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Monsignor Viganò: la Fiducia Supplicans è «eresia manifesta»
Renovatio 21 pubblica la traduzione dell’intervista concessa da monsignor Carlo Maria Viganò a Michael Haynes per LifeSiteNews.
Il Cardinal Fernández scrive che «non c’è spazio per prendere le distanze dottrinali da questa Dichiarazione o per considerarla eretica, contraria alla Tradizione della Chiesa o blasfema». Come risponderebbe a una simile osservazione?
Non stupisce che l’autore di un documento in sé eretico cerchi di difenderlo contro ogni evidenza. Stupisce invece l’impudenza nel contraddire quella sinodalità che, a sentir loro, dovrebbe lasciare autonomia alle «chiese particolari». Ma questo è ciò che avviene quando una lobby che pretende di avere una legittimazione «democratica» scopre che il popolo – sovrano solo a parole – non asseconda i suoi piani eversivi. Il consenso popolare diventa allora «deriva populista» (come quando non sono i Democratici a vincere onestamente un’elezione) e la stessa cosa si verifica nella chiesa bergogliana.
Vorrei però richiamare l’attenzione su un altro elemento che non va assolutamente sottovalutato: la provocazione deliberata da parte di Bergoglio e del suo scagnozzo. Se davvero Tucho fosse in buona fede, non avrebbe mai e poi mai promulgato la Dichiarazione Fiducia Supplicans, perché era ampiamente prevedibile che questo colpo di mano avrebbe suscitato fortissime proteste.
Da come questa scandalosa vicenda si è svolta – arrivando addirittura a non convocare la plenaria del Dicastero per discutere il contenuto del documento – possiamo comprendere ciò che già da tempo ho annunciato, e cioè che Bergoglio vuole provocare uno scisma nella Chiesa e spingere Pastori e fedeli ad andarsene, o comunque a trovarsi in una situazione di volontario o imposto ostracismo in cui la loro resistenza sia di fatto annullata o ignorata.
È questo che costituisce il marchio del «pontificato» del Gesuita Argentino, e lo ha affermato lui stesso nel 2016: «potrei passare alla storia come colui che ha diviso la Chiesa».
Questa azione divisiva, tipica del Maligno, che è spirito di divisione e seminatore di zizzania, è incontestabile e trova un’ulteriore dimostrazione nella provocazione di Fiducia Supplicans, che viene difesa dal suo estensore, in un grottesco conflitto di interessi, addirittura decidendo motu proprio che non può essere considerata eretica o blasfema, senza argomentare ed anzi sapendo benissimo che il Magistero della Chiesa ha sempre condannato la sodomia e quindi considerato impensabile benedire o anche solo indirettamente approvare chi vive in stato di pubblico concubinato o come sodomita.
In ogni caso, qualsiasi documento porti la firma di Tucho può essere considerato privo di qualsiasi valore, per eresia manifesta dello stesso Tucho e per la sua complicità con Bergoglio nello screditare la Santa Chiesa usurpandone l’autorità per demolirla dall’interno.
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Il Cardinal Fernández dice anche che l’opposizione a Fiducia Supplicans «non può essere interpretata come opposizione dottrinale, perché il documento è chiaro e definitivo sul matrimonio e sulla sessualità». Eppure sembra che tutta l’opposizione alla FS sia basata non sul riconoscimento del fatto che il matrimonio è tra uomo e donna, ma sul fatto che permette le benedizioni per le coppie dello stesso sesso.
Questo documento è un monumento di ipocrisia farisaica. Anzitutto finge di ignorare che la distinzione bizantina tra benedizioni liturgiche ed extra-liturgiche è palesemente contraddetta dalla valenza che viene loro attribuita proprio da chi le impartisce e da chi le chiede, oltre beninteso da chi ha ritenuto opportuno pronunciarsi in merito proprio adesso.
Un buon parroco sa benissimo che per il fedele medio il semplice benedire un’unione significa approvarla. Inoltre benedire una coppia di pubblici peccatori, anche solo in sacristia, con parenti e amici viene considerato come necessaria premessa per poi giungere, in tempi relativamente brevi, al matrimonio tout-court.
D’altra parte, è stato fatto più o meno lo stesso quando, in ambito civile, si sono fatti i PACS (unioni civili) da affiancare al matrimonio tra uomo e donna, grazie all’appoggio dei partiti conservatori a cui era stato fatto credere che i PACS non intendevano mettere in discussione il matrimonio tradizionale. E infatti oggi ci sono i matrimoni civili tra persone dello stesso sesso, e nessuno ricorda nemmeno cosa fossero i PACS.
