Spirito
Nuovo Ordine Mondiale, matrice anticristica, sacrificio dell’innocente. Renovatio 21 intervista l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò
Monsignor Carlo Maria Viganò ha rilasciato al fondatore di Renovatio 21 Roberto Dal Bosco questa intervista esclusiva. Sua Eccellenza ha risposto alle domande con la consueta generosità e precisione. Come noto, negli ultimi giorni vi è stato un intensificarsi degli attacchi pubblici a Monsignor Viganò. Chiediamo a tutti i nostri lettori di pregare per l’Arcivescovo: egli è una chiarissima, fondamentale voce della ragione nella tempesta che stiamo attraversando.
C’è stato un tempo in cui i temi di cui parla Vostra Eccellenza – come, ad esempio, l’avvento di un Nuovo Ordine Mondiale di matrice anticristica – erano discussi all’interno delle mura vaticane?
Una società che non si protegge da coloro che la minacciano è destinata all’estinzione, così come un corpo che non si difende dalle malattie ne è colpito e muore. Per questo motivo la Chiesa Cattolica si è sempre preoccupata sia di estirpare le minacce interne sia di prevenire e combattere quelle esterne. D’altra parte, nessun buon governante metterebbe in pericolo i propri cittadini sapendo che vi è un potere occulto che progetta un colpo di stato o che cerca di infiltrare delle spie.
Il Nuovo Ordine Mondiale è una minaccia gravissima tanto per lo Stato quanto per la Chiesa, perché entrambi sono suoi nemici da abbattere, in vista dell’instaurazione di una Repubblica Universale e di una Chiesa dell’Umanità, entrambe di matrice anticristica
Il Nuovo Ordine Mondiale è una minaccia gravissima tanto per lo Stato quanto per la Chiesa, perché entrambi sono suoi nemici da abbattere, in vista dell’instaurazione di una Repubblica Universale e di una Chiesa dell’Umanità, entrambe di matrice anticristica: la Repubblica Universale è la negazione della Regalità sociale di Nostro Signore e dello stesso patto sociale; la Chiesa dell’Umanità è la negazione della necessità della Redenzione e dell’unicità della vera Religione.
È da oltre tre secoli che la Massoneria combatte la battaglia contro lo Stato e contro la Chiesa, e finché il potere civile e quello ecclesiastico sono stati fedeli al proprio compito – ossia garantire l’uno pace, ordine e prosperità ai cittadini, l’altra unità nella Fede e salvezza eterna alle anime – hanno adottato tutte le misure per impedire alla setta di ottenere i propri scopi. Ma nel corso dei questi tre secoli, gran parte degli Stati si sono arresi e hanno accettato i principi massonici nelle proprie Costituzioni, mentre la Chiesa Cattolica ha resistito sino al 1962, quando quei principi fino ad allora condannati sono stati istituzionalizzati anche dai suoi Pastori.
Non è possibile non vedere in questa resa incondizionata al nemico un vero e proprio tradimento, tanto da parte dell’autorità civile quanto di quella ecclesiastica. Ecumenismo e collegialità sono la prova di questo cancro nel corpo ecclesiale, giunto con Bergoglio alla sua metastasi con l’ecologismo panteista e la via sinodale, che preludono a quella «chiesa dell’Umanità» indicata nelle Costituzioni della Frammassoneria almeno sin dal 1864. (1)
C’è ancora qualche realtà ecclesiale che conserva questa visione?
Vi è un pusillus grex che combatte per difendere la Cittadella dagli assalti interni ed esterni: la sua esiguità numerica, agli occhi di Dio, mostra inequivocabilmente che la vittoria è possibile solo con il potente intervento del Signore.
Chi, in malafede, minimizza la minaccia della Massoneria e anzi incoraggia una collaborazione con i suoi ideali rivoluzionari si svela come nemico della Chiesa e complice dell’élite globalista. E qui non si tratta solo di non belligeranza con un potere nemico, ma di una vera e propria diserzione della Gerarchia, giunta alla complicità più abbietta e al tradimento di Dio e dei fedeli
Chi, in buona fede, credeva che la Massoneria non rappresentasse una minaccia per la società e una nemica giurata della Chiesa oggi può comprendere di essersi lasciato trarre in inganno. Ma questa consapevolezza, ancorché tardiva, deve tradursi immediatamente in un’azione concreta: i Pastori devono mettere in guardia il loro gregge, denunciare i piani della setta, compiere un’opera di formazione ed esercitare il proprio ruolo di difensori della Chiesa.
Per questo giudico positivamente le parole pronunciate dal Presidente della Conferenza Episcopale Americana, mons. Gomez, a proposito della «élite globalista anticristiana» (2). Auspico che abbia a ripeterle durante la plenaria della Conferenza episcopale americana riunita proprio in questi giorni a Baltimora: alle parole devono seguire i fatti, perché prendere atto che il gregge è minacciato dai lupi senza chiudere l’ovile e allontanare le bestie feroci sarebbe ancor più grave.
