Spirito
Nuovo Ordine Mondiale, matrice anticristica, sacrificio dell’innocente. Renovatio 21 intervista l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò
Monsignor Carlo Maria Viganò ha rilasciato al fondatore di Renovatio 21 Roberto Dal Bosco questa intervista esclusiva. Sua Eccellenza ha risposto alle domande con la consueta generosità e precisione. Come noto, negli ultimi giorni vi è stato un intensificarsi degli attacchi pubblici a Monsignor Viganò. Chiediamo a tutti i nostri lettori di pregare per l’Arcivescovo: egli è una chiarissima, fondamentale voce della ragione nella tempesta che stiamo attraversando.
C’è stato un tempo in cui i temi di cui parla Vostra Eccellenza – come, ad esempio, l’avvento di un Nuovo Ordine Mondiale di matrice anticristica – erano discussi all’interno delle mura vaticane?
Una società che non si protegge da coloro che la minacciano è destinata all’estinzione, così come un corpo che non si difende dalle malattie ne è colpito e muore. Per questo motivo la Chiesa Cattolica si è sempre preoccupata sia di estirpare le minacce interne sia di prevenire e combattere quelle esterne. D’altra parte, nessun buon governante metterebbe in pericolo i propri cittadini sapendo che vi è un potere occulto che progetta un colpo di stato o che cerca di infiltrare delle spie.
Il Nuovo Ordine Mondiale è una minaccia gravissima tanto per lo Stato quanto per la Chiesa, perché entrambi sono suoi nemici da abbattere, in vista dell’instaurazione di una Repubblica Universale e di una Chiesa dell’Umanità, entrambe di matrice anticristica
Il Nuovo Ordine Mondiale è una minaccia gravissima tanto per lo Stato quanto per la Chiesa, perché entrambi sono suoi nemici da abbattere, in vista dell’instaurazione di una Repubblica Universale e di una Chiesa dell’Umanità, entrambe di matrice anticristica: la Repubblica Universale è la negazione della Regalità sociale di Nostro Signore e dello stesso patto sociale; la Chiesa dell’Umanità è la negazione della necessità della Redenzione e dell’unicità della vera Religione.
È da oltre tre secoli che la Massoneria combatte la battaglia contro lo Stato e contro la Chiesa, e finché il potere civile e quello ecclesiastico sono stati fedeli al proprio compito – ossia garantire l’uno pace, ordine e prosperità ai cittadini, l’altra unità nella Fede e salvezza eterna alle anime – hanno adottato tutte le misure per impedire alla setta di ottenere i propri scopi. Ma nel corso dei questi tre secoli, gran parte degli Stati si sono arresi e hanno accettato i principi massonici nelle proprie Costituzioni, mentre la Chiesa Cattolica ha resistito sino al 1962, quando quei principi fino ad allora condannati sono stati istituzionalizzati anche dai suoi Pastori.
Non è possibile non vedere in questa resa incondizionata al nemico un vero e proprio tradimento, tanto da parte dell’autorità civile quanto di quella ecclesiastica. Ecumenismo e collegialità sono la prova di questo cancro nel corpo ecclesiale, giunto con Bergoglio alla sua metastasi con l’ecologismo panteista e la via sinodale, che preludono a quella «chiesa dell’Umanità» indicata nelle Costituzioni della Frammassoneria almeno sin dal 1864. (1)
C’è ancora qualche realtà ecclesiale che conserva questa visione?
Vi è un pusillus grex che combatte per difendere la Cittadella dagli assalti interni ed esterni: la sua esiguità numerica, agli occhi di Dio, mostra inequivocabilmente che la vittoria è possibile solo con il potente intervento del Signore.
Chi, in malafede, minimizza la minaccia della Massoneria e anzi incoraggia una collaborazione con i suoi ideali rivoluzionari si svela come nemico della Chiesa e complice dell’élite globalista. E qui non si tratta solo di non belligeranza con un potere nemico, ma di una vera e propria diserzione della Gerarchia, giunta alla complicità più abbietta e al tradimento di Dio e dei fedeli
Chi, in buona fede, credeva che la Massoneria non rappresentasse una minaccia per la società e una nemica giurata della Chiesa oggi può comprendere di essersi lasciato trarre in inganno. Ma questa consapevolezza, ancorché tardiva, deve tradursi immediatamente in un’azione concreta: i Pastori devono mettere in guardia il loro gregge, denunciare i piani della setta, compiere un’opera di formazione ed esercitare il proprio ruolo di difensori della Chiesa.
Per questo giudico positivamente le parole pronunciate dal Presidente della Conferenza Episcopale Americana, mons. Gomez, a proposito della «élite globalista anticristiana» (2). Auspico che abbia a ripeterle durante la plenaria della Conferenza episcopale americana riunita proprio in questi giorni a Baltimora: alle parole devono seguire i fatti, perché prendere atto che il gregge è minacciato dai lupi senza chiudere l’ovile e allontanare le bestie feroci sarebbe ancor più grave.
Viceversa chi, in malafede, minimizza la minaccia della Massoneria e anzi incoraggia una collaborazione con i suoi ideali rivoluzionari si svela come nemico della Chiesa e complice dell’élite globalista. E qui non si tratta solo di non belligeranza con un potere nemico, ma di una vera e propria diserzione della Gerarchia, giunta alla complicità più abbietta e al tradimento di Dio e dei fedeli. Vedere Bergoglio ricevere in Vaticano gli esponenti del Council for Inclusive Capitalism ed essere designato come «guida morale» delle famiglie dell’alta finanza appartenenti alla cupola massonica dà la misura di un’apostasia che parte dal vertice stesso della Chiesa, dinanzi alla quale i buoni fedeli rimangono scandalizzati.
Il più grande dolore dei cristiani adesso è che devono fare una battaglia non assieme alle istituzioni ecclesiastiche, e neppure senza di esse: sembrerebbe che si debba fare la battaglia «contro», perché il Cattolicesimo istituzionale mostra di essere diventato un vero grande motore dell’oppressione sociale e biologica in corso. Come possono i Cristiani pensare a un cambiamento spirituale senza avere i Vescovi dalla loro parte?
Un gregge senza pastori si disperde facilmente, soprattutto se è assediato dai lupi. La Provvidenza permette che i Cattolici attraversino un periodo di crisi nella Chiesa, abbandonati dai loro Vescovi, anzi in molti casi addirittura perseguitati. I casi di sacerdoti dimessi dallo stato clericale perché non si piegano ai diktat di Santa Marta sono sempre più numerosi. Ma la latitanza dell’autorità – anzi: il suo vero e proprio tradimento e l’asservimento al nemico – non può essere definitiva, perché una società non può reggersi senza che vi sia un’autorità che la governi; un’autorità che non è frutto del consenso dei governati, ma espressione vicaria dell’autorità di Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico.
