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Monsignor Schneider: papa Francesco ha contraddetto «tutto il Vangelo»
Il vescovo Athanasius Schneider ha affermato che papa Francesco ha contraddetto «l’intero Vangelo» con l’affermazione che tutte le religioni sono una via per arrivare a Dio.
Parlando con Raymond Arroyo sul canale TV cattolico americano EWTN, il vescovo del Kazakistan ha risposto al controverso commento fatto da papa Francesco durante il suo recente viaggio a Singapore in cui ha dichiarato che «ogni religione è una via per arrivare a Dio, «ci sono diversi linguaggi per arrivare a Dio, ma Dio è Dio per tutti. E come è Dio Dio per tutti? Siamo tutti figli e figlie di Dio. Ma il mio dio è più importante del tuo dio, è vero? C’è un solo Dio e ognuno di noi ha un linguaggio per arrivare a Dio. Sikh, musulmano, indù, cristiano, sono percorsi diversi».
Alla domanda del giornalista al riguardo di queste dichiarazioni, monsignor Schneider ha risposto:
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«Una simile affermazione di Papa Francesco è chiaramente contro la rivelazione divina, contraddice direttamente il primo Comandamento di Dio che è sempre valido – “Non avrai altri dei all’infuori di me” – questo è così chiaro, e una tale affermazione contraddice l’intero Vangelo».
Proseguendo, il vescovo ha ricordato agli spettatori che «Gesù Cristo ha detto: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”».
BREAKING: Bishop Schneider responds to #PopeFrancis‘ claim that all religions are a way to arrive at God:
“Clearly against divine revelation. It contradicts the 1st Commandment of God… We have to pray for #PopeFrancis..to repent.”@WorldOverDC Sep 26.pic.twitter.com/BXfzerdqO7— Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) September 26, 2024
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«Lui è l’unica via per arrivare a Dio, non ci sono altre vie o sentieri», ha detto il vescovo ausiliare di Astana. «Quindi, in questa affermazione, tristemente, deplorevolmente, Papa Francesco contraddice chiaramente il primo Comandamento di Dio e l’intero Vangelo».
Quando l’intervistatore ha sollevato la questione di come un papa potesse fare una simile affermazione, monsignor Schneider ha fatto riferimento al tradimento di Cristo da parte di San Pietro nei Vangeli.
«Dio ha permesso che il primo papa, Simon Pietro, abbia rinunciato e rinnegato Cristo tre volte, e fu nominato vicario di Cristo e tuttavia ha rinnegato Cristo tre volte. Così Dio ha permesso che potesse accadere anche in futuro, che un successore di Simon Pietro dicesse alcune parole che sono contrarie alla verità divina».
Un simile scenario, ha commentato Schneider, «è raro, ma è accaduto a Pietro ed è accaduto in casi molto rari nella storia. Ma Pietro si è pentito, e ha di nuovo difeso Cristo e lo ha confessato e ha dato la sua vita per Cristo come martire».
Il vescovo ausiliare ha esortato i cattolici «a pregare semplicemente per Papa Francesco affinché possa ricevere questa grazia del Signore come la ricevette Pietro, a pentirsi e a confessare di nuovo con chiarezza e coraggio che non c’è altro nome dato all’uomo nel quale possa essere salvato se non Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, l’unico redentore dell’umanità».
Il vescovo Schneider aveva già criticato la dichiarazione di Abu Dhabi di Francesco del 2019, che sosteneva che la «diversità delle religioni» è «voluta da Dio».
Dopo aver pubblicato una condanna pubblica del testo, Schneider ha successivamente pubblicato un’altra dichiarazione in cui metteva in guardia dal fatto che «gli uomini nella Chiesa oggi stanno di fatto promuovendo la negligenza del primo Comandamento del Decalogo e il tradimento del nucleo del Vangelo».
«Pietro dorme mentre Giuda è sveglio» aveva detto ad inizio anno Schneider dello stato delle cose nella Chiesa.
Il vescovo, proveniente da una famiglia di tedeschi del Volga deportati da Stalin nel Kirghizistan sovietico dove la comunità cattolica ha subito un’automatica e sanguinaria persecuzione, ha dichiarato che essere conformi alle limitazioni contro la Santa Messa in rito antico poste da Bergoglio rappresentano «falsa obbedienza», e che la Santa Messa vetus ordo va portata avanti anche a costo di un «esilio liturgico».
Come riportato da Renovatio 21, Schneider è noto anche per la sua opposizione alle restrizioni pandemiche («il COVID sta creando una società di schiavi», ha dichiarato tre anni fa) e ai vaccini prodotti con feti abortiti, un’operazione pubblica considerata come «ultimo passo del satanismo».
In un’accorata lettera alle persone che perdevano il lavoro a seguito del loro rifiuto alla vaccinazione obbligatoria con linee cellulari di bimbi sacrificati, il vescovo parlò del «prezzo della verità sul vaccino COVID-19».
