Geopolitica
Partita la guerra in Terra Santa
Senza che nessuno se ne accorgesse – stranamente – è partito un altro spezzone della guerra globale.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che il Paese è in guerra, nei suoi primi commenti dopo che il gruppo armato palestinese Hamas ha lanciato un grave attacco a sorpresa contro Israele sabato scorso.
«Cittadini di Israele, siamo in guerra. E vinceremo», ha detto Netanyahu in un discorso video. «Il nemico pagherà un prezzo mai visto prima», ha promesso, riferendosi ad Hamas.
Netanyahu ha promesso di «vendicarsi di questa giornata nera» e di devastare ogni sito utilizzato da Hamas in «rovine»: «tutti i luoghi in cui Hamas si nasconde e in cui opera, li trasformeremo in rovine», ha detto il premier. «Andatevene da lì adesso».
«L’Esercito ha dichiarato lo stato di guerra», ha detto in una dichiarazione video il portavoce capo delle forze di difesa israeliane, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha affermato che Israele è in uno “stato di guerra” dopo l’attacco a sorpresa di Hamas di sabato mattina. «Siamo in uno stato di guerra».
«L’Esercito israeliano sta inondando l’area di truppe. Stiamo concentrando i combattimenti sul confine di Gaza», ha detto Hagari. «Abbiamo avviato una diffusa chiamata alle armi in tutte le parti. Anche l’aeronautica militare sta colpendo a Gaza».
NEW: Israel PM Benjamin Netanyahu tells Gaza residents to “GET OUT NOW” as he vows to use all IDF capabilities to destroy Hamas.
“We will win this war, but the price will be unbearably heavy. Hamas wants to murder us all,” Netanyahu said.
“Murdering children and mothers in… pic.twitter.com/jnyAeRklbf
— Collin Rugg (@CollinRugg) October 7, 2023
I militanti del gruppo islamico hanno lanciato razzi da Gaza nel sud e nel centro di Israele sabato mattina, ha detto l’Esercito. Secondo quanto riferito, almeno cinque persone sarebbero state uccise. «Hamas ha effettuato un’operazione combinata che prevedeva il lancio di razzi e infiltrazioni di terroristi nel territorio israeliano», ha affermato l’Esercito israeliao in una nota. L’esercito israeliano ha quindi avvertito che i terroristi si sono infiltrati in Israele da Gaza. Immagini video mostrerebbero combattimenti sulle strade.
Hamas terrorists seen clashing with Israeli forces in southern Israel. pic.twitter.com/uJWd07xpVO
— Emanuel (Mannie) Fabian (@manniefabian) October 7, 2023
Almeno 100 israeliani sarebbero stati uccisi, secondo l’israeliana N12 News, mentre «centinaia di terroristi sono stati eliminati» nel Sud di Israele e a Gaza. Il ministero della Sanità di Gaza ha riferito di 198 morti e oltre 1.600 feriti.
La televisione Al Jazeera ha mostrato una torre residenziale colpita da un attacco aereo mentre uno dei suoi giornalisti riferiva in diretta dalla scena nel centro di Gaza City.
Israeli jets level the Palestine Tower, one of the largest buildings in Gaza.
The tower had more than 100 apartments, plus offices of media outlets.
A clear war crime. pic.twitter.com/QN8g0jZJFQ
— Alan MacLeod (@AlanRMacLeod) October 7, 2023
Remember it’s not a warcrime when Israel and NATO allies do it#USA #EU #Britain #Palestine #Gaza pic.twitter.com/yCVa28Ga52
— K Boz (@KBoz3) October 8, 2023
Secondo il quotidiano Times of Israel, sono in corso scontri a fuoco dentro e intorno alle città di Kfar Aza, Sderot, Sufa, Nahal Oz, Magen, Be’eri e nella base militare di Re’im delle forze di difesa israeliane. Secondo quanto riportato, anche il capo della città di Sha’ar HaNegev, Ofir Liebstein, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in uno scontro a fuoco con militanti di Hamas. «Ofir è stato ucciso mentre andava a difendere una città durante l’attacco terroristico», ha detto l’amministrazione locale.
