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Perché Bill Gates investe sull’Italia

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Che Bill Gates sia uno dei più grandi finanziatori del moto sovversivo e putrido avente come scopo la perdizione eterna delle anime non è cosa nascosta a nessuno, basti pensare a tutti i pronunciamenti che l’inventore di Microsoft ha fatto a favore di campagne pro-aborto, pro gender e a tutto ciò che si pone in antitesi con la famiglia. Questo, appunto, è un dato certo e ineludibile. Non è nemmeno una novità dire che tutti i grandi magnati pluri miliardari del mondo fanno da marionette al Demonio, che le gestisce in forza dell’inchiostro maleodorante e dello zolfo infernale con il quale si crea la corruzione: il vile danaro. Con il denaro, infatti, Satana smuove i suoi interessi – oggi più che mai. I soldi non sono certamente il fine – come qualcuno vorrebbe far credere -, tuttavia sono il mezzo per eccellenza.
Ora, Bill Gates di dollari ne ha tanti e, come spesso accade in questi casi, non sapendo davvero cosa farsene, si decide di investirli certo, ma anche di aprire fondazioni umanitarie e non ben identificate; di qualunque specie insomma, purché abbiano i lineamenti buonisti e pacifisti, sotto i quali (sempre) si nascondono i peggiori intenti. A quale scopo, ci si potrebbe chiedere: una volta che l’anima è venduta, il denaro ad un certo punto smette di saziare ed è lì che subentra il celebre detto volgare “cummannari è megghiu ri futtiri”. 

“Pensate che in ballo ci sia solo la malaria, Zika e altre cose simili? O forse è meglio ricordarsi che molti esperimenti da attuarsi sull’essere umano prima si testano su insetti e animali?

 

Abbiamo parlato di finanziamenti economici per continuare il moto sovversivo che porta anime al Diavolo, ma il lavoro è talmente fine che va pure oltre questo – pur non cambiando ovviamente i destini: la morte dell’anime è il sangue da succhiare per primo, epperò non deve più mancare, ma anzi si deve ampliare, il ritorno del sacrificio umano e cioè la vera e propria morte fisica delle persone.
Per occuparsi meglio di questi affari, Gates ha messo in piedi una fondazione umanitaria che porta il suo nome e quello di sua moglie: Bill & Melinda Gates Foundation (BMGF), nata nel 2000 e ad oggi la più grande fondazione privata al mondo. La dotazione complessiva ammonta a 43,5 miliardi di dollari, promuovendo e finanziando in tutto il mondo programmi sanitari atti a ridurre (fintamente) il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Negli ultimi anni la fondazione si è enormemente impegnata nel contrasto delle malattie che più colpiscono l’Africa e l’India, come malaria, poliomielite, tubercolosi e HIV – salvo poi finanziare le tonnellate di immigrazione che invadono l’Europa riportando tante persone positive all’HIV, probabilmente nemmeno controllate e di cui, in fondo, non frega niente a nessuno nemmeno se si sapesse che proprio di HIV dovrebbero morire. Tuttavia la Sig.ra Lorenzin Beatrice, pur di obbligare e di vaccinare qualcosa arriva finalmente a farselo scappare.
Le operazioni sanitarie della BMGF trovavano largo spazio in India, dove le condizioni igieniche precarie e trascurate fanno sopravvivere di gran lunga certe malattie, facendo così trovare terreno fertile per le operazioni della Big Foundation prolificando i propri interessi che esigeva o trattamenti sanitari obbligati (TSO) di massa. Ecco perché, non da molto, la Fondazione si è fortemente scontrata con il governo indiano a causa di un programma di immunizzazione ( Technical Support Unit (ITSU) ) del governo di New Delhi che punta alla vaccinazione di 27 milioni di bambini ogni anno. Il programma, ovviamente,  ha ricevuto i finanziamenti della Bill & Melinda Gates Foundation.
Qualcosa però si deve essere rotto, nonostante le prove di smentita attuate dai responsabili della Fondazione in India: Reuters, non molto tempo fa tuonava così“L’india rompe alcuni legami finanziari con la Gates Foundation sull’immunizzazione”.
Un responsabile del Ministero della Salute indiano, Soumya Swaminathan, ha dichiarato che il governo avrebbe da quel momento in poi finanziato di tasca propria il programma annuale di vaccinazione massiva: «C’era la percezione che se un’agenzia esterna avesse finanziato l’operazione, ci sarebbe potuta essere un’influenza da parte sua» – dice Swaminathan.