Il 4 dicembre 2018 Mons. Schneider, vescovo ausiliare di Maria Santissima ad Astana (Kazakistan) scrisse a Renovatio 21, che lo aveva informato della battaglia intrapresa dal gruppo contro l’uso delle cellule di feto abortito nell’industria vaccinale, sfociata poi nel convegno «Fede, Scienza, Coscienza» tenutosi a Roma nel marzo 2019.
«Volentieri appoggio la Vostra nobile e necessaria iniziativa» scrisse monsignor Schneider a Renovatio 21 «per combattere la barbarie del nuovo cannibalismo dell’uso delle linee cellulari di feti abortiti in numerosi vaccini».
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Papa Leone intervenga sull’Eucarestia a Brigitte Macron: parla un sacerdote francese
Notre-Dame: Brigitte Macron et le public s’avancent pour la communion pic.twitter.com/eRypHnKMYg
— BFM (@BFMTV) December 8, 2024
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Poligamia: il Vaticano non intende modificare il diritto canonico
Il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha ribadito che attualmente non esiste alcun piano per modificare il diritto canonico relativo alle unioni poligame, molto comuni nell’Africa subsahariana. Questa dichiarazione del Cardinale Victor Manuel Fernandez, Prefetto del DDF, arriva dopo una nota dottrinale sulla monogamia come fondamento del matrimonio cristiano.
I vescovi africani potrebbero essere delusi, poiché avevano chiesto una modifica del diritto canonico per scoraggiare ulteriormente la piaga della poligamia, profondamente radicata nelle tradizioni africane. Commentando la nota di Una Caro del 25 novembre 2025, il Cardinale Fernandez ha sottolineato che il nuovo testo non intendeva «condannare esplicitamente la poligamia», ma piuttosto «promuovere la monogamia come ideale evangelico», limitandone significativamente la portata.
Ciò è ancora più significativo se si considera che il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede si è affrettato a sottolineare che l’iniziativa rispondeva principalmente alle ripetute richieste dei vescovi africani, espresse durante le visite ad limina e al Sinodo sulla sinodalità. In Africa, questi prelati affrontano importanti sfide pastorali in regioni in cui la poligamia colpisce fino al 24% dei cristiani in Burkina Faso, secondo i dati del Pew Research Center.
In una lunga nota a piè di pagina, Una Caro affronta le tradizioni africane a livello giuridico, dove la prima moglie svolge spesso un ruolo centrale nei riti funebri e nell’educazione dei figli di altre unioni. «Studi sulle culture africane mostrano che diverse tradizioni attribuiscono particolare importanza al primo matrimonio», si legge.
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Tuttavia, il cardinale Fernandez insiste sul fatto che questa menzione non implica, a suo avviso, una revisione del canone 1148, che consente a un uomo poligamo convertito al cattolicesimo di scegliere una delle sue mogli per convalidare un matrimonio cristiano, con preferenza per la prima.
I vescovi africani, riuniti nell’ambito del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SECAM), avevano tuttavia criticato questa flessibilità canonica, in particolare in un documento dell’agosto 2025 intitolato «Le sfide pastorali della poligamia». In esso, denunciavano casi in cui gli uomini «mettono da parte» la loro prima moglie per sceglierne una più giovane, causando sia scandalo che ingiustizia all’interno delle loro comunità.
Il prefetto della DDF ha riconosciuto queste «situazioni violente» nei villaggi isolati, dove le donne abbandonate rischiano la miseria o la morte: «Dobbiamo trovare una soluzione prudente che porti gradualmente a unioni monogame», ha dichiarato al sito di informazione The Pillar, specificando al contempo che i vescovi africani devono impegnarsi in questa riflessione, senza modifiche immediate al diritto canonico. Questa posizione si inserisce in un contesto più ampio.
La poligamia è diffusa nell’Africa occidentale e centrale: in Ciad, il 21% dei cristiani vive in famiglie poligame, e in Mali il 14%. Durante il Sinodo sulla famiglia del 2014, mons. Ignatius Kaigama – ora arcivescovo di Abuja, in Nigeria – ha sottolineato che la poligamia spesso mira ad assicurare la prole, sollevando interrogativi pastorali per i convertiti. «Come possiamo aiutarli? Come possiamo condurli alla conversione?», si è chiesto.
Il documento del SECAM ha anche deplorato le pratiche falsamente pastorali di alcuni sacerdoti, come la tolleranza informale o lo status di «catecumenato permanente» per i poligami, sostenendo invece un annuncio «radicale» del Vangelo.
I vescovi africani non hanno quindi veramente prevalso e il controverso autore del documento Fiducia Supplicans (2023) sulla benedizione delle coppie irregolari si è, nella migliore delle ipotesi, impegnato ad aiutare i vescovi africani a trovare «soluzioni appropriate», senza però «isolare» i sacerdoti che esercitano il loro ministero in contesti in cui la poligamia è la norma.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News.
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Corredentrice e Mediatrice: cosa chiedevano i vescovi alla vigilia del Vaticano II
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