Gender
Miss Olanda è un uomo
 
																								
												
												
											Il transessuale Rikkie Valerie Kolle è diventato la prima vincitrice biologicamente maschio del concorso Miss Paesi Bassi, tenutosi presso l’AFAS Theatre nella città di Leusden.
Kolle ha sconfitto nove concorrenti di origine femminile per portare a casa la corona per il 2023, succedendo alla vincitrice dello scorso anno Ona Moody.
Il trans 22enne rappresenterà i Paesi Bassi al 72° concorso di Miss Universo in El Salvador entro la fine dell’anno; si tratterà tuttavia solo del secondo transgender ad avanzare al concorso internazionale. Il primo transessuale a concorrere per Miss Universo pur essendo dotato di cromosomi XY è stato Angela Ponce dalla Spagna, che ha gareggiato nel 2018, tuttavia senza arrivare al round finale.
????????????????????????
Miss Netherlands is a bloke!!!
This is where we are at…
Accepted and lauded????
Rikkie valerie kolle ???????? will now represent the Netherlands in the 72nd edition of the Miss Universe competition in El Salvador ???? pic.twitter.com/BqcsJg1xiF
— 'Seeing is believing' (@dave24144975) July 10, 2023
In un post Instagram sponsorizzato da Miss Universo per il mese del Pride, Kolle ha optato per «vittoria» come autodescrizione di una sola parola, spiegando «da bambino, ho conquistato tutte le cose che sono arrivate sul mio cammino. E guardami ora, in piedi qui come una donna trans forte, autorizzata e sicura di sé».
«L’amore è amore, sii chi vuoi essere e non dimenticare mai, celebra sempre il tuo orgoglio», ha esclamato Kolle, che ha espresso il desiderio di essere un modello per la comunità queer.
Biological male wins Miss Universe Netherlands, women’s beauty pageant. pic.twitter.com/kFlKqykdPT
— Oli London (@OliLondonTV) July 9, 2023
Un altro post su Instagram spiega che mentre Kolle «non è nata come la donna che volevo essere», la giovane modella ha risolto il problema solo quattro mesi fa con un intervento chirurgico. «Per ME, ha completato il cerchio e mi ha portato la felicità», ha concluso Kolle, senza menzionare l’esatta natura delle procedure, lasciando il lettore fantasticare sul concetto di felicità derivata da castrazione.
Va ricordato che l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha revocato il divieto dell’organizzazione Miss Universo ai concorrenti transgender nel 2012, quando era il proprietario della competizione. La vincitrice del concorso regionale canadese Jenna Talackova aveva minacciato una causa dopo essere stata esclusa dal concorso nazionale canadese quando si è scoperto che non era una «naturalmente nata femmina», definendo la sua esclusione «ingiusta» e chiedendo che le fosse permesso di competere.
Trump, dopo essersi consultato con la Gay and Lesbian Alliance Against Defamation (ora chiamata semplicemente GLAAD), ha accolto Talackova nel concorso Miss Universo del 2012 e ha cambiato le regole in modo che tutte le donne transgender potessero competere dal 2013 in poi.
Tuttavia, il biondo ex presidente in anni recenti si è scagliato con veemenza contro la presenza di transessuali nelle competizioni sportive femminili
L’anno scorso, il diciannovenne Brian Nguyen è diventato il primo concorrente maschio a vincere un concorso di Miss America, in particolare Miss Greater Derry, nello stato del New Hampshire. Il concorso Miss Stati Uniti d’America, tuttavia, ha recentemente vinto una in tribunale affermando il diritto del Primo Emendamento di determinare chi partecipa ai suoi eventi, anche rifiutando i candidati trans: il concorso già non permette la partecipazione a concorrenti con condanne penali e coloro che hanno posato nude.
Ora è il turno dell’Europa.
L’Olanda, Paese anarco-tirannico dei lockdown, della repressione della polizia che spara, delle fattorie chiuse dal governo, della droga libera, della mafia marocchina scatenata e dell’eutanasia fondamentalista per vecchi e bambini e depressi, ha appena perso il suo governo.
I suoi progressi, tuttavia, ci appaiono nella loro illuminante evidenza.
Ad ogni modo ci teniamo a far vedere ai nostri lettori le foto comparate di Miss Olanda e Miss Russia.
Miss Universe Netherlands????️⚧️ vs Miss Universe Russia????????
The West has completely lost the plot. pic.twitter.com/UySvhJ4fVw
— Jackson Hinkle ???????? (@jacksonhinklle) July 9, 2023
Gender
La prima donna primo ministro del Giappone si oppone al «matrimonio» omosessuale
 
