Pensiero
NATO e mRNA, la Von der Leyen riconfermata per l’imminente guerra transumanista
«Intanto ci teniamo la Von der Pfizer» mi ha detto un parlamentare italiano a poche ore dalla conferma di Ursula al vertice della piramide UE. Io gli parlavo sognante del fatto che magari Kennedy finisce dentro il prossimo gabinetto Trump con mansioni di revisione sanitaria, lui mi riportava alla realtà. La Von der Leyen è ancora presidente della Commissione Europea.
Di fatto, è qualcosa per cui ci sarebbe da darsi i pizzicotti: i giornali, fino al giorno prima, davano per improbabile che Von der Leyen ce la facesse. Tuttavia abbiamo visto lo stesso fenomeno in Francia, dove pareva dovesse stravincere l’estrema destra, invece, tra trucchetti e giravolte, eccoti che al governo potrebbe andare l’estrema sinistra. Eccoci, dunque, in istato di choc.
Dicevano, e anche all’estero: deciderà Meloni. In molti gongolavano: l’Italia ago della bilancia… Costoro non solo l’hanno presa nel muso, come Giorgia, ma ignoravano pure il fatto che la prima elezione di Ursula, che stava venendo deragliata da una sanguigna manovra europarlamentare di Salvini, la si deve ad un partito italiano, il M5S, che – vero grande partito del dissenso – votò la super-intrallazzante democristiana tedesca. Se rivangate nella memoria, ricorderete che si parlava di un SMS di accorato ringraziamento mandato dalla Von der Leyen alla Trenta, allora ministro della Difesa grillino zona Link University, che conosceva l’Ursula dai tempi in cui questa era ministro omologo a Berlino.
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Sarebbe seguito l’incubo che tutti ricordiamo. Con la tedesca, cominciò a caricarsi l’Europa pandemica, l’Europa del green pass, dell’euro digitale, della crisi energetica, della guerra alla Russia.
Come è possibile che chiunque abbia votato – o, come Fratelli d’Italia, abbia anche solo immaginato di votare – per la riconferma dell’algida sciura germanica, non abbia tenuto conto della catastrofe multipla che rappresenta?
È che davvero sembrava impossibile che andasse così liscia: su tutto, pesava il fatto che pochi giorni prima la Corte di giustizia europea avesse accolto il ricorso intentato da cittadini ed eurodeputati dei Verdi contro il rifiuto opposto alla richiesta del 2021, di ottenere l’accesso ai documenti relativi ai contratti per l’acquisto di vaccini COVID da parte della Commissione Von der Leyen e Big Pharma.
Abbiamo pensato tutti: il messaggio è chiaro. Ursula, scansati. Ci hai, a questo punto, uno scandalo di troppo. C’era stata la storia degli SMS con il CEO di Pfizer, Albert Bourla, spariti nel nulla. Era trapelato che il Bourla, quello che ha paura di presentarsi davanti ai deputati europei, peraltro, apprezzava tanto la Ursula, perché sulla questione dei farmaci genici sembrava informata: e ci crediamo, l’aristocratico marito (padre dei suoi sette figli) è un esperto nella materia, e lavora proprio in quel campo.
Qui era scattato uno scandalo ulteriore, che aveva toccato anche l’Italia: ecco che nella fiumana di finanziamenti del fondo europeo PNRR, tra i progetti dell’Università di Padova spuntava fuori anche il nome del marito Heiko, della nobile casata dei Von der Leyen. Conflitto di interessi? Mah. Lui alla fine dovrebbe essersi ritirato.
Sono tegole che possono capitare, ma i giornalisti cominciarono a dire che si trattava di una recidiva: erano spariti messaggini anche rispetto ad una storia di appalti militari, quando era ministra della guerra della Repubblica Federale. Anche lì, non successe niente, tutto le scorre addosso come niente fosse: Ursula von der Teflon. Evidentemente, ci sono altri piani per lei. Piani altissimi.
La cosa ci pare evidente se rammentiamo – e forse siamo gli unici a farlo – che ad una certa sembrò che Biden voleva che, dopo lo Stoltenberg, a capo della NATO ci finisse proprio lei, l’Ursula. E pazienza per gli scandali – o forse, proprio per gli scandali era il caso che al vertice visibile della più grande macchina da guerra della storia umana ci finisse una come lei.
