Immigrazione
Orban: i cristiani bianchi europei stanno venendo sostituiti
Una fazione «militante» di politici pro-immigrazione sta supervisionando la «sostituzione» dei cristiani europei bianchi con immigrati musulmani, ha dichiarato il primo ministro ungherese Viktor Orban.
«In Europa c’è uno scambio di popolazioni, il numero dei bianchi, cristiani, tradizionali – diciamo europei – diminuisce, il numero dei migranti importati e il numero delle persone appartenenti alla comunità musulmana nata qui è radicalmente in aumento», Orban ha detto venerdì a radio Kossuth.
Il politico tedesco Manfred Weber, che guida il Partito Popolare Europeo (PPE) al Parlamento europeo, è il «belzebù» responsabile di questo presunto piano, ha sostenuto Orban, aggiungendo che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è la «piccola serva» di Weber. responsabile della sua attuazione.
Il PPE è rimasto la fazione più numerosa al Parlamento Europeo dopo le elezioni del mese scorso. Tuttavia, il declino dei Verdi e l’aumento del sostegno ai partiti di destra hanno lasciato il PPE con meno alleati con cui approvare la legislazione.
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Alcune ore dopo aver parlato con Kossuth Radio, Orban è volato a Berlino per incontrare il cancelliere tedesco Olaf Scholz prima che l’Ungheria assuma la presidenza di turno del Consiglio UE il mese prossimo. Il primo ministro ungherese ha affermato che la Germania ha sofferto molto a causa dell’immigrazione e «non sembra più come dieci anni fa».
«Questa Germania non è più la Germania che i nostri genitori e nonni ci hanno portato ad esempio», ha detto, aggiungendo che il Paese è ora un «mondo multiculturale colorato e cambiato» in cui i migranti «non sono più ospiti».
La posizione dell’Ungheria sull’immigrazione ha messo il paese in contrasto con Bruxelles negli ultimi anni. All’inizio di questo mese, la Corte di Giustizia Europea (CGE) ha ordinato a Budapest di pagare 200 milioni di euro per non aver rispettato la legge europea sull’asilo, e ha imposto una multa di 1 milione di euro al giorno fino a quando l’Ungheria non avrà pienamente attuato la legislazione
Secondo la corte, Budapest ha limitato l’accesso dei migranti alle procedure di asilo dal 2020, rendendo il processo di presentazione delle domande «praticamente impossibile».
«Sembra che i migranti illegali siano più importanti per i burocrati di Bruxelles che per i loro stessi cittadini europei», ha risposto Orban, promettendo di «trovare un modo, quindi [la sentenza] danneggia Bruxelles più di quanto danneggia noi».
Orban è stato criticato dai media tedeschi per i suoi commenti di venerdì, con il quotidiano Merkur di Monaco che lo ha accusato di diffondere «miti complottisti» sull’immigrazione.
L’idea di una cosiddetta «Grande Sostituzione» viene spesso liquidata sui grandi giornali come una teoria del complotto razzista. Tuttavia, la percentuale della popolazione bianca europea è diminuita in tutto il continente a partire dalla metà del XX secolo, e i leader europei a volte ammettono di voler utilizzare l’immigrazione extraeuropea per sostituire l’invecchiamento della forza lavoro nativa.
L’establishment spernacchia e urla al fascismo a sentire l’espressione «Grande Sostituzione», ma è stata coniata da un adepto delle pariginerie, Renaud Camus, per anni considerato uno dei più importanti scrittori omosessuali di Francia.
Alla fine degli anni Novanta, mentre scrive una guida al Sud della Francia, l’intellettuale ha un’epifania: «Improvvisamente mi sono reso conto che nei villaggi molto antichi (…) anche la popolazione era totalmente cambiata (…) è stato allora che ho iniziato a scrivere così».
