Geopolitica
Netanyahu regala a Trump un cercapersone come quelli fatti esplodere in Libano: è una minaccia?
Il primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu ha regalato al presidente degli Stati Uniti Donald Trump un cercapersone placcato in oro e uno standard durante il loro incontro alla Casa Bianca a Washington, DC martedì, secondo i media israeliani. Il regalo è un apparente riferimento all’operazione di sabotaggio segreta di Israele in Libano.
Trump ha reagito al regalo di Netanyahu definendo gli attacchi israeliani una «tremendous operation» («operazione tremenda», ma che in inglese parlato può avere un’accezione positiva). In cambio Trump ha dato a Netanyahu una fotografia autografata del loro incontro, con il messaggio: «A Bibi, un grande leader».
Il riferimento è alle migliaia di cercapersone, usati principalmente dai militanti di Hezbollah, esplose simultaneamente in Libano e in alcune parti della Siria il 17 settembre. Il giorno seguente, centinaia di walkie-talkie sono detonati in un’ondata di esplosioni simile. Gli attacchi avrebbero causato almeno 42 vittime, tra cui 12 civili, e oltre 3.500 feriti, tra cui donne e bambini.
L’operazione è stata ampiamente attribuita all’agenzia di Intelligence israeliana Mossad e percepita come un attacco preventivo. In seguito, Israele ha intensificato la sua campagna militare in Libano, culminata nell’assassinio del leader di lunga data di Hezbollah Hassan Nasrallah in un attacco aereo su Beirut il 27 settembre.
A novembre, Netanyahu ha pubblicamente riconosciuto per la prima volta che dietro al sabotaggio c’era l’Intelligence israeliana. Il suo portavoce ha poi confermato che il primo ministro aveva personalmente approvato l’operazione del cercapersone.
Netanyahu è il primo leader straniero a visitare la Casa Bianca dal ritorno di Trump alla carica. Le loro discussioni si sono concentrate sugli affari mediorientali, tra cui lo stato del cessate il fuoco tra Israele e Hamas a Gaza.
Il quotidiano israeliano Israel Hayom ha citato una fonte diplomatica presente all’incontro, la quale ha affermato: «il rapporto tra Netanyahu e Trump non è mai stato così forte o stretto». Ciò va contro le analisi di molti che vedono il rapporto come poco chiaro, con Trump che si è scagliato contro il premier israeliano varie volte, facendo capire di volerlo sostituire – desiderio che coincide forse con quello dell’amministrazione Biden e del Deep State americano.
«I due leader si sono recati alla Roosevelt Room, dove il primo ministro ha firmato il libro degli ospiti in presenza di entrambe le delegazioni. Netanyahu ha presentato al presidente Trump un cercapersone placcato in oro e uno standard come regali, al che Trump ha risposto: “È stata un’operazione tremenda”» riporta il giornale israeliano.
Molti hanno visto nell’episodio un chiaro senso di minaccia. In questi giorni sono emersi video in cui elementi del gruppo sionista statunitense Betar US infila minacciosamente un cercapersone in una tasca dello storico ebreo americano Norman Finkelstein, autore del famoso saggio L’industria dell’Olocausto. L’attivista sionista mette nella giacca del Finkelstein in cercapersone insultandolo come «negatore dell’olocausto pezzo di merda».
Betar US is actively walking around and putting pagers in American’s pockets. Watch Betar harass & threaten @normfinkelstein curse at him & put a pager in his pocket
Betar is claiming they are working w/ @ICEgov to make death threats
WHY IS @FBI DOING NOTHING? pic.twitter.com/qRLrNpYSak
— GenXGirl (@GenXGirl1994) February 3, 2025
Il gruppo Betar US dice di richiamarsi direttamente a Zev Jabotinky, ebreo ucraino capofila del cosiddetto sionismo revisionista degli anni Trenta, ammiratore di Mussolini (cui scriveva lettere, ottenendo di aprire una scuola navale sionista a Civitavecchia nel 1934), fondatore nel mandato britannico di Palestina dei gruppi militanti e paramilitari ebraici Hatzohar, Irgun e appunto Betar. Il padre di Benjamin Netanyahu, Benzion, di Jabotinsky fu segretario.
L’amministratore delegato dell’Anti-Defamation League, ente che di fatto esercita pressioni per censurare critici sgraditi ad Israele e agli ebrei (e, di recente, attaccare in generale chiunque non sia allineato con la cultura woke) giorni fa aveva fatto la sorprendente dichiarazione alla Knesset (il Parlamento israeliano) secondo cui il «genio» dietro agli attacchi in Libano andava utilizzato per combattere l’antisemitismo.
WATCH: ADL CEO Jonathan Greenblatt says the kind of “genius” behind the pager attack on Lebanon is now needed to fight antisemitism.
He said this in a speech to the Israeli Knesset just days ago.
Is this a terroristic threat? pic.twitter.com/RcW0jUlltX
— Chris Menahan 🇺🇸 (@infolibnews) January 13, 2025
L’immagine del cercapersone d’oro, con decida di Bibi a Donald, che circola su stampa e social è impressionante davvero, al punto che potrebbe trattarsi del più alto grado di chuzpah (la tracotanza ebraica) mai espresso in una minaccia a un capo di Stato.
Trump, tuttavia, non sembra aver colto questa cifra dell’incredibile dono israeliano.
In una conferenza stampa congiunta successiva ai colloqui, Trump ha annunciato i piani per gli USA di assumere il controllo dell’enclave e ricostruirla ribadendo la sua posizione secondo cui i palestinesi dovrebbero essere reinsediati fuori da Gaza. Netanyahu ha risposto positivamente alla proposta, descrivendola come una mossa potenzialmente storica.