Poi niente: han fatto segretario NATO l’ex premier olandese Mark Rutte (quello dei lockdown massivi, dei cani che sbranano i manifestanti, degli spari sui trattori dei contadini, etc.). Ursula era destinata a tenersi lo scranno più alto d’Europa. Non le è andata male, anzi: lì dove è serve eccome.
Perché quando avanzò l’idea della Von der Leyen alla NATO – il cui quartier generale, sottolineiamo ancora una volta, sta sempre a Bruxelles – la guerra alla Russia era già bella che partita. E quindi, era già chiaro quale postura avrebbe avuto la NATO ursulina con Mosca. Lei aveva già fatto vedere tutto: round di sanzioni continue, che hanno incontrovertibilmente danneggiato più industrie e cittadini europei che non la Russia. E poi, episodi come quello in cui sembrò intimare al governo tedesco di dare alle forze ucraine «tutte le armi necessarie».
Ricapitoliamo: la storia di Ursula è fatta quindi di NATO, e di mRNA. Le due cose paiono indissolubili, e l’abbiamo capito nelle riflessioni che abbiamo fatto sulla geopolitica vaccinale degli anni pandemici. Un tempo c’era la cortina di ferro, ora c’è quella di RNA messaggero sintetico. Sempre ricordando che si tratta di tecnologia militare del Pentagono, l’edificio che guida il Patto Atlantico.
I vaccini mRNA sono essenzialmente quelli che, a livello maggioritario, sono stati consentiti, cioè inflitti, alla popolazione dei Paesi NATO ed alleati. Pfizer e Moderna sono vaccini mRNA puri, mentre AstraZeneca e Janssen, cioè Johnson&Johnson, che sono a vettore virale, hanno avuto una fetta minuscola del mercato del deltoide europeo bucato per obbligo. Abbiamo visto pure che ora AZ è stato del tutto ritirato, e pazienza per quelli che alla lotteria della siringa se lo sono beccati, e adesso magari (ammesso che abbiano coraggio o cervello, cose che nei vaccinati possono a volte drammaticamente mancare) si trovano a seguire i processi britannici sulle morti da coagulo.
Nei Paesi NATO, lo sapete, per qualche ragione non sono stati accettati né il vaccino russo Sputnik – un siero genico a vettore virale, quindi non diverso dall’AZ o dal J&J – né i vaccini cinesi Sinovac, che usavano invece l’antica tecnologia del virus attenuato. Nessuna vera spiegazione è stata data sul diniego opposto a questi sieri, pure in un momento in cui vi era scarsità tale che gli editorialisti del Fatto Quotidiano si segnalavano come caregiver per farsi inoculare il prima possibile.
C’era l’emergenza, non c’erano abbastanza dosi – ce lo ripetevano di continuo, assieme alla narrazione della tecnopozione miracolosa venuta dalla catena del freddo, talmente necessaria che l’anno dopo i vaccini cominciarono a farli tra gli ombrelloni in spiaggia, rincorrendo signore spalmate di crema solare impegnate nel cruciverba de La Settimana Enigmistica.
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Eppure i vaccini russi e cinesi no, non si potevano avere. Si ingenerò il problema di San Marino, nazione dove i solidi contatti preesistenti con la Russia (dovuti magari a qualche circuito inconfessabile messo su ai bei tempi il Partito Comunista Italiano), consentirono la distribuzione dello Sputnik, con il problema che poi i sanmarinesi, che sono materialmente italiani, non sapevano come fare usciti dai confini del Titano: dovevano iniettarsi anche un vaccino atlantico? Che effetto avrebbe fatto la mistura? All’epoca si diceva che la misture di marche diverse non si poteva fare, poi, come niente fosse, dissero che fare dosi di brand differenti si poteva, anzi magari era pure meglio. (Quante meraviglie ci riemergono…)
I lettori avranno capito dove voglio arrivare: esiste sulla Terra un’immensa spaccatura, partita tempo prima della guerra in Ucraina, una divisione del mondo che passava attraverso i corpi dei cittadini occidentali perfino a livello subcellulare. Se sei cittadino USA o UE, devi farti l’mRNA. Punto.
I lettori di Renovatio 21 sanno altresì che a questo fenomeno abbiamo tentato, soli soletti, di dare una spiegazione: la popolazione va abituata alle terapie geniche (questo di fatto è il siero, non un vaccino), che sono peraltro proprio la specializzazione del marito principe Von der Leyen.