La latitanza dell’autorità – anzi: il suo vero e proprio tradimento e l’asservimento al nemico – non può essere definitiva, perché una società non può reggersi senza che vi sia un’autorità che la governi; un’autorità che non è frutto del consenso dei governati, ma espressione vicaria dell’autorità di Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico
Il cambiamento determinante per una restaurazione della Chiesa deve quindi necessariamente partire dai suoi vertici, dal Romano Pontefice e dai Vescovi, e finché questo non avverrà i fedeli possono solo pregare, fare penitenza e opporre una ferma resistenza agli abusi di chi esercita il potere per lo scopo opposto a quello per cui esso è stato istituito da Dio.
E perché non vi sia alcuna forma di appoggio alle iniziative della parte corrotta dell’istituzione, i fedeli devono privarla di ogni forma di finanziamento, devolvendo le loro offerte alla parte sana della Chiesa, in modo da assicurare aiuto alle famiglie, ai sacerdoti e alle Comunità religiose perseguitati.
Qualche settimana fa una Guardia Svizzera licenziata per non essersi sottoposta al siero mRNA ci ha detto che secondo lui lo stringente obbligo vaccinale imposto in Vaticano potrebbe essere dovuto al fatto di fare del piccolo Stato un esempio mondiale – come Israele, viene da dire. Ci chiediamo: un esempio davanti a chi? chi è lo spettatore ultimo che si vuole appagare rendendosi «esempio» di totalitarismo vaccinale?
Ma è chiaro: coloro che Bergoglio vuole compiacere e ai quali non manca di dare pubblica attestazione di obbediente sottomissione sono coloro che sin dalle famose mail di John Podesta progettavano di estromettere dal Papato Benedetto XVI, di avviare una «primavera della Chiesa» e di eleggere un fantoccio che compisse questa rivoluzione; né più né meno di quanto poi abbiamo visto accadere negli Stati Uniti con la colossale frode elettorale ai danni del Presidente Trump che ha portato Joe Biden alla Casa Bianca.
Di certo l’inquilino di Santa Marta si pone oggi come candidato alla presidenza della Religione Mondiale, come auspicato dalla Massoneria e pianificato dal Nuovo Ordine; o quantomeno come colui che ha introdotto nel Sacro Collegio il futuro papabile a ricoprire questo incarico
L’asservimento di Bergoglio all’ideologia globalista è talmente scandaloso da essere compreso anche dai comuni fedeli, che in virtù del sensus Fidei colgono l’indole eversiva di questo «pontificato» e si rifugiano nell’idea che Benedetto XVI sia il vero Papa.
Di certo l’inquilino di Santa Marta si pone oggi come candidato alla presidenza della Religione Mondiale, come auspicato dalla Massoneria e pianificato dal Nuovo Ordine; o quantomeno come colui che ha introdotto nel Sacro Collegio il futuro papabile a ricoprire questo incarico.
Nel 2009, nell’enciclica Caritas in Veritate, Benedetto XVI tuonava contro gli embrioni sacrificati alla scienza: «si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana». Come è possibile che una manciata di anni dopo si sia arrivati ad una Chiesa che capovolge completamente questi concetti, al punto da licenziare coloro che rifiutano i vaccini creati proprio con sacrificio di esseri umani?
La Chiesa non ha cambiato la propria dottrina, né potrebbe farlo. Ciò a cui assistiamo è il completamento di un percorso pluridecennale, al quale – duole dirlo – non fu estraneo nemmeno Benedetto XVI.
Il «concetto di ecologia umana», anche solo per il modo in cui è espresso, tradisce un linguaggio profano, nel quale manca la potenza e l’efficacia di una visione totalmente soprannaturale. Gli embrioni umani non si devono sacrificare perché sono creature volute e amate da Dio, alle quali Egli si è degnato di dare la vita perché Gli rendano gloria e, rinate nel Battesimo, possano partecipare della Sua visione beatifica in Cielo.
La Chiesa non ha cambiato la propria dottrina, né potrebbe farlo. Ciò a cui assistiamo è il completamento di un percorso pluridecennale, al quale – duole dirlo – non fu estraneo nemmeno Benedetto XVI
L’aver messo da parte, sin dal Concilio, il linguaggio inequivocabilmente cattolico del Magistero ha condotto ad un indebolimento dell’insegnamento della Chiesa, che ha inesorabilmente portato all’attuale deriva dottrinale e morale.
C’è inoltre una sorta di senso di inadeguatezza, nei Pastori, dinanzi alla scienza, quasi essi temessero di non poter dare risposte valide e autorevoli in un campo che considerano a torto estraneo. Ma se pensiamo che Dio è autore tanto della Fede quanto «di tutte le cose visibili e invisibili», come recitiamo nel Credo, non si comprende questa loro paura, che presuppone una contrapposizione che ontologicamente non ha senso.
È significativo che tanta pavidità si applichi nel difendere la vita, mentre scompaia totalmente quand’è ora di propagandare le più astruse e antiscientifiche teorie sul cambiamento climatico: in quel caso, stranamente, la Gerarchia fornisce le basi dottrinali all’ecologismo neomalthusiano e al petulante e infantile piagnisteo ambientalista dell’ormai diciannovenne Greta Thunberg dinanzi alla quale «tremano i potenti» che la foraggiano; e Bergoglio giunge a parlare di «grido della Madre Terra», rendendo culto all’idolo della Pachamama.
Con Ratzinger ancora sul Soglio, secondo Lei avremmo visto le cose che abbiamo passato in questo biennio pandemico?
Benedetto XVI non si sarebbe reso complice di questo crimine contro Dio, contro la Chiesa e contro l’umanità.
Benedetto XVI non si sarebbe reso complice di questo crimine contro Dio, contro la Chiesa e contro l’umanità
Penso che non si sarebbe prestato a fungere da figurante nella grottesca farsa della pandemia; di certo non avremmo avuto in lui, come invece è accaduto con Bergoglio, un sostenitore della narrazione pandemica e un piazzista di vaccini.
I movimenti pro-life più o meno legati a Diocesi e Conferenze Episcopali hanno da sempre ignorato temi come l’uso di feti ed embrioni nella scienza, nella farmaceutica e nella cosmetica – per non parlare della riproduzione artificiale, eterologa o meno, che può uccidere decine di embrioni per bambino ottenuto con la provetta, al punto che sono più gli esseri umani trucidati per la FIVET che non quelli uccisi dalla Legge 194. Com’è stato possibile questo silenzio?