Per ingannare, Tucho vuole che l’attenzione sia posta su un aspetto non pertinente – e cioè che la benedizione non mette in discussione che il Sacramento del Matrimonio sia possibile solo tra un uomo e una donna – per evitare di prendere in considerazione la sodomia, quale peccato contro natura che grida vendetta al Cielo, che di fatto Fiducia Supplicans derubrica e legittima.
In questo modo sono ignorate le conseguenze che Fiducia Supplicans avrà di fatto, e che già possiamo vedere coerentemente applicate da parte dei sacerdoti e dei vescovi bergogliani.
Prima tra queste, indurre nei fedeli l’idea che un’unione omosessuale o comunque illegittima possa avere una sorta di legittimazione di serie B, aprendo quella finestra di Overton che porterà necessariamente non solo alla legittimazione delle nozze omosessuali, ma anche a quelle tra più coniugi (in nome dell’inclusività verso chi pratica il poliamore) o con minorenni (quando la pedofilia, secondo gli auspici dell’ONU verrà riconosciuta come normale) o con gli animali.
Ricordo, en passant, che tra le sollecitudini del Sinodo sulla Sinodalità manovrato da Bergoglio, compariva anche l’attenzione pastorale non solo per le coppie illegittime di concubinari o di sodomiti, ma anche per i poligami. Rileggendo quei desiderata comprendiamo oggi quale fosse sin dal principio la volontà di Bergoglio e dei suoi complici.
D’altra parte, è da sessant’anni che le deroghe alle norme ordinarie sono usate come pretesto per introdurre innovazioni altrimenti inaccettabili, dall’uso di amministrare la Comunione in mano all’istituzione dei «ministri dell’Eucaristia» o delle chierichette, dall’introduzione delle lingue vernacolari al posto del latino alla sostituzione del gregoriano con canzonette profane.
Aggiungo anche un altro elemento: il fatto che le coppie di persone che chiedono questa benedizione siano già «sposate» civilmente o abbiano comunque intenzione di farlo e non considerino peccaminosa la loro unione. È quella unione peccaminosa che si chiede di benedire, sono i due componenti di quell’unione peccaminosa che chiedono di essere benedetti.
Tucho sapeva benissimo di non poter emanare questa Dichiarazione con l’approvazione dei membri del Dicastero e dell’Episcopato, in quanto contraria alla Fede e alla Morale. Per questo egli ha dovuto ricorrere a un colpo di mano, tenendo ben nascosta la redazione del documento per evitare che venisse bloccato ancor prima di essere pubblicato.
Pensare che l’abbia fatto senza considerare le reazioni che avrebbe suscitato è quindi da ingenui, perché lo scopo di Tucho era esattamente quello di creare divisione nella Chiesa.
La sua reazione stizzita conferma che la sinodalità – come tutta la finzione pastorale bergogliana – è solo l’ipocrita paravento dietro cui si nasconde l’autoritarismo tirannico di una setta di eretici corrotti che fa proprie le istanze antiumane dell’élite globalista calpestando l’insegnamento di Cristo.
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Il Cardinal Fernández afferma che i passaggi della FS sulle benedizioni sono «dottrina perenne», ma ammette anche che la «vera novità» della FS è il suo insegnamento sulle benedizioni, che è «un vero sviluppo rispetto a quanto è stato detto sulle benedizioni nel Magistero e nei testi ufficiali della Chiesa». Cosa dobbiamo pensare di tutto ciò?
Se volessimo dare un esempio di cosa si intenda per «gesuitismo», credo che queste parole di Tucho potrebbero compendiare perfettamente il concetto. Sostanzialmente quello che Tucho cerca di farci credere è che sì, le Benedizioni come sacramentale sono dottrina perenne, ma che per poter benedire una coppia irregolare è stato necessario introdurre quella «vera novità» che le stravolge, rendendone questa specifica applicazione ipso facto estranea alla dottrina perenne in ragione del cambiamento introdotto.