La popolazione va indotta all’uso dell’mRNA, e non solo per il COVID: ogni malattia, in futuro, potrà essere curata con strumenti genetici. Ogni disturbo sarà trattato con la modifica biomolecolare dell’essere umano. Si tratta, né più né meno, dell’imposizione di un programma di transumanesimo di massa. E con la prima prova, il referendum per capire se il gregge avrebbe accettato, è andata benissimo.
Il cittadino europeo sarà genicamente modificato, o non sarà: il green pass significava esattamente questo. La cittadinanza, i diritti che ne derivano, sottomessi all’accettazione della propria trasformazione genetica cellulare.
E quindi, ci diviene più chiara la composizione del conflitto militare sul punto di deflagrare definitivamente: da una parte la Russia, dall’altra parte il mondo umanoide.
Da una parte una nazione che è tornata cristiana, e che valuta positivamente le altre religioni (come l’Islam, che costituisce il 15% della popolazione russa, ma stranamente non vi è anarco-tirannia musulmana delle banlieue né minaccia soverchiante del terrore jihadista); dall’altra il blocco che dell’umanità transumanizzante.
La guerra contro la Russia quindi, oltre che termonucleare, sarà in effetti la prima guerra transumanista della storia.
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Non perdete tempo a pensare ai giochetti di superficie dell’europolitica: sì, Ursula si è presa i voti dei Verdi promettendo chissà quale follia decrescitista climatica antiumana, ma ricordatevi sempre che i Verdi sono al momento il partito più guerrafondaio al governo in Germania. Sì, c’era una manovrina che ha tentato la sgomitante Meloni – richieste di ruoli di vice, robette così – ma del fatto che nel vero scacchiere Giorgia non contasse nulla non è che dovevamo avere dimostrazioni, altrimenti non l’avrebbero mai lasciata arrivare lì, sbarrando ovunque la strada a Salvini.
Quello è rumore di fondo. La realtà è che la Von der Leyen è rimasta perché c’è un lavoro da portare avanti, il grande piano da realizzare una volta per tutte: scatenare una guerra post-umana contro la Russia, e perseverare con la sottomissione – perfino biologica – della popolazione dell’Occidente.
È più spaventoso di quanto si riesce ad immaginare, ma va così. E quando vedete quella bella vecchina, il dolce volto diafano stile Charlotte Rampling camomillizzata, dovete capire che dietro vi è qualcosa di enorme – il programma di riforma, intima e violenta, del pianeta e dell’umanità stessa.
Le pallottole per Trump – a proposito: ci diranno quante erano? Sono tutte state sparate dal misterioso ragazzino sfigato? – hanno la medesima radice politica, geopolitica, metapolitica, metafisica. Il miracolo che lo ha salvato, pure è un fatto metafisico che riguarda le sorti dell’umanità intera.
Eppure non è ancora finita: nei prossimi mesi, giocoforza accelereranno. Perché la guerra transumanista si deve fare, costi quello che costi.
I signori del mondo non molleranno, e se ne fregano oramai se – tra signore controverse e presidenti dementi – non hanno nemmeno più facce nuove, o anche solo decorose, da mettere sul palco.
È, in verità, un gran brutto segno.
Roberto Dal Bosco
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Immagine di European Union, 2024 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International; immagine modificata
Pensiero
Miseria dell’ora legale, contro Dio e la legge naturale
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Pensiero
Mons. Viganò: dissonanza cognitiva e rivelazione del metodo, il colpo da maestro di Satana
Renovatio 21 pubblica questo scritto dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Le opinioni degli scritti pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

Ex fructibus igitur eorum cognoscetis eos.
Mt 7, 20
Premessa
La crisi nella Chiesa è di natura teologica, non canonica. Non solo: questa non è una crisi tra le tante, ma la crisi dell’Autorità, perché è appunto l’Autorità ad essere oggetto di un sovvertimento che fino a sessant’anni fa non era nemmeno immaginabile in seno alla Chiesa Cattolica. Se infatti l’Autorità, quando è esercitata per il bene, è certamente lo strumento più idoneo ad assicurare il buon governo dell’istituzione che presiede, così essa si può mutare in uno strumento altrettanto efficace per distruggerla, nel momento in cui chi la ricopre rescinde il proprio vincolo di obbedienza verso Dio, che dell’Autorità è supremo garante (1).
