Geopolitica
Pedofilia globale: che cosa sta succedendo?
Si accalcano in questi giorni diverse notizie riguardanti il tema più raccapricciante: l’esistenza di network pedofili in tutto il mondo. Più a margine, altre notizie paiono riguardare altro ma di fondo, hanno lo stesso tema.
La sincronia tra tutte questi eventi – cioè, la sincronia di indagini e relative notizie – è disarmante. Tutto pare si stia concentrando in pochi giorni. Perché?
La sincronia tra tutte questi eventi – cioè, la sincronia di indagini e relative notizie – è disarmante. Tutto pare si stia concentrando in pochi giorni. Perché?
29 giugno: La polizia tedesca indaga su 30.000 sospetti pedofili. I soggetti si scambiavano informazioni in alcuni forum dandosi anche consigli su come rendere accomodanti i bambini.
4 luglio, si ha notizia dell’«Operazione 50 Community»: la Polizia Postale sgomina una rete online di pedofili residenti in ben 15 regioni diverse. Si sparge la voce che ci sarebbe di mezzo anche un personaggio famoso del web, ma nessuno fa il nome.
6 luglio, un tribunale sudcoreano respinge una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti per un cittadino sudcoreano condannato per la gestione di uno dei siti di pornografia infantile più grandi del mondo sul dark web. Son Jong-woo, 23 anni, ha operato il sito Welcome to Video da giugno 2015 fino a quando non è stato arrestato a marzo 2018. Le forze dell’ordine di tutto il mondo hanno lavorato insieme per tracciare gli utenti del sito e hanno arrestato centinaia di persone in una dozzina di paesi, la maggior parte dei quali sudcoreani. Hanno anche salvato almeno 23 vittime minorenni negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Spagna che erano state attivamente violentate dagli utenti del sito.
Un tribunale sudcoreano respinge una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti per un cittadino sudcoreano condannato per la gestione di uno dei siti di pornografia infantile più grandi del mondo sul dark web
11 luglio, ad un evento indetto a Dublino per combattere la pedofilia, la «March of Innocence», appaiono dei disturbatori Antifa. I manifestanti chiedevano le dimissioni del ministro Roderic O’Gorman. I manifestanti accusavano Gorman di essersi fatto fotografare con un famoso esponente LGBT inglese sospettato di contatti con membri del defunto Pedophile Exchange Network, un gruppo di attivisti pro-pedofilia inglese. Per motivi non facilmente spiegabili, qualcuno sente di dover interrompere la manifestazione per l’innocenza dei bambini issando uno striscione: «tutti voi fascisti siete destinati a perdere».
15 luglio: i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Siena, con il coordinamento della procura dei minori di Firenze, informano i media dell’«Operazione Delirio», avviata nell’ottobre scorso con 25 indagati (19 minorenni e 6 maggiorenni). Partita da una chat fra ragazzi chiamata «Shoah party», l’inchiesta rivela video indicibili scambiati dai minorenni. Non solo: si comincia a parlare di torture e persino uccisioni di bambini in diretta sul dark web, il tutto pagato con Bitcoin.
«L’esistenza di siti criptati dove assistere a sevizie di ogni tipo in diretta, che terminano quasi sempre con la morte del bambino, compiute verosimilmente nel sud est asiatico»
«A far scoprire l’esistenza di siti criptati dove assistere a sevizie di ogni tipo in diretta, che terminano quasi sempre con la morte del bambino, compiute verosimilmente nel sud est asiatico, sono state le perquisizioni eseguite oggi a carico di due minorenni piemontesi, un ragazzo e una ragazza entrambi 17enni, che ora sono anche loro indagati per istigazione a delinquere e pedo-pornografia» scrive La Nazione.