Alcuni video non verificati caricati online durante la giornata mostrano presumibilmente un certo numero di soldati israeliani uccisi e catturati dai combattenti di Hamas. Ci sono anche filmati e foto sui social media di quello che sembra essere un carro armato israeliano – un Merkaba, di cui spesso si vantava l’imbattibilità – in fiamme e palestinesi che celebrano il sequestro di un veicolo militare Humvee di fabbricazione statunitense.
Palestinian fighter targeted an Israeli Merkava-4 tank with an Iranian-made RPG-7 near Gaza border, and tank's Trophy system failed to protect it. pic.twitter.com/0Zv6SpO1aC
— Iran Observer (@IranObserver0) October 8, 2023
Palestinian youth burning an Israeli tank#Israel #hamas #Lebanon#IronDome #Hamas #Gaza#SupportGaza #طوفان_الأقصى#فلسطين #Lebanonnews #Gaza #AlAqsaFlood #حماس #Hezbollah #arab #اسرائیل
#Israel #طوفان_القدس #FreePalestine pic.twitter.com/LYrTRF0m9U— M Ahmad ???? (@m_ahmad_ad1) October 8, 2023
Secondo il portavoce dell’esercito di Tel Aviv, da Gaza sono stati lanciati più di 2.200 razzi. Hamas ha affermato di aver utilizzato più di 5.000 missili solo nei primi 20 minuti del suo attacco. Le sirene dei razzi sono state udite in molti luoghi in tutto Israele, tra cui Gerusalemme, Tel Aviv, Beersheba e Ashkelon.
MOMENTS AGO: Hamas fired a barrage of rockets from Gaza into Tel Aviv.
Hamas is targeting civilians. Israel is targeting terrorists. That's the difference. pic.twitter.com/MRRfqyw2Nz
— Hananya Naftali (@HananyaNaftali) October 7, 2023
NEW VIDEO : Israel 's Iron Dome intercepting rockets coming from Gaza #Israel #Palestine #Hamas #طوفان_الأقصى #Palestinian #حماس pic.twitter.com/Rh6I9OyUec
— Hareem Shah (@_Hareem_Shah) October 8, 2023
La reazione immediata è stata una pioggia di attacchi aerei su Gaza. L’esercito dello Stato Ebraico ha affermato di aver condotto decine di raid aerei israeliani per colpire obiettivi di Hamas a Gaza.
I palestinesi avrebbero quindi rapito un grande numero di cittadini israeliani.
Un portavoce di Hamas, Khaled Qadomi, ha detto che l’incursione del gruppo è stata una rappresaglia per decenni di «atrocità». «Vogliamo che la comunità internazionale fermi le atrocità a Gaza, contro il popolo palestinese e contro i nostri luoghi santi come Al-Aqsa», ha detto Qadomi ad Al Jazeera.
«Tutte queste cose sono la ragione per cui è iniziata questa battaglia». Qadomi ha aggiunto che i soldati e i civili israeliani presi prigionieri «non sono ostaggi» ma «prigionieri di guerra».
«Abbiamo un gran numero di prigionieri israeliani, tra cui alti ufficiali», ha detto sabato ad Al Jazeera il vice capo di Hamas Saleh al-Arouri, aggiungendo che i prigionieri saranno usati come leva per forzare il rilascio dei palestinesi incarcerati in Israele: «per quanto riguarda i nostri prigionieri, dico, la vostra libertà incombe. Ciò che abbiamo in mano ti vedrà liberato. Più a lungo continuano i combattimenti, maggiore sarà il numero dei prigionieri».
Secondo una stima del gruppo di attivisti Addameer, quasi 5.200 palestinesi sono attualmente detenuti nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani.
Lo scoppio della guerra ha portato la reazione di tante Nazioni del pianeta.
Un certo numero di stati arabi hanno chiesto «moderazione» e una riduzione della violenza dopo il lancio del più grande attacco degli ultimi anni sul territorio israeliano sabato mattina presto.