Nel 2011 Camus pubblica il libro Le Grand Remplacement, dove definisce il popolo indigeno francese come «sostituito» demograficamente da popoli non europei, provenienti principalmente dall’Africa o dal Medio Oriente, in un processo di «immigrazione popolare» incoraggiato da un «potere sostitutivo», che porta ad un «genocidio sostitutivo».
L’intero processo è portato avanti da quelle che chiama «élite sostitutrici». Il processo, scopre lo scrittore, è top down: non è il popolo, e forse nemmeno «il mercato» a chiedere l’immigrazione; essa viene semplicemente decisa dall’alto e implementata verticalmente.
Camus non è il primo a capire determinate cose. Sulla Grande Sostituzione aveva scritto già decenni prima il romanzo definitivo uno scrittore connazionale, Jean Raspail, che ne Il campo dei Santi immaginava la Francia colonizzata da milioni di pezzenti provenienti dal disastro della fame in India (erano i tempi di Indira Gandhi, quella che sterilizzava a go-go).
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Ancora prima, a moltissimi era chiaro quel che stava per accadere perché avevano letto Praktische Idealismus («Idealismo pratico») e gli altri testi del conte Calergi.
Il Kalergi (si preferisce scriverlo con la K perché era mezzo austriaco, ma la famiglia è greco-veneziana, è quella del palazzo del Casinò sul Canal Grande dove morì Wagner) sognava la riformulazione biologica dell’Europa.
Per questo, teorizzava tra deliri e luoghi comuni insopportabili, si dove procedere con l’immigrazione extraeuropea, africana e in particolare asiatica (dovete capire che il nobiluomo, figlio di ambasciatore, aveva la mamma giapponese: la cosa non sembra averla mai digerita del tutto) al fine di creare una nuova razza con cui riempire il continente.
«[gli abitanti dei futuri] Stati Uniti d’Europa non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale (…) È necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’élite al potere. L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità»
Questa nuova razza ibrida – il famoso «meticciato» ora tanto decantato dal Bergoglio e dai suoi leccapiedi consacrati – andava creata per essere più docile ad un progetto politico ulteriore.
«Nei meticci si uniscono spesso mancanza di carattere, assenza di scrupoli, debolezza di volontà, instabilità, mancanza di rispetto, infedeltà con obiettività, versatilità e agilità mentale assenza di pregiudizi e ampiezza di orizzonti» scriveva Kalergi.
Intervenendo ad Atene all’inizio di quest’anno, la commissaria europea per gli Affari interni Ylva Johansson ha affermato che «l’immigrazione legale dovrebbe crescere di più o meno 1 milione all’anno» per raggiungere questo obiettivo.
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Immigrazione
Trafficanti affiliati all’ISIS portano i migranti negli Stati Uniti
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Immigrazione
Menarono a Cicalone. L’anarco-tirannide sempre più spudorata
Simone Cicalone, conosciuto anche come Cicalone Simone, è un personaggio internet oramai molto popolare. Accento romano, mento importante, corporatura solida e occhi grandi, il ragazzo è decisamente non antipatico. Più di 700 mila follower su YouTube e 1.400 video caricati: tanto lavoro, tanto seguito.
Ex pugilatore, conoscitore delle arti marziali, si è fatto notare negli anni per i suoi video sui social, tra cui la serie «Scuola di botte», in cui si faceva beffe delle tecniche insegnate da alcune scuole di arti marziali e difesa personale – come quelle dei discepoli dell’israeliana Krav Maga, definiti dal Cicalone come «krav maghi» – che non hanno efficacia se trasposte in situazioni di violenza in strada.
Il Cicalone negli anni ha ampliato il format arrivando a fare lunghi video in cui gira per le zone più malfamate di alcune città – Roma, Firenze, Milano, Mestre – per mostrarne il degrado e la pericolosità. Va da sé che quello che ciò che va ad incontrare scortato spesso da altri ragazzotti, magari professionisti di qualche combat sport) è, spessissime volte, la prevalenza di orde straniere a comandare intere zone urbane.
La CGIL poco tempo fa ha attaccato aspramente le «ronde» cicaloniane, che invece sono difese da esponenti del partito di governo FdI.