«Le attività investigative – proseguite dopo l’esecuzione di decine di perquisizioni nell’autunno scorso e in seguito con gli interrogatori – hanno fatto affiorare, spiegano gli investigatori, “la parte più oscura e drammatica delle risultanze indiziarie”, quella relativa al “deep web”, un contesto internet criptato, “dove circolano immagini di efferata violenza, anche in situazioni ‘live’, in cui agli utenti che sono riusciti ad accedere a questi ambienti reconditi, viene consentito di interagire in condotte di violenza sessuale e tortura su minori, attuate in diretta da adulti”» continua il quotidiano fiorentino.
Quando sembra essersi toccato il fondo, si chiudono i giornali e si aprono i social: ma qui va ancora peggio.
Per una vasta porzione di utenti social statunitensi, vi sarebbe un sito di e-commerce di mobili dove talvolta comparirebbero pezzi di mobilio stranamente costosissimi (anche decine di migliaia di dollari) con nomi esotici che talvolta corrispondono a quelli di persone scomparse
Gli utenti americani cominciano a mettere insieme le tessere di un collage allucinante. Non c’è stella di Hollywood che non sia sospettata di essere immessa nella rete malefica. Vengono riesumate le morti di attori e personaggi che, secondo la teoria, avrebbero voluto ribellarsi alla cospirazione. Viene inventata di sana pianta una implausibile intervista a Mel Gibson che avrebbe denunciato una cabala pedo-satanica che comanda segretamente la Mecca del cinema. Per condire il tutto, ecco la storia dell’adrenocromo: le élite si nutrirebbero di questa sostanza secreta dai bambini sacrificati.
Poi ci sono teorie che vorrebbero almeno portare qualche elemento che può sembrare concreto. Per una vasta porzione di utenti social statunitensi, vi sarebbe un sito di e-commerce di mobili dove talvolta comparirebbero pezzi di mobilio stranamente costosissimi (anche decine di migliaia di dollari) con nomi esotici che talvolta corrispondono a quelli di persone scomparse. Lo stesso sistema sarebbe filtrato anche in siti che vendono libri.
Dai social emerge di tutto: per esempio un vecchio video di Demi Moore che bacia in bocca un ragazzino quindicenne, tutto a favore di TV, una situazione che non sappiamo contestualizzare (un compleanno di un collega attore, forse), ma la cui visione comunque ci inquieta.
Chrissy Teigen, modella e personaggio TV famoso negli USA, ha ammesso di aver eliminato 60.000 tweet e di bloccare un milione di utenti di Twitter.
Chrissy Teigen, modella e personaggio TV famoso negli USA, ha ammesso di aver eliminato 60.000 tweet e di bloccare un milione di utenti di Twitter
Questo avviene dopo le accuse che la Teigen avrebbe una sorta di connessione con Ghislaine Maxwell. Alcuni dei tweet della Teigen pure destano inquietudine. A volte può essere suggestione, come quando twitta frasi come «andrò in galera per la pizza». Come noto, «pizza» è una parola chiave nel linguaggio delle reti pedofile, dove «cheese pizza» starebbe a significare «child pornography». Altre volte si rimane comunque colpiti, come quando chiede di poter vedere in TV un programma di teenager che partoriscono, o come quando in un altro tweet del 2012, la Teigen scherza sul sesso con tredicenni: «sono il miglior piacere».
Riemerge d’imperio il Pizzagate, lo scandalo – subito definito «teoria del complotto – in cui una pizzeria di Washington, Comet Ping Pong Pizza, venne considerata come il fulcro di un sistema para-satanico di traffico di bambini. Il Pizzagate partì nel fatale 2016, quando fu hackerata la mail di John Podesta, il capo-campagna elettorale di Hillary Clinton.
Del Pizzagate pareva non si parlasse più. E invece…
Fu bizzarro: persino le testate di controinformazione più complottiste improvvisamente smisero di parlarne, degradandola a bufala, mentre chiunque nei media osasse porre delle domande (secondo i sostenitori c’erano coincidenze, simboli pedofili che tornavano etc.). Poco dopo un uomo entrò nella pizzeria armato di fucile d’assalto; nessun morto, criminale arrestato. Del Pizzagate pareva non si parlasse più. E invece, la storia della pizza pare proprio non essere stata digerita, ed ero erompe in mille rivoli nuovissimi.