CONFLITTI DI INTERESSi? SÌ, GRAZIE.

Sempre Reuters, una delle più importanti testate britanniche, sostiene che “la Fondazione finanzia anche la GAVI, l’alleanza globale per i vaccini, che conta su alcune grosse compagnie farmaceutiche tra i propri partner”.
Questo non è l’unico taglio netto rispetto al finanziamento di simili campagne, visto che sempre in India si è arrivati alle strette e poi alla frattura  con il Public Health Foundation of India (PHFI). Un provvedimento del governo Modi, infatti, bloccava tutti i contributi stranieri nelle ONG indiane. La conseguenza? 11.000 organizzazioni venivano colpite da questo restringimento.
Tuttavia il PHFI risultava essere la più grande tra gli enti coinvolti e, guarda caso, essa veniva finanziata da un colosso che di nome fa immancabilmente Bill & Melinda Gates Foundation. Quando si dice le coincidenze…

Altre coincidenze, o per meglio dire altri dati di fatto, venivano a galla nel non lontano 2009 quando nel distretto di Khammam, sempre in India, si somministrava a sedicimila adolescenti il  vaccino Gardasil contro lo Human Papilloma Virus, meglio conosciuto sotto la sigla di HPV.

Ne conseguì – come sempre è accaduto con questo malefico vaccino – che poco dopo le vaccinazioni le ragazze fatte oggetto del massivo TSO mostravano svariati disturbi di salute: chi attacchi epilettici, chi gravi dolori addominali, chi mal di testa, chi sbalzi di umore; chi, ci tocca pur dirlo, nel peggiore dei casi è morto prematuramente seppur tutte le investigazioni mediche si siano poi sbracciate sgomitate per dire che le morti di queste giovani ragazze non erano direttamente connesse alla vaccinazione. Siamo sempre nel campo delle letali coincidenze a quanto pare.

Se da un lato l’India respinge queste campagne, dall’altro c’è un Paese che coccola Bill Gates, gli asciuga le lacrimucce e lo accoglie e braccia aperte. O sarebbe meglio dire a laboratori sperimentali aperti. Negli ultimi tre mesi l’attivismo della suddetta Fondazione in Italia è balzato agli onori di cronaca, ed è nostro dovere porre attenzione su quanto sta accadendo.

Il primo vero motivo di preoccupazione risale precisamente a giugno, quando è stato ufficialmente inaugurato un centro sperimentale alla facoltà di Medicina di Terni, con il nome dato al progetto che così suona: “Target Malaria”. All’interno di questo laboratorio riprogenetico e bioingegneristico si è creato un clima tropicale adatto all’habitat di una zanzara creata in laboratorio e geneticamente modificata, probabilmente grazie alla raffinata tecnica del

CRISPR- CAS 9, una tecnica di “taglia e cuci” genetico in grado di asportare chirurgicamente e minuziosamente i geni sostituendoli tranquillamente con altri. Un metodo che, partito dagli yogurt, passando per gli animali e sugli insetti, è già arrivato ad essere applicato anche sugli esseri umani.
Ma proseguiamo: i promotori di questo progetto tutto italiano ci spiegano che l’obiettivo è quello “di sviluppare nuove tecnologie genetiche per l’eliminazione delle sole specie di zanzare che trasmettono la malaria”. E in tutto questo smercio di zanzare OGM, chi ha finanziato il laboratorio? Nientepopodimeno che la Bill & Melinda Gates Foundation.
Le zanzare sterilizzate geneticamente vengono dette “daughterless”, cioè senza figlie: si accoppieranno con altre zanzare ma avranno solo la possibilità di avere figli maschi, con la tecnica del “taglia e cuci” genetico a cui facevamo riferimento sopra. Saranno, di fatto, estinte tutte le zanzare che avranno prescelto. Il tutto avverrà nel tempo di una sola generazione.

