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Morto James Earl Jones, lo straordinario attore che doppiò Darth Vader

James Earl Jones, noto attore teatrale, cinematografico e doppiatore, è morto lunedì nella sua casa di Nuova York all’età di 93 anni.
Il Jones è stato uno degli attori afroamericani più noti e uno dei pochissimi artisti ad aver vinto i quattro premi «EGOT» (Emmy, Grammy, Oscar, Tony) per il suo lavoro in TV, musica, cinema e teatro.
Sebbene avesse una presenza scenica e cinematografica imponente, il marchio di fabbrica di Jones era la sua voce «basso profondo rimbombante, che trasmetteva dignità o minaccia immediata», ha osservato la CNN, la quale assunse Jones per registrare il suo famoso slogan «This is CNN», dopo aver sentito la sua voce lavorare come Darth Vader nella trilogia di Star Wars.
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Jones era noto anche per aver doppiato con estremo successo Mufasa nella serie Disney Il Re Leone.
Nato nel Mississippi nel 1931, Jones superò la balbuzie e studiò teatro prima di ottenere una commissione nell’esercito degli Stati Uniti. Tuttavia, non combattè mai in Corea e finì per lavorare come bidello in un teatro del Michigan dopo il congedo. Il suo primo ruolo teatrale fu Otello nell’omonima opera di William Shakespeare, a metà degli anni Cinquanta.
Il suo primo ruolo cinematografico fu in Il dottor Stranamore (1964) di Stanlio Kubrick, dopodiché ottenne un ruolo da protagonista nell’adattamento cinematografico di Per salire più in basso (1970), avendo vinto un premio Tony per la produzione teatrale (dalla pièce La grande speranza bianca
di Howard Sackler) l’anno precedente.
Negli anni Ottanta, Jones continuò a recitare a teatro, ma ebbe ruoli importanti nei blockbuster di Hollywood.
Impressionante la sua prova in Conan il barbaro (1982) di John Milius, dove lui, afroamericano, interpreta perfettamente il ruolo di Thulsa Doom, un re demoniaco di un mondo nordico che si troverà a combattere contro Arnoldo Schwarzenegger.
Un enorme successo seguì l’uscita del film con Eddie Murphy Il principe cerca moglie (1988), dove il Jones interpretava il ricco di re di un improbabile felice piccolo regno africano, padre del protagonista lasciato fuggire negli USA per, parole sue, «deliziare il suo reale augello» prima di sposarsi con un matrimonio combinato in patria.
L’uomo dei sogni (1989) è un altro film importante a cui ha partecipato, e vogliamo ricordare anche I giardini di pietra (1987) di Francis Ford Coppola, durante la cui lavorazione il regista perse tragicamente il figlio maggiore.
Negli anni Novanta, Jones ha interpretato l’ammiraglio James Greer in tre adattamenti cinematografici dei thriller di Tom Clancy: Caccia a Ottobre Rosso (1990), Giochi di potere (1992) e Sotto il segno del pericolo (1994), gli ultimi due con il suo collega di Guerre Stellari, Harrison Ford.
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Jones si è ritirato dal palcoscenico e dalla TV nel 2017 e il suo ultimo ruolo cinematografico è stato in Il principe cerca figlio del 2021, sequel della commedia di Eddie Murphy del 1988.
Tuttavia, il suo risultato più alto è sicuramente il doppiaggio del personaggio di Darth Vader, uno dei più iconici della storia del cinema e dell’immaginario moderno tutto.
Il lavoro del Jones sul personaggio non era previsto, tuttavia si rese necessario quando l’accento britannico dell’attore che interpretava, sotto la maschera Darth Vader (per qualche ragione inizialmente reso nella versione italiana come «Lord Fener»), David Prowse (1935-2020) venne giudicato un po’ rude e poco attinente al personaggio. Il Prowse, ex culturista, noto per aver girato Arancia Meccanica (1971) e un film del regista erotico-mammario Russ Meyer, fu sorpreso dalla scelta del regista George Lucas, tuttavia, a vedere dai filmati emersi, la scelta è stata più che giusta.
Si narra che sul set qualcuno aveva preso a chiamare il personaggio interpretato dal Prowse «Darth Farmer» («Darth contadino»).
Come riportato da Renovatio 21, il Jones aveva anche firmato un accordo con la Lucasfilm (che è di proprietà della Disney) che consentirà alla società di utilizzare le registrazioni d’archivio della sua performance per generare tramite Intelligenza Artificiale la voce di Darth Vader in futuro.
Impressionante il tributo che gli ha riservato ieri il grattacielo di Nuova York Empire State Building.
Rest in Peace Lord Vader pic.twitter.com/HsFn5bkQC0
— Empire State Building (@EmpireStateBldg) September 9, 2024
Grazie a Darth Vaderro, la voce del Jones è ora immortale. E grazie alla voce del Jones, anche Anakin Skywalker lo è.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Amazon Prime Video rimuove tutte le armi e le Bond Girls dai poster dei film di 007. Poi ci ripensa

La piattaforma streaming di Amazon Prime Video ha recentemente rimosso tutte le armi e le Bond girl dalle locandine dei film di James Bond. Poi nelle ultime ore, sembra aver ripristinato la versione originale.