Ricorderete che nelle mail di John Podesta si faceva riferimento allo «spirit cooking» dell’artista serba Marina Abramovic: performance a metà tra l’arte e l’esoterismo con cui la donna intratteneva i potenti, una sorta di cena con il menu particolare. L’immaginario dell’Abramovic, tra teschi di capra e stelle a cinque punte, suggeriva a qualcuno un coté magico-satanico preciso.
L’artista ha detto di non curarsi di tutte le «teorie del complotto che la riguardano» in una recente intervista al New York Times. Tuttavia, è con somma sorpresa (oppure no) che il venerdì Santo 2020 è rispuntata in uno spot di Microsoft, l’azienda trilionaria di Bill Gates.
L’arresto di Ghislaine Maxwell, i cui segreti possono far tremare il mondo dei potenti della Terra, capita proprio al centro di questa tempesta
Ma è ovviamente il caso Maxwell quello su cui si sta concentrando in questo momento l’attenzione più intesa, cioè il caso Epstein. L’arresto di Ghislaine Maxwell, i cui segreti possono far tremare il mondo dei potenti della Terra, capita proprio al centro di questa tempesta.
Tuttavia, non manchiamo di notare come nel caso Epstein, almeno finora, non ci siano morti: ci sono tante ragazzine incatenate psicologicamente, la loro vita rovinata, certo. Ma, nonostante le minacce che secondo alcune vittime avrebbe proferito chirurgicamente la Maxwell a coloro che si allontanavano, gli scheletri veri e propri non sono ancora saltati fuori.
E se Epstein fosse solo la versione patinata del sistema pedofilo internazionale che ora vogliono ora mostrarci per sviare l’attenzione?
Questo per dire: e se Epstein fosse solo la versione patinata del sistema pedofilo internazionale che ora vogliono ora mostrarci per sviare l’attenzione?
E se tutta la storia della Maxwell (il cui arresto è quantomeno incoerente: aveva tre passaporti, molti milioni di dollari e contatti ovunque: cosa ci faceva ancora nell’unico Paese da cui doveva scappare) fosse solo una cortina di fumo? Epstein e la Maxwell con probabilità ricattavano una quantità immane di potenti della terra, di cui forse custodivano filmati mentre si facevano massaggiare o si accoppiavano (secondo qualcuno anche in vere orge) con ragazze minorenni tenute in soggezione.
Vi è una pedofilia fatta di crudeltà se possibile ancora più mortifiere; vi sono personaggi legati a dinamiche di potere che paiono perfino più intricate.
Vi è poi, come affiora da altre storie di cui sopra, una pedofilia fatta di crudeltà se possibile ancora più mortifiere – come quella del dark web di cui sopra –e ancora attorno a questo male totale vi sono altri personaggi legati a dinamiche di potere politico che paiono perfino più intricate.
Lo scorso 26 giugno George Nader, che è stato un testimone chiave dell’indagine del Russiagate, è stato condannato a 10 anni di carcere per accuse di sesso minorile.
Nader si è dichiarato colpevole a gennaio di possedere pornografia infantile e portare un ragazzo di 14 anni negli Stati Uniti per impegnarsi in attività sessuali. Il rapporto Mueller delineava come Nader fungesse da condotto tra i soci Trump e i russi. Lo scorso dicembre è stato anche incriminato per accuse di finanziamento della campagna per presunto utilizzo di donatori fittizi per nascondere i contributi a Hillary Clinton.