La dichiarazione di Trump ha scatenato la condanna globale, anche da parte di Germania, Cina, Iran, Turchia e Arabia Saudita, con gruppi per i diritti umani che hanno descritto il piano come pulizia etnica. L’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha affermato mercoledì che qualsiasi trasferimento forzato o deportazione di persone da territori occupati è una violazione del diritto internazionale.
Come riportato da Renovatio 21, la settimana scorsa il Netanyahu ha annullato il viaggio per la cerimonia di insediamento di Trump.
Tre settimane fa si era parlato di un «incontro teso» tra l’inviato dell’allora presidente eletto Trump, Steve Witkoff, e Netanyahu, a cui è seguita la tregua.
Due settimane fa il giornale israeliano Haaretz aveva scritto, destando una certa sorpresa, che ora Gaza è sotto il controllo di Donald Trump. Ora la prospettiva è più chiara, ed è difficile pensare che si tratti di un puro cedimento al Netanyahu.
Come riportato da Renovatio 21, in passato Trump aveva attaccato Netanyahu arrivando a chiederne la sostituzione e ad ipotizzare tagli agli aiuti ad Israele.
Nel contesto di questi commenti aveva rivelato anche dettagli sull’assassinio del generale dei servizi iraniani Qassem Soleimani, suggerendo che fu indotto ad ordinarne la morte dagli israeliani, che poi però si tirarono indietro.
Gli inviti alla moderazione ad Israele e gli attacchi diretti a Netanyahu possono costare a Trump una grossa parte dell’elettorato evangelico USA, portato su posizioni sioniste negli scorsi decenni da una teologia apocalittica che intende accelerare la venuta dell’anticristo e quindi il ritorno di Gesù Cristo.
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Trump: Zelens’kyj deve essere «realista»
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Geopolitica
Gli Stati Uniti sequestrano una petroliera al largo delle coste del Venezuela
Il procuratore generale statunitense Pam Bondi ha annunciato il sequestro di una petroliera sospettata di trasportare greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran.
L’operazione, condotta al largo delle coste venezuelane, si inserisce in un’escalation delle attività militari americane nella regione, unitamente a raid contro quelle che Washington qualifica come imbarcazioni legate ai cartelli della droga.
«Oggi, l’FBI, la Homeland Security Investigations e la Guardia costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Difesa, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per trasportare petrolio greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran», ha scritto Bondi su X mercoledì.
Ha precisato che la nave era stata sanzionata «a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a sostegno di organizzazioni terroristiche straniere».
Nel video diffuso da Bondi si vedono agenti delle forze dell’ordine, pesantemente armati, calarsi dall’elicottero sulla tolda della nave. Secondo il portale di tracciamento MarineTraffic e vari media, l’imbarcazione è stata identificata come «The Skipper», che batteva bandiera della Guyana. Fonti come ABC News riportano che la petroliera, con una capacità fino a 2 milioni di barili di greggio, era diretta a Cuba.
Today, the Federal Bureau of Investigation, Homeland Security Investigations, and the United States Coast Guard, with support from the Department of War, executed a seizure warrant for a crude oil tanker used to transport sanctioned oil from Venezuela and Iran. For multiple… pic.twitter.com/dNr0oAGl5x
— Attorney General Pamela Bondi (@AGPamBondi) December 10, 2025
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Gli Stati Uniti avevano sanzionato la The Skipper già nel 2022, accusandola di aver contrabbandato petrolio a beneficio del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana e del gruppo militante libanese Hezbollah.
Un gruppo di parlamentari statunitensi ha di recente sollecitato un’inchiesta sugli attacchi condotti su oltre 20 imbarcazioni da settembre, ipotizzando che possano configurare crimini di guerra.
Il senatore democratico Chris Coons, intervistato martedì su MSNBC, ha accusato Trump di «trascinarci come sonnambuli verso una guerra con il Venezuela». Ha argomentato che l’obiettivo reale del presidente sia l’accesso alle risorse petrolifere e minerarie del paese sudamericano.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha rigettato le affermazioni di Trump sul presunto ruolo del suo governo nel narcotraffico, ammonendo Washington contro l’avvio di «una guerra folle».
Il Venezuela ha denunciato gli Stati Uniti per pirateria di Stato dopo che la Guardia costiera americana, coadiuvata da altre forze federali, ha abbordato e sequestrato una petroliera sanzionata nel Mar dei Caraibi.
Caracas ha reagito con durezza, definendo l’intervento «un furto manifesto e un atto di pirateria internazionale» finalizzato a sottrarre le risorse energetiche del Paese.
«L’obiettivo di Washington è sempre stato quello di mettere le mani sul nostro petrolio, nell’ambito di un piano deliberato di saccheggio delle nostre ricchezze», ha dichiarato il ministro degli Esteri Yvan Gil.
Il governo venezuelano ha condannato gli «arroganti abusi imperiali» degli Stati Uniti e ha giurato di difendere «con assoluta determinazione la sovranità, le risorse naturali e la dignità nazionale».
Da anni Caracas considera le sanzioni americane illegittime e contrarie al diritto internazionale. Il presidente Nicolas Maduro le ha definite parte del tentativo di Donald Trump di rovesciarlo e ha respinto come infondate le accuse di legami con i narcos, avvertendo che qualsiasi escalation militare condurrebbe a «una guerra folle».
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Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino
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