Il Qatar, uno Stato del Golfo che non ha relazioni diplomatiche con Israele (ma sono riportati molti contatti in via riservata), ha rilasciato sabato una dichiarazione tramite il suo ministero degli Esteri in cui afferma che la responsabilità ultima dell’operazione cosiddetta «Tempesta Al-Aqsa» condotta da Hamas ricade sugli israeliani. governo. Doha ha aggiunto nella sua dichiarazione il desiderio che entrambe le parti in conflitto diano prova di moderazione, e ha invitato la comunità internazionale a garantire che Israele non utilizzi l’evento come scusa per una risposta «sproporzionata» contro i palestinesi a Gaza.
Anche l’Arabia Saudita, un altro stato che attualmente non ha legami formali con Israele, ha rilasciato una dichiarazione su Twitter in cui afferma che sta «seguendo da vicino gli sviluppi senza precedenti» tra «fazioni palestinesi e forze di occupazione israeliane». Il ministero degli Esteri saudita ha inoltre affermato di aver ripetutamente «messo in guardia dai pericoli» che potrebbero verificarsi «come risultato della continua occupazione» e della «privazione del popolo palestinese dei suoi diritti legittimi».
Nelle ultime settimane, sia la leadership dell’Arabia Saudita che quella di Israele hanno segnalato il desiderio di normalizzare le relazioni, con gli Stati Uniti che stanno negoziando attivamente i dettagli. All’inizio di questa settimana, Hamas ha espresso la sua «incrollabile posizione di rifiuto di ogni forma di normalizzazione e di contatto con l’occupazione israeliana».
In Turchia, il cui il governo si dice abbia relazioni forti con Hamas – organizzazione nata dai Fratelli Musulmani – vi sono state manifestazioni di massa a favore della Palestina, con tanto di richieste di mandare soldati turchi a Gaza.
Massive crowds gathered in Istanbul last night, chanting:
"send Turkish soldiers to Gaza!”
Long Live Palestine pic.twitter.com/CFe19TjwFX
— Jannat amin khan (@jannataminkhan) October 8, 2023
BREAKING: This is Istanbul right now. They have gathered to celebrate the atrocities to Israel. ????????????????#Hamas #Palestine #Palestinian #IronDome #Gaza #TelAviv pic.twitter.com/5NkUWfqcwB
— Libs Fails ???????? (@LibsFails) October 7, 2023
Un alto consigliere della guida suprema iraniana Ali Khamenei ha offerto le sue «congratulazioni» ai militanti palestinesi che sabato hanno lanciato un attacco a sorpresa sul territorio israeliano, secondo l’organizzazione giornalistica semi-ufficiale iraniana ISNA. «Ci congratuliamo con i combattenti palestinesi», ha detto il maggiore generale Yahya Rahim Safavi, secondo la fonte di notizie, promettendo che Teheran «rimarrà al loro fianco fino alla liberazione della Palestina e della Santa Gerusalemme».
Celebrations are taking place in Palestine Square in Tehran, Iran ????????
Women and children were KILLED in cold blood and yet they celebrate like this ????We Indians Stand With Israel ???????? ????????#IsraelUnderAttack #Israel #Gaza #Palestine #Hamaspic.twitter.com/t1mxdfJyvb
— Aanchal (@SweetLilQueen) October 8, 2023
Intervenendo sabato nella capitale iraniana Teheran alla sesta Conferenza internazionale sulla solidarietà con i bambini e gli adolescenti palestinesi, Safavi ha anche affermato che «sosteniamo l’operazione Tempesta di Al-Aqsa».
Il Pakistan ha chiesto la fine immediata dello spargimento di sangue tra i militanti di Hamas e Israele, scoppiato sabato mattina. Allo stesso tempo, alti funzionari pakistani hanno condannato Israele per la «brutalizzazione» dei palestinesi. «Siamo preoccupati per il costo umano dell’escalation della situazione», ha affermato in una nota il ministero degli Esteri di Islamabad, sottolineando come il Pakistan abbia «coerentemente» chiesto una soluzione a due Stati per Israele e Palestina. «Uno Stato di Palestina vitale, sovrano e contiguo dovrebbe essere istituito sulla base dei confini precedenti al 1967», ha affermato il ministero. Il presidente pakistano Arif Alvi ha chiesto «un cessate il fuoco immediato». Tuttavia, oggi ha scritto su Twitter che la pace non potrebbe essere raggiunta «senza la condanna dell’usurpazione e della brutalizzazione dei diritti e del popolo palestinese da parte di Israele». Il presidente ha quindi accusato lo Stato Ebraico della «continua annessione di terre».