Lo scorso 26 giugno George Nader, che è stato un testimone chiave dell’indagine del Russiagate, è stato condannato a 10 anni di carcere per accuse di sesso minorile
Nader non è nuovo alle condanne: nel 1991 venne condannato a 6 mesi in Virginia perché beccato all’aeroporto Dulles con nascosti dentro a scatole di dolciumi (riporta Al Jazeera)i film pedofili tedeschi. A Praga, nel 2003, Nader è stato condannato dal tribunale municipale per ben 10 casi di minori abusati sessualmente e condannato a un anno di prigione. Il giornale israeliano Haaretz va nel dettaglio: «in un caso, Nader ha richiesto del sesso orale da un quattordicenne in una stanza all’Hilton Hotel di Praga (…) Dopo che il ragazzo si è rifiutato, Nader si è masturbato di fronte al ragazzo e gli ha pagato 2.000 corone ceche, un valore di circa 100 dollari di oggi».
Nader, di origine libanese, agiva da uomo di collegamento con i poteri del Medio Oriente, l’Occidente ed oltre.
Nel dicembre 2016 a New York organizza un incontro tra i funzionari degli Emirati Arabi Uniti e Jared Kushner, Michael Flynn e Steve Bannon.
Nader, di origine libanese, agiva da uomo di collegamento con i poteri del Medio Oriente, l’Occidente ed oltre.
Nel gennaio 2017 mette in piedi un meeting alle Seychelles tra gli Emirati e il fondatore della multinazionale dei mercenari Erik Prince (che all’epoca si dice fungesse da advisor diplomatico della squadra di transizione verso la Casa Bianca del presidente eletto Trump) facendo poi incontrare Prince ed i funzionari emiratini con Kirill Dmitriev, capo del Russian Direct Investment Fund (RDIF), fondo sovrano russo impegnato nel cercare altri coinvestitori per le attività economiche russe.
Si racconta persino che nel tardo 2015, su uno yacht al largo del Mar Rosso, il Nader riunì il principe degli Emirati Mohamed bin Zayed (quello che ha accolto Bergoglio a Braccia aperte) nonché l’uomo forte del Regno sauidta Mohamed bin Salman, Abdel Fattah al Sisi (il presidente dell’Egitto), il principe Salman (principe ereditario del Bahrain) e il re Abdullah di Giordania.
Si tratta di un potere diplomatico che non ha quasi nessuno. Nella rete di Nader, insomma, c’è tutta la geopolitica mondiale.
Si tratta di un potere diplomatico che non ha quasi nessuno. Nella rete di Nader, insomma, c’è tutta la geopolitica mondiale.
Come un pedofilo conclamato riesca ad avvicinarsi non solo al vertice di due monarchie del Golfo ma persino alla Casa Bianca (e il Cremlino!) resta un mistero.
Nader, dicevamo, è stato ora nuovamente condannato per pedofilia. Di questo caso, come vedete, non parla davvero nessuno.
Come un pedofilo conclamato riesca ad avvicinarsi non solo al vertice di due monarchie del Golfo ma persino alla Casa Bianca (e il Cremlino!) resta un mistero.
Come per anni, in questo Paese, non si è parlato del Forteto. Lo scorso mese, il sostituto procuratore Ornella Galeotti è stata scoltata dalla Commissione d’inchiesta parlamentare dove ha ricostruito gli anni dell’inchiesta Forteto riaperta nel 2011: «Ho ricevuto un genere di atteggiamenti e pressioni che non mi è mai più capitato».
«Ho detto in aula e lo direi ancora e lo ripeto in questa sede che in Toscana per 30 anni si è assistito alla sospensione di tutte le regole e leggi in questa materia».
Per anni, in questo Paese, non si è parlato del Forteto
Nella ricostruzione si parla dell’improvvisa comparsa di personaggi aventi relazioni con personale dei servizi, nonché, cosa assai bizzarra per una coperativa agricola, di un livello di sicurezza delle telecomunicazioni inaspettato:
« … Abbiamo fatto una valutazione, con la polizia giudiziaria, sulla possibilità di svolgere intercettazioni telefoniche e ambientali – ha aggiunto Galeotti – e abbiamo scoperto che il Forteto aveva un livello di sicurezza delle intercettazioni altissimo. Avevamo pensato a un “trojan” ante litteram ma non c’era proprio modo di intercettare».