Pensate che in ballo ci sia solo la malaria, Zika e altre cose simili? O forse è meglio ricordarsi che molti esperimenti da attuarsi sull’essere umano prima si testano su insetti e animali?

Passiamo a luglio, dove presso l’Università di Siena veniva presentato l’Institute for Global Health (IFGH). I rettori parlano di un “progetto strategico internazionale dell’Ateneo dedicato ai temi della salute pubblica”. Lo scopo, vi chiederete? Molto semplice, creare nuovi vaccini e farmaci “per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive”.

Per raggiungere il suo scopo, l’IFGH ha dato vita a partnership e relazioni con altri enti di ricerca, ONG e svariate aziende che smuovono quattrini. A questo accorato appello non poteva ovviamente mancare la Fondazione dei Gates che anzi è parte attiva del progetto, fino al punto di inviare Trevor Mundel, Presidente della divisione per la Salute Globale (Global Health Division) della Fondazione, alla presentazione del progetto dove ha tenuto anche un intervento.

Insomma da una parte si sterilizzano le zanzare e le si modificano geneticamente, dall’altra irrompe il caso malaria con annessi allarmismi di epidemia, e nel mezzo viene presentato un progetto di “ricerca” che si occuperà di nuovi vaccinazioni di massa.

Le coincidenze iniziano un pochino a stufare e l’Italia, più che aver spalancato le porte della scienza, ha palesemente spalancato le porte dell’Inferno. Chissà se qualcuno se ne accorgerà: se questo “qualcuno” esiste, lo invitiamo a sostenere la vera scienza,  quella che insomma può arginare un ormai prossimo profondo baratro.

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Il comitato consultivo del CDC vota per porre fine alla raccomandazione di vaccinare i neonati contro l’epatite B

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Il Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione (ACIP) ha deliberato per revocare la raccomandazione storica che imponeva la vaccinazione contro l’epatite B a tutti i neonati subito dopo la nascita. Questa decisione rappresenta un trionfo significativo per la campagna «Make America Healthy Again» promossa dal segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr., mirata a una revisione del calendario vaccinale pediatrico, in un’epoca di crescenti interrogativi sull’impennata dei casi di autismo tra i bambini.

 

Con 8 voti a favore e 3 contrari, l’ACIP ha indicato che le madri risultate negative al test per l’epatite B possano concordare con il proprio pediatra «quando o se» somministrare il vaccino ai loro neonati. Le direttive per i piccoli nati da madri positive o con status ignoto al virus restano immutate.

 

Si prevedono ulteriori revisioni alla politica vaccinale nei mesi a venire, mentre il panel valuta l’intero protocollo di immunizzazioni infantili. Diversi oratori intervenuti all’assemblea, e almeno parte degli esperti consultati, sono noti per le loro riserve sul tema dei vaccini.

 

Kennedy si definisce «pro-sicurezza», non «anti-vaccini», ma i media mainstream – pesantemente influenzati dai contributi pubblicitari delle multinazionali farmaceutiche – hanno ritratto il titolare dell’HHS come un «anti-vaccinista». Tale immagine è lontana dalla realtà, come ha ribadito di recente lo stesso Kennedy: «Credo che i vaccini abbiano salvato milioni di vite e svolgano un ruolo fondamentale nell’assistenza sanitaria».

