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Politica

Musk ringrazia Soros jr. per aver svelato la Harris come il «prossimo burattino»

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Elon Musk, ha preso in giro George Soros e suo figlio per aver rapidamente appoggiato la vicepresidente Kamala Harris definendola «la candidata più qualificata che abbiamo» per sostituire Joe Biden, che si è ritirato dalla corsa domenica.

 

Dopo che Biden ha annunciato la sua decisione di non ricandidarsi a novembre, Alex Soros, figlio del finanziere miliardario George Soros ed erede dell’impero filantropico del padre, ha prontamente appoggiato la vicepresidente Kamala Harris, descrivendola come la «migliore» possibilità dei democratici di sconfiggere Donald Trump.

 

«È tempo per tutti noi di unirci attorno a Kamala Harris e sconfiggere Donald Trump… Lunga vita al sogno americano!» ha scritto Alex Soros in un post su X, allegando una sua foto con Harris.

 

«Vorrei solo ringraziare Alexander Soros per non aver tenuto tutti con il fiato sospeso su chi sarebbe stato il prossimo burattino», ha scritto in risposta Elon Musk, il proprietario di X.

 

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Anche George Soros sostiene personalmente la Harris, ha detto ieri il suo portavoce al Wall Street Journal. Come importante donatore del Partito Democratico degli Stati Uniti, George Soros ha convogliato circa 128 milioni di dollari a candidati e organizzazioni durante le elezioni di medio termine del 2022 e ha donato 5 milioni di dollari al principale comitato di azione politica che sostiene Biden il giorno dopo il dibattito fallito del presidente contro Donald Trump il mese scorso.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso era emerso che enti legati a Soros pagavano anche l’esercito di influencer che su TikTok sostenevano Biden.

 

Il Musk in precedenza aveva criticato duramente il miliardario liberale di origine ungherese per aver tentato di fatto di smantellare la società assicurandosi che le leggi non venissero applicate. «Sta facendo cose che erodono il tessuto della civiltà», aveva detto Musk durante un podcast con Joe Rogan l’anno scorso, spiegando che l’attuale illegalità che affligge città americane come San Francisco e Los Angeles è il risultato del sostegno di Soros ai procuratori distrettuali progressisti che «si rifiutano di perseguire i crimini».

 

Musk ha anche affermato che nonostante il 93enne Soros fosse «abbastanza vecchio» e «fondamentalmente un po’ senile» a questo punto, era comunque «molto intelligente» e molto bravo nell’arbitraggio, capendo che il più alto «valore per i soldi» era nel sostenere le elezioni locali piuttosto che le campagne elettorali nazionali come quelle per il Senato o la presidenza.

 

Nello scontro fra i due, Musk è arrivato ad annunciare che avrebbe denunciato le ONG sostenute da Soros per i loro presunti tentativi di introdurre la censura.

 

Il magnate George Soros, che nel 1992 ha fatto crollare la sterlina britannica e – sotto lo sguardo di Ciampi, Draghi e Prodi che lo premiò con una laurea ad honorem a Bologna – la lira italiana, è tra gli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio stimato intorno almeno i 25 miliardi.

 

L’anno scorso, si è dimesso dal timone della sua Open Society Foundations, cedendo il controllo della ONG da 25 miliardi di dollari al figlio trentottenne Alex. Una decisione a sorpresa, in quanto si pensava lo scettro passasse invece al figlio di primo letto di oltre cinquant’anni, considerato più vicino alle aziende che non alla sfera politica dell’operato sorosiano.

 

Come riportato da Renovatio 21, Alex Soros è stato alla Casa Bianca almeno 14 volte. Portato da Bill Clinton, l’estate scorsa Soros junior ha avuto un’udienza con papa Bergoglio.

 

Pochi giorni fa Elon aveva ridicolizzato il presidente Biden per aver fatto appello ai suoi sostenitori affinché facessero donazioni, etichettando il miliardario come parte di un’élite che trucca le schede elettorali.

 

L’appello pubblicato mercoledì sull’account personale X di Biden afferma che il presidente è «stufo di Elon Musk e dei suoi ricchi amici che cercano di comprare queste elezioni».

 

Quando gli è stato mostrato uno screenshot del post, l’imprenditore ha risposto: «Vivo senza pagare l’affitto nella sua testa», aggiungendo alcune emoji. Ha anche condiviso un meme che lo elogiava come una «fottuta leggenda» per aver acquistato Twitter e sostenuto Donald Trump «durante l’erosione della repubblica».