L’amata serie di pellicole di spionaggio 007, dove le pistole giuocavano un ruolo grafico sin dalle locandine, si trova ancora sotto il tallone della cultura woke, e quindi della censura e dell’orwelliana cancellazione della storia.
È ridicolo, e antistorico, vedere il comandante Bond a braccia conserte senza la sua arma (che è variata, dagli anni, da una Walther PPK a una Beretta forse di modello 418 o 950) impugnata disinvoltamente – un elemento che è parte fondamentale dello stesso personaggio, elegante e pericoloso, come il mondo in cui la spy-story promette di immergere lo spettatore.
Amazon had digitally removed all of the guns from James Bond movie art.
Next … they will probably eliminate any scenes from the movies with guns.
Ridiculous. pic.twitter.com/PdMgKIKY2e
— Wall Street Mav (@WallStreetMav) October 3, 2025
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In particolare, tutte le armi sembravano essere state rimosse da immagini già note, tra cui un ritratto di Sean Connery con una pistola Walther PPK tra le braccia incrociate, utilizzato come foto pubblicitaria per la pellicola Dr. No e ora esposto alla National Portrait Gallery di Londra. Un poster teaser ampiamente visto per il film Spectre con Daniel Craig è stato apparentemente modificato per eliminare la pistola che tiene al fianco (sebbene la fondina ascellare indossata da Craig sia ancora visibile).
Un ritocco simile sembrava essere stato effettuato su un’immagine pubblicitaria di Roger Moore in Agente 007 Vivi e lascia morire, in cui Moore impugna una .44 Magnum, un allontanamento dalla tradizione di Bond di pistole relativamente piccole.
Le immagini modificate digitalmente dei poster originali dei film sono un insulto agli artisti che le hanno create e ai fan che le hanno guardate negli ultimi 63 anni – oltre che all’idea stessa che sta alla base del racconto di James Bond.
Notice in these Amazon #JamesBond digital posters they’ve removed all the guns and given awkward poses?
Welcome to a world where promoting James Bond 007 needs to be done without his sidearm. pic.twitter.com/3NGkxXShcn
— Chris (@GelNerd) October 2, 2025
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L’establishment progressista cerca di cancellare le armi dall’immaginario cinematografico classico, mentre il transgenderismo e i temi satanici vengono promossi in film e cartoni pensati per bambini.
Notizia delle ultime ore, Amazon si averci ripensato: dopo il pubblico clamore, le pistole sono tornate sulle locandine.
La mossa era arrivata dopo che Amazon ha acquisito i diritti del film acquistando gli studi MGM per un miliardo di dollari all’inizio di quest’anno e si appresta a lanciare un nuovo film diretto da Denis Villeneuve (il regista di The Arrival, Blade Runner 2049, e del recente, noiosissimo, Dune), scritto e diretto da Steven Knight, il cui nuovo attore di Bond deve ancora essere annunciato.
In passato si è speculato sull’arrivo di un Bond negro (si è fatto il nome del divo anglo-nigeriano Idris Elba) o di una Bonda. In realtà, una potente anticipazione era nell’ultimo film No Time to Die con Daniel Craig – la cui scelta come protagonista della seria, una ventina di anni fa, fu contestata da un gruppo di fan: è biondo – dove saltava fuori una agente MI6 nera e statuaria (tipo Grace Jones, per intenderci), seduttiva e letale anche più del Bond stesso.
No Time to Die sconvolse gli aficionados perché mostrava un atto incomprensibile per chi conosce la saga: la morte di James Bond, un fatto narratologicamente, archetipicamente inconcepibile, in quanto il tema profondo della serie è, senza dubbio alcuno, il mito dell’eroe invincibile.
La castrazione del carattere di 007 era presente nei film dell’era Craig anche in precedenza: il filosofo ratzingeriano coreano Byung-chul Han nel suo saggio La società della stanchezza indicava la stranezza di vedere in Skyfall (2012) un James Bond affaticato e depresso, con traumi psicanalitici che riemergono.
Il codice «007» è in realtà un riferimento preciso che il romanziere (e vero agente segreto) britannico Ian Fleming faceva agli intrecci tra l’occultismo e la storia di Albione, in particolare nel momento in cui Londra si separò dalla Chiesa cattolica e cioè dall’Europa.
Il primo «oo7» fu infatti John Dee (1527-1608), matematico, geografo, alchimista, astrologo, astronomo ed occultista inglese che organizzo i servizi segreti britannici nella sua visione di un nuovo mondo fatto di colonie dell’«Impero britannico», un’espressione che alcuni dicono sia stata coniata proprio da lui stesso.
Nei messaggi cifrati riservati alla regina Elisabetta I Dee apponeva la sigla «007» in cui gli zeri erano due occhi, il sette un numero fortunato.
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Immagine da Twitter
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