Alimentazione
Nuovo studio collega l’esposizione al glifosato al diabete

Secondo un nuovo studio condotto su un campione di cittadini americani adulti, esiste una chiara associazione tra i livelli di esposizione al glifosato e il diabete.
Oltre 1,8 milioni di tonnellate di glifosato, il principio attivo dell’erbicida Roundup, vengono utilizzate annualmente negli Stati Uniti, a un tasso di circa 0,75 libbre per acro di raccolto, su 298 milioni di acri di terreno agricolo.
Il Midwest, la California e il Texas insieme rappresentano il 75% di tutto l’uso di glifosato negli Stati Uniti d’America.
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Gli studi hanno suggerito che oltre l’80% degli americani di età superiore ai sei anni ha livelli rilevabili di glifosato nelle urine. Uno studio su donne incinte del Midwest ha mostrato che il 99% dei soggetti aveva la sostanza chimica nel proprio corpo.
Si stima che negli Stati Uniti circa 40 milioni di persone siano affette da diabete, ovvero l’11,6% della popolazione. A 30 milioni è stata diagnosticata la condizione. Si stima che altri 97,6 milioni di persone, ovvero il 38% della popolazione, siano affette da prediabete, le fasi iniziali della condizione.
Per il nuovo studio, i ricercatori hanno prelevato campioni di urina da circa 3.000 adulti e ne hanno misurato i livelli di glifosato ed emoglobina glicosilata, un indice chiave del rischio di diabete. Hanno anche utilizzato le informazioni dei pazienti sulle diagnosi di diabete.
I ricercatori hanno scoperto una significativa correlazione positiva tra i livelli di glifosato nelle urine da un lato e l’emoglobina glicosilata e le diagnosi di diabete dall’altro.
Il glifosato è stato scoperto di recente anche nello sperma di uomini francesi a concentrazioni quattro volte superiori a quelle del sangue. 73dei 128 uomini sottoposti al test nell’ambito dello studio avevano la sostanza chimica nel liquido seminale. Le concentrazioni più elevate, prevedibilmente, sono state trovate nello sperma di un contadino, che probabilmente stava spruzzando glifosato sui suoi campi.
È stato anche ipotizzato che il glifosato possa essere responsabile, almeno in parte, dell’incredibile aumento dei casi di autismo negli Stati Uniti negli ultimi decenni. Ricerche hanno ipotizzato che l’esposizione al glifosato durante la gravidanza aumenta il rischio di ridotta funzionalità cerebrale del bambino.
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Studi ulteriori si stanno concentrando sugli effetti del glifosato sul microbioma umano.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2022 l’India ha ordinato agli agricoltori di smettere di usare diserbanti a base di glifosato.
La tossicità della sostanza è nota almeno dagli anni Ottanta, tuttavia nulla è stato fatto per proteggere la popolazione.
Per la correlazione tra Roundup e Cancro, la multinazionale chimico-farmaceutica tedesca Bayer, ora padrone del produttore del diserbante Monsanto, è stata condannata ad un risarcimento di 1,5 miliardi di dollari.
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Immagine di Mike Mozart via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Alimentazione
Oltre 9 mila bambini intossicati coi pasti scolastici gratuiti in Indonesia

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Alimentazione
Un terzo dei Paesi è afflitto da prezzi alimentari «anormalmente alti»: rischio di disordini sociali

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) lancia l’allarme: i prezzi dei prodotti alimentari restano eccezionalmente elevati in tutto il mondo, e in molti Paesi sono aumentati fino a cinque volte rispetto ai livelli medi del decennio scorso. Un’escalation che, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, rischia di alimentare nuovi disordini sociali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo o politicamente instabili.
«Le condizioni attuali ricordano i periodi che hanno preceduto la Primavera Araba e la crisi alimentare del 2007-2008», si legge nel rapporto diffuso in questi giorni. E il messaggio è chiaro: le turbolenze globali, legate alla sicurezza alimentare, «sono tutt’altro che finite».
Un’analisi di BloombergNEF, basata sui dati FAO, evidenzia come il quadro sia il risultato di una combinazione di fattori: eventi meteorologici estremi, tensioni geopolitiche e politiche monetarie espansive. L’aumento dei prezzi di gasolio e benzina – spinti anche dai conflitti in corso e dalle restrizioni commerciali – ha fatto lievitare i costi di produzione e di trasporto dei beni agricoli.
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A questo si aggiunge il fattore monetario: l’eccessiva stampa di denaro da parte di molte economie avanzate ed emergenti durante e dopo la pandemia ha rappresentato, secondo gli analisti, il principale motore dell’inflazione globale.
Secondo la FAO, nel 2023 il 50% dei Paesi del Nord America e dell’Europa ha registrato prezzi alimentari «anormalmente elevati» rispetto alla media del periodo 2015-2019. L’organizzazione definisce «anormale» un livello di prezzo superiore di almeno una deviazione standard rispetto alla media storica per ciascuna merce e regione, spiega Bloomberg.
La tendenza, tuttavia, non riguarda solo l’Occidente: anche in Asia, Africa e America Latina l’impennata dei prezzi sta riducendo l’accesso ai beni di prima necessità, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione.
La FAO richiama nel suo rapporto due momenti emblematici della storia recente che mostrano il legame diretto tra caro-viveri e instabilità politica.
Un esempio è la cosiddetta «Primavera araba» (2010-2011): il forte aumento dei prezzi del grano e del pane, dovuto alla siccità e ai divieti di esportazione imposti dalla Russia, contribuì a scatenare proteste in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. L’inflazione alimentare fu un fattore chiave, che si sommò al malcontento politico e sociale.
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Un ulteriore caso è quello della crisi alimentare del 2007-2008: in quel periodo, i picchi dei prezzi globali dei cereali provocarono rivolte in oltre 30 Paesi, tra cui Haiti, Bangladesh, Egitto e Mozambico, dove i beni di prima necessità divennero inaccessibili per ampie fasce della popolazione.
Gli analisti concordano sul fatto che quando «l’inflazione alimentare supera la crescita del reddito», si innesca una spirale pericolosa che può condurre a crisi sociali e politiche.
Con l’aumento dei costi dei beni di base e la perdita di potere d’acquisto, cresce la pressione sui governi, già provati da crisi energetiche, conflitti regionali e tensioni valutarie.
In breve, il mondo potrebbe trovarsi di fronte a «una nuova stagione di rivolte per il pane».
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Alimentazione
Carestia dichiarata a Gaza da un gruppo per la sicurezza alimentare legato alle Nazioni Unite

Famine declared by IPC in #Gaza Governorate is a direct result of actions by #Israel‘s Government that has unlawfully restricted entry & distribution of humanitarian aid.
It is a war crime to use starvation as a method of warfare, and the resulting deaths may also amount to a… pic.twitter.com/knqnRpe2yH — UN Human Rights (@UNHumanRights) August 22, 2025
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