Viceversa chi, in malafede, minimizza la minaccia della Massoneria e anzi incoraggia una collaborazione con i suoi ideali rivoluzionari si svela come nemico della Chiesa e complice dell’élite globalista. E qui non si tratta solo di non belligeranza con un potere nemico, ma di una vera e propria diserzione della Gerarchia, giunta alla complicità più abbietta e al tradimento di Dio e dei fedeli. Vedere Bergoglio ricevere in Vaticano gli esponenti del Council for Inclusive Capitalism ed essere designato come «guida morale» delle famiglie dell’alta finanza appartenenti alla cupola massonica dà la misura di un’apostasia che parte dal vertice stesso della Chiesa, dinanzi alla quale i buoni fedeli rimangono scandalizzati.
Il più grande dolore dei cristiani adesso è che devono fare una battaglia non assieme alle istituzioni ecclesiastiche, e neppure senza di esse: sembrerebbe che si debba fare la battaglia «contro», perché il Cattolicesimo istituzionale mostra di essere diventato un vero grande motore dell’oppressione sociale e biologica in corso. Come possono i Cristiani pensare a un cambiamento spirituale senza avere i Vescovi dalla loro parte?
Un gregge senza pastori si disperde facilmente, soprattutto se è assediato dai lupi. La Provvidenza permette che i Cattolici attraversino un periodo di crisi nella Chiesa, abbandonati dai loro Vescovi, anzi in molti casi addirittura perseguitati. I casi di sacerdoti dimessi dallo stato clericale perché non si piegano ai diktat di Santa Marta sono sempre più numerosi. Ma la latitanza dell’autorità – anzi: il suo vero e proprio tradimento e l’asservimento al nemico – non può essere definitiva, perché una società non può reggersi senza che vi sia un’autorità che la governi; un’autorità che non è frutto del consenso dei governati, ma espressione vicaria dell’autorità di Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico.
La latitanza dell’autorità – anzi: il suo vero e proprio tradimento e l’asservimento al nemico – non può essere definitiva, perché una società non può reggersi senza che vi sia un’autorità che la governi; un’autorità che non è frutto del consenso dei governati, ma espressione vicaria dell’autorità di Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico
Il cambiamento determinante per una restaurazione della Chiesa deve quindi necessariamente partire dai suoi vertici, dal Romano Pontefice e dai Vescovi, e finché questo non avverrà i fedeli possono solo pregare, fare penitenza e opporre una ferma resistenza agli abusi di chi esercita il potere per lo scopo opposto a quello per cui esso è stato istituito da Dio.
E perché non vi sia alcuna forma di appoggio alle iniziative della parte corrotta dell’istituzione, i fedeli devono privarla di ogni forma di finanziamento, devolvendo le loro offerte alla parte sana della Chiesa, in modo da assicurare aiuto alle famiglie, ai sacerdoti e alle Comunità religiose perseguitati.
Qualche settimana fa una Guardia Svizzera licenziata per non essersi sottoposta al siero mRNA ci ha detto che secondo lui lo stringente obbligo vaccinale imposto in Vaticano potrebbe essere dovuto al fatto di fare del piccolo Stato un esempio mondiale – come Israele, viene da dire. Ci chiediamo: un esempio davanti a chi? chi è lo spettatore ultimo che si vuole appagare rendendosi «esempio» di totalitarismo vaccinale?
Ma è chiaro: coloro che Bergoglio vuole compiacere e ai quali non manca di dare pubblica attestazione di obbediente sottomissione sono coloro che sin dalle famose mail di John Podesta progettavano di estromettere dal Papato Benedetto XVI, di avviare una «primavera della Chiesa» e di eleggere un fantoccio che compisse questa rivoluzione; né più né meno di quanto poi abbiamo visto accadere negli Stati Uniti con la colossale frode elettorale ai danni del Presidente Trump che ha portato Joe Biden alla Casa Bianca.
Di certo l’inquilino di Santa Marta si pone oggi come candidato alla presidenza della Religione Mondiale, come auspicato dalla Massoneria e pianificato dal Nuovo Ordine; o quantomeno come colui che ha introdotto nel Sacro Collegio il futuro papabile a ricoprire questo incarico
L’asservimento di Bergoglio all’ideologia globalista è talmente scandaloso da essere compreso anche dai comuni fedeli, che in virtù del sensus Fidei colgono l’indole eversiva di questo «pontificato» e si rifugiano nell’idea che Benedetto XVI sia il vero Papa.
Di certo l’inquilino di Santa Marta si pone oggi come candidato alla presidenza della Religione Mondiale, come auspicato dalla Massoneria e pianificato dal Nuovo Ordine; o quantomeno come colui che ha introdotto nel Sacro Collegio il futuro papabile a ricoprire questo incarico.
Nel 2009, nell’enciclica Caritas in Veritate, Benedetto XVI tuonava contro gli embrioni sacrificati alla scienza: «si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana». Come è possibile che una manciata di anni dopo si sia arrivati ad una Chiesa che capovolge completamente questi concetti, al punto da licenziare coloro che rifiutano i vaccini creati proprio con sacrificio di esseri umani?
La Chiesa non ha cambiato la propria dottrina, né potrebbe farlo. Ciò a cui assistiamo è il completamento di un percorso pluridecennale, al quale – duole dirlo – non fu estraneo nemmeno Benedetto XVI.
Il «concetto di ecologia umana», anche solo per il modo in cui è espresso, tradisce un linguaggio profano, nel quale manca la potenza e l’efficacia di una visione totalmente soprannaturale. Gli embrioni umani non si devono sacrificare perché sono creature volute e amate da Dio, alle quali Egli si è degnato di dare la vita perché Gli rendano gloria e, rinate nel Battesimo, possano partecipare della Sua visione beatifica in Cielo.