Si segnalano anche le reazioni delle comunità musulmane in Europa. Immagini di festa arrivano per esempio da Londra e da Toronto, in Canada.
Muslims in London celebrate the atrocities in Israel. #Israel #Hamas #Palestine #Palestinian #IronDome #Gaza #TelAviv pic.twitter.com/0rySuFpge8
— Paul Golding (@GoldingBF) October 7, 2023
This is not Gaza or Palestine, this is Toronto Canada #Israel #hamas #Lebanon#IronDome #Hamas #Gaza#SupportGaza #طوفان_الأقصى#فلسطين #Lebanonnews #Gaza #AlAqsaFlood #حماس #Hezbollah #arab #اسرائیل
#Israel #طوفان_القدس #FreePalestine pic.twitter.com/fsu279MK2e— Palestine Times ???? (@Palestine_time) October 8, 2023
Russia e Ucraina, coinvolte in un grave conflitto da più di un anno e mezzo, hanno reagito all’escalation delle ostilità tra Israele e Hamas in modo diverso.
Sabato il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov ha esortato entrambe le parti in conflitto a cessare immediatamente le ostilità. La posizione della Russia sull’ultima escalation israelo-palestinese è stata ulteriormente delineata dalla portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, che ha rilasciato una dichiarazione speciale sulla questione.
«Chiediamo alle parti palestinese e israeliana un cessate il fuoco immediato, la rinuncia alla violenza, l’esercizio della necessaria moderazione e l’avvio, con l’assistenza della comunità internazionale, di un processo negoziale volto a stabilire un accordo globale, duraturo e tanto atteso pace in Medio Oriente», ha detto la Zakharova. L’escalation nella regione è l’ennesima manifestazione del «ciclo chiuso di violenza», ha osservato il portavoce, aggiungendo che la Russia ritiene che il conflitto che dura da 75 anni non possa essere risolto con mezzi militari. La riacutizzazione è «il risultato di un cronico mancato rispetto delle pertinenti risoluzioni dell’ONU e del Consiglio di Sicurezza», nonché di un deragliamento del processo di pace da parte dell’Occidente collettivo, ha spiegato Zakharova.
Nel frattempo, Kiev ha proclamato il suo pieno sostegno a Israele, denunciando Hamas come «terrorista».
«L’Ucraina condanna fermamente gli attacchi terroristici in corso contro Israele, compresi gli attacchi missilistici contro la popolazione civile a Gerusalemme e Tel Aviv. Esprimiamo il nostro sostegno a Israele nel suo diritto di difendere se stesso e il suo popolo», ha scritto il ministro degli Esteri ucraino su Twitter.
Questa posizione è stata amplificata dal presidente ucraino Zelens’kyj, che si è rivolto a Telegram per esortare «il mondo intero» a sostenere Israele nella sua lotta contro i palestinesi. «Rapporti orribili da Israele. Le mie condoglianze a tutti coloro la cui famiglia e i cui amici sono morti nell’attacco terroristico… Il diritto alla difesa di Israele è fuori ogni dubbio», ha affermato Zelens’kyj.
Secondo l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev, la politica estera statunitense è in parte responsabile dell’ultima violenta fiammata tra Israele e palestinesi. Il funzionario, attualmente vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha affermato che Washington avrebbe dovuto incanalare le proprie energie per garantire una pace duratura in Medio Oriente, ma ha scelto invece di concentrarsi sull’Ucraina.
