un trilione

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Economia
La Turchia interrompe totalmente gli scambi commerciali con Israele

La Turchia ha interrotto tutti i legami commerciali ed economici con Israele, chiudendo il suo spazio aereo ad alcuni voli israeliani, ha annunciato il Ministro degli Esteri Hakan Fidan. I due Paesi sono in conflitto da mesi a causa della campagna militare israeliana a Gaza, con la Turchia che accusa il Paese di aver commesso un genocidio.
In un discorso al parlamento nazionale di venerdì, il Fidan ha affermato che la Turchia ha «completamente interrotto i nostri scambi commerciali con Israele» e «chiuso i nostri porti alle navi israeliane».
«Non permettiamo alle navi portacontainers che trasportano armi e munizioni verso Israele di entrare nei nostri porti e agli aerei di entrare nel nostro spazio aereo», ha aggiunto il ministro di Ankara, affermando che alle navi battenti bandiera turca è vietato fare scalo nei porti israeliani e che alle imbarcazioni israeliane è vietato entrare nei porti turchi.
Come riportato da Renovatio 21, la guerra commerciale con Israele era partita un anno fa con la sospensione degli scambi.
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Una fonte diplomatica turca ha dichiarato all’agenzia Reuters che le restrizioni ai voli riguardano solo i voli ufficiali israeliani e gli aerei con armi o munizioni, non il transito di routine dei vettori commerciali.
L’agenzia ha inoltre riferito che le autorità portuali turche stanno ora richiedendo informalmente agli agenti marittimi di attestare che le navi non sono collegate a Israele e non trasportano carichi militari o pericolosi diretti nel Paese.
Tuttavia, un funzionario israeliano ha dichiarato al Jerusalem Post che la Turchia aveva «già annunciato in passato la rottura delle relazioni economiche con Israele, e che tali relazioni sono continuate», riferendosi apparentemente alla sospensione delle importazioni ed esportazioni da parte di Ankara a maggio.
I commenti del ministro sono l’ultimo segnale del deterioramento delle relazioni tra Turchia e Israele, rese ancora più tese dalla guerra a Gaza. La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, in settimana i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
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Immagine di Rob Schleiffert via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 4.0
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