Vedendo l’improvviso accalcarsi di indagini e notizie, non possiamo che chiederci: cosa sta succedendo?
Da Epstein in giù, in tutto il mondo, i misteri intorno all’internazionale pedofila si sprecano. Statene certi, è solo la punta dell’Iceberg. E quello che può esserci sotto è perfino peggio di un’isola dove si stuprano ragazzine.
Ciò detto, vedendo l’improvviso accalcarsi di indagini e notizie, non possiamo che chiederci: cosa sta succedendo?
Geopolitica
Attacco israeliano in Qatar. La condanna di Trump
Israele ha condotto un «attacco di precisione» contro «i vertici di Hamas», hanno annunciato martedì le Forze di difesa israeliane (IDF), poco dopo che numerose esplosioni hanno scosso il quartier generale del gruppo militante palestinese a Doha, in Qatar.
Da parte delle forze dello Stato Ebraico, si tratta di una violazione territoriale inedita, perché – a differenza di casi analoghi in Libano e Iran – condotta in uno Stato «alleato» di Washington e dell’Occidente, cui fornisce capitale e gas. L’attacco pare essere stato diretto ai negoziatori di Hamas, i quali avevano ricevuto dal presidente americano Trump un invito al tavolo della pace poco prima.
L’esercito israeliano ha dichiarato di aver condotto l’operazione in coordinamento con l’agenzia di sicurezza Shin Bet (ISA). Le IDF non hanno indicato il luogo esatto preso di mira dall’attacco.
«L’IDF e l’ISA hanno condotto un attacco mirato contro i vertici dell’organizzazione terroristica Hamas», ha dichiarato l’IDF in una nota. «Prima dell’attacco, sono state adottate misure per mitigare i danni ai civili, tra cui l’uso di munizioni di precisione e di intelligence aggiuntiva».
L’annuncio è arrivato dopo che almeno dieci esplosioni avrebbero scosso il quartier generale di Hamas a Doha. I filmati che circolano online mostrano che l’edificio è stato gravemente danneggiato. Secondo diversi resoconti dei media che citano fonti di Hamas, l’attacco ha preso di mira il team negoziale del gruppo, che stava discutendo l’ultima proposta statunitense sulla cessazione delle ostilità con Israele.
Il Qatar ha condannato il «vile attacco israeliano», descrivendo il luogo interessato dall’attacco come «edifici residenziali che ospitano diversi membri dell’ufficio politico del movimento Hamas».
#Qatar / #Palestine / #Israel 🇶🇦🇵🇸🇮🇱: Israeli Air Forces carried out air strikes to assassinate Senior officials of #HAMAS in the city of #Doha.
Reportedly HAMAS negotiation team was targeted with Air-To-Surface Missiles while discussing the ceasefire in the capital of Qatar. pic.twitter.com/WdWuqY6rXq
— War Noir (@war_noir) September 9, 2025
🚨🇮🇱🇶🇦🇵🇸 BREAKING: ISRAEL just AIRSTRIKED Hamas’s negotiation team in DOHA, QATAR pic.twitter.com/cTdA5fT4gP
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 9, 2025
BREAKING:
Israeli fighter jets struck Qatar’s capital, Doha.
An Israeli airstrike in Doha killed Hamas leader in Gaza, Khalil al-Hayya, and three senior members of the group’s leadership, Al Arabiya reports, citing sources.
Al Hadath states those in the targeted building… pic.twitter.com/03rwdUbvZ5
— Visegrád 24 (@visegrad24) September 9, 2025
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L’attacco israeliano a Doha è stato un «momento cruciale» per l’intera regione, ha affermato il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, condannando l’attacco come «terrorismo di Stato».