Commentando l’escalation di sabato tra Israele e il gruppo militante Hamas di Gaza, Medvedev ha scritto sul suo canale Telegram che questi eventi erano prevedibili. «Questo è ciò che Washington e i suoi alleati avrebbero dovuto affrontare», ha spiegato, aggiungendo che il conflitto israelo-palestinese dura da decenni e gli Stati Uniti sono «un attore chiave». Secondo Medvedev, invece, «questi idioti sono entrati nella nostra regione e aiutano attivamente i neonazisti, mettendo l’uno contro l’altro due popoli vicini». L’ex presidente ha concluso il suo discorso con il pensiero che «apparentemente solo una guerra civile sul territorio degli Stati Uniti» potrebbe aiutare a sedare «la passione maniacale dell’America di accendere conflitti in tutto il pianeta».
Va segnalato anche il quotidiano tedesco Bild, che è parso voler collegare il compleanno del presidente russo Vladimir Putin all’inizio dell’escalation di sabato tra Hamas e Israele. Il bizzarro collegamento è stato fatto dal quotidiano in un editoriale filo-israeliano, scritto da Marion Horn, presidente della redazione della Bild, e intitolato «Niente più soldi tedeschi per questi barbari!» «Questo vile attacco arriva nel giorno del compleanno di Putin e 50 anni dopo l’inizio della guerra dello Yom Kippur, lanciata dai vicini arabi di Israele con l’obiettivo di distruggere Israele», si legge nell’editoriale.
Come sia possibile che gli israeliani si siano fatti sorprendere da un simile attacco – che ricorda da vicino la dinamica dello scoppio della guerra del Yom Kippur, di cui si celebra il 50° anniversario – rimane un mistero. Ci interrogheremo su di esso in un altro articolo.
Geopolitica
Senatore americano: «il Sudafrica è nostro nemico»
Il senatore repubblicano John Kennedy ha definito il Sudafrica un nemico degli Stati Uniti, mentre i legislatori spingono sempre più affinché Pretoria venga esclusa dall’African Growth and Opportunity Act (AGOA), l’iniziativa commerciale di punta di Washington.
L’ambasciatore Jamieson Greer, rappresentante commerciale degli Stati Uniti, è stato interrogato dal senatore repubblicano John Kennedy durante un’audizione della sottocommissione per gli stanziamenti del Senato in merito all’inclusione del Sudafrica nella potenziale estensione dell’AGOA.
Kennedy ha chiesto a Greer: «Cosa intendi fare riguardo al Sudafrica come parte dell’AGOA, dato che il Sudafrica non è amico dell’America?»
Greer ha risposto: «Esatto. Abbiamo avuto alcune conversazioni con i sudafricani in materia di commercio, e ci sono molte questioni di politica estera che non affronto con il Sudafrica. Ma quando si tratta di commercio, hanno molte barriere… Abbiamo chiarito ai sudafricani che se vogliono avere una situazione tariffaria migliore con noi devono occuparsi di queste barriere tariffarie e non tariffarie Sono una vera economia, una grande economia, giusto. Hanno una base industriale, una base agricola; dovrebbero acquistare prodotti dagli Stati Uniti», ha detto Greer.
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Kennedy ha poi fatto presente a Greer che, se l’AGOA venisse prorogata di un anno, senza riformarla, il Sudafrica ne trarrebbe beneficio. Greer ha ammesso, ma ha sottolineato che il Sudafrica è già stato colpito da una tariffa reciproca del 30%, «molto più alta rispetto al resto del continente». Ha tuttavia osservato che il Sudafrica rappresenta un caso unico.
Kennedy ha continuato: «Non pensi che dovremmo separare il Sudafrica e l’AGOA? Greer concordò, dicendo che sarebbe stato felice di prendere in considerazione quella proposta. Il Congresso è venuto da me e mi ha detto che vogliamo l’AGOA. E se dobbiamo cedere, dobbiamo trovare un modo per migliorarlo. Se pensate che dovremmo riservare al Sudafrica un trattamento diverso, sono aperto, perché penso che rappresentino un problema unico».