I Pastori hanno accettato passivamente, dagli anni Sessanta, l’inferiorità morale della Religione rivelata dinanzi alla modernità, al progresso, allo scientismo, alle istanze del mondo secolarizzato e anticristiano. Come avvenuto in politica, dove una Destra già intrisa di principi liberali e risorgimentali si è lasciata imporre l’eredità morale del Fascismo e del Nazismo, senza che altrettanto avvenisse a Sinistra con il Comunismo.
Ma questo senso di inferiorità – che da sempre i nemici di Cristo hanno cercato di infondere nei Cattolici dipingendoli come retrogradi e antimoderni – è stato accettato dai Vescovi e di conseguenza dal Clero e dai laici non solo perché essi non si erano tenuti aggiornati sugli sviluppi della ricerca medica, ma perché dal Vaticano II hanno perso la dimensione soprannaturale del loro ruolo e – cosa ancor più grave – la vita interiore e l’assiduità della preghiera che sola alimenta la Fede e il Ministero.
I Pastori hanno accettato passivamente, dagli anni Sessanta, l’inferiorità morale della Religione rivelata dinanzi alla modernità, al progresso, allo scientismo, alle istanze del mondo secolarizzato e anticristiano
Il «dialogo» con il mondo non ha convertito a Cristo chi Gli era lontano, ma ha bensì allontanato da Lui chi Gli era vicino, mandandolo allo sbaraglio in una società secolarizzata, sempre più anticattolica e anticristica. Dialogare col mondo è diventato un voler parlare la sua lingua, accettarne la mentalità, rinnegando la nostra condizione «exsules filii Evae in hac lacrimarum valle».
Abbiamo Vescovi e sacerdoti che non pregano più, specialmente se sono soli davanti al Tabernacolo, e che si considerano manager di un’azienda o funzionari di un ente.
Abbiamo Vescovi che non recitano il Breviario, che non celebrano la Messa quotidiana, che non fanno più né meditazione né esame di coscienza. E col perdere lo spirito di orazione, il necessario raccoglimento interiore, acquisiscono lo spirito del mondo e la dissipazione che necessariamente ne consegue.
Se non si crede che sia il mondo a doversi inginocchiare alla Maestà di Cristo ma la Chiesa a doversi prostrare alle sue massime, come possiamo pretendere che la Gerarchia osi metterselo contro in ciò che massimamente costituisce la sua essenza satanica, ossia il sacrificio e la corruzione dell’innocente?
Parlare a costoro dei feti usati per la cosmetica o per i cosiddetti vaccini non li scandalizza, perché si considerano dei tollerati, e lo scopo della loro vita non è convertire le anime a Cristo, ma rendersi quanto più possibile mimetizzati e soprattutto «al passo con i tempi». Il che si traduce in un goffo rincorrere il mondo, in un volerlo assecondare, nell’adularne lo spirito, nel tacerne le deviazioni e le colpe: il contrario di ciò che deve fare chi è costituito da Nostro Signore come pastore e guida, non come stolto inseguitore.
E se si segue il mondo, se ci si considera inadeguati alle sue istanze e alle sue rivendicazioni; se non si crede che sia il mondo a doversi inginocchiare alla Maestà di Cristo ma la Chiesa a doversi prostrare alle sue massime, come possiamo pretendere che la Gerarchia osi metterselo contro in ciò che massimamente costituisce la sua essenza satanica, ossia il sacrificio e la corruzione dell’innocente?
I movimenti pro-life ufficiali hanno ignorato temi ancora più stringenti, come la predazione degli organi a cuor battente, che avviene magari in questo stesso momento negli ospedali italiani. Possiamo dire quindi che le battaglie sull’aborto fossero in ultima analisi per lo più armi di distrazione di massa per i Cattolici, mentre una Necrocultura ben più diffusa (di cui l’aborto è solo una frazione) veniva installata nel sistema?
La legittimazione dell’aborto era un passo obbligato, dopo il divorzio, per la distruzione della società cristiana: l’odio verso la famiglia da parte della Massoneria fa tutt’uno con il suo odio verso Dio e verso la Chiesa. Una volta che si è toccato il principio sacro dell’inviolabilità della vita, nulla impedisce di usare i feti abortiti o le persone uccise con l’eutanasia per la predazione degli organi, per la vendita all’industria farmaceutica, per la produzione di vaccini o di cosmetici, per concimare i campi.
Ma se i medici cattolici hanno denunciato questi orrori, dobbiamo riconoscere che la Gerarchia ha dimostrato ancora una volta la propria codardia dinanzi a questioni che nella mentalità secolarizzata vengono considerate marginali e trascurabili, o che sono liquidate sbrigativamente come teorie del complotto.
Se non si fosse legalizzato l’aborto, l’uso dei feti abortivi non sarebbe stato possibile, e si sarebbe potuto porre un freno anche alla predazione degli organi per l’industria dei trapianti o per la ricerca. Ma chi lasciò libertà di coscienza ai Cattolici impegnati in politica, se non l’ideologia del Vaticano II e il dialogo con il mondo tanto voluto da Paolo VI?
La legittimazione dell’aborto era un passo obbligato, dopo il divorzio, per la distruzione della società cristiana (…) Una volta che si è toccato il principio sacro dell’inviolabilità della vita, nulla impedisce di usare i feti abortiti o le persone uccise con l’eutanasia per la predazione degli organi, per la vendita all’industria farmaceutica, per la produzione di vaccini o di cosmetici, per concimare i campi
Chi non si oppone alla mostruosità infernale di queste aberrazioni dimostra non solo di non avere Fede, ma di essere privo di Carità: perché la Carità è la virtù che ci porta ad amare Dio per come Egli è, e il prossimo per amor Suo.
Se non si ama Dio, se non Lo si ama nella Sua divina essenza e nelle Sue perfezioni, se si crede stoltamente di poterne tacere la Parola per non offendere chi è lontano da Lui, anche l’amore del prossimo viene meno, e con esso il rispetto della vita naturale e ancor prima di quella soprannaturale.
E l’eutanasia? Com’è possibile che in Italia si stia per votare una legge che renderebbe lecito l’omicidio del consenziente (qualcosa che nemmeno più ha a che fare con la «dolce morte») senza che vi sia un’opposizione cattolica articolata?
È sempre lo stesso problema: chi serve il mondo non può servire allo stesso tempo Dio, e chi vuole piacere a Dio non può piacere al mondo.