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Lo youtuber ieri sarebbe stato oggetto di quello che definisce «un’agguato» presso la linea A della metro di Roma, luogo infestato da borseggiatori e bande di sudamericani e quindi teatro di vari illuminanti video cicaloneschi.
«Cicalone e gli altri componenti del suo gruppo stavano per iniziare le loro riprese quando sarebbe scattata l’aggressione» ricostruisce Il Fatto Quotidiano. Sul posto è intervenuta la polizia per la segnalazione di una rissa. A quanto ricostruito dagli agenti, i borseggiatori coinvolti sarebbero tre e una di loro, una donna, è stata portata in ospedale in codice giallo».
Anche Cicalone e la sua videoperatrice sarebbero poi andati al Pronto Soccorso. L’uomo avrebbe detto di essersi fatto male a «naso, ginocchio e collo».
Testimone della scena sarebbe stata la parlamentare M5S Marianna Ricciardi, che si era data appuntamento con Cicalone per «esprimere il mio punto di vista» sulla attività del boxeur youtuber «e su un problema che esaspera i cittadini, quello della sicurezza nelle metropolitane di Roma che anch’io utilizzo».
L’onorevole grillina dice di essersi trovata dinanzi ad una «una scena da far west»: «davanti ai miei occhi i ragazzi sono stati aggrediti da un gruppo di borseggiatori che si erano evidentemente organizzati e che hanno picchiato anche la videomaker rompendo la videocamera» è il virgolettato de Il Fatto.
«Ad aggredire Cicalone sarebbe stato un gruppo di almeno dieci persone. Gli agenti, intervenuti con diverse pattuglie, sono riusciti a fermare due uomini, mentre le donne sono riuscite a scappare» scrive Open.
«Mentre noi stiamo qua – spiega il popolare ex pugile – questi sono tornati a rubare in metropolitana», sottolineando che «il “servizio” sulla metro è stata una vera e propria imboscata. Uno c’ha attirato da una parte, picchiandosi in faccia da solo, e poi sono usciti fuori come funghi», racconta Cicalone.
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La notizia potrebbe essere davvero interessante perché indice di un ragionamento più profondo che i gruppi criminali stranieri, anche quelli più micrologici, stanno facendo riguardo la realtà italiana.
È facile pensare che qualcuno nel commando Cicalone lo conoscesse. I ragazzi sanno su YouTube, difficile non imbattersi su un personaggio come lui che parla di strada e che, visto il successo di pubblico, magari è pure premiato dall’algoritmo.
E quindi, stando alla prospettiva proposta, se si trattasse davvero di «un’imboscata» come dice lui, e non di una rissa nata estemporaneamente, saremmo di fronte ad una dichiarazione precisa fatta da una banda: questo è il nostro territorio, lo devono vedere tutti. Deve essere noto al pubblico, a tutti sempre.
Da una parte, ci sarebbe un salto criminologico non da poco: una volta i criminali zonali facevano il possibile per non apparire pubblicamente, per non dimostrare il loro possesso di un dato territorio. Era il tempo in cui il nome dei ras del quartiere non veniva fatto ad alta voce, e quando questo veniva beccato magari poi entrava ed usciva dalla questura con un giornale in faccia.
Ora, invece, il crimine avrebbe perso il pudore. I social media hanno elevato alla massima potenza la questione del narcisismo criminale, assai visibile anche nei video di trapper tra pistole, droga e soldi in contanti. Più ancora dei gansta rapper afroamericani, i cantanti italiani (cioè, per lo più nordafricani) della trap esibiscono direttamente la loro contiguità con il crimine.
In pratica, se avesse ragione Cicalone, ci sarebbe un piccolo gruppo che avrebbe detto a lui, al suo pubblico, all’Italia, allo Stato italiano questa è casa nostra. Se si fosse trattato di un agguato programmato si tratterebbe di un segnale precisa: qui facciamo quello che vogliamo, anche al di fuori della legge.