L’attacco a sorpresa non sarà «ignorato» e il Qatar «si riserva il diritto di rispondere a questo attacco palese», ha dichiarato il primo ministro in una conferenza stampa. «Oggi abbiamo raggiunto un punto di svolta affinché l’intera regione dia una risposta a una condotta così barbara».
NEW: Qatar reserves the right to retaliate for the Israeli attack against Doha, Qatari PM says
“We’ve reached a decisive moment; There should be retaliation from the whole region”
— Ragıp Soylu (@ragipsoylu) September 9, 2025
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Al-Thani ha attaccato duramente il suo omologo israeliano, Benjamin Netanyahu, accusandolo di compromettere la stabilità regionale in nome di «deliri narcisistici» e interessi personali. Il Qatar continuerà il suo impegno di mediazione per risolvere le persistenti ostilità con Hamas, ha affermato.
Il primo ministro quatarino ha ammesso che lo spazio per la diplomazia è ormai diventato molto ristretto e che l’attacco ha probabilmente fatto deragliare il ciclo di negoziati dedicato all’ultima proposta avanzata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
«Per quanto riguarda i colloqui in corso, non credo che ci sia nulla di valido dopo aver assistito a un attacco del genere», ha affermato.
L’attacco israeliano è avvenuto due giorni dopo che il presidente degli Stati Uniti aveva lanciato un altro «ultimo avvertimento» ad Hamas, sostenendo che Israele aveva già accettato termini non specificati di un accordo da lui proposto e chiedendo al gruppo di rilasciare gli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza. Poco dopo, anche il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha dato al gruppo un “ultimo avvertimento”, minacciando Hamas di annientamento e intimando ai militanti di deporre le armi. In seguito alle minacce, Hamas aveva dichiarato di essere pronta a «sedersi immediatamente al tavolo delle trattative» dopo aver ascoltato quelle che ha descritto come «alcune idee da parte americana volte a raggiungere un accordo di cessate il fuoco».
Tuttavia nelle ultime ore è emersa la condanna del presidente statunitense contro l’attacco israeliano. In una dichiarazione pubblicata martedì su Truth Social, Trump ha criticato l’attacco aereo di Israele contro un complesso di Hamas a Doha, sottolineando che la decisione di portare a termine l’operazione all’interno del Qatar è stata presa unilateralmente dal primo ministro Benjamin Netanyahu e non da Washington.
( @realDonaldTrump – Truth Social Post )
( Donald J. Trump – Sep 09, 2025, 4:20 PM ET )This morning, the Trump Administration was notified by the United States Military that Israel was attacking Hamas which, very unfortunately, was located in a section of Doha, the Capital of… pic.twitter.com/axQSlL46gW
— Fan Donald J. Trump 🇺🇸 TRUTH POSTS (@TruthTrumpPosts) September 9, 2025
Nel suo post Trump ha affermato che il bombardamento israeliano all’interno di «una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti» non ha «favorito gli obiettivi di Israele o dell’America».
«Considero il Qatar un forte alleato e amico degli Stati Uniti e mi dispiace molto per il luogo dell’attacco», ha scritto, sottolineando che l’attacco è stato «una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me».
Trump ha affermato che, non appena informato dell’operazione, ha incaricato l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff di avvertire i funzionari del Qatar, ma ha osservato che l’allerta è arrivata «troppo tardi per fermare l’attacco». Il presidente ha affermato che eliminare Hamas era un «obiettivo degno», ma ha espresso la speranza che «questo sfortunato incidente possa servire come un’opportunità per la PACE».
Da allora Trump ha parlato con Netanyahu, che gli ha detto di voler fare la pace, e con i leader del Qatar, che ha ringraziato per il loro sostegno e ha assicurato che «una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio».