La Chiesa non ha cambiato la propria dottrina, né potrebbe farlo. Ciò a cui assistiamo è il completamento di un percorso pluridecennale, al quale – duole dirlo – non fu estraneo nemmeno Benedetto XVI
L’aver messo da parte, sin dal Concilio, il linguaggio inequivocabilmente cattolico del Magistero ha condotto ad un indebolimento dell’insegnamento della Chiesa, che ha inesorabilmente portato all’attuale deriva dottrinale e morale.
C’è inoltre una sorta di senso di inadeguatezza, nei Pastori, dinanzi alla scienza, quasi essi temessero di non poter dare risposte valide e autorevoli in un campo che considerano a torto estraneo. Ma se pensiamo che Dio è autore tanto della Fede quanto «di tutte le cose visibili e invisibili», come recitiamo nel Credo, non si comprende questa loro paura, che presuppone una contrapposizione che ontologicamente non ha senso.
È significativo che tanta pavidità si applichi nel difendere la vita, mentre scompaia totalmente quand’è ora di propagandare le più astruse e antiscientifiche teorie sul cambiamento climatico: in quel caso, stranamente, la Gerarchia fornisce le basi dottrinali all’ecologismo neomalthusiano e al petulante e infantile piagnisteo ambientalista dell’ormai diciannovenne Greta Thunberg dinanzi alla quale «tremano i potenti» che la foraggiano; e Bergoglio giunge a parlare di «grido della Madre Terra», rendendo culto all’idolo della Pachamama.
Con Ratzinger ancora sul Soglio, secondo Lei avremmo visto le cose che abbiamo passato in questo biennio pandemico?
Benedetto XVI non si sarebbe reso complice di questo crimine contro Dio, contro la Chiesa e contro l’umanità.
Benedetto XVI non si sarebbe reso complice di questo crimine contro Dio, contro la Chiesa e contro l’umanità
Penso che non si sarebbe prestato a fungere da figurante nella grottesca farsa della pandemia; di certo non avremmo avuto in lui, come invece è accaduto con Bergoglio, un sostenitore della narrazione pandemica e un piazzista di vaccini.
I movimenti pro-life più o meno legati a Diocesi e Conferenze Episcopali hanno da sempre ignorato temi come l’uso di feti ed embrioni nella scienza, nella farmaceutica e nella cosmetica – per non parlare della riproduzione artificiale, eterologa o meno, che può uccidere decine di embrioni per bambino ottenuto con la provetta, al punto che sono più gli esseri umani trucidati per la FIVET che non quelli uccisi dalla Legge 194. Com’è stato possibile questo silenzio?
I Pastori hanno accettato passivamente, dagli anni Sessanta, l’inferiorità morale della Religione rivelata dinanzi alla modernità, al progresso, allo scientismo, alle istanze del mondo secolarizzato e anticristiano. Come avvenuto in politica, dove una Destra già intrisa di principi liberali e risorgimentali si è lasciata imporre l’eredità morale del Fascismo e del Nazismo, senza che altrettanto avvenisse a Sinistra con il Comunismo.
Ma questo senso di inferiorità – che da sempre i nemici di Cristo hanno cercato di infondere nei Cattolici dipingendoli come retrogradi e antimoderni – è stato accettato dai Vescovi e di conseguenza dal Clero e dai laici non solo perché essi non si erano tenuti aggiornati sugli sviluppi della ricerca medica, ma perché dal Vaticano II hanno perso la dimensione soprannaturale del loro ruolo e – cosa ancor più grave – la vita interiore e l’assiduità della preghiera che sola alimenta la Fede e il Ministero.
I Pastori hanno accettato passivamente, dagli anni Sessanta, l’inferiorità morale della Religione rivelata dinanzi alla modernità, al progresso, allo scientismo, alle istanze del mondo secolarizzato e anticristiano
Il «dialogo» con il mondo non ha convertito a Cristo chi Gli era lontano, ma ha bensì allontanato da Lui chi Gli era vicino, mandandolo allo sbaraglio in una società secolarizzata, sempre più anticattolica e anticristica. Dialogare col mondo è diventato un voler parlare la sua lingua, accettarne la mentalità, rinnegando la nostra condizione «exsules filii Evae in hac lacrimarum valle».
Abbiamo Vescovi e sacerdoti che non pregano più, specialmente se sono soli davanti al Tabernacolo, e che si considerano manager di un’azienda o funzionari di un ente.
Abbiamo Vescovi che non recitano il Breviario, che non celebrano la Messa quotidiana, che non fanno più né meditazione né esame di coscienza. E col perdere lo spirito di orazione, il necessario raccoglimento interiore, acquisiscono lo spirito del mondo e la dissipazione che necessariamente ne consegue.
Se non si crede che sia il mondo a doversi inginocchiare alla Maestà di Cristo ma la Chiesa a doversi prostrare alle sue massime, come possiamo pretendere che la Gerarchia osi metterselo contro in ciò che massimamente costituisce la sua essenza satanica, ossia il sacrificio e la corruzione dell’innocente?
