Terrorismo
Mosca accenna al coinvolgimento anglosassone nei tentativi di assassinio di Putin
La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato che Kiev sta pianificando di assassinare il presidente russo Vladimir Putin con la partecipazione diretta e il sostegno finanziario dell’Occidente.
La portavoce diplomatica ha commentato le minacce di assassinio contro il presidente russo, menzionate di recente dal capo della Direzione principale dell’Intelligence ucraina (GUR), Kyrylo Budanov.
«Non c’è dubbio che tali crimini siano stati pianificati e finanziati con la partecipazione dei padroni anglosassoni del regime di Kiev”, ha detto Zakharova giovedì durante un briefing con i giornalisti.
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Tali incidenti servono come prova del fatto che le potenze occidentali sono complici delle «attività criminali del regime di Kiev», ha affermato.
«E non una sola atrocità, non un solo atto terroristico contro civili, contro funzionari governativi, è mai stato condannato dai paesi occidentali».
Budanov, inserito nella lista russa dei terroristi e degli estremisti, ha rivelato i tentativi di Kiev di uccidere Putin in un’intervista al notiziario ucraino NV, pubblicata la scorsa settimana.
Il capo dell’Intelligence militare di Kiev ha affermato che la sua agenzia, erede del KGB sovietico, ha tentato più volte di assassinare il presidente russo, senza però fornire ulteriori informazioni.
I tentativi di assassinare Putin «hanno avuto luogo, ma, come potete vedere, finora non hanno avuto successo», avrebbe dichiarato Budanov, riporta il sito governativo russo RT.
Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha affermato che Mosca era a conoscenza delle minacce ucraine di assassinare Vladimir Putin e che la sicurezza del presidente è stata stabilita «al livello appropriato».
Dall’inizio del conflitto in Ucraina, diversi media occidentali hanno riferito di tentativi di attentato alla vita di Putin da parte di Kiev. Nel settembre 2022, il tabloid britannico The Sun ha riferito che si è verificata un’esplosione vicino al corteo del presidente russo, cosa che il Cremlino ha respinto.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il vice capo dell’Intelligence Ucranie Vadim Skibitsky aveva rivelato che Putin è in cima ad una lista di persone che gli ucraini stanno cercando di eliminare. Il Cremlino reagì con il portavoce Demetrio Peskov a definire quello di Kiev come «un regime terrorista parla delle sue aspirazioni terroristiche», ribandendo il pensiero dell’Ucraina come ««Stato sponsor del terrorismo»».
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All’inizio di maggio 2023, alcuni droni hanno cercato di attaccare e la residenza di Putin al Cremlino. Nonostante le autorità ucraine abbiano negato qualsiasi coinvolgimento, Mosca ha definito l’incidente un «atto terroristico pianificato in anticipo» e un attentato alla vita di Putin perpetrato da Kiev. Un programma di assassinio di Putin via droni era stato raccontato pochi giorni prima dalla rivista tedesca Bild. L’esistenza di un simile programma ora appare piuttosto chiara, e confermata da altri tasselli del mosaico.
Kiev aveva negato, ma celebrato l’attacco con la filatelia delle poste di Stato.
In passato, l’Intelligence USA si era dissociata dall’omicidio per autobomba della giornalista Darja Dugina, figlia del filosofo Aleksandr Dugin. Molti avevano quindi inteso che le spie americane intendessero dire che in quel caso la responsabilità andava data ai soli servizi ucraini.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Terrorismo
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Terrorismo
L’afghano della sparatoria di Washington aveva collaborato con la CIA
Rahmanullah Lakanwal, il presunto responsabile dell’attentato mortale contro due militari della Guardia Nazionale a Washington DC, aveva collaborato con la CIA durante l’occupazione americana dell’Afghanistan.
Mercoledì l’uomo, cittadino afghano, ha aperto il fuoco a bruciapelo contro due appartenenti alla Guardia Nazionale della Virginia Occidentale che stavano effettuando un pattugliamento. Il giorno dopo è deceduta la specialista dell’Esercito Sarah Beckstrom, mentre il sergente maggiore dell’Aeronautica Andrew Wolfe versa ancora in condizioni critiche.
Secondo le autorità, Lakanwal è arrivato negli Stati Uniti nel settembre 2021 grazie a un visto speciale riservato agli afghani a rischio – inclusi quelli che avevano lavorato con le forze occidentali – dopo la riconquista talebana del Paese.
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Giovedì il direttore della CIA John Ratcliffe ha confermato che il sospettato era stato ammesso negli USA «in virtù del suo precedente impiego con il governo statunitense, compresa la CIA, come membro di una forza partner a Kandahar», rapporto terminato subito dopo l’evacuazione caotica dell’agosto 2021.
«Questo individuo – e purtroppo tanti altri come lui – non avrebbe mai dovuto mettere piede qui», ha dichiarato Ratcliffe, facendo eco alle dure critiche del presidente Donald Trump nei confronti del «disastroso» ritiro ordinato dall’amministrazione Biden.
Anche il direttore dell’FBI Kash Patel ha confermato che Lakanwal «manteneva rapporti in Afghanistan con forze alleate» e che tali legami sono attualmente oggetto di indagine.
Il servizio pashto della BBC ha intervistato un ex comandante che aveva operato accanto a Lakanwal: questi lavorava come specialista GPS in un’unità denominata Scorpion Forces, inizialmente sotto il controllo diretto della CIA e poi passata alla Direzione Nazionale per la Sicurezza afghana. Sempre secondo l’ex comandante, Lakanwal contribuì inoltre a proteggere le truppe USA all’aeroporto di Kabul nelle ultime, concitate settimane del ritiro.
Lakanwal ha lasciato Kandahar per Kabul cinque giorni prima dell’ingresso dei talebani nella capitale (agosto 2021) ed è stato evacuato in aereo verso gli Stati Uniti appena sei giorni dopo.
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Immagine screenshot da YouTube
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