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Perché il caso Epstein non andrà mai da nessuna parte
In un discorso divenuto virale del podcast dell’ex Navy Seal e operativo CIA Shawn Ryan, il giornalista d’inchiesta americano Nick Bryant racconta che il caso di Jeffrey Epstein è stato insabbiato dal governo federale e non andrà mai avanti perché ciò distruggerebbe l’intero sistema operativo.
«Epstein aveva telecamere in tutte le sue case. Era decisamente un artista del ricatto», osserva Bryant. «Il governo vuole assicurarsi che questo non venga a galla. Gran parte del nostro sistema politico si basa sul ricatto», aggiunge.
«Se quell’angolo oscuro e maligno dell’Intelligence usasse il ricatto contro i nostri politici e altre persone, se usasse i bambini, ciò farebbe infuriare il popolo americano», incalza ulteriormente Bryant. «Per quell’angolo oscuro dell’Intelligence, questa è Omaha Beach. Non cederanno di un millimetro» continua il giornalista con un paragona alla spiaggia sulla costa francese famosa per il suo ruolo nello sbarco in Normandia della Seconda Guerra Mondiale.
Journalist Nick Bryant explains why the federal government actively covers up the Jeffrey Epstein case:
“Epstein had cameras in all of his homes. Epstein was definitely a blackmail artist.”
“The government wants to make sure that that does not come out. A huge part of our… pic.twitter.com/5cyMe2EAHp
— Collin Rugg (@CollinRugg) July 8, 2025
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«Se si considerano tutte le vittime, tutti i carnefici e tutti i mediatori coinvolti nella rete di Epstein… nessuno è stato incriminato tranne Ghislaine Maxwell», spiega il giornalista.
«Ciò dimostra davvero che il nostro governo, purtroppo, vuole porre fine a tutto questo», aggiunge il reporter. «Perché il nostro governo favorisce il traffico di bambini se non per proteggere persone molto potenti e un processo politico?» si chiede il Bryant. «È l’unico modo in cui ha senso», conclude.
Martedì il presidente Trump e il Procuratore generale Pam Bondi hanno risposto in modo molto conciso alla domanda di un giornalista sul caso Epstein, con Trump che si è mostrato chiaramente irritato dal fatto che la questione venisse ancora sollevata.
Trump in campagna elettorale aveva ampiamente promesso di garantire trasparenza sul caso, ma, notano gli osservatori, il suo dipartimento di Giustizia sta erigendo un vero e proprio muro, spingendo molti dei suoi sostenitori a definirlo inaccettabile.
Nel frattempo la base MAGA è fratturata, con voci rilevanti come quella di Tucker Carlson che si dichiara sconvolto e disgustato dall’insabbiamento da parte di Trump e Pam Bondi.
Il nome di Israele viene fatto sempre più spesso: secondo alcuni, la mancata di pubblicazione di file riguardanti Epstein (e, alcuni aggiungono, pure su JFK) sarebbe dovuta al fatto che guasterebbe del tutto i rapporti con lo Stato Ebraico, che sarebbe coinvolto nel sistema creato da Epstein – cosa che molti ritengono possibile viste le tante visite che ha Epstein ha fatto Ehud Barak, ex premier laburista israeliano già capo dei servizi segreti militari israeliani.
Il Barak avrebbe inoltre fatto investire milioni di dollari di Epstein in startup tecnologiche israeliane.
La questione dello spionaggio israeliano relativo ad Epstein emerge anche anche da un altro ingrediente della storia, la «dama» di Epstein Ghislaine Maxwell, il cui padre – il magnate dell’editoria britanniche Robert Maxwell, nato in Boemia con il nome Jan Ludvik Hyman Binyamin Hoch – è considerato come una probabile spia di segreti atomici per conto dello Stato degli ebrei. Al suo funerale erano presenti i vertici dei servizi israeliani e dello Stato stesso.