Se non si fosse legalizzato l’aborto, l’uso dei feti abortivi non sarebbe stato possibile, e si sarebbe potuto porre un freno anche alla predazione degli organi per l’industria dei trapianti o per la ricerca
Il silenzio colpevole della Gerarchia dinanzi alla legalizzazione del suicidio prova la sua totale inadeguatezza al ruolo che ricopre, la complicità stolida di chi tace perché sotto ricatto, la vigliacca cortigianeria di chi spera di ottenere qualche vantaggio dal tradimento.
In tutto questo gigantesco disegno di morte, c’entra qualcosa la guerra indetta da Bergoglio contro le Messe in rito antico?
La guerra di Bergoglio alla Messa cattolica è la necessaria conseguenza di un’azione coerente con l’intera impostazione del suo «pontificato».
La Messa di San Pio V esprime la Fede della Chiesa di Cristo, senza equivoci, senza ammiccamenti, senza censure. È il canto della Sposa innamorata dello Sposo divino, che non conosce menzogna né compromesso.
La liturgia riformata esprime invece un’altra fede, è voce di un’altra religione, di un’altra ecclesiologia, di un qualcosa di umano che vuole essere sacro e profano ad un tempo, come una donna traviata che vuole tenersi stretto lo sposo ma occhieggia complice all’amante. Per questo un’anima genuinamente cattolica non può non riconoscere la netta superiorità della liturgia tridentina rispetto alla sua versione equivoca conciliare.
In chi davvero conosce il valore infinito del Santo Sacrificio della Messa e la sua «pericolosità» per il piano infernale che va compiendosi, è innegabile che vi sia il terrore di vederla nuovamente diffondersi tra i fedeli, perché il bene spirituale che essa porta alla Chiesa è un potente esorcismo contro i suoi nemici. Satana odia la Messa tradizionale
Ma aldilà di questo, in chi davvero conosce il valore infinito del Santo Sacrificio della Messa e la sua «pericolosità» per il piano infernale che va compiendosi, è innegabile che vi sia il terrore di vederla nuovamente diffondersi tra i fedeli, perché il bene spirituale che essa porta alla Chiesa è un potente esorcismo contro i suoi nemici. Satana odia la Messa tradizionale, così come odia la Confessione del peccatore, la Comunione ricevuta con le dovute disposizioni, la preghiera del Rosario, l’acqua benedetta, il suono delle campane, i Sacramentali in genere. Non è un caso se la pandemia ha tolto le acquasantiere dalle chiese, ha decimato la frequenza ai Sacramenti, ha lasciato morire senza l’assistenza di un sacerdote tante anime.
Siamo sempre allo stesso punto: solo chi non crede può consentire che in un momento di crisi si privino i fedeli degli aiuti spirituali indispensabili per affrontarlo; solo chi è dalla parte del Nemico può deliberatamente impedirli; e chi sta con il Signore sa bene quanto in un mondo governato da Satana sia necessario far irrompere la potenza di Dio, la Grazia veicolata dalla Messa e dai Sacramenti, l’intercessione della Vergine Santissima e di tutti i Santi.
Evidentemente, quando si preferisce parlare del «rispetto della casa comune» e dei cambiamenti climatici anziché gridare dai tetti che l’unica salvezza viene da Nostro Signore Gesù Cristo, si è già fatta una scelta di campo.
Il 5 Novembre, su The Post Internazionale, è stato pubblicato un dossier dal titolo I No-Vax di Dio, di Giulia Cerino e Laura Maragnani, nel quale viene data una versione faziosa e partigiana del movimento tradizionalista cattolico e dei Prelati che lo sostengono: inutile dire che Vostra Eccellenza è presa particolarmente di mira. Come giudica questo crescente attacco a chi esprime dissenso rispetto alla narrazione pandemica e vaccinale?
Ciò che emerge da certi articoli e programmi televisivi è la faziosità sfrontata, l’odio ideologico dei cortigiani della stampa nei riguardi degli hostes publici del sistema.
L’iniziale ridicolizzazione dell’avversario, la sua patologizzazione e la sua criminalizzazione sono parte della sperimentata tecnica di ogni dittatura, in particolare quella comunista, che di solito si conclude con l’eliminazione sociale e politica. A parte le falsità che toccano me personalmente, mi spiace veder attaccati il Card. Burke, mons. Schneider e mons. Williamson, buoni sacerdoti costretti alle catacombe a causa dell’ignavia o della pavidità dei loro pastori, intellettuali e gruppi di fedeli. Gli unici «buoni» che meritano l’apprezzamento di TPI sono «papa Francesco» e un «Professore»: mi pare che questo fatto incontestabile fughi ogni dubbio sull’organicità di entrambi al sistema.
Considerare un crimine la legittima decisione di non sottoporsi all’inoculazione del siero genico sperimentale rappresenta una grave violazione da parte di chi non accetta alcun confronto e tanto meno dissenso
Ma queste basse aggressioni, queste accuse false e senza contraddittorio, non sono mai mancate a chi compie il bene, perché la persecuzione fa parte della nostra quotidianità di Cattolici in un mondo empio e anticristiano. L’operazione di delegittimazione perseguita dal deep state contro chi esprime dissenso al sistema trova perfetta corrispondenza con la delegittimazione che la deep church muove contro i Cattolici refrattari.
Sconcerta che molti accettino processi sommari per qualcosa che costituisce un diritto inalienabile. Considerare un crimine la legittima decisione di non sottoporsi all’inoculazione del siero genico sperimentale rappresenta una grave violazione da parte di chi non accetta alcun confronto e tanto meno dissenso, perché sa benissimo che gli argomenti scientifici, giuridici e di banale buonsenso mostrano tutta l’incoerenza e l’illogicità delle sue posizioni. Quindi, nell’impossibilità di argomentare, occorre appellarsi alla «fede nella scienza», alla superstizione, screditando i premi Nobel e i veri scienziati.
Grazie, Eccellenza, per aver risposto alle nostre domande. Il gruppo Renovatio 21 e i nostri lettori pregano per Lei.
Roberto Dal Bosco
NOTE
1) «Art. 7. A meta ultima de’ suoi lavori si prefigge di raccogliere tutti gli uomini liberi in una gran famiglia, la quale possa e debba a poco a poco succedere a tutte le sette, fondate su la fede cieca e l’autorità teocratica, a tutti i culti superstiziosi, intolleranti e nemici fra loro, per costruire la vera e sola chiesa dell’Umanità». Cfr. La Civiltà Cattolica, Anno XXXV, vol VII, 1884, pag. 42.
Pensiero
Mons. Viganò: dissonanza cognitiva e rivelazione del metodo, il colpo da maestro di Satana
Renovatio 21 pubblica questo scritto dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Le opinioni degli scritti pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

Ex fructibus igitur eorum cognoscetis eos.
