Essere genitori
Pedofilia, crescenti segnali di normalizzazione. L’allarme di una mamma
Una serie di screenshot inquietanti circolano per i social americani. Si tratta del racconto di una madre, tale «Ange». Ci è impossibile verificare chi sia o la permanenza del suo racconto.
Gli screenshot sono stati mandati da una mamma americana lettrice di Renovatio 21, assai turbata per ciò che viene detto.
All’apparenza, si tratta solo di un racconto fatto di parole, nessuna immagine inquietante.
«Per farla breve, stavo parlando con un uomo che credevo fosse un altro papà del baseball. Mi aveva fatto un paio di normali domande genitoriali riguardo al mio figlio più piccolo che ha 13 anni»
«OK, ho raccontato a tante amiche mamme di qualcosa successo un paio di settimane fa», scrive Ange.
«Non mi sento in colpa perché non sapevo cosa stesse succedendo sul momento, quando altre mamme mi dissero che nemmeno loro avevano idea. Ma mi sento colpevole per non condividerlo con più gente. Sono stata ossessionata per settimane dal cercare più che potevo riguardo a questa cosa e so che ci sono genitori inconsapevoli come lo ero io».
«Per farla breve, stavo parlando con un uomo che credevo fosse un altro papà del baseball. Mi aveva fatto un paio di normali domande genitoriali riguardo al mio figlio più piccolo che ha 13 anni».
«La conversazione prese un’altra piega quando disse “è un bel ragazzino… esce con qualcuno?”».
«La conversazione prese un’altra piega quando disse “è un bel ragazzino… esce con qualcuno?”»
«Io pensai che la domanda fosse bizzarra, ma risposi con un solido “No, perché chiedi?”»
«”Perché sono un MAP”, disse lui. “Un cosa?” dissi io. “Un MAP” ripeté lui».
«Credo di aver riso e di aver detto “e cosa diavolo è”? Lui semplicemente sorrise ne questo modo strano, quasi compiaciuto e mi disse di “studiare”. Poi si voltò e andò via».
«”Perché sono un MAP”, disse lui. “Un cosa?” dissi io. “Un MAP” ripeté lui»
«Lo fissai per un secondo confusa dal suo comportamento super-strano. So di aver detto ad alta voce “Cosa c*** è un MAP?!?” e cosa c*** mi è successo?».
«Presi il mio telefono e cercai su google. Cosa è un MAP? Google disse che è una rappresentazione diagrammatica di un’area terrestre o marittima [map in inglese significa «mappa», ndr]. No, non è questo, Perché mai dovrebbe chiamare se stesso così. Così digitai “MAP person“».
«Presi il mio telefono e cercai su Google. La più incredibile, orrorifica definizione saltò fuori»
«Istantaneamente mi sentii morire dentro, e corsi accecata dalla rabbia. La più incredibile, orrorifica definizione saltò fuori. Misi il mio telefono in modalità video e corsi per vedere se potevo trovare il tizio così da registrare quello che stavo per fare… ma non mi riuscì di trovarlo».
«Ora, per settimane, ho fatto solo ricerche, ho letto ogni cosa che potevo riguardo a questo. L’ho detto ai miei bambini, a mio marito, a mia mamma, ai miei colleghi, agli amici… e nessuno mi ha detto che aveva sentito questa cosa prima».
«Ci sono MAPs (Minor attracted person – persone attratte dai minori) e NOMAPs (Non offending Minor-attracting person –persone non molestatrici attratte dai minori). Il tizio che avevo incontrato mi aveva detto di essere un MAP».
«Ci sono MAPs (Minor attracted person – persone attratte dai minori) e NOMAPs (Non offending Minor-attracting person –persone non molestatrici attratte dai minori)»
«Hanno la loro bandiera. Vogliono essere accettati nella comunità LGBT. Cercano di normalizzare la loro attrazione per i bambini dicendo che è un disordine, non un crimine».
«Ogni singolo genitore dovrebbe sapere che esistono. E che, incredibile che sia, devono capire che questa è una cosa molto reale».
Il discorso di Ange è basato sulla realtà. Da anni esiste una polemica, anche interna al movimento LGBT e alle femministe, per mettere in guardia riguardo alla bandiera MAP, che è quella dell’arcobaleno rovesciato con la quale classicamente si rappresentano gli omolesbotransbisessuali a cui sono stati alterati i colori.