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Il Ssegretario sta esaminando un potenziale nesso tra il vaccino e l’aumento dei disturbi autistici, evidenziando come il piano vaccinale per l’infanzia sia passato da poche somministrazioni a un ventaglio di decine di dosi.

 

Il vaccino contro l’epatite B ha provocato danni così estesi nella popolazione americana che nel 1999 ABC News gli dedicò un’inchiesta e il Congresso indisse un’audizione. Eppure, gli specialisti allineati alla narrazione ufficiale hanno negato l’esistenza di legami provati. È sufficiente rammentare che le contestazioni più accese alla riforma vaccinale di RFK Jr. proverranno dai media corporate e dai parlamentari, che dipendono in misura preponderante dai finanziamenti dell’industria farmaceutica.

 

L’Italia è stata il primo Paese europeo a rendere obbligatoria la vaccinazione per i nuovi nati e per gli adolescenti di 12 anni con la legge 27 maggio 1991, n. 165, entrata in vigore dal 1992.

 

I giornali riportano che la decisione fu presa dal ministero dove direttore generale e ministro della Sanità stesso ricevettero una tangente di 600 milioni di lire da GlaxoSmihKline, produttrice del vaccino Engerix B contro l’epatite B per i neonati.

 

In Italia l’obbligo è rimasto per i nati dal 1992 in poi (coorti 1981-2000 anche per la dose adolescenti) fino al 2017, quando la legge Lorenzin (119/2017) lo ha confermato estendendolo a 10 vaccinazioni. Oggi resta obbligatorio 0-15 anni.

 

Va ricordato che l’epatite B si trasmette per via sessuale o scambio di siringhe tra tossicodipendenti: perché, quindi, vaccinare un neonato per tale morbo?

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Uno studio minimizza il rischio di miocardite nei bambini a causa del vaccino COVID

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Questo mese, 22 scienziati britannici hanno pubblicato uno studio volto a tranquillizzare i genitori sui rischi del vaccino contro il COVID-19 e a spaventarli sui pericoli di contrarre il virus. Ma il modello di studio era imperfetto perché poneva la domanda sbagliata. E gli autori hanno nascosto nell’appendice prove che dimostravano che il rischio del vaccino superava quello del virus, pur affermando il contrario nel loro riassunto ampiamente pubblicizzato.   I lettori di The Defender sanno bene che i vaccini a mRNA contro il COVID-19 comportano un rischio di miocardite, soprattutto nei bambini. Ma potrebbero non sapere che la miocardite è solitamente invalidante in modo permanente e, negli adulti, spesso fatale entro cinque anni.   Purtroppo, ora stiamo anche scoprendo qual è l’evoluzione della miocardite nei bambini vaccinati.   Ciò ha rappresentato una battuta d’arresto nelle relazioni pubbliche per l’industria e i governi che hanno sostenuto, e talvolta imposto, che i bambini di età pari a 6 mesi ricevano i vaccini, nonostante il COVID-19 sia quasi sempre lieve o asintomatico nei giovani.   Questo mese, 22 scienziati britannici provenienti da prestigiose università hanno pubblicato uno studio volto a tranquillizzare i genitori sui rischi del vaccino e, allo stesso tempo, a spaventarli sui pericoli di contrarre il COVID-19.   Il messaggio è che sì, ci sono casi rari – usano sempre la parola «rari» – in cui i bambini contraggono la miocardite dopo la vaccinazione, ma ehi, nessun prodotto può essere perfetto. Ed è meglio rischiare con il vaccino che rischiare di contrarre il COVID-19. Inoltre, sostengono, i bambini hanno maggiori probabilità di contrarre la miocardite se contraggono il virus rispetto a quando contraggono la miocardite con il vaccino.   Questo è il messaggio, e gli autori e l’editore hanno l’autorità per diffonderlo ampiamente tramite comunicati stampa e titoli di giornale in Gran Bretagna e in America.   Ma cosa dice realmente lo studio? In breve, pone la domanda sbagliata e, nonostante ciò, la risposta che ottengono deve essere sepolta in appendice, perché incoerente con il messaggio che vogliono promuovere.