Parlare a costoro dei feti usati per la cosmetica o per i cosiddetti vaccini non li scandalizza, perché si considerano dei tollerati, e lo scopo della loro vita non è convertire le anime a Cristo, ma rendersi quanto più possibile mimetizzati e soprattutto «al passo con i tempi». Il che si traduce in un goffo rincorrere il mondo, in un volerlo assecondare, nell’adularne lo spirito, nel tacerne le deviazioni e le colpe: il contrario di ciò che deve fare chi è costituito da Nostro Signore come pastore e guida, non come stolto inseguitore.
E se si segue il mondo, se ci si considera inadeguati alle sue istanze e alle sue rivendicazioni; se non si crede che sia il mondo a doversi inginocchiare alla Maestà di Cristo ma la Chiesa a doversi prostrare alle sue massime, come possiamo pretendere che la Gerarchia osi metterselo contro in ciò che massimamente costituisce la sua essenza satanica, ossia il sacrificio e la corruzione dell’innocente?
I movimenti pro-life ufficiali hanno ignorato temi ancora più stringenti, come la predazione degli organi a cuor battente, che avviene magari in questo stesso momento negli ospedali italiani. Possiamo dire quindi che le battaglie sull’aborto fossero in ultima analisi per lo più armi di distrazione di massa per i Cattolici, mentre una Necrocultura ben più diffusa (di cui l’aborto è solo una frazione) veniva installata nel sistema?
La legittimazione dell’aborto era un passo obbligato, dopo il divorzio, per la distruzione della società cristiana: l’odio verso la famiglia da parte della Massoneria fa tutt’uno con il suo odio verso Dio e verso la Chiesa. Una volta che si è toccato il principio sacro dell’inviolabilità della vita, nulla impedisce di usare i feti abortiti o le persone uccise con l’eutanasia per la predazione degli organi, per la vendita all’industria farmaceutica, per la produzione di vaccini o di cosmetici, per concimare i campi.
Ma se i medici cattolici hanno denunciato questi orrori, dobbiamo riconoscere che la Gerarchia ha dimostrato ancora una volta la propria codardia dinanzi a questioni che nella mentalità secolarizzata vengono considerate marginali e trascurabili, o che sono liquidate sbrigativamente come teorie del complotto.
Se non si fosse legalizzato l’aborto, l’uso dei feti abortivi non sarebbe stato possibile, e si sarebbe potuto porre un freno anche alla predazione degli organi per l’industria dei trapianti o per la ricerca. Ma chi lasciò libertà di coscienza ai Cattolici impegnati in politica, se non l’ideologia del Vaticano II e il dialogo con il mondo tanto voluto da Paolo VI?
La legittimazione dell’aborto era un passo obbligato, dopo il divorzio, per la distruzione della società cristiana (…) Una volta che si è toccato il principio sacro dell’inviolabilità della vita, nulla impedisce di usare i feti abortiti o le persone uccise con l’eutanasia per la predazione degli organi, per la vendita all’industria farmaceutica, per la produzione di vaccini o di cosmetici, per concimare i campi
Chi non si oppone alla mostruosità infernale di queste aberrazioni dimostra non solo di non avere Fede, ma di essere privo di Carità: perché la Carità è la virtù che ci porta ad amare Dio per come Egli è, e il prossimo per amor Suo.
Se non si ama Dio, se non Lo si ama nella Sua divina essenza e nelle Sue perfezioni, se si crede stoltamente di poterne tacere la Parola per non offendere chi è lontano da Lui, anche l’amore del prossimo viene meno, e con esso il rispetto della vita naturale e ancor prima di quella soprannaturale.
E l’eutanasia? Com’è possibile che in Italia si stia per votare una legge che renderebbe lecito l’omicidio del consenziente (qualcosa che nemmeno più ha a che fare con la «dolce morte») senza che vi sia un’opposizione cattolica articolata?
È sempre lo stesso problema: chi serve il mondo non può servire allo stesso tempo Dio, e chi vuole piacere a Dio non può piacere al mondo.
Se non si fosse legalizzato l’aborto, l’uso dei feti abortivi non sarebbe stato possibile, e si sarebbe potuto porre un freno anche alla predazione degli organi per l’industria dei trapianti o per la ricerca
Il silenzio colpevole della Gerarchia dinanzi alla legalizzazione del suicidio prova la sua totale inadeguatezza al ruolo che ricopre, la complicità stolida di chi tace perché sotto ricatto, la vigliacca cortigianeria di chi spera di ottenere qualche vantaggio dal tradimento.
In tutto questo gigantesco disegno di morte, c’entra qualcosa la guerra indetta da Bergoglio contro le Messe in rito antico?
La guerra di Bergoglio alla Messa cattolica è la necessaria conseguenza di un’azione coerente con l’intera impostazione del suo «pontificato».
La Messa di San Pio V esprime la Fede della Chiesa di Cristo, senza equivoci, senza ammiccamenti, senza censure. È il canto della Sposa innamorata dello Sposo divino, che non conosce menzogna né compromesso.
La liturgia riformata esprime invece un’altra fede, è voce di un’altra religione, di un’altra ecclesiologia, di un qualcosa di umano che vuole essere sacro e profano ad un tempo, come una donna traviata che vuole tenersi stretto lo sposo ma occhieggia complice all’amante. Per questo un’anima genuinamente cattolica non può non riconoscere la netta superiorità della liturgia tridentina rispetto alla sua versione equivoca conciliare.