Questo hanno fatto i Giacobini nel 1789, questo hanno ripetuto i fautori della rivoluzione conciliare nel 1965: appropriarsi illegittimamente dell’Autorità per costringere i sudditi ad accettare di obbedire a ordini iniqui, finalizzati ad un piano eversivo. E tanto i Giacobini quanto i Modernisti si sono avvalsi non solo della collaborazione attiva dei propri complici e dell’inazione dei codardi, ma anche del consenso di coloro che obbedivano in buona fede e da una massa progressivamente indotta ad accettare in nome dell’obbedienza qualsiasi cambiamento (2).
L’idealizzazione dell’autorità
Nelle scorse settimane «conservatori» come Riccardo Cascioli, Luisella Scrosati, Daniele Trabucco e Giovanni Zanone hanno sostenuto che laici e chierici, dinanzi alla crisi della Gerarchia cattolica, non dovrebbero adottare forme di resistenza nei confronti di cattivi Superiori; né dovrebbero mettere in discussione la loro Autorità, dal momento che essa promana direttamente da Nostro Signore.
Costoro affermano che l’indegnità di un vescovo o del papa non inficia la legittimità della loro autorità, ma questo può essere vero nel caso di un’indegnità personale che non coinvolge l’esercizio dell’autorità stessa. L’autorità, tuttavia non può essere esercitata legittimamente al di fuori dei confini che le sono dati né tantomeno contro i propri fini o contro la volontà del divino Legislatore. Un vescovo che coopera consapevolmente ad uno scopo iniquo con atti di governo, inficia la legittimità di quegli atti e la sua stessa autorità, proprio perché sono posti in fraudem legis.(3)
La visione idealista e sconnessa dalla realtà degli Autori citati, secondo la quale l’Autorità non perderebbe la propria legittimità nemmeno quando i suoi ordini sono volti al male, rende evidente il cortocircuito logico tra la realtà di papi e vescovi eretici – formali o materiali, poco importa: è comunque una cosa inaudita – e la teoria di un’Autorità immune dall’eresia e dalle cattive intenzioni di chi ricopre quell’Autorità.
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Una crisi sistemica
Chi si ostina a giudicare i singoli fatti prescindendo dall’evidente coerenza che li lega tra loro e dal quadro complessivo che se ne evince, falsifica la realtà dandone una rappresentazione ingannevole. Questa è una crisi che dura da sessant’anni, sempre nella medesima direzione, sempre con la connivenza dell’Autorità, sempre contraddicendo gli stessi articoli di Fede e sostenendo i medesimi errori già condannati.
I responsabili di questa crisi sono tutti accomunati dalla volontà eversiva di appropriarsi e mantenere il potere per raggiungere gli scopi che si prefiggono. E a riprova che deep state e deep church agiscono di concerto, basti vedere come gli artefici di questa sovversione in campo ecclesiastico agiscono specularmente ai loro omologhi nella sfera civile, giungendo a mutuarne il lessico e le tecniche di manipolazione di massa. L’evidenza dei risultati disastrosi ottenuti dai papi e dai vescovi conciliari non li ha indotti a tornare sui propri passi e a riparare al danno compiuto, ma al contrario li vediamo proseguire ostinatamente sulla medesima linea, confermando dolo e premeditazione, ossia la mens rea. (4)
Ci troviamo in una situazione di gravissimo conflitto istituzionale, dal quale emerge che la maggior parte dei vescovi costituiti in Autorità – senza alcuna ombra di dubbio – agisce con l’intenzione determinata e volontaria di commettere atti illeciti contro il bene della Chiesa e delle anime, nella consapevolezza delle loro conseguenze.
Se in costoro non vi fosse intenzione di compiere il male – se, cioè, essi fossero in buona fede – non si ostinerebbero a ripetere i medesimi errori, nel perseguimento dei medesimi risultati. Né cercherebbero con ogni mezzo di indurre fedeli e sacerdoti a rinnegare ciò che la Santa Chiesa ha insegnato per secoli, facendo loro abbracciare quanto essa condannava e puniva con le pene più severe.
L’accettazione della frode
Abbiamo dunque una Gerarchia composta da vescovi e papi traditori che pretende dai propri fedeli non solo il silenzio inerte dinanzi ai peggiori scandali dei suoi membri, ma anche l’entusiastica accettazione e condivisione di questo tradimento, secondo quel principio esoterico che il satanista Aleister Crowley aveva così riassunto agli inizi del Novecento: «Il male deve nascondersi alla luce del sole, poiché le regole dell’universo impongono che chi viene ingannato acconsenta al proprio inganno».
