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Polacchi e Baltici potrebbero uscire dal trattato sulle mine antiuomo

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Gli eserciti di Polonia, Lettonia, Estonia e Lituania hanno chiesto ai loro governi di ritirarsi dal Trattato di Ottawa, un accordo internazionale che vieta l’uso delle mine antiuomo, sostenendo che ciò è necessario a causa della crescente minaccia militare da parte della Russia.

 

In una dichiarazione congiunta di martedì, i ministeri della Difesa dei quattro membri della NATO confinanti con la Russia hanno espresso la necessità di «flessibilità e libertà di scelta per utilizzare potenzialmente nuovi sistemi e soluzioni d’arma».

 

Redatto nel 1997, il Trattato di Ottawa mirava a sradicare le mine antiuomo a causa del loro rischio a lungo termine per i civili. In particolare, diverse potenze significative non ne fanno parte, tra cui Cina, Russia e Stati Uniti.

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La dichiarazione congiunta ha affermato che i quattro Paesi «nonostante il ritiro, rimarranno impegnate nel rispetto del diritto internazionale umanitario, compresa la protezione dei civili durante i conflitti armati».

 

Polonia, Lettonia, Lituania ed Estonia sostengono di essere esposte al rischio di un attacco da parte della Russia. A maggio, Varsavia ha avviato l’ampio progetto da 10 miliardi di zloty (circa 2,38 miliardi di euro) chiamato «Eastern Shield» per rafforzare i propri confini, con alti funzionari polacchi che hanno indicato che le mine antiuomo potrebbero svolgere un ruolo critico.

 

L’anno scorso, il capo della Difesa finlandese generale Janne Jaakkola aveva suggerito di ritirarsi dal Trattato di Ottawa, affermando che le mine antiuomo sarebbero state efficaci contro le forze di terra russe. Lo Stato finnico, che confina anche con la Russia, è entrato a far parte della NATO nel 2023, affermando di aver bisogno della protezione del blocco militare guidato dagli Stati Uniti.

 

L’Ucraina, pur essendo tecnicamente firmataria della convenzione, ha di fatto sospeso la sua partecipazione dal 2014. L’amministrazione del presidente Joe Biden ha autorizzato la consegna di mine antiuomo all’Ucraina. I funzionari di Biden hanno sostenuto che le armi avrebbero aiutato Kiev a rallentare l’avanzata russa.

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Come riportato da Renovatio 21, già ad inizio conflitto il sindaco di Donetsk Aleksej Kulemzin aveva dichiarato che l’Ucraina stava bombardando il Donbass con mine antiuomo. La ONG Human Rights Watch disse che Kiev stava utilizzando munizioni a grappolo contro i civili. Gli americani avevano fornito queste armi agli ucraini assicurando al mondo che esse non avrebbero ferito i civili – un’affermazione mostruosamente ridicola.

 

Secondo un rapporto ONU di due anni fa, un terzo del territorio ucraino sarebbe coperto da mine e bombe a grappolo. L’ente atomico internazionale AIEA disse di aver trovato mine antiuomo persino nella centrale atomica di Zaporiggia.

 

Va segnalato il commento di due anni fa della portavoce degli Esteri della Federazione Russa Maria Zakharova, che disse che l’Italia non era qualificata per mediare la pace prima di uno stop dell’invio di armi e di mine antiuomo.

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Immagine di MatthiasKabel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

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L’esercito russo dice di aver circondato oltre 10 mila soldati ucraini

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Circa 10.000 militari ucraini sono stati accerchiati dalle truppe russe nelle zone di Kupjansk e Krasnoarmeysk, ha dichiarato domenica il presidente Vladimir Putin in occasione di una visita a un centro di comando dell’esercito russo.   Secondo il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, Putin ha incontrato il capo di stato maggiore ValerijGerasimov e alti ufficiali militari, ricevendo aggiornamenti sulla situazione lungo il fronte.   «Sono stati segnalati circa 5.000 soldati ucraini circondati nella direzione di Kupyansk e intorno a 5.500 in quella di Krasnoarmeysk», ha precisato Peskov.   Kupyansk è una località nella regione di Kharkov, in Ucraina, situata a circa 100 km a est del capoluogo. Krasnoarmeysk, invece, si trova nella Repubblica Popolare di Donetsk, al momento sotto il controllo delle forze ucraine.

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L’esercito ha comunicato che le unità russe hanno inoltre conquistato un passaggio sul fiume Oskol, interrompendo i movimenti delle truppe ucraine. Al presente, stanno ultimando la liberazione di Yampol, mentre Volchansk, nelle vicinanze, sarebbe stata liberata al 70%.   In totale, 31 battaglioni ucraini risultano accerchiati nelle aree di Krasnoarmeysk e Dimitrov. Peskov ha riferito che Putin ha elogiato le truppe per i successi a Kupyansk e per i risultati ottenuti in altre operazioni di combattimento.   Nel corso dell’incontro, Putin ha disposto l’adozione di iniziative per favorire la capitolazione delle unità ucraine isolate e limitare al massimo le perdite. Ha rilevato che l’esercito russo ha sempre dimostrato clemenza nei confronti dei nemici e ha insistito affinché tale approccio prosegua.   Il presidente russo ha inoltre invitato i comandanti a «fare tutto il possibile» per tutelare la sicurezza dei civili nelle zone accerchiate, che, a suo avviso, le forze ucraine stanno utilizzando come scudi umani.   Putin ha quindi spronato l’esercito a proseguire l’«operazione militare speciale» «in linea con il piano delineato dallo Stato Maggiore», ribadendo che la protezione dei soldati russi debba costituire la priorità assoluta.    