Mt 7, 20
Premessa
La crisi nella Chiesa è di natura teologica, non canonica. Non solo: questa non è una crisi tra le tante, ma la crisi dell’Autorità, perché è appunto l’Autorità ad essere oggetto di un sovvertimento che fino a sessant’anni fa non era nemmeno immaginabile in seno alla Chiesa Cattolica. Se infatti l’Autorità, quando è esercitata per il bene, è certamente lo strumento più idoneo ad assicurare il buon governo dell’istituzione che presiede, così essa si può mutare in uno strumento altrettanto efficace per distruggerla, nel momento in cui chi la ricopre rescinde il proprio vincolo di obbedienza verso Dio, che dell’Autorità è supremo garante (1).
Questo hanno fatto i Giacobini nel 1789, questo hanno ripetuto i fautori della rivoluzione conciliare nel 1965: appropriarsi illegittimamente dell’Autorità per costringere i sudditi ad accettare di obbedire a ordini iniqui, finalizzati ad un piano eversivo. E tanto i Giacobini quanto i Modernisti si sono avvalsi non solo della collaborazione attiva dei propri complici e dell’inazione dei codardi, ma anche del consenso di coloro che obbedivano in buona fede e da una massa progressivamente indotta ad accettare in nome dell’obbedienza qualsiasi cambiamento (2).
L’idealizzazione dell’autorità
Nelle scorse settimane «conservatori» come Riccardo Cascioli, Luisella Scrosati, Daniele Trabucco e Giovanni Zanone hanno sostenuto che laici e chierici, dinanzi alla crisi della Gerarchia cattolica, non dovrebbero adottare forme di resistenza nei confronti di cattivi Superiori; né dovrebbero mettere in discussione la loro Autorità, dal momento che essa promana direttamente da Nostro Signore.
Costoro affermano che l’indegnità di un vescovo o del papa non inficia la legittimità della loro autorità, ma questo può essere vero nel caso di un’indegnità personale che non coinvolge l’esercizio dell’autorità stessa. L’autorità, tuttavia non può essere esercitata legittimamente al di fuori dei confini che le sono dati né tantomeno contro i propri fini o contro la volontà del divino Legislatore. Un vescovo che coopera consapevolmente ad uno scopo iniquo con atti di governo, inficia la legittimità di quegli atti e la sua stessa autorità, proprio perché sono posti in fraudem legis.(3)
La visione idealista e sconnessa dalla realtà degli Autori citati, secondo la quale l’Autorità non perderebbe la propria legittimità nemmeno quando i suoi ordini sono volti al male, rende evidente il cortocircuito logico tra la realtà di papi e vescovi eretici – formali o materiali, poco importa: è comunque una cosa inaudita – e la teoria di un’Autorità immune dall’eresia e dalle cattive intenzioni di chi ricopre quell’Autorità.
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Una crisi sistemica
Chi si ostina a giudicare i singoli fatti prescindendo dall’evidente coerenza che li lega tra loro e dal quadro complessivo che se ne evince, falsifica la realtà dandone una rappresentazione ingannevole. Questa è una crisi che dura da sessant’anni, sempre nella medesima direzione, sempre con la connivenza dell’Autorità, sempre contraddicendo gli stessi articoli di Fede e sostenendo i medesimi errori già condannati.
I responsabili di questa crisi sono tutti accomunati dalla volontà eversiva di appropriarsi e mantenere il potere per raggiungere gli scopi che si prefiggono. E a riprova che deep state e deep church agiscono di concerto, basti vedere come gli artefici di questa sovversione in campo ecclesiastico agiscono specularmente ai loro omologhi nella sfera civile, giungendo a mutuarne il lessico e le tecniche di manipolazione di massa. L’evidenza dei risultati disastrosi ottenuti dai papi e dai vescovi conciliari non li ha indotti a tornare sui propri passi e a riparare al danno compiuto, ma al contrario li vediamo proseguire ostinatamente sulla medesima linea, confermando dolo e premeditazione, ossia la mens rea. (4)
Ci troviamo in una situazione di gravissimo conflitto istituzionale, dal quale emerge che la maggior parte dei vescovi costituiti in Autorità – senza alcuna ombra di dubbio – agisce con l’intenzione determinata e volontaria di commettere atti illeciti contro il bene della Chiesa e delle anime, nella consapevolezza delle loro conseguenze.
Se in costoro non vi fosse intenzione di compiere il male – se, cioè, essi fossero in buona fede – non si ostinerebbero a ripetere i medesimi errori, nel perseguimento dei medesimi risultati. Né cercherebbero con ogni mezzo di indurre fedeli e sacerdoti a rinnegare ciò che la Santa Chiesa ha insegnato per secoli, facendo loro abbracciare quanto essa condannava e puniva con le pene più severe.
L’accettazione della frode
Abbiamo dunque una Gerarchia composta da vescovi e papi traditori che pretende dai propri fedeli non solo il silenzio inerte dinanzi ai peggiori scandali dei suoi membri, ma anche l’entusiastica accettazione e condivisione di questo tradimento, secondo quel principio esoterico che il satanista Aleister Crowley aveva così riassunto agli inizi del Novecento: «Il male deve nascondersi alla luce del sole, poiché le regole dell’universo impongono che chi viene ingannato acconsenta al proprio inganno».
Questo è il modus operandi del demonio e dei suoi servi, che troviamo confermato dalla narrazione delle tentazioni cui Satana sottopone Nostro Signore nel deserto: «Tutto questo io ti darò – dice il Maligno a Cristo – se prostrato mi adorerai» (Mt 4, 9). Nel pretendere di essere adorato come Dio, Satana chiede anzitutto l’accettazione della frode, ossia della premessa – Tutto questo io ti darò – che è assolutamente falsa, in quanto Satana non può cedere ciò che non gli appartiene. Se per assurdo Nostro Signore si fosse prostrato a Satana adorandolo, Egli non avrebbe avuto da lui nemmeno un granello di polvere del deserto e questo baratto si sarebbe rivelato una frode.
er questo il Signore gli risponde «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (ibid., 10). Con queste parole Nostro Signore svela l’identità del tentatore e i suoi inganni. Anche nell’Eden, tentando Eva, il Serpente aveva prospettato ai Progenitori di diventare sicut dii (Gen 3, 5).
Essi sapevano benissimo che Satana non sarebbe stato in grado di renderli come dèi e che avrebbero dovuto rispondere a Dio della loro orgogliosa disobbedienza, ma nonostante questo hanno consentito alla menzogna del Maligno come se fosse vera, rendendosi responsabili del sovvertimento di Bene e Male e agendo come se Dio non fosse onnipotente e in grado di punirli. È questa, in definitiva, la ὕβρις, la superbia che spinge l’uomo a sfidare Dio scegliendo di compiere il peccato, che ha come conseguenza la νέμεσις, ossia la punizione inevitabile che colpisce chi ha violato l’ordine divino oltrepassando i limiti imposti da Dio.