Questo è il modus operandi del demonio e dei suoi servi, che troviamo confermato dalla narrazione delle tentazioni cui Satana sottopone Nostro Signore nel deserto: «Tutto questo io ti darò – dice il Maligno a Cristo – se prostrato mi adorerai» (Mt 4, 9). Nel pretendere di essere adorato come Dio, Satana chiede anzitutto l’accettazione della frode, ossia della premessa – Tutto questo io ti darò – che è assolutamente falsa, in quanto Satana non può cedere ciò che non gli appartiene. Se per assurdo Nostro Signore si fosse prostrato a Satana adorandolo, Egli non avrebbe avuto da lui nemmeno un granello di polvere del deserto e questo baratto si sarebbe rivelato una frode.
er questo il Signore gli risponde «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (ibid., 10). Con queste parole Nostro Signore svela l’identità del tentatore e i suoi inganni. Anche nell’Eden, tentando Eva, il Serpente aveva prospettato ai Progenitori di diventare sicut dii (Gen 3, 5).
Essi sapevano benissimo che Satana non sarebbe stato in grado di renderli come dèi e che avrebbero dovuto rispondere a Dio della loro orgogliosa disobbedienza, ma nonostante questo hanno consentito alla menzogna del Maligno come se fosse vera, rendendosi responsabili del sovvertimento di Bene e Male e agendo come se Dio non fosse onnipotente e in grado di punirli. È questa, in definitiva, la ὕβρις, la superbia che spinge l’uomo a sfidare Dio scegliendo di compiere il peccato, che ha come conseguenza la νέμεσις, ossia la punizione inevitabile che colpisce chi ha violato l’ordine divino oltrepassando i limiti imposti da Dio.
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La «Rivelazione del Metodo»
Lo storico ed esperto di ingegneria sociale Michael A. Hoffman ha affrontato il medesimo tema da una prospettiva differente, identificando un’élite nascosta che usa tecniche di manipolazione per controllare le masse. Essa non vuole solo conquistare il potere, ma intende condurre una guerra psicologica che trasforma la realtà in un rituale magico, alchemico (e in questo coincide con le parole di Crowley).
Questa élite non nasconde più tutto, ma rivela deliberatamente parti del suo piano (da qui la Rivelazione del Metodo), come atto di umiliazione dei sudditi e di affermazione della propria supremazia. Gli studi di psicologia sociale confermano che questo gioco crudele per soggiogare e dominare le vittime serve a provocare la dissonanza cognitiva, ossia quello stato di disagio psicologico che si verifica quando ci troviamo dinanzi a due affermazioni o fatti in conflitto tra loro, come ad esempio è avvenuto quando le autorità sanitarie sostenevano, mentendo, che il siero genico sperimentale fosse «sicuro ed efficace» ma allo stesso tempo chiedevano lo scudo penale per i medici inoculatori; o quando abbiamo sentito affermare da Jorge Bergoglio che «Dio non è cattolico».
Questa dissonanza cognitiva, questa percezione di una contradictio in terminis è voluta, perché ci demoralizza (siamo consapevoli della nostra impotenza), perché ci induce ad un consenso implicito (un consenso passivo, come dire: «Ti mostro cosa faccio, e tu non fai nulla, quindi acconsenti») e infine perché ci porta all’accettazione di un potere dispotico (anche se esso sbeffeggia le masse, rafforzando su di noi il proprio controllo psicologico).(5)
La «dissonanza cognitiva» e il «gaslighting» dei conservatori
Non ci deve dunque stupire se queste tecniche di manipolazione di massa sono usate anche nella sfera ecclesiastica, allo scopo di provocare la stessa dissonanza cognitiva nei fedeli, la stessa demoralizzazione, lo stesso consenso estorto, la medesima accettazione dell’autorità che ostenta la contraddizione ma pretende obbedienza. Pensiamo al paradosso di Leone che dichiara la libertà religiosa un diritto umano sulla base del Vaticano II e allo stesso tempo canonizza il Beato Bartolo Longo, che nei suoi scritti condanna l’indifferentismo religioso e il concetto di libertà religiosa (6); o che presiede incontri ecumenici con gli islamici, ma canonizza il Beato Ignazio Choukrallah Maloyan, vescovo armeno martirizzato dai maomettani per essersi rifiutato di apostatare la vera Fede.