Saremmo quindi, pienamente, nel concetto di no-go zone, ossia un’area metropolitana dove lo Stato ha cessato di avere davvero potere, in barba alla sua Costituzione, in barba al concetto stesso di Stato (che non può, non deve, tollerare altro potere, altro monopolio della violenza, all’interno del suo territorio: era quello che un tempo si diceva della lotta alla mafia) in barba ai diritti dei cittadini, in barba alla loro sicurezza.
È quanto accaduto a Peschiera del Garda due anni fa, quando migliaia e migliaia di ragazzini stranieri invasero la cittadina lacustre dove – tra caos e molestie – rivendicarono apertamente che quella non era più Italia. È ancora drammatico vedere le immagini delle cariche dei celerini, in inferiorità numerica schiacciate, filmate dai giovani immigrati tra schiamazzi e risate.
È quanto visibile a Milano, a Berlino, a Colonia, a Lione in ogni città durante capodanni e mondiali di calcio: immigrati che devastano, molestano (la taharrush gamea, nome arabo per la pratica della molestia di massa ai danni della donna) senza freno alcuno, senza temere alcuna ritorsione.
L’atteggiamento della no-go zone rivendicata dal crimine non è nuova, anche da un punto di vista mediatico. Si rimane basiti nel vedere come negli anni il giustiziere anti-degrado di Striscia la Notizia, il campione di bike trial Vittorio Brumotti, invece di provocare un fuggi-fuggi generale quando si presente in qualche piazza di spaccio si ritrova spesso circondato, e anche lui menato, da personaggi che sanno perfettamente di chi si tratta, e sono infastiditi da tanta intraprendenza civica.
Ecco che vediamo spacciatori che prima insultano, poi aggrediscono il giornalista-ciclista dinanzi alle telecamere, senza nessun pudore residuo. Anche lì, stanno dicendo: questa zona è nostra, lasciaci commettere reati in pace, diciamolo pure a tutto il mondo.
Difficile non credere che tale sicumera dei balordi derivi direttamente dalla percezione che essi hanno dello Stato e delle sue punizioni. Se le forze dell’ordine non intervengono, se mi prendo e mi rilasciano subito, forse vuol dire che posso farlo, specie nella zona dove lo faccio sempre: se interessasse loro fermarmi, saprebbero anche dove trovarmi. No?
Era la drammatica visione che uscì qualche mese fa da un agghiacciante servizio sempre di Striscia la notizia sulle borseggiatrici degli autobus milanesi: fermata dall’inviato, la ragazza diceva: lasciami in pace, cosa ti interessa se rubo, non interessa nemmeno alla polizia…
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La spudoratezza del criminale, crediamo, è un ingrediente necessario della configurazione sociopolitica in caricamento, che su queste pagine abbiamo chiamato «anarco-tirannia». Il concetto fu al volgere del millennio dall’americano Samuel Todd Francis (1947-2005), che descrisse la crescente condizione dello Stato moderno che regola tirannicamente o oppressivamente la vita dei cittadini – tasse, multe, burocrazia – tuttavia non può, o meglio non vuole, proteggere gli stessi rispettando le leggi fondamentali.
Facciamo spesso l’esempio della rivolta etnica delle banlieue francesi della scorsa estate come l’esempio più evidente (con più di un miliardo di euro di danni, ma nessuna vera repressione dei perpetratori). Parimenti, vediamo tutta la cifra dell’anarco-tirannide nel pazzesco, tragico video in cui il poliziotto a Mannheim attacca il connazionale che stava tentando di fermare un immigrato armato di coltello. Il poliziotto viene quindi pugnalato e ucciso.
Abbiamo visto l’anarco-tirannia anche nella tragedia di Udine di pochi giorni fa, con la morte del giapponese (ma cresciuto in Italia, tifosissimo dell’Udinese) Shinpei Tominaga, ucciso gratuitamente mentre si trovava fuori con gli amici.
