Geopolitica
Natanz, incidente all’impianto nucleare. Per Teheran è terrorismo (israeliano)
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews
Si è trattato di un blocco nella corrente al circuito elettrico dell’impianto di arricchimento. Per il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica è «terrorismo antinucleare». Non si sono registrati morti, feriti o inquinamento. Esperti e intelligence parlano di «cyber-attacco» da parte di Israele
Incidente o atto di terrorismo? Le autorità iraniane non hanno alcun dubbio sulla seconda ipotesi, per spiegare quanto è avvenuto ieri nella centrale di arricchimento dell’uranio a Natanz, nel centro della Repubblica islamica.
Per il portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica è «terrorismo antinucleare»
Behrouz Kamalvandi, portavoce dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica (OIEA), parla di «terrorismo antinucleare» a pochi giorni dal lancio al complesso di Chahid-Ahmadi-Rochan – uno dei principali del Paese – di una nuova cascata di centrifughe.
Secondo gli esperti, queste ultime costituiscono una «violazione» ai termini dell’accordo nucleare (JCPOA) del 2015.
«Abbiamo avuto un incidente – spiega Kamalvandi – in una parte del circuito elettrico dell’impianto di arricchimento […] un blocco nella corrente di cui non conosciamo la causa».
Secondo alcuni esperti, che rilanciano fonti dell’intelligence, dietro l’incidente vi sarebbe Israele che ha sferrato un «cyber-attacco» alla centrale.
A distanza di ore il problema non era ancora stato risolto ma, aggiunge, «per fortuna non abbiamo avuto morti, feriti o inquinamento. Non vi sono altri problemi particolari. Sulla vicenda abbiamo aperto un’inchiesta – conclude – ma al momento non disponiamo di maggiori informazioni».
Secondo alcuni esperti, che rilanciano fonti dell’intelligence, dietro l’incidente vi sarebbe Israele che ha sferrato un «cyber-attacco» alla centrale.
Il governo non ha voluto commentare, sebbene negli ultimi giorni le massime cariche – compreso il premier uscente Benjamin Netanyahu – abbiano a più riprese lanciato l’allarme contro i pericoli insiti nel programma nucleare iraniano.
Amichai Stein, giornalista della ti pubblica israeliana, in un messaggio sui social ritiene che «il default al circuito elettrico di Natanz è da attribuire a una cyber-operazione israeliana».
Amichai Stein, giornalista della ti pubblica israeliana, in un messaggio sui social ritiene che «il default al circuito elettrico di Natanz è da attribuire a una cyber-operazione israeliana».
Nel luglio scorso una misteriosa esplosione aveva causato gravi danni a un impianto avanzato di assemblaggio di centrifughe a Natanz. Nell’occasione Teheran aveva parlato di «sabotaggio» e «atto terroristico», senza mai rivelare i risultati delle inchieste, mentre l’agenzia ufficiale IRNA metteva in guardia Israele e Stati Uniti da azioni ostili contro l’Iran.
Poche ore prima dell’ultimo incidente nell’impianto, il presidente Hassan Rouhani aveva inaugurato – a distanza – il nuovo impianto di assemblaggio delle centrifughe, che offrono la possibilità di arricchire l’uranio in modo più veloce e con quantità maggiori.
La scorsa settimana hanno preso il via a Vienna i nuovi colloqui fra Teheran e le potenze mondiali (compresi gli Stati Uniti), mediato dall’Unione europea, sul ripristino dell’accordo nucleare iraniano (JCPOA).
La scorsa settimana hanno preso il via a Vienna i nuovi colloqui fra Teheran e le potenze mondiali (compresi gli Stati Uniti), mediato dall’Unione europea, sul ripristino dell’accordo nucleare iraniano
Commentando i dialoghi Rouhani ha parlato di «nuovo capitolo» nelle relazioni diplomatiche internazionali e l’omologo Usa Joe Biden si è detto pronto a cancellare le decisioni di Trump. Sul tavolo restano però nodi irrisolti fra cui il meccanismo di reintegro di Washington e il ritorno dell’Iran a un pieno rispetto dei termini del JCPOA, violati a più riprese.
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Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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