Non ci deve stupire nemmeno che la Nuova Bussola si comporti esattamente come previsto in questi casi dai manuali di psicologia sociale, negando ostinatamente la contraddizione ancorché evidente, in un’operazione di vero e proprio gaslighting (7): «Ciò che hai visto non è mai successo».
Anche il ricorso a video o immagini generate dall’AI diventa strumento di destabilizzazione, perché queste contribuiscono a erodere la base sensibile della conoscenza della realtà, rendendo impossibile distinguere il vero dal falso e di fatto cancellando la nozione stessa di «reale» mediante la sua sostituzione con il «verosimile».
L’apparenza prende così il posto della sostanza, solo perché essendo veicolata dall’immagine che appare sul cellulare o sul computer noi non sappiamo se ciò che ci sembra vero lo è davvero o lo sembra soltanto. Come non vedere in questo nuovo fenomeno un attacco con cui Satana sfida con i suoi artifici teatrali e con i suoi effetti speciali la verità di Dio che è simplex, senza pieghe?
Questi sono test di massa per mettere alla prova la devozione alla religione sinodale, esattamente come in ambito civile avviene con la religiones anitaria o la religione green. E non è diverso chiedere al fedele di accettare la messa protestantizzata di Paolo VI se vuole avere il permesso di assistere alla Messa tridentina, che del Novus Ordo è l’antitesi.
Anche la «scomunica» che Jorge Bergoglio mi ha inflitto palesa una enorme contraddizione: da un lato io sono stato dichiarato scismatico per aver denunciato gli stessi errori che tutti i Papi fino a Pio XII incluso hanno condannato; dall’altro i veri eretici e scismatici sono ammessi alla communicatio in sacris con chi mi condanna, senza alcuna conseguenza canonica. Il messaggio è chiaro: «Possiamo mostrarti la contraddizione tra le nostre parole e le nostre azioni, e tu non farai nulla. Accetterai sia la menzogna che la prova di essa».
Ogni assurdità accettata indebolisce la capacità di discernimento dei fedeli e del Clero, per poter responsabilmente obbedire ai propri Pastori. Se la nostra Fede non è forte e convinta, questo ci porta ad una forma di apatia verso ogni nuova provocazione. È una forma di umiliazione rituale che funziona non più attraverso la segretezza, ma attraverso una sfacciata ostentazione, specialmente quando l’obbedienza all’Autorità che imparte ordini abusivi e addirittura criminali è richiesta come un sacrificio della propria razionalità, come un’immolazione della volontà mediante un concetto pervertito di autorità e di obbedienza.
Se l’Autorità della Gerarchia, fino ai suoi massimi vertici, si rende responsabile di questa manipolazione psicologica dei fedeli finalizzata a perpetuare il proprio potere per demolire la Chiesa, a chi dovrebbero rivolgersi, sacerdoti e laici, per veder condannati i colpevoli di tanto tradimento? A quegli stessi eretici manipolatori, incistati a Roma e in tutti gli organi e le istituzioni della Chiesa Cattolica?
Non stupisce che troppe vocazioni sacerdotali si perdano e che molti fedeli si rassegnino o abbandonino la pratica religiosa. È il risultato voluto e pianificato di questo crudele stillicidio.
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Il «colpo da maestro» di Satana
Il demonio vuole ottenere la nostra adesione al male non per inganno, ma portandoci ad accettare la menzogna con la quale egli definisce bene il male, e ad accettare la finzione mediante la quale ci presenta il bene come un male. Il colpo da maestro di Satana consiste in questo: nell’ottenere da noi un assenso irrazionale, pur dinanzi all’evidenza della frode e del sovvertimento che riconosciamo per tali ma che, in un atto di folle annientamento suicida, accettiamo come se fossero verità divinamente rivelate. Per il Cattolico la Fede non è mai irrazionale: rationabile sit obsequium vestrum, dice San Paolo (Rom 12, 1), perché Dio è autore della Fede e della ragione, e non vi può essere contraddizione nella Verità.
Satana, al contrario, essendo menzognero e padre della menzogna (Gv 8, 44) non può non dissimulare i propri inganni con la frode, per i quali pretende da noi non un’adesione razionale, ma un consenso superstizioso, un atto di fede al contrario, nel quale l’assenso dell’intelletto a errori e eresie evidenti è motivato non dall’autorità di un Dio verace, ma dall’usurpazione di quell’autorità da parte di una creatura ribelle, bugiarda e che sappiamo che ci vuole ingannare e perdere.