«Hanno la loro bandiera. Vogliono essere accettati nella comunità LGBT. Cercano di normalizzare la loro attrazione per i bambini dicendo che è un disordine, non un crimine»

La bandiera sarebbe comparsa su alcuni social network, e non si capisce se sia comparsa anche in qualche manifestazione reale. I siti di fact checking come Snopes.com dicono, ovviamente, che si tratta di una bufala.
Tuttavia è lo stesso sito Gaystarnews.com a mettere in guardia: «No, questa non è la bandiera del Pride – essa rappresenta i pedofili» è il titolo dell’articolo. «Gruppi di pedofili stanno tentando di entrare far parte della comunità LGBTI».
Con grande sincerità, il sito gay ammette che si tratta di «un altro termine per “pedofilo”»: «i MAPs tentano di ammorbidire l’idea di pedofilia insistendo sul fatto che non è sbagliato se non ci sono contatti».
Con grande sincerità, un sito gay ammette che si tratta di «un altro termine per “pedofilo”»: «i MAPs tentano di ammorbidire l’idea di pedofilia insistendo sul fatto che non è sbagliato se non ci sono contatti»
«Considerando il tropo di vecchia data secondo cui le persone LGBTI sono stupratori e/o molestatori di bambini – scrive ancora il sito omosessualista – è inquietante il fatto che coloro che hanno effettivamente attrazione per i bambini stiano tentando di farsi cooptare negli spazi LGBTI».
La normalizzazione della pedofilia non è certo una novità per i lettori di Renovatio 21, che sanno che su di essa è oramai spalancata la Finestra di Overton.
Nel 2013, si scoprì che il DSM V , cioè l’ultima edizione del manuale diagnostico in uso dalla psichiatria planetaria, inizialmente doveva prevedere la derubricazione della pedofilia come disturbo psichico. La modifica fu poi parzialmente ritirata, ma il passo in avanti venne fatto comunque.
Un articolo del 2013 del New York Times pare abbia preso profeticamente il suo titolo da quelle che poi sono diventate le parole della povera Ange: «Pedophilia: A Disorder, Not a Crime» («Pedofilia, un disordine, non un crimine») fu un editoriale scritto sul più prestigioso quotidiano del mondo da un professore di diritto dell’Università.
L’Huffington Post un anno dopo pubblicò una lettera di un pedofilo, anzi un MAP: «Sono un pedofilo, ma non un mostro».
La normalizzazione della pedofilia non è certo una novità per i lettori di Renovatio 21, che sanno che su di essa è oramai spalancata la Finestra di Overton.
Nel 2014 si ebbe a Cambridge, Università che rappresenta uno dei massimi templi della conoscenza, una conferenza scientifica sull’argomento, dove si stabilì che «l’interesse pedofilo è naturale e normale per il maschio umano».
Nel 2018, all’Università di Würzburg (Germania) andò in scena un TEDx dove una giovane studentessa poté offrire al pubblico, tra gli applausi, il suo discorso-presentazione: «Perché la nostra percezione sulla pedofilia deve cambiare». «La pedofilia è un orientamento sessuale naturale» era il succo del talk. Il video viene ciclicamente fatto sparire dalle piattaforme internet.
A fine 2019, la seguitissima trasmissione televisiva di reportage 60 Minutes, nella sua versione australiana, arrivò ad intervistare un sedicente pedofilo «casto» e uno psichiatra che sosteneva la non-pericolosità della maggioranza dei pedofili. La stessa trasmissione lodava la scelta della Florida di creare una sorta di ghetto dove far vivere i pedofili condannati («Perv Park», il «Parco dei pervertiti»)
«Pedofilia, un disordine, non un crimine» fu un editoriale scritto sul più prestigioso quotidiano del mondo, il New York Times
Ma non possiamo nemmeno dimenticare la nostra amata Europa, quella che ora, grazie a Conte, ci ricoprirà con una pioggia di miliardi post-pandemici.