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Politica

Brigitta Macron contro le femministe: «stupide stronze»

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La moglie del presidente francese Emmanuel Macron, Brigitte, ha provocato un’ondata di indignazione dopo aver definito le manifestanti femministe «salles connes», cioè «stupide stronze».   All’inizio di questa settimana è emerso un video (poi cancellato) in cui la first lady francese, domenica scorsa, chiacchierava in privato nel backstage con l’attore e comico ebreo sefardita Ary Abittan, in passato accusato di stupro. L’artista 51enne era in tournée per la prima volta dopo che i giudici istruttori avevano archiviato il caso per mancanza di prove.   La sera precedente, il collettivo femminista Nous Toutes («Tutte noi») aveva fatto irruzione nel suo spettacolo di cabaret: alcune attiviste, con maschere raffiguranti il volto dell’attore e la scritta «stupratore», si erano alzate in mezzo al pubblico gridando «Abittan stupratore» prima di essere accompagnate fuori.   Nel video trapelato, Abittan scherza sul fatto di sentirsi ancora nervoso, probabilmente temendo il ritorno delle manifestanti. Si sente chiaramente Brigitte Macron rispondere in tono scherzoso: «Se ci sono delle stupide stronze, le cacceremo via».   Martedì un portavoce dell’Eliseo ha spiegato che la first lady stava solo cercando di tranquillizzare l’attore e che il suo commento era diretto unicamente ai metodi radicali usati per interrompere lo spettacolo.

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Nonostante la precisazione, le reazioni sono state immediate e trasversali: politici di tutti gli schieramenti, attivisti e personalità del mondo del cinema hanno condannato le parole.   La segretaria nazionale dei Verdi, Marine Tondelier, le ha definite «estremamente gravi»; la senatrice LR Agnès Evren le ha giudicate «profondamente sessiste». Persino l’ex presidente François Hollande ha criticato la scelta lessicale della first lady. L’attrice Judith Godrèche, divenuta simbolo della lotta contro le violenze sessuali nel cinema francese dopo aver denunciato abusi subiti da minorenne, ha chiesto la fine di questi comportamenti nel settore culturale e ha pubblicato un breve messaggio su Instagram contro le dichiarazioni di Brigitte Macron. Il collettivo Nous Toutes ha poi trasformato la frase in un hashtag virale sui social.   Brigitta Macron era già finita al centro dell’attenzione nei mesi scorsi per una lunga vicenda giudiziaria legata alle teorie complottiste che la descrivono come transgender. Una sentenza di quest’anno ha condannato e multato le due donne che avevano diffuso la falsa notizia, riaccendendo il dibattito sulle molestie online contro le figure pubbliche.   Il caso aveva avuto risonanza internazionale dopo che la commentatrice americana Candace Owens ne aveva ripreso le accuse, per poi dichiarare che i Macron avessero ordinato il suo assassinio.   Come riportato da Renovatio 21, Macron aveva chiesto personalmente a Trump di intercedere con la Owens per farla smettere di parlare dell’incredibile teoria per cui la Brigitta sarebbe nata uomo.  

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Immagine di Mélanie Praquin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Politica

Trump: Zelens’kyj deve indire le elezioni

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Il presidente statunitense Donald Trump ha invitato l’Ucraina a convocare elezioni, mettendo in dubbio le autentiche prerogative democratiche del Paese in un’intervista a Politico diffusa martedì.

 

Trump ha lanciato una nuova provocazione a Volodymyr Zelens’kyj, il cui quinquennio presidenziale è terminato a maggio 2024, ma che ha declinato di indire consultazioni elettorali presidenziali, invocando la legislazione di emergenza bellica.

 

Lo Zelens’kyj era stato scelto alle urne nel 2019 e, a dicembre 2023, ha annunciato che Kiev non avrebbe proceduto a elezioni presidenziali o legislative fintantoché perdurasse lo stato di guerra. Tale regime è stato decretato in seguito all’acutizzazione dello scontro con la Russia a febbraio 2022 e, da allora, è stato prorogato più volte dall’assemblea nazionale.

 

Trump ha dichiarato a Politico che la capitale ucraina non può più addurre il perdurante conflitto come pretesto per rinviare il suffragio. «Non si tengono elezioni da molto tempo», ha dichiarato Trump. «Sai, parlano di democrazia, ma poi si arriva a un punto in cui non è più una democrazia».