Satana vuole che abdichiamo alla ragione e allo stesso sensus fidei, trasformando l’atto di fede in una folle apostasia.
L’assolutizzazione dell’obbedienza
Assolutizzare l’obbedienza, scardinandola dalla necessaria coerenza che essa presuppone tra tutti i soggetti del corpo gerarchico in cui essa viene esercitata,[8] significa consegnare nelle mani dell’autorità vicaria della Gerarchia un potere che il supremo Legislatore non le ha mai concesso, ossia la facoltà di poter legittimamente legiferare contro la volontà del Legislatore stesso e in danno dei fedeli.
Qui non stiamo parlando di ordini incidentalmente sbagliati, o di singoli vescovi che abusano della propria autorità in un contesto ecclesiale in cui la Virtù è incoraggiata e il peccato condannato e punito. Qui stiamo parlando di un intero sistema gerarchico che è riuscito – nella Chiesa Cattolica come nella cosa pubblica – ad impossessarsi del potere, ottenendo riconoscimento e obbedienza dai sottoposti mediante l’uso di mezzi coercitivi.
Non solo: l’assolutizzazione dell’obbedienza nei riguardi dell’autorità finisce anche con l’essere deresponsabilizzante: un comodo alibi offerto ai tanti, troppi don Abbondio in veste filettata o in clergyman, ben attenti a non dispiacere ad alcuno, ad «evitare polarizzazioni» – secondo l’auspicio di Leone – a beneficiare dei favori del potente che si conosce come iniquo ma a cui si presta ossequio per viltà o interesse.
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Conclusione
La Sacra Scrittura, i Padri, i mistici e la stessa Vergine Maria a Fatima ci hanno messi in guardia su un’apostasia che la Chiesa dovrà affrontare negli ultimi tempi. Come possiamo pensare che questa apostasia si concretizzi, se non attraverso falsi pastori al posto di buoni pastori, e di pseudocristi e falsi profeti al posto di Cristo e dei Profeti? Come potrebbero gli eletti essere tratti in inganno dagli eretici e dagli scismatici (Mt 24, 24), se non nel momento in cui questi ricoprono ruoli d’autorità nella Chiesa? Ma la Chiesa è indefettibile, ripetono alcuni con petulanza.
E lo è davvero: nonostante la stragrande maggioranza dei suoi vescovi infierisca su di essa e agisca di concerto con nemici di Cristo. La Chiesa Cattolica è indefettibile nel senso che essa non può mai venir meno nella sua missione di custodire e trasmettere la Verità rivelata da Dio, né può cadere in errore definitivo nella sua Fede e nella sua Morale. E questo di fatto non accade nemmeno quando una Gerarchia eretica e corrotta cerca di oscurare o di sfigurare il sacro Deposito della Fede. Non dimentichiamo che la Chiesa non è solo quella militante su questa terra (hic) e oggi (nunc), ma è anche quella penitente in Purgatorio e trionfante in Paradiso.
La sua compagine celeste è garanzia di quell’indefettibilità che il suo divino Fondatore le ha promesso e che lo Spirito Santo le assicura. E se la chiesa conciliare-sinodale che oggi si presenta come militante contraddice quella di ieri, spezzando la continuità e l’unità nella Professione dell’unica Fede che la rende una e apostolica anche nel fluire del tempo e non solo nella sua diffusione nello spazio, essa non è più la stessa Chiesa.
Per questo il Signore non manca di suscitare una vox clamantis in deserto che rompa il muro di silenzio e di complicità dei congiurati: mi riferisco ai “dottori degli ultimi tempi” cui accenna Augustin Lémann (9) nel suo saggio L’Anticristo. Sono i nuovi Sant’Atanasio imprigionati, esiliati, perseguitati ma infine risarciti dalla Giustizia divina con la proclamazione della loro santità. Ecco come il grande Vescovo di Alessandria e Dottore della Chiesa si rivolge ai fedeli durante la grande eresia ariana (10):
Che Dio vi consoli! (…) Quello che rattrista (…) è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. È un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la Fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera Fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la Fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la Fede? La vera Fede, ovviamente. Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta – quella che mantiene la sede o chi osserva la Fede? È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la Fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo… Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra Fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla Tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra Fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto più i violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che ne sono a loro volta espulsi e vanno fuori strada. Anche se i Cattolici fedeli alla Tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo.