In chi davvero conosce il valore infinito del Santo Sacrificio della Messa e la sua «pericolosità» per il piano infernale che va compiendosi, è innegabile che vi sia il terrore di vederla nuovamente diffondersi tra i fedeli, perché il bene spirituale che essa porta alla Chiesa è un potente esorcismo contro i suoi nemici. Satana odia la Messa tradizionale
Ma aldilà di questo, in chi davvero conosce il valore infinito del Santo Sacrificio della Messa e la sua «pericolosità» per il piano infernale che va compiendosi, è innegabile che vi sia il terrore di vederla nuovamente diffondersi tra i fedeli, perché il bene spirituale che essa porta alla Chiesa è un potente esorcismo contro i suoi nemici. Satana odia la Messa tradizionale, così come odia la Confessione del peccatore, la Comunione ricevuta con le dovute disposizioni, la preghiera del Rosario, l’acqua benedetta, il suono delle campane, i Sacramentali in genere. Non è un caso se la pandemia ha tolto le acquasantiere dalle chiese, ha decimato la frequenza ai Sacramenti, ha lasciato morire senza l’assistenza di un sacerdote tante anime.
Siamo sempre allo stesso punto: solo chi non crede può consentire che in un momento di crisi si privino i fedeli degli aiuti spirituali indispensabili per affrontarlo; solo chi è dalla parte del Nemico può deliberatamente impedirli; e chi sta con il Signore sa bene quanto in un mondo governato da Satana sia necessario far irrompere la potenza di Dio, la Grazia veicolata dalla Messa e dai Sacramenti, l’intercessione della Vergine Santissima e di tutti i Santi.
Evidentemente, quando si preferisce parlare del «rispetto della casa comune» e dei cambiamenti climatici anziché gridare dai tetti che l’unica salvezza viene da Nostro Signore Gesù Cristo, si è già fatta una scelta di campo.
Il 5 Novembre, su The Post Internazionale, è stato pubblicato un dossier dal titolo I No-Vax di Dio, di Giulia Cerino e Laura Maragnani, nel quale viene data una versione faziosa e partigiana del movimento tradizionalista cattolico e dei Prelati che lo sostengono: inutile dire che Vostra Eccellenza è presa particolarmente di mira. Come giudica questo crescente attacco a chi esprime dissenso rispetto alla narrazione pandemica e vaccinale?
Ciò che emerge da certi articoli e programmi televisivi è la faziosità sfrontata, l’odio ideologico dei cortigiani della stampa nei riguardi degli hostes publici del sistema.
L’iniziale ridicolizzazione dell’avversario, la sua patologizzazione e la sua criminalizzazione sono parte della sperimentata tecnica di ogni dittatura, in particolare quella comunista, che di solito si conclude con l’eliminazione sociale e politica. A parte le falsità che toccano me personalmente, mi spiace veder attaccati il Card. Burke, mons. Schneider e mons. Williamson, buoni sacerdoti costretti alle catacombe a causa dell’ignavia o della pavidità dei loro pastori, intellettuali e gruppi di fedeli. Gli unici «buoni» che meritano l’apprezzamento di TPI sono «papa Francesco» e un «Professore»: mi pare che questo fatto incontestabile fughi ogni dubbio sull’organicità di entrambi al sistema.
Considerare un crimine la legittima decisione di non sottoporsi all’inoculazione del siero genico sperimentale rappresenta una grave violazione da parte di chi non accetta alcun confronto e tanto meno dissenso
Ma queste basse aggressioni, queste accuse false e senza contraddittorio, non sono mai mancate a chi compie il bene, perché la persecuzione fa parte della nostra quotidianità di Cattolici in un mondo empio e anticristiano. L’operazione di delegittimazione perseguita dal deep state contro chi esprime dissenso al sistema trova perfetta corrispondenza con la delegittimazione che la deep church muove contro i Cattolici refrattari.
Sconcerta che molti accettino processi sommari per qualcosa che costituisce un diritto inalienabile. Considerare un crimine la legittima decisione di non sottoporsi all’inoculazione del siero genico sperimentale rappresenta una grave violazione da parte di chi non accetta alcun confronto e tanto meno dissenso, perché sa benissimo che gli argomenti scientifici, giuridici e di banale buonsenso mostrano tutta l’incoerenza e l’illogicità delle sue posizioni. Quindi, nell’impossibilità di argomentare, occorre appellarsi alla «fede nella scienza», alla superstizione, screditando i premi Nobel e i veri scienziati.
Grazie, Eccellenza, per aver risposto alle nostre domande. Il gruppo Renovatio 21 e i nostri lettori pregano per Lei.
Roberto Dal Bosco
NOTE
1) «Art. 7. A meta ultima de’ suoi lavori si prefigge di raccogliere tutti gli uomini liberi in una gran famiglia, la quale possa e debba a poco a poco succedere a tutte le sette, fondate su la fede cieca e l’autorità teocratica, a tutti i culti superstiziosi, intolleranti e nemici fra loro, per costruire la vera e sola chiesa dell’Umanità». Cfr. La Civiltà Cattolica, Anno XXXV, vol VII, 1884, pag. 42.