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
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Ex comandante NATO afferma che l’Irlanda unita potrebbe aiutare Russia e Cina

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Un ex comandante della NATO ha messo in guardia sul fatto che l’eventuale unificazione dell’Irlanda potrebbe rappresentare un grave colpo alla sicurezza occidentale, aprendo la strada a un’espansione dell’influenza di Russia e Cina nell’Atlantico settentrionale.

 

Parlando mercoledì durante un briefing per membri del Parlamento e della Camera dei Lord, il contrammiraglio britannico in pensione Chris Parry ha sostenuto che la perdita della posizione del Regno Unito nell’Irlanda del Nord offrirebbe un’importante opportunità strategica a Mosca e Pechino.

 

Il Parry ha evidenziato l’importanza delle acque tra l’Irlanda del Nord e la Scozia per i sottomarini nucleari britannici, definendole «essenziali per il nostro deterrente strategico».

 

«Con un’Irlanda unita, non vi è alcuna garanzia che potremmo schierare i nostri missili balistici», ha dichiarato il contrammiraglio, suggerendo che l’unificazione irlandese potrebbe consentire agli avversari della NATO di minacciare i cavi sottomarini cruciali.

 

«Il Regno Unito deve valutare la minaccia che una Repubblica d’Irlanda neutrale rappresenta per sé stesso. Credo che il modo migliore per sostenere l’Irlanda ora sia incrementare l’attività della NATO e degli Alleati nelle acque della sua zona economica esclusiva», ha affermato l’ex militare.

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Il Parry ha persino proposto che la NATO conduca esercitazioni nelle acque sotto il controllo irlandese «indipendentemente dall’approvazione di Dublino», sottolineando che il blocco deve essere pronto a «contrastare i nostri potenziali avversari nelle acque irlandesi». Ha aggiunto che la Repubblica dovrebbe avvicinarsi a una cooperazione militare più stretta con la NATO e abbandonare la sua neutralità.

 

«Se qualcuno attacca la Gran Bretagna, attaccherà anche l’Irlanda… La neutralità non può più essere vista come un’obiezione di coscienza. Se fai parte del mondo libero, devi essere pronto a difenderlo. La Repubblica deve ridurre le sue vulnerabilità», ha dichiarato.

 

L’Irlanda mantiene una neutralità militare dall’indipendenza nel 1921 e non è membro della NATO, pur collaborando con l’alleanza.

 

L’idea della riunificazione irlandese – l’unione della Repubblica d’Irlanda con l’Irlanda del Nord, parte del Regno Unito – è contemplata dall’Accordo del Venerdì Santo del 1998. Questo accordo ha posto fine a tre decenni di conflitto tra nazionalisti irlandesi e unionisti filo-britannici, istituendo un governo di condivisione del potere a Belfast e stabilendo che lo status dell’Irlanda del Nord può essere modificato solo con il consenso della maggioranza tramite un voto.

 

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Immagine di Mike Weston ABIPP/MOD via Wikimedia pubblicata su licenza Open Government Licence version 1.0

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Zelens’kyj elogia il successo del test del «Flamingo», missile da crociera che può colpire Mosca

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha proclamato il successo del test del Flamingo, un missile-drone con una portata di circa 3.000 km.   Secondo la stampa ucraina il missile da crociera Flamingo FP-5 sarebbe in grado di trasportare una testata nucleare e una carica esplosiva quasi tre volte superiore a quella del Tomahawk statunitense, sebbene con una precisione inferiore.   Le prime versioni di prova del missile sono già state impiegate in combattimento. Secondo fonti ufficiali di Kiev, la produzione di massa inizierà presto, ed entro la metà del 2026 l’Ucraina dovrebbe disporre di un arsenale capace di colpire qualsiasi obiettivo entro 3.000 km in Russia con una testata convenzionale da mezza tonnellata.   Immagini del razzo erano apparse sui social ancora un mese fa.

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Il Flamingo rappresenta il sostituto dei missili da crociera Kh-55, abbandonati dall’Ucraina negli anni ’90 (alcuni dei quali usati dalla Russia contro l’Ucraina nel 2022). Durante lo sviluppo, una copia di prova del missile è stata accidentalmente dipinta di rosa, un problema risolto, ma il soprannome è rimasto, come riferito da Zelens’kyj e dal suo staff.   Con una portata che include facilmente Mosca, un eventuale attacco alla capitale russa con questi missili potrebbe spingere Putin a ordinare rappresaglie più dure su Kiev. Nonostante oltre tre anni di guerra, l’esercito russo non ha ancora colpito direttamente gli edifici governativi di alto livello o i quartieri generali militari e di intelligence a Kiev, ma la situazione potrebbe presto cambiare.   La Casa Bianca auspica un accordo di pace per evitare un’escalation, ma il processo è in stallo, soprattutto dopo le nuove sanzioni di Trump contro il petrolio russo questa settimana. Nessuna delle due parti sembra disposta a compromessi, e con la Russia in vantaggio sul campo di battaglia, Mosca ha pochi incentivi a rinunciare alle condizioni massimaliste di Putin e agli obiettivi della sua «operazione militare speciale».  

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