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Il riassunto dell’articolo ometteva prove del rischio del vaccino

Il disegno dello studio è profondamente compromesso perché i 22 autori hanno costruito un modello complicato per evitare di effettuare un confronto diretto (solo vaccino contro solo malattia).   E anche dopo aver falsificato i conti, anche dopo aver preso i dati di quasi 14 milioni di bambini e adolescenti sotto i 18 anni in Inghilterra, hanno ottenuto un risultato che è appena statisticamente significativo, con barre di errore sovrapposte per il rischio da COVID-19 e il rischio da vaccinazione.   La situazione peggiora. I risultati, che favorivano marginalmente la vaccinazione, furono annunciati in un riassunto in cima al documento e annunciati alla stampa.   Ma nascosta nell’appendice, pubblicata separatamente online, c’è una tabella che mostra una versione più pertinente del confronto.   La versione riportata nel riassunto si riferisce a un periodo iniziale in cui il vaccino non era disponibile. L’appendice mostra dati comparabili per il periodo in cui il vaccino era disponibile, limitatamente alle fasce d’età per le quali il vaccino era offerto.   Nell’appendice, il rischio di miocardite dovuto alla malattia è la metà di quello associato al vaccino. Ciò contraddice palesemente il riassunto e i titoli dell’articolo – e questa era una risposta alla versione ingannevole della domanda, non a quella più diretta a cui i ricercatori hanno scelto di non rispondere.

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Gli autori dello studio hanno posto la domanda sbagliata

La domanda più pertinente è semplice: i bambini vaccinati hanno avuto un’incidenza di miocardite più alta rispetto ai bambini non vaccinati?   È una domanda a cui è facile rispondere, dati i dati a cui questi autori (ma non il pubblico) avevano accesso. In pochi minuti, avrebbero potuto calcolare il tasso di miocardite tra i bambini vaccinati e non vaccinati.   Tuttavia, se hanno fatto il calcolo, non ne hanno riportato i risultati. Immagino che abbiano fatto il calcolo, ma non gli sia piaciuto quello che hanno visto, quindi non l’abbiano incluso nell’articolo pubblicato.   Come ho affermato sopra, credo che gli autori dello studio abbiano «posto la domanda sbagliata». Ciò che intendo dire è che l’articolo confronta il rischio di miocardite da COVID con il rischio derivante dalla vaccinazione.   Ma questa non è la domanda più rilevante. Perché?   Poiché molte persone si sono vaccinate e poi hanno comunque contratto il COVID, sono state inutilmente esposte a entrambi i rischi.   Al contrario, molti bambini che non hanno ricevuto il vaccino non hanno contratto il COVID. Oppure, la loro forma è così lieve che non se ne accorgono nemmeno. Questi bambini hanno evitato entrambi i rischi.   Ecco perché confrontare il rischio di miocardite da COVID con il rischio derivante dal vaccino COVID non è la questione pertinente. Non è una questione di «o l’uno o l’altro».