Spirito
Un libro-intervista in cui Leone XIV parla della Messa tradizionale
18 settembre 2025, un libro-intervista con Elise Ann Allen, giornalista del sito web americano Crux, è stato pubblicato in Perù, dove il papa ha vissuto per quasi vent’anni. Il libro, intitolato León XIV: Ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI (Leone XIV: Cittadino del mondo, missionario del XXI secolo), è stato scritto in inglese e tradotto in spagnolo per la pubblicazione da Penguin Perú.
Si prevede che seguiranno le edizioni in inglese e portoghese. Il libro si compone di due parti distinte: una biografia del Papa, che è la sezione più lunga, e un’intervista approfondita. La versione francese è stata pubblicata il 19 novembre.
In questa intervista, Leone XIV parla della Messa in latino e pone sullo stesso piano la Messa tridentina e la nuova Messa in latino: «C’è un’altra questione, anch’essa controversa, sulla quale ho già ricevuto diverse richieste e lettere: come fare riferimento sistematicamente al ritorno alla Messa in latino?» [TLM Traditional Latin Mass, secondo la formula anglo-americana, ma il Papa omette la T di tradizionale…].
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«Beh, potete celebrare la Messa in latino adesso. Se è il rito del Vaticano II, la Messa di Paolo VI, non c’è problema. Ovviamente, tra la Messa tridentina e la Messa del Vaticano II, la Messa di Paolo VI, non so dove ci porterà. È ovviamente molto complicato».
Il papa aggiunge che la questione della Messa è «polarizzante» o «divisiva»: «So che parte di questo problema, purtroppo, è legato – ancora una volta, un processo di polarizzazione – al fatto che alcuni hanno usato la liturgia come pretesto per promuovere altre questioni. È diventata uno strumento politico».
«Penso che a volte, diciamo, l'”abuso” della liturgia di quella che chiamiamo Messa del Vaticano II non abbia aiutato le persone che cercavano un’esperienza di preghiera più profonda, un contatto con il mistero della fede, che sembravano trovare nella celebrazione della Messa tridentina. Ancora una volta, ci siamo così polarizzati da sollevare questa questione invece di poter dire: “Bene, se celebriamo correttamente la liturgia del Vaticano II, trovate davvero una tale differenza tra questa esperienza e quella?”»
Questa polarizzazione deve essere superata, secondo Leone XIV, attraverso un approccio sinodale: «non ho ancora avuto l’opportunità di incontrare un gruppo di difensori del rito tridentino. L’opportunità si presenterà presto e sono certo che ci saranno occasioni per discuterne. Ma è un problema che credo dovremmo forse affrontare anche attraverso la sinodalità. È diventato un tema così polarizzato che spesso le persone sono riluttanti ad ascoltarsi a vicenda».
«Ho sentito vescovi parlarmene e dire: “Siete invitati a questo e a quello, e non volete nemmeno sentirlo”. Si rifiutano persino di parlarne. Questo è un problema in sé. Significa che ora siamo nel campo dell’ideologia; non stiamo più vivendo la comunione della Chiesa. Questo è uno dei temi all’ordine del giorno».
La Messa tridentina non è stata abolita
In risposta a queste sorprendenti osservazioni di Leone XIV, il giornalista Aldo Maria Valli ha scritto sul suo blog il 20 settembre: «il modo in cui ne parla e le prospettive che apre non possono tranquillizzare chi è fedele alla messa tradizionale e desidera frequentarla. Lascia perplessi che dica che la questione “non so dove andrà a finire” e che il tutto “è ovviamente molto complicato”».
«Essendo lui il papa, tocca proprio a lui dire dove si andrà. Non c’è niente di complicato. […] Leone riconosce che la messa riformata dal Vaticano II ha dato luogo ad “abusi” e che tutto ciò “non è stato d’aiuto a chi cercava un’esperienza di preghiera più profonda, di contatto con il mistero della fede” Quindi riconosce che ci sono stati abusi e, implicitamente, che la messa riformata fornisce un’esperienza meno profonda e con minor contatto con il mistero della fede».
«Subito dopo però lascia intendere che se la messa riformata viene celebrata “in modo appropriato”, tutto sommato va bene così e non ci dovrebbe più essere “polarizzazione”. Affermazione sconcertante, perché qui non si tratta di accontentarsi di una celebrazione “appropriata” del novus ordo (e poi: che cosa significa “appropriata”), ma di riconoscere che il vetus ordo non è masi stato revocato e va quindi celebrato».
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Una (dis)soluzione sinodale per la Messa tridentina?
Riguardo alla sinodalità, che sembra essere una panacea, l’esperto del Vaticano osserva: «il papa riferisce di non aver avuto ancora il modo di incontrare persone che sostengono il rito tridentino ma, dice, ‘presto si presenterà un’opportunità di sedersi e parlare’. Molto bene. Ma quando dice ‘”orse con la sinodalità” mette i brividi a chi è fedele alla messa tradizionale. Con la sinodalità non si risolverà un bel niente e ci si avviterà in un dibattito infinito. Lui è il papa, tocca a lui decidere e non c’è sinodalità che tenga».
«Sedersi e discutere “in un contesto sinodale” non è il metodo della santa Chiesa cattolica. È il metodo assembleare che la Chiesa ha fatto proprio prendendolo dal mondo e che la riduce a una caricatura della democrazia politica. Un metodo che, quando va bene, fa nascere una serie infinita di equivoci e quando va male tradisce apertamente la fede».