L’accusa ricorrente che tanto i Conservatori e i Sinodali rivolgono a chi rimane saldo nella Fede e denuncia i loro errori è di volersi creare una propria chiesa, separandosi con lo scisma dalla Chiesa Cattolica, visibile e gerarchica, di cui essi si sono però impossessati con un vero e proprio golpe e nella quale pretendono di esercitare una legittima Autorità per gli scopi opposti a quelli che Nostro Signore le ha affidato.
Ma non sono stati forse costoro, con i loro errori condannati da tutti i Papi preconciliari, a crearsi una chiesa parallela che contraddice il Magistero immutabile e sovverte il Papato? Come può un’autorità ribelle a Cristo Capo del Corpo Mistico pretendere di esercitare l’Autorità di Cristo per contraddire la Sua Parola?
Come può chi si è separato dalla comunione ecclesiale con la vera Chiesa Cattolica Apostolica Romana accusare di scisma chi le rimane fedele?
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
24 Ottobre MMXXV
S.cti Raphaëlis Archangeli
NOTE
1) Il termine auctoritas deriva da auctor, nell’accezione di autore e garante riferita a Dio.
2) San Pio X ricordava che il successo dei malvagi è possibile anzitutto grazie all’ignavia dei buoni.
3) L’espressione in fraudem legis si riferisce a un comportamento o un atto giuridico compiuto con l’intenzione di eludere una norma, aggirandone lo scopo o l’applicazione, pur rispettandone formalmente la lettera. In altre parole, si tratta di un’azione che, pur apparendo conforme alla legge, viene posta in essere per ottenere un risultato che la legge stessa intende vietare o limitare. Le caratteristiche di questo comportamento sono la conformità formale, l’intenzione elusiva e l’effetto contrario alla mens del legislatore.
4 – La mens rea designa la componente psicologica del reato, ossia l’intenzione o la consapevolezza di violare la legge.
5) Scrive Hoffman: «Il principio alchemico della Rivelazione del Metodo ha come componente principale una beffarda derisione delle vittime, simile a quella di un clown, come dimostrazione di potere e macabra arroganza. Quando viene eseguito in modo velato, accompagnato da certi segni occulti e parole simboliche, e non suscita alcuna risposta significativa di opposizione o resistenza da parte dei bersagli, è una delle tecniche più efficaci di guerra psicologica e violenza mentale». Cfr. Michael A. Hoffman II, Secret Societies and Psychological Warfare, 2001.
6) Scriveva Bartolo Longo: Innanzi a Dio l’uomo non ha vera libertà di coscienza, libertà di culto e libertà di pensiero, come oggi s’intende, cioè facoltà di scegliersi una religione ed un culto come gli talenta; ma solo la libertà dei figliuoli di Dio, come dice S. Paolo, cioè di lasciare l’errore e le seduzioni del secolo per correre liberamente al Cielo. L’affermare, perciò, che l’uomo ha il diritto innanzi a Dio di pensare e di credere in religione come gli piace, è un errore. Cfr. Bartolo Longo, San Domenico e l’Inquisizione al Tribunale della Ragione e della Storia, Valle di Pompei, Scuola tipografica editrice Bartolo Longo, 1888.
7) Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui una persona (o un gruppo) fa dubitare un’altra della propria percezione della realtà, della memoria o della sanità mentale, con l’obiettivo di controllare, indebolire o destabilizzare la vittima.
8) Non vi può infatti essere vera obbedienza se chi è costituito in autorità nella Gerarchia esige di essere obbedito ma allo stesso tempo disobbedisce a Dio, che è il garante e la fonte stessa dell’Autorità. Né vi può essere legittima autorità se chi la esercita in nome di Dio non si sottomette a propria volta alla Sua suprema Autorità.
9) Augustin Lémann, L’Anticristo, Marietti, 1919, pag. 53. «Il secondo campione della verità cristiana contro l’Anticristo sarà una falange di dottori suscitata da Dio in quei tempi di prova. […] Questa falange di dottori riceverà, per la difesa e consolazione dei buoni, una maggiore intelligenza delle nostre sante Scritture». Cfr. https://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2014/07/LANTICRISTO-A-Lemann.pdf
Il Canonico Augustin Lémann, ebreo francese, si convertì al Cattolicesimo insieme al fratello Joseph. Divenuti amici di Pio IX, furono entrambi consultori del Concilio Vaticano I.
10) Sant’Atanasio, Epistolæ festales, Lettera XXIX, in: Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum, a cura di Caillaud e Guillon, vol. 32, pagg. 411-412.
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