La Risoluzione del Comitato dei Ministri agli Stati membri dell’UE 5/2010 [CM/Rec (2010)5], intitolata «Sulle misure volte a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sulla identità di genere», al punto IV («Diritto al rispetto della vita privata e familiare ») paragrafo 18 ci pare contenesse un chiaro invito alla legalizzazione della pedofilia:
Risoluzione del Comitato dei Ministri agli Stati membri dell’UE 5/2010: abrogare «le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra eterosessuali»
«Gli Stati membri dovrebbero assicurare l’abrogazione di qualsiasi legislazione discriminatoria ai sensi della quale sia considerato reato penale il rapporto sessuale tra adulti consenzienti dello stesso sesso, ivi comprese le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra eterosessuali; dovrebbero inoltre adottare misure appropriate al fine di abrogare, emendare o applicare in modo compatibile con il principio di non discriminazione qualsiasi disposizione di diritto penale che possa, nella sua formulazione, dare luogo a un’applicazione discriminatoria». Il corsivo è nostro.
Abrogare «le disposizioni che stabiliscono una distinzione tra l’età del consenso per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra eterosessuali».
I famosi euromiliardi di Conte (che sono in realtà già roba nostra, in quanto contributori netti della UE) saranno subordinati ad una clausola riguardante lo «Stato di diritto»
Bene, sapete anche che i famosi euromiliardi di Conte (che sono in realtà già roba nostra, in quanto contributori netti della UE) saranno subordinati ad una clausola riguardante lo «Stato di diritto», contro la quale Ungheria e Polonia già si sono scatenate. Cioè, fai le leggi che ti diciamo noi da Bruxelles (o da Francoforte, o da Berlino) per gay, immigrati etc. altrimenti niente soldini.
Adesso il lettore faccia uno sforzo di fantasia per capire quale potrebbe diventare, e non fra molto, la prossima categoria protetta. Intoccabili, pena il Paese messo alla fame.
La povera Ange non lo sa, ma eventi come quello capitato a lei saranno sempre più comuni. Perché i pedofili lo sanno, il momento della loro liberazione sta per arrivare. Hollywood qualche hanno fa ha dato l’Oscar alla storia di un professore che va con un ragazzino. I grandi quotidiani cominciano a rendere la loro esistenza accettabile, razionale. La scienza, da Cambridge in giù, dà loro ragione.
Hanno il vento in poppa, quindi qualcuno di loro può perfino sentirsi titolato a dirlo in faccia alla madre di un bambino su cui ha messo gli occhi.
Hanno il vento in poppa, quindi qualcuno di loro può perfino sentirsi titolato a dirlo in faccia alla madre di un bambino su cui ha messo gli occhi.
Il momento dell’orgoglio pedofilo, slatentizzato e gettato sulle vostre facce, volenti o nolenti, sta arrivando. Love is love, disse Obama quando arrivarono negli USA le nozze di Sodoma. Ora provate a fermare la macchina. Auguri.
«Ogni singolo genitore dovrebbe sapere che esistono». Ogni singolo genitore deve sapere che dovrà essere pronto a difendere i propri figli
Intanto, teniamo a mente le parole della mamma americana sconvolta: «Ogni singolo genitore dovrebbe sapere che esistono».
Ogni singolo genitore deve sapere che dovrà essere pronto a difendere i propri figli.
Essere genitori
L’allattamento al seno è meglio del latte artificiale, ma le mamme devono limitare l’esposizione alle sostanze chimiche: studio
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Secondo un nuovo studio, il latte materno delle madri di tutto il mondo contiene un’ampia gamma di sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino, tra cui bisfenoli, sostanze perfluorurate, pesticidi, ritardanti di fiamma e plastificanti, che possono alterare gli ormoni e potenzialmente danneggiare lo sviluppo.
Secondo un nuovo studio, il latte materno delle madri di tutto il mondo contiene un’ampia gamma di sostanze chimiche che interferiscono con il sistema endocrino (IE), come bisfenoli, sostanze perfluorurate, pesticidi, ritardanti di fiamma e plastificanti, che possono alterare gli ormoni e potenzialmente danneggiare lo sviluppo.
I ricercatori sottolineano che il latte umano è ancora l’alimento più raccomandato per i neonati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia l’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi di vita, perché il latte umano protegge i neonati dalle infezioni e apporta benefici per tutta la vita, tra cui un minor rischio di disturbi dell’apprendimento, diabete, obesità e ipertensione.
«I neonati allattati al seno possono essere esposti a miscele di interferenti endocrini attraverso il latte materno, il che può comportare rischi per lo sviluppo precoce della vita, in particolare per lo sviluppo neurologico e la funzionalità tiroidea», ha affermato la ricercatrice principale, la dottoressa Katherine E. Manz, professoressa associata presso il Dipartimento di Scienze della Salute Ambientale presso la Facoltà di Sanità Pubblica dell’Università del Michigan.