E poi, affrontando il problema fondamentale: «insinuare che la questione sia del tutto aperta e che vada affrontata con una discussione sinodale significa anche ignorare che la messa tridentina – codificata da san Pio V dopo il Concilio di Trento, ma ben più antica nella sua essenza – non è mai stata abrogata. Papa Benedetto XVI lo ha affermato in Summorum Pontificum e nessuno può smentirlo».
«Ai fedeli è stato detto chiaramente: ciò che è stato sacro e grande per le generazioni passate rimane sacro e grande anche per noi, e non può essere improvvisamente proibito o ritenuto dannoso. Questa è una verità di fatto, non una questione di gusto personale o di sperimentazione sulla quale occorre discutere. Questione ‘molto complicata’? No. Diventa complicata solo se non la si vuole risolvere. L’appello alla sinodalità è una scorciatoia ambigua che non fa onore al papa».
«La liturgia non può essere soggetta al voto della maggioranza dei vescovi e di un gruppo di laici. Non è una moda che ha bisogno di consenso culturale. La Chiesa trasmette oggettivamente ciò che ha ricevuto, non ciò che elabora attraverso un comitato di gestione. Il culto di cui la Chiesa è chiamata a essere custode non è soggetto a negoziazione, revisione o compromesso. Se si ragiona così si cade nello storicismo e nel relativismo».
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Nessun dibattito, ma giustizia per la Messa latina tradizionale
Aldo Maria Valli esprime il suo sgomento: «quando il papa dice di non sapere dove la questione “andrà a finire” proviamo inquietudine e tristezza. Inquietudine, perché vediamo che la nostra casa spirituale ci potrà essere negata in qualsiasi momento. Tristezza, perché vediamo un Pietro che abdica al suo ruolo e ai suoi doveri. La Chiesa insegna che la liturgia è un veicolo di dottrina e che il modo in cui preghiamo plasma ciò in cui crediamo. Qui invece sembra che tutto sia ridotto a questione di gusti, una mera faccenda estetica».
«I cattolici che amano la tradizione non chiedono un dibattito. Chiedono giustizia. Giustizia per la liturgia che non è mai stata abrogata, giustizia per le comunità che sono fiorite grazie a essa, giustizia per i santi e i martiri che l’hanno celebrata per secoli, giustizia per i fedeli che si vedono messi da parte e guardati come se fossero un pericolo. Di chiacchiere ne abbiamo già fin troppe».
«Il papa deve solo dire: “Questa messa è la vostra eredità. Vi appartiene. Nessuno può portarvela via”. Ma non lo dice. La Chiesa ha bisogno di tutto tranne che di nuove dosi di ambiguità. Se ciò che era sacro ieri rimane sacro oggi e sarà sacro domani, occorre solo riconoscere questa verità. Lo si vuole fare?»
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di Lula Oficial via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
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Donald Trump pubblica un messaggio ufficiale in onore di Maria per l’Immacolata Concezione
Si tratta di un messaggio che può essere definito storico: il presidente Donald Trump è il primo presidente degli Stati Uniti a pubblicare un messaggio presidenziale ufficiale in occasione della festa dell’Immacolata Concezione, celebrata l’8 dicembre.
Negli Stati Uniti, fin dalle origini del Paese, esiste la devozione all’Immacolata Concezione; è la santa patrona del Paese, come in Spagna, e l’anno prossimo si celebrerà il 250° anniversario dell’indipendenza.
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Un riconoscimento storico della tradizione cattolica
Nel suo messaggio, Trump riconosce che «per quasi 250 anni, Maria ha svolto un ruolo distintivo nella nostra grande storia americana». La dichiarazione presidenziale sottolinea la profonda devozione dei cattolici americani e dei santi americani verso Maria, la madre di Gesù.
Trump sottolinea che la festa dell’Immacolata Concezione è considerata un «giorno festivo di precetto» nella Chiesa cattolica, il che significa che i fedeli cattolici devono partecipare alla messa.
Il ruolo di Maria nella storia americana
Il messaggio presidenziale ripercorre la storia della devozione mariana negli Stati Uniti, a partire dal vescovo John Carroll, primo vescovo cattolico del Paese e cugino di Charles Carroll, firmatario della Dichiarazione di Indipendenza, che nel 1792 consacrò la giovane nazione alla madre di Cristo.
Trump menziona anche come i cattolici attribuissero la vittoria del generale Andrew Jackson sugli inglesi nella battaglia di New Orleans all’intercessione di Maria. «Ogni anno, i cattolici celebrano una messa di ringraziamento a New Orleans l’8 gennaio in memoria dell’aiuto di Maria nel salvare la città», si legge nella dichiarazione.
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Personaggi di spicco ed eredità mariana
Il messaggio mette in risalto importanti figure americane come Elizabeth Ann Seton, Frances Xavier Cabrini e Fulton Sheen, che hanno dedicato la loro vita a glorificare Dio servendo gli altri e hanno mantenuto una profonda devozione a Maria.