Da notare che l’anarco-tirannia non prevede per l’onesto cittadino la medesima libertà: se il criminale è lasciato libero di devastare una zona della città con ogni sorta di crimine anche violento e rimanere più o meno impunito, il contribuente continua ad essere inseguito dal fisco, dalle multe, da imposizioni di ogni sorta (ricordate le mascherine? Il green pass?), pena punizioni dure.
Impossibile non capire che è questa la realtà che l’oligarcato ha in mente per la società, dove gli individui pensanti devono essere tenuti impegnati a tentare di sopravvivere per unirsi e reclamare maggiore distribuzione della ricchezza.
Impossibile non comprendere che l’immissione di milioni di immigrati in ogni Paese occidentale sia parte del piano di caricamento della società anarco-tirannica, quella dove, come scritto dal conte Coudenove-Kalergi, la massa meticcia sarà resa docile e manipolabile. Il tabù piazzato sopra ogni discorso della sostituzione etnica – che epperò è dinanzi ai nostri occhi – è tutto qui.
Infine, visto che pare che in questo episodio si parla di gang non meglio specificata di latinos, vogliamo fare un appunto riguardo a parole che recentemente ci hanno colpito.
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Vogliamo ricordare, en passant, la scioccante dichiarazione – che citava anche l’Italia – fatta dal presidente del Salvador Nayib Bukele a Tucker Carlson appena dopo la cerimonia di giuramento come presidente del Paese.
Bukele ha parlato della cifra satanica di gang sudamericane, dove sarebbero attivi rituali di sacrificio umano, con tanto di uccisione cerimoniale di bambini.
Nel suo discorso il presidente salvadoriano ha ricordato che in particolare di MS-13, tra gli altri Paesi, ha una presenza anche in Italia. Di fatto, è noto il caso lombardo del 2015 del capotreno il cui braccio fu praticamente mozzato a colpi di machete.
«Ma man mano che l’organizzazione cresceva, sono diventati satanici. Hanno iniziato a fare rituali satanici» afferma il presidente Bukele. «Non so esattamente quando sia iniziato, ma era ben documentato. «Sono diventati un’organizzazione satanica. Ricordo il giornale che lo ha raccontato, è un giornale molto noto che ha fatto questa intervista con un membro di una gang in persona. (…) E il ragazzo a cui gli hanno chiesto quante persone aveva ucciso, aveva risposto “non ricordo. Non ricordano quanti. Probabilmente 10, 20”. Non se lo ricordava».
«Poi gli hanno chiesto e tu, qual è la tua posizione nella banda? Ha spiegato come è salito di posizione. “Ma ho lasciato la banda”, ha detto. Perché ha lasciato la banda? “beh, perché ero abituato a uccidere, ero abituato a uccidere le persone. Ma ho ucciso per il territorio. Ho ucciso per raccogliere soldi. Ho ucciso per estorsione. Ma poi sono arrivato in questa casa, e stavano per uccidere un bambino».
Lascia fare il gangster, e ti ritrovi davanti alla possibilità che dietro casa si consumino omicidi rituali demoniaci. Per la mafia nigeriana forse è già così, anche in Italia.
E quindi, c’è da fare un pensiero: l‘anarco-tirannia porta inevitabilmente alla satanizzazione della società.
Uno Stato che tollera al suo interno no-go zone di qualsiasi tipo finisce giocoforza ad ingenerare l’inversione della società, cioè la fine della civiltà cristiana, ciò l’avvento di un ordine sociale di matrice differente – di matrice, nei casi che vediamo, sempre più apertamente demoniaca.
Chi è in grado di comprendere la posta in gioco?
Chi è in grado di guardare i propri figli e non sentire timore e rabbia dinanzi alla prospettiva del Regno Sociale di Satana sempre più manifesto?
Roberto Dal Bosco
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Immagine screenshot da YouTube
Civiltà
L’anarco-tirannia uccide: ieri ad Udine, domani sotto casa vostra
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