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Tuttavia, i benefici generali dell’allattamento al seno per la salute sono ancora evidenti e sostanziali. È importante non scoraggiare l’allattamento al seno, ma piuttosto concentrarsi sulla creazione di ambienti che limitino l’esposizione materna a queste sostanze chimiche, ove possibile.
I risultati evidenziano la necessità di una migliore comprensione e regolamentazione dell’esposizione alle sostanze chimiche che si accumulano nel corpo delle donne e che possono essere trasmesse ai bambini attraverso l’allattamento al seno, un percorso che, secondo gli autori, è stato a lungo trascurato.
La revisione globale di 71 studi sulla lingua inglese, pubblicata il 25 novembre su Current Environmental Health Reports, ha documentato livelli misurabili di sostanze chimiche prodotte dall’industria, note per influenzare gli ormoni coinvolti nella crescita, nello sviluppo del cervello, nel metabolismo e nella funzione immunitaria.
I problemi di salute più comuni legati all’esposizione precoce agli interferenti endocrini presenti nel latte materno sono stati gli effetti sullo sviluppo cerebrale e le alterazioni dei normali livelli di ormone tiroideo, come emerge dalla revisione. Gli impatti negativi più significativi sullo sviluppo cerebrale sono stati legati a livelli più elevati di ritardanti di fiamma e pesticidi.
Ad esempio:
- Una maggiore esposizione ai ritardanti di fiamma polibromurati è stata associata a punteggi più bassi nei test di sviluppo di Bayley , che misurano il pensiero, il movimento e lo sviluppo socio-emotivo nei neonati e nei bambini piccoli.
- Numerosi pesticidi organoclorurati presenti nel latte materno sono stati associati a peggiori risultati cognitivi e linguistici durante l’infanzia, e alcuni di essi sono stati associati a un rischio maggiore di ADHD.
- Secondo l’Infant-Toddler Social and Emotional Assessment, i bambini le cui madri presentavano livelli più elevati di ritardanti di fiamma nel latte materno avevano 3,3 volte più probabilità di avere comportamenti più orientati verso l’esterno (esternalizzanti), come l’impulsività.
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Oltre alla tossicità neuroevolutiva, numerosi studi hanno riscontrato associazioni tra la quantità di sostanze chimiche presenti nel latte materno e i livelli alterati dell’ormone tiroideo, hanno scritto gli autori.
Ad esempio, uno studio ha rilevato un’associazione tra lo squilibrio dell’ormone tiroideo nelle madri e l’accumulo di PBDE (etere di difenile polibromurato), in particolare nel latte materno subito dopo il parto.
Un altro studio ha scoperto che alcuni pesticidi presenti nel latte materno erano associati, nel sangue del cordone ombelicale dei neonati alla nascita, a livelli più bassi di ormone stimolante la tiroide e dell’ormone IGF-1, che svolge un ruolo importante nella crescita infantile.
Gli interferenti endocrini entrano nell’organismo attraverso l’inalazione, l’ingestione o il contatto cutaneo e sono stati precedentemente rilevati nel sangue del cordone ombelicale e nella placenta. Poiché molti interferenti endocrini si accumulano nell’organismo nel tempo, potrebbero passare nel latte materno durante l’allattamento, suggerisce lo studio.
Sebbene le concentrazioni delle sostanze chimiche variassero notevolmente a seconda della regione e del tipo di sostanza chimica, gli scienziati affermano che 13 degli studi hanno riportato che i neonati ingerivano livelli di esposizione agli interferenti endocrini più elevati di quelli raccomandati nel latte materno.
Tuttavia, gli studi non hanno valutato l’assunzione giornaliera in modo coerente, affermano i revisori. Solo due hanno applicato i criteri di sicurezza raccomandati per i neonati. Gli altri hanno stimato l’esposizione nei neonati utilizzando gli stessi limiti di sicurezza degli adulti, aggiustando solo per il peso corporeo del bambino.