Il presidente menziona la Basilica del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione, situata nel cuore della capitale, che onora Maria come la chiesa più grande del Nord America. Sottolinea inoltre che quasi 50 università americane portano il nome di Maria e che l’inno «Ave Maria» è caro a innumerevoli cittadini.
Una preghiera per la pace nel mondo
Nel suo messaggio, Trump ha fatto riferimento alla Prima Guerra Mondiale, quando Papa Benedetto XV commissionò e consacrò una statua di Maria, Regina della Pace, che teneva in braccio Gesù Bambino con un ramoscello d’ulivo, per incoraggiare i fedeli cristiani a seguire il suo esempio di pace pregando per la fine della guerra. «Pochi mesi dopo, la Prima Guerra Mondiale finì», ha concluso il presidente.
«Oggi ci rivolgiamo ancora una volta a Maria per trovare ispirazione e conforto, mentre preghiamo per la fine della guerra e per una nuova era duratura di pace, prosperità e armonia in Europa e nel mondo», si legge nella dichiarazione.
L’«Ave Maria» inclusa nel messaggio ufficiale
Con una mossa senza precedenti, Trump ha incluso la preghiera completa dell’«Ave Maria» nel suo messaggio presidenziale. Il messaggio si conclude riconoscendo «con totale gratitudine» il ruolo di Maria «nel promuovere la pace, la speranza e l’amore in America e oltre i nostri confini», mentre gli Stati Uniti si avvicinano al 250° anniversario della loro indipendenza.
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Messaggio presidenziale in occasione della festa dell’Immacolata Concezione
Oggi rendo omaggio a tutti gli americani che celebrano l’8 dicembre come giorno sacro in onore della fede, dell’umiltà e dell’amore di Maria, madre di Gesù e una delle figure più importanti della Bibbia.
Nella festa dell’Immacolata Concezione, i cattolici celebrano quella che credono essere la liberazione di Maria dal peccato originale come Madre di Dio. Entrò nella storia per la prima volta da bambina quando, secondo la Scrittura, l’angelo Gabriele la salutò nel villaggio di Nazareth con la notizia di un miracolo: «Ti saluto, piena di grazia! Il Signore è con te», annunciandole che «concepirà nel suo grembo e partorirà un figlio, e lo chiamerà Gesù».
In uno degli atti più profondi e trascendenti della storia, Maria accettò eroicamente la volontà di Dio con fiducia e umiltà: «Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola». La decisione di Maria cambiò per sempre il corso dell’umanità. Nove mesi dopo, Dio si fece uomo quando Maria diede alla luce un figlio, Gesù, che avrebbe offerto la sua vita sulla croce per la redenzione dei peccati e la salvezza del mondo.
Per quasi 250 anni, Maria ha svolto un ruolo di primo piano nella nostra grande storia americana. Nel 1792, meno di un decennio dopo la fine della Guerra d’Indipendenza, il vescovo John Carroll, il primo vescovo cattolico degli Stati Uniti e cugino del firmatario della Dichiarazione d’Indipendenza Charles Carroll, consacrò la nostra giovane nazione alla Madre di Cristo. Meno di un quarto di secolo dopo, i cattolici attribuirono a Maria la straordinaria vittoria del generale Andrew Jackson sugli inglesi nella decisiva battaglia di New Orleans. Ogni anno, l’8 gennaio, i cattolici celebrano una Messa di Ringraziamento a New Orleans in ricordo del ruolo di Maria nella salvezza della città.
Nel corso dei secoli, leggende americane come Elizabeth Ann Seton, Frances Xavier Cabrini e Fulton Sheen, che hanno dedicato la loro vita a glorificare Dio nel servizio agli altri, hanno professato una profonda devozione a Maria.
La Basilica del Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione, situata nel cuore della capitale, onora Maria come la chiesa più grande del Nord America. L’inno senza tempo «Ave Maria» è ancora caro a innumerevoli cittadini. Ha ispirato la fondazione di innumerevoli chiese, ospedali e scuole. Quasi 50 college e università americane portano il nome di Maria.
E tra pochi giorni, il 12 dicembre, i cattolici negli Stati Uniti e in Messico celebreranno l’incrollabile devozione a Maria che ebbe origine nel cuore del Messico, dove ora sorge la magnifica Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, nel 1531. Mentre ci avviciniamo al 250° anniversario della gloriosa indipendenza americana, riconosciamo e rendiamo grazie, con profonda gratitudine, per il ruolo di Maria nel promuovere la pace, la speranza e l’amore negli Stati Uniti e oltre i nostri confini.
Oltre un secolo fa, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, Papa Benedetto XV, capo della Chiesa Cattolica Romana, commissionò e consacrò una maestosa immagine di Maria, Regina della Pace, con il Bambino Gesù tra le braccia e un ramoscello d’ulivo, per incoraggiare i fedeli cristiani a seguire il suo esempio di pace e a pregare per la fine di quella terribile carneficina. Pochi mesi dopo, la Prima Guerra Mondiale terminò.
Oggi ci rivolgiamo ancora una volta a Maria per trovare ispirazione e conforto, pregando per la fine della guerra e per una nuova e duratura era di pace, prosperità e armonia in Europa e nel mondo intero.
In suo onore, e in questo giorno così speciale per i nostri cittadini cattolici, ricordiamo le sacre parole che hanno portato aiuto, conforto e sostegno a generazioni di credenti americani nei momenti difficili:
Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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