Maxwell scomparve misteriosamente nell’Atlantico una notte, mentre era a bordo del suo panfilo, chiamato Lady Ghislaine. Ghislaine è l’unica persona in galera per i crimini del caso Epstein, accusata di traffico sessuale, ma non si sa verso chi. Quando era latitante, fu fotografata nel dehors di un caffè di Los Angeles mentre leggeva un libro sulle spie della CIA morte. Poi sparì, sino alla cattura. Ora, in carcere, si dice abbia ritrovato la «fede ebraica del defunto padre».
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Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia; immagine rielaborata
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Il capo dei servizi segreti di Mosca: l’Europa occidentale si «prepara al conflitto» con la Russia
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Trump conferma l’autorizzazione delle operazioni della CIA in Venezuela
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato di aver autorizzato operazioni della CIA in territorio venezuelano. Lo riporta il New York Times.
Secondo il quotidiano neoeboraceno, la decisione consentirebbe agli agenti dell’intelligence di condurre operazioni letali contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro, accusato dall’amministrazione Trump di gestire cartelli «narco-terroristici» e di inondare gli Stati Uniti con cocaina e fentanyl.
Durante un incontro nello Studio Ovale, un giornalista ha chiesto a Trump: «Perché hai autorizzato la CIA a operare in Venezuela?»
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«Ho dato il via libera per due ragioni, in realtà», ha risposto Trump. «Primo, loro [il Venezuela] hanno svuotato le loro carceri mandando i detenuti negli Stati Uniti».
«L’altro problema sono le droghe. Dal Venezuela arriva una grande quantità di droga, molta della quale via mare, ma la fermeremo anche via terra», ha aggiunto.
Trump ha evitato di specificare se la CIA abbia l’autorizzazione a «eliminare Maduro».
«Non voglio rispondere a una domanda simile. Non sarebbe assurdo per me farlo?», ha dichiarato. Durante il suo primo mandato, Trump ha imposto dure sanzioni al Venezuela e di recente ha aumentato a 50 milioni di dollari la ricompensa per informazioni che portino all’arresto di Maduro.
Come riportato da Renovatio 21, Stati Uniti hanno schierato una flotta navale nei Caraibi orientali e, da settembre, hanno distrutto almeno cinque imbarcazioni sospettate di contrabbandare droga dal Venezuela.
Maduro ha smentito le accuse di collaborare con i cartelli e ha accusato gli Stati Uniti di volerlo destituire, sottolineando che l’esercito venezuelano è pronto a contrastare un’eventuale invasione.
Come riportato da Renovatio 21, l’amministrazione washingtoniana ha rotto le relazioni diplomatiche con Caracas, che a sua volta ha avvertito della possibilità di attacchi da parte di estremisti contro l’ambasciata.
Secondo il NYT negli scorsi mesi Maduro avrebbe fatto ampie concessioni economiche agli USA, che epperò sarebbero fermi sull’idea che il presidente venezuelano lasci l’incarico.
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Il Venezuela ha denunziato voli «illegali» di caccia F-35 americani nei suoi spazi aerei negli ultimi giorni. Si moltiplicano intanto le notizie di preparativi di ulteriore attacchi al narcotraffico venezuelano, con minaccia diretta di Trump agli aerei di Caracas che avevano sorvolato una nave da guerra USA mandata nell’area.
Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni Trump ha dichiarato che «gli attacchi degli Stati Uniti alle imbarcazioni venezuelane sono un atto di gentilezza» e che il Paese è in «conflitto armato» con i cartelli della droga.
Secondo alcuni analisti, la nuova «guerra alla droga» altro non è che una copertura della riattivata Dottrina Monroe, che prevede l’egemonia assoluta degli USA sul suo emisfero – qualcosa del resto di detto apertamente quando si parla della cosiddetta «difesa emisferica» dell’amministrazione Trump, con varie opzioni di annessioni di Panama, Groenlandia, Canada, e perfino il Messico.
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Immagine screenshot da Twitter
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Il vertice del KGB bielorusso parla dei colloqui con gli USA
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