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Gli autori hanno «confuso le acque» analizzando la miocardite nei bambini vaccinati e il virus Il messaggio che gli autori volevano trasmettere era che, sebbene il vaccino aumentasse il rischio di miocardite, diminuiva il rischio di COVID e, poiché il COVID stesso può causare miocardite, il rischio totale è in realtà inferiore con la vaccinazione rispetto a senza.   Se questa è la loro affermazione, è facile stabilirne la veridicità. Il calcolo più semplice che avrebbero potuto fare con i dati a loro disposizione era anche il calcolo più pertinente a ciò che i genitori vogliono sapere: mio figlio sta meglio con o senza vaccino?   Gli autori hanno scelto di non fornirci una risposta semplice a questa domanda semplice.   Ma, dato che avevano posto la domanda sbagliata, avrebbero potuto ottenere una risposta chiara semplicemente confrontando il sottoinsieme di bambini che erano stati vaccinati ma non avevano mai contratto il COVID con il sottoinsieme che aveva contratto il COVID ma non era mai stato vaccinato.   Poiché lo studio ha incluso dati relativi a due anni di ricerche in tutto il Regno Unito, in queste sottocategorie sono stati inclusi centinaia di migliaia di bambini, più che sufficienti per effettuare un confronto statistico preciso.   Ma ancora una volta, gli autori hanno scelto di non farlo. O, secondo me, hanno fatto il confronto e non hanno gradito il risultato, quindi non l’hanno incluso nella pubblicazione.   Gli autori hanno invece analizzato la miocardite nell’ampio gruppo di bambini che avevano ricevuto sia il vaccino che la malattia. Questo ha reso le acque confuse perché non esiste un modo chiaro per determinare se sia stata la malattia o il vaccino a danneggiare il cuore del bambino.   Da qui il modello complicato, basato sulla tempistica.   La possibilità più plausibile è che i bambini che hanno contratto il COVID dopo la vaccinazione abbiano avuto il rischio cardiaco più elevato di tutti. Naturalmente, esiste la possibilità logica che i bambini che hanno contratto il COVID dopo la vaccinazione abbiano avuto una forma più lieve, con un rischio inferiore di miocardite.   Tuttavia, se questo fosse stato il risultato, credo che gli autori non solo lo avrebbero incluso, ma gli avrebbero anche dato un titolo.   Un’altra cosa: lo studio ha preso in considerazione solo il vaccino Pfizer. Si stima che il rischio di miocardite associato al vaccino Moderna sia tre volte superiore rispetto a quello Pfizer. Avevano i dati di Moderna e hanno scelto di non analizzarli.   Oppure l’hanno guardato, hanno deciso che non gli piaceva quello che avevano visto e hanno deciso di non segnalarlo.

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«Si tratta di pubbliche relazioni mascherate da scienza» Quindi, riassumendo:
  • Gli autori hanno posto una domanda complicata quando una semplice era più pertinente.
  • Data questa domanda errata, non hanno effettuato l’analisi più diretta per rispondere.
  • Ciononostante, hanno scoperto che il vaccino presentava un rischio di miocardite quasi doppio rispetto alla malattia. Questo risultato era riportato solo nella Tabella S16 dell’Appendice Supplementare, ma non era menzionato da nessuna parte nel corpo dell’articolo, né tantomeno nel riassunto in cima.
  • E nonostante ciò hanno fatto annunci importanti al pubblico, sostenendo che il loro studio conferma che i bambini stanno meglio con il vaccino che senza.
  Questa è solo una forma di pubbliche relazioni mascherata da scienza. Il fatto che un articolo come questo sia stato sottoposto a revisione paritaria e pubblicato in modo prominente sulla rivista medica più prestigiosa della Gran Bretagna ci dice quanto profondamente sia corrotto l’ecosistema della ricerca medica.   Ed è questa la «scienza» su cui si basa la Food and Drug Administration statunitense quando approva vaccini pericolosi per bambini sani che non corrono quasi alcun rischio a causa della malattia stessa.   Nella maggior parte degli articoli statistici, i dati grezzi utilizzati per uno studio sono pubblicati online e collegati in un’appendice all’articolo. Tuttavia, in questo caso, il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) del Regno Unito ha concesso l’accesso ai dati esclusivamente a questo prestigioso gruppo di scienziati.   Personalmente, vorrei vedere i dati grezzi ed eseguire l’analisi che i 22 scienziati avrebbero dovuto fare fin dall’inizio. Children’s Health Defense sta richiedendo l’accesso al Servizio Sanitario Nazionale. Restate sintonizzati…   Dott. Josh Mitteldorf   © 3 dicembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Il vaccino antinfluenzale a mRNA di Pfizer associato a gravi effetti collaterali, soprattutto negli anziani

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I recenti titoli che decantano la superiore efficacia del vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer ignorano le scoperte della stessa Pfizer secondo cui, per le persone con più di 65 anni, il loro prodotto a mRNA è più pericoloso dei vaccini antinfluenzali standard, che sono già inefficaci e dannosi. Lo riporta LifeSite.