«Beh, rappresentano un problema unico per l’America. Voglio dire, sono i nostri nemici in questo momento. Sono amici di tutti i nostri nemici. E sono stati molto critici nei confronti degli Stati Uniti» ha dichiarato Kennedy.
Greer concorda: «È proprio così. Ed è per questo che vengono trattati in modo molto diverso. La maggior parte del continente africano, l’Africa subsahariana, ne ha solo il 10%, mentre il Sudafrica ne ha il 30%».
All’inizio di quest’anno, gli Stati Uniti hanno imposto una tariffa del 30%sulle importazioni dal Sudafrica, dopo che i funzionari statunitensi non hanno risposto a diverse proposte commerciali presentate da Pretoria.
A luglio, l’IOL ha riferito che il Presidente Cyril Ramaphosa aveva preso atto della corrispondenza del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump sull’imposizione unilaterale di una tariffa commerciale del 30% contro il Sudafrica. Ramaphosa ha anche osservato che il Sudafrica è uno dei numerosi Paesi che hanno ricevuto comunicazioni simili che annunciavano tariffe all’epoca.
«Questa tariffa del 30% si basa su una particolare interpretazione della bilancia commerciale tra Sudafrica e Stati Uniti. Questa interpretazione controversa rientra tra le questioni all’esame dei team negoziali di Sudafrica e Stati Uniti», ha affermato il portavoce di Ramaphosa, Vincent Magwenya.
Di conseguenza, il Sudafrica sostiene che la tariffa reciproca del 30% non rappresenta accuratamente i dati commerciali disponibili. Nella nostra interpretazione dei dati commerciali disponibili, la tariffa media sulle merci importate in entrata in Sudafrica è del 7,6%.
Aiuta Renovatio 21
«È importante sottolineare che il 56% delle merci entra in Sudafrica con una tariffa della nazione più favorita dello 0%, mentre il 77% delle merci statunitensi entra nel mercato sudafricano con un dazio dello 0%», ha affermato. Tuttavia, la presidenza a Pretoria ha chiarito che il Sudafrica continua a impegnarsi per coltivare relazioni commerciali più strette con gli Stati Uniti.
Come riportato da Renovatio 21, la scorsa settimana Trump ha dichiarato che il Sudafrica è indegno di essere parte membro di «qualsiasi cosa» e non otterrà un invito al summit del G20 del prossimo anno in Florida, in quanto ritenuto «non degno» di figurare come membro «in alcun contesto».
Come riportato da Renovatio 21, l’imbarazzante incontro nello studio ovale tra Trump e il presidente sudafricano Ramaphosa, dove il primo mostrò al secondo le immagini del massacro dei bianchi nel Paese, avvenne pochi giorni dopo che Trump aveva pubblicamente accolto decine di rifugiati afrikaner.
A inizio mese l’amministrazione Trump ha dichiarato che le ammissioni di rifugiati per l’anno fiscale 2026 saranno limitate a sole 7.500 unità, il numero più basso di sempre, con priorità per i sudafricani bianchi in fuga dalle persecuzioni.
L’Ordine Esecutivo è stato emesso dopo che l’amministrazione Trump ha duramente criticato il governo sudafricano per le nuove misure di riforma agraria che consentono l’appropriazione di terreni privati senza indennizzo. L’amministrazione Trump ha affermato che le misure sarebbero state utilizzate per colpire i proprietari terrieri bianchi, come misure simili erano state adottate in altri paesi africani, in particolare lo Zimbabwe.
I primi sudafricani bianchi ammessi negli Stati Uniti con questa nuova designazione, 59 in totale, sono sbarcati negli Stati Uniti a maggio.
Sostieni Renovatio 21
La scena di scontro nello Studio Ovale ha ricordato ad alcuni osservatori quella del presidente ucraino Volodymyro Zelens’kyj all’inizio di quest’anno, quando quest’ultimo fu cacciato dalla Casa Bianca. Lo Studio Ovale sta divenendo de facto un luogo della verità detta fuori dai denti, dove le maschere diplomatiche cadono, e i leader internazionali possono venire castigati per la loro inadeguatezza o i loro crimini veri e propri.