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Gli studi hanno dimostrato la presenza di:
- I bisfenoli (come il BPA), utilizzati nei rivestimenti delle lattine per alimenti, nei contenitori di plastica e nelle ricevute termiche, sono stati rilevati in tutto il mondo. Queste sostanze chimiche possono imitare gli ormoni e altri studi hanno collegato l’esposizione precoce al BPA a un aumento del rischio di malattie cardiache, ictus, diabete di tipo 2 e obesità in età adulta.
- I pesticidi organoclorurati, molti dei quali utilizzati in agricoltura e nel controllo dei parassiti e persistenti nel suolo e negli alimenti, sono stati rilevati frequentemente, tra cui 36 diverse sostanze chimiche in 11 studi. Ricerche precedenti hanno collegato l’esposizione a tumori infantili, disturbi neurologici, infertilità, parto prematuro e problemi metabolici e riproduttivi.
- I ritardanti di fiamma polibromurati, utilizzati in schiume per mobili, componenti elettronici e tessuti, e i policlorobifenili (PCB), un tempo utilizzati in apparecchiature elettriche e materiali industriali e ancora presenti nel suolo, nell’acqua e negli alimenti, sono stati rilevati in tutti i 10 studi che li hanno valutati. L’esposizione è stata associata a punteggi più bassi nello sviluppo infantile, a un maggiore rischio di problemi comportamentali e a squilibri ormonali tiroidei.
- Sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS, o «sostanze chimiche perenni»), utilizzate in pentole antiaderenti, tessuti antimacchia, imballaggi alimentari e processi industriali, sono state comunemente rilevate, tra cui PFOA e PFOS. Lo studio suggerisce che queste sostanze chimiche potrebbero essere più concentrate nel latte materno. L’esposizione è stata associata a cancro, malattie della tiroide, danni al fegato, indebolimento del sistema immunitario e problemi di sviluppo.
- Gli ftalati, comunemente presenti nella plastica, nei prodotti per la cura della persona e negli imballaggi alimentari, sono stati rilevati frequentemente, con metaboliti come MEHP, MiBP e MnBP che sono comparsi in tutti gli studi. Sebbene gli ftalati vengano eliminati rapidamente dall’organismo, sono ampiamente presenti nei beni di consumo. L’esposizione precoce è stata collegata a problemi riproduttivi, malattie metaboliche e problemi dello sviluppo neurologico.
- I parabeni, conservanti comuni utilizzati in lozioni, cosmetici, shampoo e alcuni alimenti confezionati, sono stati identificati in 10 studi, e il metilparabene è presente in tutti. In quanto interferenti endocrini, i parabeni possono essere collegati a problemi riproduttivi, cancro al seno, obesità e disturbi della tiroide.
- Gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), un tipo di inquinante atmosferico prodotto dalla combustione di combustibili fossili, dai gas di scarico del traffico, dal fumo di tabacco e dalle emissioni industriali, sono stati rilevati frequentemente. L’esposizione agli IPA è stata associata a problemi metabolici, respiratori, riproduttivi e dello sviluppo.
Nonostante queste associazioni, i ricercatori affermano che la concentrazione delle sostanze chimiche rilevate negli studi in un dato momento non determina da sola il rischio. Molte si accumulano nell’organismo nel tempo.
Inoltre, le soglie di sicurezza variano a livello internazionale e spesso non sono progettate specificamente per i neonati, osservano i ricercatori. Alcuni studi hanno stimato l’esposizione infantile al di sopra dei limiti raccomandati, mentre altri hanno riscontrato livelli inferiori.
Le differenze da regione a regione potrebbero essere dovute a normative in continua evoluzione, differenze nell’attività industriale, contaminazione ambientale, occupazione e variazioni naturali nella composizione del latte durante l’allattamento, osservano gli autori. Pochi studi monitorano i neonati nel tempo e i metodi di raccolta dati mancano di coerenza, complicando i confronti.
Secondo gli autori, un campionamento standardizzato e una maggiore quantità di dati provenienti da popolazioni diverse potrebbero aiutare gli scienziati a comprendere meglio in che modo l’esposizione a sostanze chimiche durante l’infanzia possa influenzare la salute a lungo termine.
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Per comprendere veramente i rischi a cui sono esposti i neonati allattati al seno, sostengono che sia essenziale sapere come le sostanze chimiche passano nel latte materno e come il livello di esposizione della madre influisce sulla quantità di interferenti endocrini nel suo latte.