 

Il motivo della falsa informazione da parte dei media tradizionali e del prestigioso New England Journal of Medicine (NEJM) è che Pfizer ha occultato i risultati dei test del suo prodotto sugli anziani, che hanno evidenziato effetti avversi più accentuati del farmaco.

 

«I risultati sono così pessimi che non è chiaro se la Food and Drug Administration potrebbe o vorrebbe approvare un vaccino a mRNA sulla base di questi dati», ha scritto il giornalista Alex Berenson, noto per le sue inchieste durante la pandemia. «Pfizer sembra sapere benissimo che questi risultati sono disastrosi».

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«Pfizer non ha mai annunciato i risultati, tenendoli nascosti per anni», ha scritto Berenson sul suo Substack. «Dimostrano che gli anziani che hanno ricevuto l’mRNA hanno avuto PIÙ infezioni influenzali, decessi ed effetti collaterali rispetto a coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».

 

Pertanto, è improbabile che il vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer venga approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) di Trump.

 

«Un vaccino antinfluenzale a mRNA non ha funzionato negli anziani», ha dichiarato il commissario della FDA, il dottor Marty Makary, a Fox News nel fine settimana. «La sperimentazione non ha mostrato alcun beneficio».

 

«Non ci limiteremo ad approvare automaticamente nuovi prodotti che non funzionano, che falliscono in una sperimentazione clinica. Sarebbe una presa in giro della scienza se approvassimo automaticamente prodotti senza dati», ha affermato Makary. «Questo era il modus operandi dell’amministrazione Biden», ha aggiunto.

 

I risultati nascosti sono oltremodo sconvolgenti per gli anziani. Secondo Berenson:

 

«Gli anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA avevano circa il 6% di probabilità in più di contrarre l’influenza rispetto a quelli sottoposti a vaccinazione standard. E 49 anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA sono deceduti, rispetto ai 46 sottoposti a vaccinazione antinfluenzale».

 

«Lo studio ha anche rivelato un significativo segnale di sicurezza per gli mRNA sul danno renale. A ventidue pazienti anziani che hanno ricevuto l’iniezione di mRNA è stata diagnosticata una lesione renale acuta, una malattia renale cronica o una malattia renale allo stadio terminale, rispetto ai nove che hanno ricevuto l’iniezione standard».

 

«Un altro dato preoccupante è che 17 anziani a cui è stato somministrato mRNA hanno sofferto di “insufficienza respiratoria acuta”, rispetto ai soli sei che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».

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«Anche i pazienti trattati con mRNA avevano una probabilità molto maggiore di manifestare effetti collaterali meno gravi. Ad esempio, circa il 69% ha segnalato gonfiore nel sito di iniezione o altri effetti collaterali locali dopo la vaccinazione, rispetto al 26% di coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale».

 

«Ritengo che questo rappresenti una grave mancanza di integrità nel processo di revisione paritaria. Il comitato editoriale del NEJM dovrebbe fornire una spiegazione chiara di come si sia verificato questo errore e… richiedere agli autori di correggere gli articoli attuali e di riferire sui risultati completi dello studio», ha dichiarato alla testata Epoch Times Retsef Levi, professore al Massachusetts Institute of Technology (MIT) .

 

«Ancora una volta, quando vengono condotti studi adeguati, si scopre che i vaccini a base di mRNA per persone sane non sono ancora pronti per il grande pubblico e probabilmente non lo saranno mai», conclude il Berensone.

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