Come riportato da Renovatio 21, vari gruppi boeri da anni ritengono di essere oggetti di una vera persecuzione se non di una pulizia etnica, con abbondanza disperante episodi di crimine, torture e violenza efferata di ogni sorta. I boeri hanno cercato, e trovato, anche l’aiuto della Russia di Vladimiro Putin.
Come riportato da Renovatio 21, Ernst Roets, responsabile politico del Solidarity («Movimento di Solidarietà»), un network di organizzazioni comunitarie sudafricane che conta più di 500.000 membri, ha dichiarato che, nonostante le indicibili violenze e torture subite dalle comunità bianche in Sud Africa, nel prossimo futuro «l’Europa sarà peggio».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Treasurer Ron Henson via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Putin sostiene Maduro nella situazione di stallo con gli Stati Uniti
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Geopolitica
L’Ungheria dice che il capo della NATO «pugnala alle spalle» e «alimenta la guerra»
Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha accusato il segretario generale della NATO Mark Rutte di «alimentare le tensioni belliche» con dichiarazioni «irresponsabili», sostenendo che la Russia potrebbe prepararsi ad attaccare l’Alleanza entro pochi anni.
Giovedì Rutte aveva dichiarato che «siamo il prossimo obiettivo della Russia» e aveva invitato i membri della NATO ad accelerare l’incremento della spesa per la difesa, aggiungendo che Mosca «potrebbe essere pronta a impiegare la forza militare contro la NATO entro cinque anni».
In un post pubblicato venerdì su Facebook, lo Szijjarto ha definito le parole di Rutte «assurdità», affermando che «chiunque nutrisse ancora dubbi sul fatto che a Bruxelles abbiano completamente perso il senno, dopo queste dichiarazioni ne sarà definitivamente convinto».
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Lo Szijjarto ha interpretato i commenti come un chiaro segnale che «tutti a Bruxelles si sono schierati contro gli sforzi di pace del presidente degli Stati Uniti Donald Trump» e che il segretario generale della NATO abbia «di fatto pugnalato alle spalle i negoziati di pace».
«Noi ungheresi, in quanto membri della NATO, rigettiamo le affermazioni del Segretario Generale! La sicurezza dei Paesi europei non dipende dall’Ucraina, ma dalla NATO stessa… Dichiarazioni provocatorie di questo tipo sono irresponsabili e pericolose! Chiediamo a Mark Rutte di cessare immediatamente di alimentare le tensioni legate alla guerra!!!»
L’Ungheria ha più volte assunto posizioni divergenti rispetto alla maggioranza dei partner UE e NATO sul conflitto ucraino, sostenendo che ulteriori forniture di armi a Kiev non farebbero che prolungare le ostilità. Budapest ha sempre invocato l’avvio di negoziati diretti tra Russia e Ucraina, ha criticato le sanzioni occidentali contro Mosca considerandole dannose per l’economia europea e si è opposta ai piani dell’UE di utilizzare gli asset russi congelati per finanziare l’Ucraina, definendoli illegittimi.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di NATO North Atlantic Threaty via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
-



Politica1 settimana faIl «Nuovo Movimento Repubblicano» minaccia i politici irlandesi per l’immigrazione e la sessualizzazione dei bambini
-



Persecuzioni1 settimana faFamosa suora croata accoltellata: possibile attacco a sfondo religioso
-



Spirito2 settimane fa«Rimarrà solo la Chiesa Trionfante su Satana»: omelia di mons. Viganò
-



Fertilità2 settimane faUn nuovo studio collega il vaccino contro il COVID al forte calo delle nascite
-



Vaccini1 settimana faIl vaccino antinfluenzale a mRNA di Pfizer associato a gravi effetti collaterali, soprattutto negli anziani
-



Senza categoria1 settimana faI malori della 49ª settimana 2025
-



Spirito1 settimana faGran Bretagna, ondata persistente di conversioni al cattolicesimo
-



Spirito6 giorni faNotre-Dame brucia e la Madonna viene privata del suo titolo














