Geopolitica
Orban: «l’Ucraina nella NATO significherebbe la Terza Guerra Mondiale»
L’adesione dell’Ucraina alla NATO porterebbe a un’immediata guerra totale con la Russia e alla Terza Guerra Mondiale, secondo il Primo Ministro ungherese Viktor Orban.
Il premier magiaro ha anche messo in guardia contro un’ammissione frettolosa dell’Ucraina nell’UE.
Budapest si oppone da tempo alle politiche di Bruxelles sul conflitto ucraino, comprese le forniture di armi e le sanzioni alla Russia. Ha anche esortato a non integrare l’Ucraina nella NATO e nell’UE.
In un post su X di sabato, Orban ha scritto che l’adesione dell’Ucraina alla NATO «significherebbe la guerra con la Russia e la Terza guerra mondiale il giorno dopo». Ha aggiunto che «la corsa sconsiderata dell’UE ad ammettere l’Ucraina sposterebbe le linee del fronte nel cuore dell’Europa».
Il primo ministro ungherese ha definito «follia» l’approccio della leadership dell’UE, promettendo di non «lasciare che trasformino l’Europa in un campo di battaglia».
Ukraine in NATO? That would mean war with Russia, and World War 3 the very next day. Meanwhile, the EU’s reckless rush to admit Ukraine would pull the frontlines into the heart of Europe. This isn’t diplomacy, it’s insanity – you don’t throw matches on a powder keg. 💥
We won’t… pic.twitter.com/1IMDSgALFF— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) June 28, 2025
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Il post di Orban su X è arrivato dopo un’intervista rilasciata venerdì ai media ungheresi, in cui sosteneva che l’adesione dell’Ucraina all’UE avrebbe rovinato l’intero blocco, compresa l’economia ungherese. In precedenza, aveva espresso le sue preoccupazioni riguardo al fatto che i prodotti ucraini a basso costo avrebbero danneggiato gli agricoltori ungheresi, aggiungendo che i confini e la popolazione dell’Ucraina rimarranno instabili finché durerà il conflitto con la Russia, rendendo l’adesione all’UE insostenibile.
Giovedì, Budapest ha posto il veto a una dichiarazione congiunta dell’UE sull’Ucraina durante il Consiglio Affari Esteri di Bruxelles, bloccando di fatto i negoziati di adesione di Kiev. Secondo le norme dell’UE, per avviare il processo è necessaria l’approvazione unanime di tutti i 27 Stati membri.
Secondo un comunicato diffuso dal blocco, si prevede che la questione verrà nuovamente sollevata nella prossima riunione del consiglio in ottobre.
Commentando la posizione del suo Paese all’inizio di questa settimana, Orbán ha citato i risultati di un voto consultivo in Ungheria, svoltosi da metà aprile al 20 giugno, in cui si chiedeva: «sostenete l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea?». Secondo il primo ministro, il 95% degli oltre 2 milioni di partecipanti ha respinto le aspirazioni dell’Ucraina all’UE.
All’inizio di questo mese, Orbán ha insistito sul fatto che, nonostante il conflitto in Ucraina sia «impossibile da vincere… i politici assetati di guerra vogliono farci credere che dobbiamo continuare la guerra».
«Non vogliamo morire per l’Ucraina. Non vogliamo che i nostri figli tornino in una bara. Non vogliamo un Afghanistan vicino a casa», ha detto, chiedendo invece una soluzione diplomatica.
Lo Orban ha poi criticato la crescente militarizzazione dell’UE, per la quale il Consiglio Europeo ha formalmente approvato il mese scorso un meccanismo di prestito da 150 miliardi di euro.
Il primo ministro magiaro tre settimane fa aveva dichiarato che il conflitto in Ucraina potrebbe protrarsi e diventare ancora più brutale.
Come riportato da Renovatio 21, Orban si è schierato contro l’ingresso dell’Ucraina nella UE, affermando che ciò non farebbe altro che prolungare le ostilità tra Mosca e Kiev e rischierebbe di trascinare l’Unione nel conflitto, sottolineando che l’Occidente ha di fatto perso la guerra per procura contro Mosca.
Come riportato da Renovatio 21, Orban aveva dichiarato che gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno fornito oltre 300 miliardi di dollari in aiuti finanziari e assistenza militare a Kiev dall’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022.
Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha rivelato che la leadership ucraina ha rifiutato una richiesta di telefonata da parte di Orban e lo ha fatto in un modo che è «del tutto senza precedenti nella diplomazia».
Il primo ministro magiaro, che da mesi chiede un cessate il fuoco e l’avvio di processi di pace venendo respinto dalla UE, ha definito il piano ucraino «più che terrificante». L’Orban ha dichiarato che la UE potrebbe fermare il conflitto ucraino in 24 ore, ma vi è una guerra per procura dell’Occidente alla Russia per impadronirsi delle sue risorse.
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa un consigliere omonimo di Orban ha dichiarato che il piano di Zelens’kyj è «la via più rapida per una guerra mondiale».
Negli scorsi mesi Kiev e Budapest si sono scambiate accuse di spionaggio.
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Immagine di Manfred Weber via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-SA 2.0
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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