 

Rispondendo a un quesito esplicito sull’opportunità di un voto in Ucraina, Trump ha replicato «è il momento» e ha insistito che si tratta di «un momento importante per indire le elezioni», precisando che, pur «stiano usando la guerra per non indire le elezioni», gli ucraini «dovrebbero avere questa scelta».

 

Come riportato da Renovatio 21, il presidente della Federazione Russa Vladimiro Putin ha spesse volte dichiarato di considerare illegittimo il governo di Kiev, sostenendo quindi per cui firmare un accordo di pace con esso non avrebbe vera validità.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Politica

Tentativo di colpo di Stato in Benin

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Un gruppo di militari del Benin, paese dell’Africa occidentale, ha proclamato la propria ascesa al potere attraverso la tv di stato SRTB. Tuttavia, diverse fonti hanno indicato che un assalto alla residenza presidenziale è fallito.   I soldati hanno sfruttato la rete televisiva per annunciare la sospensione delle istituzioni nazionali e della Costituzione beninese, ordinando la chiusura di tutte le frontiere aeree, terrestri e marittime. Hanno designato il tenente colonnello Pascal Tigri come presidente del Comitato Militare per la Rifondazione (CMR), «a partire da oggi». In seguito, il segnale del canale è stato tagliato.   Il ministro degli Esteri del Benin, Olushegun Adjadi Bakari, ha riferito all’agenzia Reuters che «un piccolo gruppo» di militari ha orchestrato un tentativo di golpe, ma le truppe leali al presidente Patrice Talon sono al lavoro per ristabilire la normalità. «C’è un tentativo in corso, ma la situazione è sotto controllo… La maggior parte dell’esercito rimane fedele e stiamo riprendendo il dominio della faccenda», ha precisato.   Il governo ha poco fa diffuso un video in lingua francese per spiegare l’accaduto. A parlare è Sig. Alassane Seidou, ministro dell’Interno e della Pubblica Sicurezza del Paese.  

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«Cari concittadini, Nelle prime ore del mattino di domenica 7 dicembre 2025, un piccolo gruppo di soldati ha scatenato un ammutinamento con l’obiettivo di destabilizzare lo Stato e le sue istituzioni. Di fronte a questa situazione, le Forze Armate del Benin e i loro vertici, fedeli al giuramento, rimasero fedeli alla Repubblica».   «La loro risposta ha permesso loro di mantenere il controllo della situazione e di sventare la manovra. Di fronte a questa situazione, le Forze Armate del Benin e i loro vertici, fedeli al giuramento, rimasero fedeli alla Repubblica. Pertanto, il Governo invita la popolazione a continuare a svolgere le proprie attività come di consueto».   A Cotonou, la principale città del Benin, si sono sentiti spari sin dalle prime ore di domenica, sebbene le voci di un colpo di stato non siano ancora verificate, ha dichiarato Maxim Meletin, portavoce dell’ambasciata russa nel paese africano, all’agenzia African Initiative.   «Dalle 7 del mattino, abbiamo rilevato colpi d’arma da fuoco e detonazioni di granate nei dintorni della residenza presidenziale. Stando a indiscrezioni non confermate, militari beninesi si sono presentati alla tv nazionale per proclamare la destituzione del presidente», ha proseguito Meletin.   Una fonte vicina a Talon, interpellata da Jeune Afrique, ha raccontato che uomini in divisa hanno provato a irrompere nella residenza presidenziale intorno alle 6 del mattino ora locale, con il capo dello Stato ancora all’interno. L’incursione sarebbe stata sventata dalle guardie di sicurezza, e il presidente sarebbe illeso.   Tuttavia, questi dettagli non hanno ricevuto conferme indipendenti da canali ufficiali. Unità dell’esercito fedeli al regime in carica hanno risposto con una controffensiva. Si parla di elicotteri che pattugliano Cotonou, mentre varie zone del centro urbano risultano bloccate.   Talon è al timone del Benin dal 2016; il suo secondo e ultimo mandato scadrà nel 2026. La Carta Costituzionale ammette soltanto due quinquenni presidenziali, e le urne per il dopo-Talon sono in programma il 12 gennaio 2026.   Nell’agosto 2025, la maggioranza al governo ha sostenuto la corsa alla presidenza del ministro dell’Economia e delle Finanze, Romuald Wadagni.

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