La Casa Bianca ha definito l’attacco un incidente «sfortunato». Trump ha dichiarato di aver incaricato il Segretario di Stato Marco Rubio di finalizzare un accordo di cooperazione per la difesa con il Qatar, designato come «importante alleato non NATO».
“The president views Qatar as a strong ally and friend of the United States and feels very badly about the location of this attack.”
White House press sec. Karoline Leavitt read a statement after Israel’s strike on Hamas leadership in Doha. https://t.co/X3EkiIHoZ7 pic.twitter.com/OdDyR4QcgF
— ABC News (@ABC) September 9, 2025
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Nell’operazione circa 15 aerei da guerra israeliani hanno sparato almeno dieci munizioni durante l’operazione di martedì, uccidendo diversi membri di Hamas, tra cui il figlio dell’alto funzionario Khalil al-Hayya. Hamas ha affermato che i suoi vertici sono sopravvissuti all’attacco, descritto come un tentativo di assassinare i negoziatori impegnati a raggiungere un possibile accordo.
L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha insistito sul fatto che l’attacco ad Hamas in Qatar è stato un’azione unilaterale e che nessun altro paese è stato coinvolto nell’operazione.
«L’azione odierna contro i principali capi terroristi di Hamas è stata un’operazione israeliana del tutto indipendente. Israele l’ha avviata, Israele l’ha condotta e Israele si assume la piena responsabilità», si legge in una nota.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha condannato l’attacco israeliano definendolo una «flagrante violazione della sovranità e dell’integrità territoriale del Qatar». «Tutte le parti devono impegnarsi per raggiungere un cessate il fuoco permanente, non per distruggerlo», ha detto ai giornalisti.
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Geopolitica
Lavrov: la Russia non ha voglia di vendetta
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Geopolitica
Museo dell’Olocausto ritira post perché leggibile come filo-Gaza
Un museo dell’Olocausto di Los Angeles ha cancellato un post sui social media contenente uno slogan da tempo associato all’Olocausto, dopo che alcune persone hanno affermato che alludeva alla guerra di Gaza.
Il messaggio, condiviso con i 24.000 follower su Instagram dell’Holocaust Museum di Los Angeles nel fine settimana, mostrava un’immagine di mani e avambracci di diverse tonalità di pelle – tra cui una con un tatuaggio dell’Olocausto – uniti in un cerchio. La didascalia recitava: «Mai più non può significare solo mai più per gli ebrei».
Speechless. No words for this. pic.twitter.com/pc3GRui6G4
— Ryan Grim (@ryangrim) September 6, 2025
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Sebbene inizialmente alcuni abbiano elogiato il post come un riconoscimento delle sofferenze dei palestinesi, esso ha subito suscitato reazioni negative da parte dei gruppi ebraici, spingendone alla sua rimozione.
In seguito il museo ha affermato che il post faceva parte di una campagna pianificata in precedenza «intesa a promuovere l’inclusività e la comunità», non «una dichiarazione politica che riflette la situazione attuale in Medio Oriente».
Sebbene il post non menzionasse Gaza, alcuni commentatori filo-israeliani hanno esortato i donatori a tagliare i finanziamenti all’istituzione. La rimozione del post, a sua volta, ha portato voci filo-palestinesi ad accusare il museo di fare marcia indietro su un principio universale anti-genocidio.
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Il museo di Los Angeles, fondato nel 1961 dai sopravvissuti all’Olocausto, è attualmente chiuso per ristrutturazione fino a giugno 2026. Si è impegnato a «fare meglio» e a garantire che i post futuri siano «progettati in modo più attento».
Si tratta di un caso di fulminea rieducazione infraebraica non dissimile a quello capitato, alle nostre latitudini, allo storico universitario Ariel Toaff, figlio del notissimo rabbino romano Elio Toaff, il cui libro sul sacrificio rituale ebraico fu ritirato rapidamente dalle librerie per uscire in una versione «potata».
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Immagine di Lamoth via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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