«Negli studi futuri, bisognerebbe concentrarsi sul miglioramento delle tecniche di rilevamento, sull’integrazione di misure di controllo della qualità e sulla valutazione dell’esposizione agli interferenti endocrini in più matrici biologiche nel tempo, per ottenere stime di esposizione più precise nei neonati allattati al seno», hanno affermato.
«Inoltre, sono necessari dati più solidi per caratterizzare i livelli di EDC sia in base alla popolazione che alla regione e per chiarire le loro associazioni con esiti negativi sulla salute, al fine di formulare raccomandazioni più complete sull’allattamento».
Per ridurre l’esposizione agli interferenti endocrini, preferire alimenti freschi a quelli confezionati. Scegliere prodotti per la cura della persona che riportino sull’etichetta la dicitura «senza ftalati». Inoltre, filtrare l’acqua potabile, pulire regolarmente con un aspirapolvere con filtro HEPA o utilizzare un purificatore d’aria ed evitare l’uso di pesticidi non necessari in casa.
Pamela Ferdinand
Pubblicato originariamente da US Right to Know.
Pamela Ferdinand è una giornalista pluripremiata ed ex borsista del Massachusetts Institute of Technology Knight Science Journalism, che si occupa dei determinanti commerciali della salute pubblica.
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Immagine di Anton Nosik via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
Essere genitori
Livelli pericolosamente elevati di metalli tossici nei giocattoli di plastica per bambini
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Essere genitori
I bambini con cellulare prima dei 12 anni corrono un rischio maggiore di obesità, depressione e sonno scarso
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Ran Barzilay, MD, Ph.D., autore principale di uno studio pubblicato lunedì su Pediatrics e psichiatra infantile e adolescenziale presso il Children’s Hospital di Philadelphia, ha dichiarato a The Defender che spera che i genitori considerino in che modo la decisione di dare un cellulare ai propri figli possa influire sulla loro salute.
Secondo una ricerca pubblicata lunedì su Pediatrics, i bambini che possiedono un cellulare entro i 12 anni corrono un rischio maggiore di obesità, depressione e mancanza di sonno rispetto ai bambini che non ne hanno uno. Inoltre, più sono piccoli quando ricevono il telefono, maggiore è il rischio che diventino obesi e abbiano difficoltà a dormire.
Ran Barzilay, MD, Ph.D., autore principale dello studio e psichiatra infantile e adolescenziale presso il Children’s Hospital di Philadelphia, ha dichiarato a The Defender che spera che i genitori considerino in che modo la decisione di dare un cellulare ai propri figli possa influire sulla loro salute.
«Non dovrebbe essere qualcosa che fai e poi dimentichi», ha detto Barzilay. «Piuttosto, i genitori dovrebbero comunicarlo ai loro figli e collaborare per capire come il possesso di uno smartphone influisca sul loro stile di vita e sul loro benessere».
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Gli autori dello studio hanno condotto analisi statistiche dei dati su oltre 10.000 dodicenni statunitensi nell’ambito dell’Adolescent Brain Cognitive Development Study, descritto come «la più ampia analisi a lungo termine sullo sviluppo cerebrale dei bambini condotta negli Stati Uniti fino ad oggi».
Il team di Barzilay ha riunito ricercatori del Children’s Hospital di Philadelphia, della Penn Medicine, dell’Università della California, Berkeley e della Columbia University.
Oltre a prendere in considerazione i dodicenni che già possedevano un cellulare, hanno monitorato anche i dodicenni che non ne avevano uno all’inizio dell’anno, ma che ne avevano ricevuto uno all’età di 13 anni.
«Quando hanno compiuto 13 anni», ha detto Barzilay, «quelli che avevano ricevuto uno smartphone in quell’anno avevano maggiori problemi di salute mentale e di sonno rispetto ai ragazzi che ancora non ne avevano uno».
Ciò era vero anche quando gli autori tenevano conto della salute mentale e dei problemi di sonno dei bambini dell’anno precedente, ha aggiunto.
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I genitori devono parlare con i loro figli dell’uso del cellulare
Barzilay ha sottolineato che i cellulari non sono intrinsecamente dannosi. «Offrono vantaggi significativi, connettendo le persone e fornendo accesso a informazioni e conoscenze», ha affermato.
Ha empatizzato con i genitori che devono decidere per quanto tempo aspettare a dare un cellulare ai propri figli e che devono stabilire dei limiti di tempo una volta che lo fanno.