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La «Rivelazione del Metodo»
Lo storico ed esperto di ingegneria sociale Michael A. Hoffman ha affrontato il medesimo tema da una prospettiva differente, identificando un’élite nascosta che usa tecniche di manipolazione per controllare le masse. Essa non vuole solo conquistare il potere, ma intende condurre una guerra psicologica che trasforma la realtà in un rituale magico, alchemico (e in questo coincide con le parole di Crowley).
Questa élite non nasconde più tutto, ma rivela deliberatamente parti del suo piano (da qui la Rivelazione del Metodo), come atto di umiliazione dei sudditi e di affermazione della propria supremazia. Gli studi di psicologia sociale confermano che questo gioco crudele per soggiogare e dominare le vittime serve a provocare la dissonanza cognitiva, ossia quello stato di disagio psicologico che si verifica quando ci troviamo dinanzi a due affermazioni o fatti in conflitto tra loro, come ad esempio è avvenuto quando le autorità sanitarie sostenevano, mentendo, che il siero genico sperimentale fosse «sicuro ed efficace» ma allo stesso tempo chiedevano lo scudo penale per i medici inoculatori; o quando abbiamo sentito affermare da Jorge Bergoglio che «Dio non è cattolico».
Questa dissonanza cognitiva, questa percezione di una contradictio in terminis è voluta, perché ci demoralizza (siamo consapevoli della nostra impotenza), perché ci induce ad un consenso implicito (un consenso passivo, come dire: «Ti mostro cosa faccio, e tu non fai nulla, quindi acconsenti») e infine perché ci porta all’accettazione di un potere dispotico (anche se esso sbeffeggia le masse, rafforzando su di noi il proprio controllo psicologico).(5)
La «dissonanza cognitiva» e il «gaslighting» dei conservatori
Non ci deve dunque stupire se queste tecniche di manipolazione di massa sono usate anche nella sfera ecclesiastica, allo scopo di provocare la stessa dissonanza cognitiva nei fedeli, la stessa demoralizzazione, lo stesso consenso estorto, la medesima accettazione dell’autorità che ostenta la contraddizione ma pretende obbedienza. Pensiamo al paradosso di Leone che dichiara la libertà religiosa un diritto umano sulla base del Vaticano II e allo stesso tempo canonizza il Beato Bartolo Longo, che nei suoi scritti condanna l’indifferentismo religioso e il concetto di libertà religiosa (6); o che presiede incontri ecumenici con gli islamici, ma canonizza il Beato Ignazio Choukrallah Maloyan, vescovo armeno martirizzato dai maomettani per essersi rifiutato di apostatare la vera Fede.
Non ci deve stupire nemmeno che la Nuova Bussola si comporti esattamente come previsto in questi casi dai manuali di psicologia sociale, negando ostinatamente la contraddizione ancorché evidente, in un’operazione di vero e proprio gaslighting (7): «Ciò che hai visto non è mai successo».
Anche il ricorso a video o immagini generate dall’AI diventa strumento di destabilizzazione, perché queste contribuiscono a erodere la base sensibile della conoscenza della realtà, rendendo impossibile distinguere il vero dal falso e di fatto cancellando la nozione stessa di «reale» mediante la sua sostituzione con il «verosimile».
L’apparenza prende così il posto della sostanza, solo perché essendo veicolata dall’immagine che appare sul cellulare o sul computer noi non sappiamo se ciò che ci sembra vero lo è davvero o lo sembra soltanto. Come non vedere in questo nuovo fenomeno un attacco con cui Satana sfida con i suoi artifici teatrali e con i suoi effetti speciali la verità di Dio che è simplex, senza pieghe?
Questi sono test di massa per mettere alla prova la devozione alla religione sinodale, esattamente come in ambito civile avviene con la religiones anitaria o la religione green. E non è diverso chiedere al fedele di accettare la messa protestantizzata di Paolo VI se vuole avere il permesso di assistere alla Messa tridentina, che del Novus Ordo è l’antitesi.
Anche la «scomunica» che Jorge Bergoglio mi ha inflitto palesa una enorme contraddizione: da un lato io sono stato dichiarato scismatico per aver denunciato gli stessi errori che tutti i Papi fino a Pio XII incluso hanno condannato; dall’altro i veri eretici e scismatici sono ammessi alla communicatio in sacris con chi mi condanna, senza alcuna conseguenza canonica. Il messaggio è chiaro: «Possiamo mostrarti la contraddizione tra le nostre parole e le nostre azioni, e tu non farai nulla. Accetterai sia la menzogna che la prova di essa».
Ogni assurdità accettata indebolisce la capacità di discernimento dei fedeli e del Clero, per poter responsabilmente obbedire ai propri Pastori. Se la nostra Fede non è forte e convinta, questo ci porta ad una forma di apatia verso ogni nuova provocazione. È una forma di umiliazione rituale che funziona non più attraverso la segretezza, ma attraverso una sfacciata ostentazione, specialmente quando l’obbedienza all’Autorità che imparte ordini abusivi e addirittura criminali è richiesta come un sacrificio della propria razionalità, come un’immolazione della volontà mediante un concetto pervertito di autorità e di obbedienza.
Se l’Autorità della Gerarchia, fino ai suoi massimi vertici, si rende responsabile di questa manipolazione psicologica dei fedeli finalizzata a perpetuare il proprio potere per demolire la Chiesa, a chi dovrebbero rivolgersi, sacerdoti e laici, per veder condannati i colpevoli di tanto tradimento? A quegli stessi eretici manipolatori, incistati a Roma e in tutti gli organi e le istituzioni della Chiesa Cattolica?
Non stupisce che troppe vocazioni sacerdotali si perdano e che molti fedeli si rassegnino o abbandonino la pratica religiosa. È il risultato voluto e pianificato di questo crudele stillicidio.
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Il «colpo da maestro» di Satana
Il demonio vuole ottenere la nostra adesione al male non per inganno, ma portandoci ad accettare la menzogna con la quale egli definisce bene il male, e ad accettare la finzione mediante la quale ci presenta il bene come un male. Il colpo da maestro di Satana consiste in questo: nell’ottenere da noi un assenso irrazionale, pur dinanzi all’evidenza della frode e del sovvertimento che riconosciamo per tali ma che, in un atto di folle annientamento suicida, accettiamo come se fossero verità divinamente rivelate. Per il Cattolico la Fede non è mai irrazionale: rationabile sit obsequium vestrum, dice San Paolo (Rom 12, 1), perché Dio è autore della Fede e della ragione, e non vi può essere contraddizione nella Verità.