Questo è peraltro già avvenuto in ambito dottrinale con la arbitraria e assurda condanna della pena di morte, introdotta da Bergoglio con il medesimo artificio retorico che nasconde l’inganno: la pena di morte è stata considerata legittima e questa è dottrina perenne; però oggi introduciamo la «vera novità» della sua indole antievangelica e quindi la condanniamo. È prevedibile che con la stessa farisaica ipocrisia Tucho e il suo padrone si inventino una forma di «ministero non ordinato» per le donne, da un lato ribadendo che il Sacerdozio è limitato ai soli maschi, e questa è dottrina perenne, ma aggiungendo la «vera novità» di una «ministero non ordinato», ossia di un sacerdozio-non sacerdozio, di un diaconato-non diaconato. Capite tutti che questa è pura follia, dettata da una mente eretica e mossa da una volontà malvagia.
Dobbiamo capire una volta per tutte che costoro usurpano l’autorità sacra di Pastori della Chiesa di Cristo per distruggerla, per dannare le anime, per offendere la Maestà divina e per obbedire ai loro padroni; esattamente come in ambito civile i governanti delle nazioni occidentali sono asserviti – per interesse o per ricatto – all’élite globalista e anticristica.
Entrambi si avvalgono del proprio potere per fare il male, contro lo scopo per cui quel potere è stato istituito. Se continuiamo ad obbedire a un’autorità corrotta, senza cacciarla e processarla come merita, non usciremo mai da questa empasse.
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La prima donna primo ministro del Giappone si oppone al «matrimonio» omosessuale
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Il Parlamento austriaco vieta il linguaggio «inclusivo di genere» nelle sue comunicazioni ufficiali
Il presidente del Parlamento austriaco ha vietato l’uso del cosiddetto linguaggio «inclusivo di genere» nelle comunicazioni ufficiali dell’organo legislativo.
Walter Rosenkranz, presidente del Nationalrat (Consiglio nazionale, la Camera bassa del Parlamento austriaco), ha recentemente annunciato che il Parlamento tornerà a utilizzare la forma maschile generica delle parole o, in alternativa, la forma maschile e femminile insieme, come nell’espressione «Gentili signore e signori» («Sehr geehrte Damen und Herren»).
In precedenza, il Parlamento di Vienna aveva adottato una variante ideologica che prevedeva l’inserimento di lettere maiuscole interne, due punti, asterischi o barre all’interno di sostantivi per includere persone di generi diversi, compresi coloro che si identificano come «transgender».
Questo adattamento linguistico, promosso da attivisti di sinistra in molte istituzioni austriache e tedesche, è estraneo alla lingua tedesca scritta. L’Associazione per la Lingua Tedesca ha più volte criticato questo linguaggio «inclusivo di genere», definendolo una «lingua ideologica» che «viola le regole ortografiche vigenti» e cerca di «rieducare» i cittadini. I sondaggi indicano che l’80-90% dei tedeschi rifiuta questo linguaggio ideologico.
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«Come istituzione governativa, dobbiamo rispettare le regole stabilite dal Consiglio per l’ortografia tedesca, l’unica istituzione riconosciuta dal governo», ha dichiarato Rosenkranz al quotidiano austriaco Krone. «Nel 2021, il Parlamento ha anche stabilito una base giuridica nel Piano di promozione delle donne. Voglio che le persone si attengano a questo e non inventino una propria lingua. Perché la vera uguaglianza si ottiene attraverso l’istruzione, le pari opportunità e il rispetto, non con i segni di punteggiatura».
«Il Parlamento è un luogo di democrazia, non di esperimenti linguistici», ha aggiunto. «Torniamo a una lingua che rispecchia lo spirito della Costituzione austriaca: universalmente comprensibile, oggettiva e inclusiva nel senso più autentico».
«Non a caso, il Bundestag tedesco e il Consiglio nazionale svizzero, così come quasi tutti i media stampati, non utilizzano un linguaggio neutro rispetto al genere», ha sottolineato il Presidente del Parlamento.
Le linee guida non si applicano ai discorsi tenuti nel Consiglio nazionale né ai testi presentati dai parlamentari, che, in virtù del loro mandato, sono liberi di redigere i propri documenti come preferiscono.
Rosenkranz, primo Presidente del Consiglio Nazionale austriaco nominato dal Partito della Libertà (FPÖ) è stato eletto dopo che l’FPÖ è diventato il partito più votato alle elezioni nazionali del 2024. Tuttavia, pur avendo ottenuto il maggior numero di voti, l’FPÖ non fa parte della coalizione di governo, poiché non dispone della maggioranza assoluta necessaria e gli altri partiti hanno rifiutato di allearsi con esso.
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Immagine di Gryffindor via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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