I genitori possono stare tranquilli che i cellulari non sono ammessi nella stanza dei bambini durante la notte e che è opportuno dedicare loro del tempo per socializzare e fare attività fisica, ha affermato.
Barzilay ha anche incoraggiato i genitori ad aiutare i propri figli a sviluppare «abitudini tecnologiche sane» parlando regolarmente con loro dell’uso del cellulare e di come li fa sentire.
«Quando gli adolescenti capiscono che queste conversazioni nascono da un impegno genuino nei confronti della loro salute, sono più propensi a collaborare con i genitori, riconoscendo che entrambe le parti condividono l’obiettivo comune di sostenere il loro benessere generale», ha affermato.
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I social media sono solo una parte del problema
Lo studio di Pediatrics si è concentrato sul possesso di cellulari, non sul tipo di contenuti a cui i bambini accedono quando li usano.
Tuttavia, parte della controversia sull’uso del cellulare da parte dei bambini riguarda l’impatto negativo dei social media su di loro. Ad esempio, The Defender ha recentemente riportato la notizia di una ragazzina di 12 anni che si è tolta la vita appena tre settimane dopo aver iniziato ad assumere Prozac, in seguito ad anni di dipendenza dai social media che, secondo i suoi genitori, avevano contribuito alla sua depressione.
Sua madre è ora coinvolta in una causa che accusa TikTok, Snapchat e YouTube di aver preso di mira i bambini vulnerabili con contenuti dannosi.
A gennaio, i ricercatori dell’organizzazione no-profit Sapien Labs hanno riferito che sentimenti di aggressività, rabbia e allucinazioni erano in forte aumento tra gli adolescenti negli Stati Uniti e in India, e che tale aumento era collegato all’età sempre più precoce in cui i bambini acquistano i cellulari.
Questo mese, l’Australia si prepara a implementare il primo divieto nazionale al mondo sui social media per gli adolescenti. A partire dal 10 dicembre, le aziende di social media dovranno adottare «misure ragionevoli» per garantire che i bambini e gli adolescenti di età inferiore ai 16 anni in Australia non possano creare account sulle loro piattaforme.
Entro tale data, le aziende dovranno anche rimuovere o disattivare gli account dei giovani australiani.
Ma i cellulari non sono dannosi per i bambini solo a causa dei social media, secondo il dottor Robert Brown, radiologo diagnostico con oltre 30 anni di esperienza e vicepresidente della ricerca scientifica e degli affari clinici per l’Environmental Health Trust.
All’inizio di quest’anno, Brown ha pubblicato una ricerca che dimostrava che bastano appena 5 minuti di esposizione al cellulare per far sì che le cellule del sangue di una donna sana si aggregassero in modo anomalo, anche quando il cellulare si trovava a un centimetro dalla pelle.
Brown ha dichiarato al The Defender di essere incoraggiato nel vedere istituzioni di alto livello come l’Università della Pennsylvania prestare attenzione alle conseguenze dell’uso dei cellulari sulla salute dei bambini.
Tuttavia, vorrebbe anche che la ricerca si concentrasse su come le radiazioni a radiofrequenza (RF) emesse dai telefoni danneggiano la salute dei bambini. «Non è solo la giovane età in cui si acquista un telefono a essere responsabile», ha affermato.
Miriam Eckenfels, direttrice del programma sulle radiazioni elettromagnetiche (EMR) e wireless di Children’s Health Defense, è d’accordo.
«Lo studio di Pediatrics si aggiunge alla montagna di prove che dimostrano che gli smartphone sono problematici e che i genitori devono proteggere i propri figli. Oltre al contenuto, anche le radiazioni RF sono dannose».
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ormai riconosciuto che ci sono prove «altamente certe» che l’esposizione alle radiazioni dei cellulari provoca due tipi di cancro negli animali, ha affermato.
«Genitori e pubblico devono avviare un dialogo sensato sulla tecnologia quando si tratta dei nostri figli e smettere di dare per scontato che queste tecnologie siano innocue», ha affermato Eckenfels.
Suzanne Burdick
Ph.D.
© 2 dicembre, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Questo articolo è stato aggiornato per chiarire che il bupropione (Wellbutrin) è un antidepressivo, ma non un SSRI. È un inibitore della ricaptazione della noradrenalina e della dopamina, o NDRI.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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