Satana, al contrario, essendo menzognero e padre della menzogna (Gv 8, 44) non può non dissimulare i propri inganni con la frode, per i quali pretende da noi non un’adesione razionale, ma un consenso superstizioso, un atto di fede al contrario, nel quale l’assenso dell’intelletto a errori e eresie evidenti è motivato non dall’autorità di un Dio verace, ma dall’usurpazione di quell’autorità da parte di una creatura ribelle, bugiarda e che sappiamo che ci vuole ingannare e perdere.
Satana vuole che abdichiamo alla ragione e allo stesso sensus fidei, trasformando l’atto di fede in una folle apostasia.
L’assolutizzazione dell’obbedienza
Assolutizzare l’obbedienza, scardinandola dalla necessaria coerenza che essa presuppone tra tutti i soggetti del corpo gerarchico in cui essa viene esercitata,[8] significa consegnare nelle mani dell’autorità vicaria della Gerarchia un potere che il supremo Legislatore non le ha mai concesso, ossia la facoltà di poter legittimamente legiferare contro la volontà del Legislatore stesso e in danno dei fedeli.
Qui non stiamo parlando di ordini incidentalmente sbagliati, o di singoli vescovi che abusano della propria autorità in un contesto ecclesiale in cui la Virtù è incoraggiata e il peccato condannato e punito. Qui stiamo parlando di un intero sistema gerarchico che è riuscito – nella Chiesa Cattolica come nella cosa pubblica – ad impossessarsi del potere, ottenendo riconoscimento e obbedienza dai sottoposti mediante l’uso di mezzi coercitivi.
Non solo: l’assolutizzazione dell’obbedienza nei riguardi dell’autorità finisce anche con l’essere deresponsabilizzante: un comodo alibi offerto ai tanti, troppi don Abbondio in veste filettata o in clergyman, ben attenti a non dispiacere ad alcuno, ad «evitare polarizzazioni» – secondo l’auspicio di Leone – a beneficiare dei favori del potente che si conosce come iniquo ma a cui si presta ossequio per viltà o interesse.
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Conclusione
La Sacra Scrittura, i Padri, i mistici e la stessa Vergine Maria a Fatima ci hanno messi in guardia su un’apostasia che la Chiesa dovrà affrontare negli ultimi tempi. Come possiamo pensare che questa apostasia si concretizzi, se non attraverso falsi pastori al posto di buoni pastori, e di pseudocristi e falsi profeti al posto di Cristo e dei Profeti? Come potrebbero gli eletti essere tratti in inganno dagli eretici e dagli scismatici (Mt 24, 24), se non nel momento in cui questi ricoprono ruoli d’autorità nella Chiesa? Ma la Chiesa è indefettibile, ripetono alcuni con petulanza.
E lo è davvero: nonostante la stragrande maggioranza dei suoi vescovi infierisca su di essa e agisca di concerto con nemici di Cristo. La Chiesa Cattolica è indefettibile nel senso che essa non può mai venir meno nella sua missione di custodire e trasmettere la Verità rivelata da Dio, né può cadere in errore definitivo nella sua Fede e nella sua Morale. E questo di fatto non accade nemmeno quando una Gerarchia eretica e corrotta cerca di oscurare o di sfigurare il sacro Deposito della Fede. Non dimentichiamo che la Chiesa non è solo quella militante su questa terra (hic) e oggi (nunc), ma è anche quella penitente in Purgatorio e trionfante in Paradiso.
La sua compagine celeste è garanzia di quell’indefettibilità che il suo divino Fondatore le ha promesso e che lo Spirito Santo le assicura. E se la chiesa conciliare-sinodale che oggi si presenta come militante contraddice quella di ieri, spezzando la continuità e l’unità nella Professione dell’unica Fede che la rende una e apostolica anche nel fluire del tempo e non solo nella sua diffusione nello spazio, essa non è più la stessa Chiesa.
Per questo il Signore non manca di suscitare una vox clamantis in deserto che rompa il muro di silenzio e di complicità dei congiurati: mi riferisco ai “dottori degli ultimi tempi” cui accenna Augustin Lémann (9) nel suo saggio L’Anticristo. Sono i nuovi Sant’Atanasio imprigionati, esiliati, perseguitati ma infine risarciti dalla Giustizia divina con la proclamazione della loro santità. Ecco come il grande Vescovo di Alessandria e Dottore della Chiesa si rivolge ai fedeli durante la grande eresia ariana (10):
Che Dio vi consoli! (…) Quello che rattrista (…) è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. È un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la Fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera Fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la Fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la Fede? La vera Fede, ovviamente. Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta – quella che mantiene la sede o chi osserva la Fede? È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la Fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo… Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra Fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla Tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra Fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto più i violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che ne sono a loro volta espulsi e vanno fuori strada. Anche se i Cattolici fedeli alla Tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo.
L’accusa ricorrente che tanto i Conservatori e i Sinodali rivolgono a chi rimane saldo nella Fede e denuncia i loro errori è di volersi creare una propria chiesa, separandosi con lo scisma dalla Chiesa Cattolica, visibile e gerarchica, di cui essi si sono però impossessati con un vero e proprio golpe e nella quale pretendono di esercitare una legittima Autorità per gli scopi opposti a quelli che Nostro Signore le ha affidato.
Ma non sono stati forse costoro, con i loro errori condannati da tutti i Papi preconciliari, a crearsi una chiesa parallela che contraddice il Magistero immutabile e sovverte il Papato? Come può un’autorità ribelle a Cristo Capo del Corpo Mistico pretendere di esercitare l’Autorità di Cristo per contraddire la Sua Parola?
Come può chi si è separato dalla comunione ecclesiale con la vera Chiesa Cattolica Apostolica Romana accusare di scisma chi le rimane fedele?
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
24 Ottobre MMXXV
S.cti Raphaëlis Archangeli
NOTE
1) Il termine auctoritas deriva da auctor, nell’accezione di autore e garante riferita a Dio.
2) San Pio X ricordava che il successo dei malvagi è possibile anzitutto grazie all’ignavia dei buoni.
3) L’espressione in fraudem legis si riferisce a un comportamento o un atto giuridico compiuto con l’intenzione di eludere una norma, aggirandone lo scopo o l’applicazione, pur rispettandone formalmente la lettera. In altre parole, si tratta di un’azione che, pur apparendo conforme alla legge, viene posta in essere per ottenere un risultato che la legge stessa intende vietare o limitare. Le caratteristiche di questo comportamento sono la conformità formale, l’intenzione elusiva e l’effetto contrario alla mens del legislatore.
4 – La mens rea designa la componente psicologica del reato, ossia l’intenzione o la consapevolezza di violare la legge.
5) Scrive Hoffman: «Il principio alchemico della Rivelazione del Metodo ha come componente principale una beffarda derisione delle vittime, simile a quella di un clown, come dimostrazione di potere e macabra arroganza. Quando viene eseguito in modo velato, accompagnato da certi segni occulti e parole simboliche, e non suscita alcuna risposta significativa di opposizione o resistenza da parte dei bersagli, è una delle tecniche più efficaci di guerra psicologica e violenza mentale». Cfr. Michael A. Hoffman II, Secret Societies and Psychological Warfare, 2001.
6) Scriveva Bartolo Longo: Innanzi a Dio l’uomo non ha vera libertà di coscienza, libertà di culto e libertà di pensiero, come oggi s’intende, cioè facoltà di scegliersi una religione ed un culto come gli talenta; ma solo la libertà dei figliuoli di Dio, come dice S. Paolo, cioè di lasciare l’errore e le seduzioni del secolo per correre liberamente al Cielo. L’affermare, perciò, che l’uomo ha il diritto innanzi a Dio di pensare e di credere in religione come gli piace, è un errore. Cfr. Bartolo Longo, San Domenico e l’Inquisizione al Tribunale della Ragione e della Storia, Valle di Pompei, Scuola tipografica editrice Bartolo Longo, 1888.
7) Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui una persona (o un gruppo) fa dubitare un’altra della propria percezione della realtà, della memoria o della sanità mentale, con l’obiettivo di controllare, indebolire o destabilizzare la vittima.
8) Non vi può infatti essere vera obbedienza se chi è costituito in autorità nella Gerarchia esige di essere obbedito ma allo stesso tempo disobbedisce a Dio, che è il garante e la fonte stessa dell’Autorità. Né vi può essere legittima autorità se chi la esercita in nome di Dio non si sottomette a propria volta alla Sua suprema Autorità.
9) Augustin Lémann, L’Anticristo, Marietti, 1919, pag. 53. «Il secondo campione della verità cristiana contro l’Anticristo sarà una falange di dottori suscitata da Dio in quei tempi di prova. […] Questa falange di dottori riceverà, per la difesa e consolazione dei buoni, una maggiore intelligenza delle nostre sante Scritture». Cfr. https://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2014/07/LANTICRISTO-A-Lemann.pdf
Il Canonico Augustin Lémann, ebreo francese, si convertì al Cattolicesimo insieme al fratello Joseph. Divenuti amici di Pio IX, furono entrambi consultori del Concilio Vaticano I.
10) Sant’Atanasio, Epistolæ festales, Lettera XXIX, in: Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum, a cura di Caillaud e Guillon, vol. 32, pagg. 411-412.
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Spirito
«Umiliazione della Chiesa dinanzi a un eretico concubinario globalista»: Mons. Viganò sulla preghiera congiunta del re britannico col papa
Migliaia di Martiri massacrati dalla furia anticattolica di Enrico VIII, Edoardo VI, Elisabetta I, Giacomo I, Carlo I e Carlo II si staranno chiedendo – increduli – come sia possibile che l’odierno successore di Clemente VII comunichi in sacris con il capo della chiesa… pic.twitter.com/cugRJvginQ
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) October 23, 2025
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Spirito
Quarant’anni fa, l’arcivescovo Lefebvre diceva la verità
Nel 1985, l’arcivescovo Lefebvre pubblicò la sua Lettera aperta ai cattolici perplessi.
Quarant’anni dopo, nel 2025, il sito web americano The Remnant ha pubblicato, sotto la penna di Robert Morrison, un articolo intitolato «La sacra saggezza dell’arcivescovo Marcel Lefebvre sulla crisi della Chiesa cattolica», in cui citava ampi estratti di questa lettera aperta, riconoscendo che «le citazioni dell’arcivescovo Lefebvre suonano più vere oggi di quando le scrisse decenni fa, e illuminano il cammino da seguire per rimanere fedeli cattolici».
Due anni dopo, nel 1987, l’arcivescovo Lefebvre aveva pubblicato Lo hanno detronizzato: dal liberalismo all’apostasia, la tragedia conciliare. Nel 2025, sullo stesso sito, The Remnant , apparve un articolo di Andrew Pollard intitolato «Cristo Re deve essere re-incoronato per salvare il mondo».
Quarant’anni fa, agli occhi dei «moderati» impenitenti, l’arcivescovo Lefebvre poteva sembrare uno di quei «profeti di sventura» che Giovanni XXIII non voleva più sentire quando aprì il Concilio Vaticano II, con un ottimismo la cui ingenuità oggi fa sorridere… o piangere.
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Vediamo lo stato attuale della Chiesa: pratica religiosa al suo punto più basso, seminari deserti, conventi vuoti, chiese distrutte o trasformate in sale espositive. Oggi non siamo più «perplessi», ma convinti che la diagnosi di Monsignor Lefebvre fosse corretta.
I fatti gli danno ragione in modo inconfutabile e i rimedi da lui proposti sono più che mai attuali, proprio perché non sono suoi, ma quelli della Tradizione bimillenaria: «Ho trasmesso ciò che ho ricevuto».
Quarant’anni è il tempo impiegato dagli Ebrei ad attraversare il deserto verso la Terra Promessa. Non osiamo affermare che presto raggiungeremo la terra «dove scorre latte e miele», ma adottiamo l’atteggiamento coraggioso dei veri pellegrini.
Nel deserto spirituale in cui viviamo, non costruiamoci idoli a nostra immagine e somiglianza e non rimpiangiamo le “cipolle d’Egitto”: questa sazietà di beni materiali offerta dal progresso tecnico, in cambio della servitù all’ideologia consumistica promossa dai nuovi faraoni.
Andiamo avanti! Non seguendo idoli moderni, ma dietro l’icona della Santissima Vergine. Andiamo avanti! Non sazi delle cipolle appassite di un edonismo ampiamente biodegradato, ma ben fortificati dalla manna della Santa Eucaristia. Andiamo avanti! Con l’inossidabile certezza che alla fine di questa lunga marcia si trova il trionfo dei Cuori uniti di Gesù e Maria.
Smettiamo di lamentarci dell’aridità del deserto spirituale che ci circonda, con i suoi tanti accessori a buon mercato. Con la grazia di Dio, scaviamo dentro di noi un’avidità spirituale : la fame e la sete dell’Unico necessario.
Abate Alain Lorans
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di Fotocollectie Elsevier Nationaal Archief via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0); immagine modificata
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