														La nuova prima ministra giapponese, Sanae Takaichi, prima donna a ricoprire questa carica, si oppone al «matrimonio» omosessuale.
Takaichi, insediatasi martedì, ha espresso durante un dibattito elettorale dello scorso mese la sua contrarietà al «matrimonio» omosessuale, pur definendo «giusta» una relazione omosessuale, secondo il sito di informazione LGBT Them.
Nel 2023, durante una riunione della commissione bilancio del governo, ha descritto la legalizzazione del «matrimonio» omosessuale come una «questione estremamente complessa», citando un articolo della costituzione giapponese che definisce il matrimonio come basato sul «consenso reciproco di entrambi i sessi».
Le posizioni di Takaichi sul «matrimonio» omosessuale, non legale in Giappone, sono in contrasto con l’opinione pubblica del Paese, prevalentemente laica. Un sondaggio Pew del 2023 ha rilevato che circa il 70% dei giapponesi sostiene il «matrimonio» omosessuale, il tasso di approvazione più alto tra i Paesi asiatici analizzati.
Diverse città e località giapponesi emettono «certificati di unione» per le coppie omosessuali. Ad esempio, nel 2015 il distretto di Shibuya a Tokyo ha approvato una normativa che riconosce le coppie omosessuali «come partner equivalenti a quelli sposati per legge».
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Inoltre, l’anno scorso un’Alta corte giapponese ha stabilito che il divieto del codice civile sul «matrimonio» omosessuale viola il principio costituzionale contro la discriminazione basata su «razza, credo, sesso, status sociale o origine familiare». Tuttavia, le Alte corti giapponesi non possono abrogare il divieto, rendendo la sentenza simbolica.
Paradossalmente, nonostante sia la prima donna a capo del governo giapponese, l’amministrazione di Takaichi è stata criticata dalla sinistra come un ostacolo per la «parità di genere» e i «diritti delle minoranze sessuali». L’emittente pubblica americana PBS News l’ha definita «non femminista».
Takaichi sostiene la successione esclusivamente maschile della famiglia imperiale, che ha un ruolo cerimoniale, e si oppone alla possibilità per le coppie sposate di mantenere cognomi separati, sostenendo che ciò potrebbe «minare la struttura sociale basata sulle unità familiari». Tuttavia, non insiste sul fatto che la donna debba adottare il cognome del marito. Curiosamente, il marito di Takaichi, il politico LDP Taku Yamamoto, ha preso il suo cognome quando si sono risposati, per cui ora legalmente si chiama Taky Takaichi
«La nascita della prima donna primo ministro giapponese è storica, ma (Takaichi) rappresenta un’ombra per la parità di genere e i diritti delle minoranze sessuali», ha dichiarato a PBS Soshi Matsuoka, attivista LGBT. «Le opinioni di Takaichi su genere e sessualità sono estremamente conservatrici e potrebbero costituire un grave ostacolo per i diritti, in particolare per le minoranze sessuali».
Il Giappone resta uno dei pochi Paesi sviluppati, insieme a Paesi come Corea del Sud e Repubblica Ceca, a non aver legalizzato il «matrimonio» omosessuale.
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Immagine di 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Attribution 4.0 International
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Il Parlamento austriaco vieta il linguaggio «inclusivo di genere» nelle sue comunicazioni ufficiali
 
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Gender
Il transgenderismo è in declino tra i giovani americani: «una moda in declino»
 
														Un recente rapporto indica un calo nell’identificazione transgender tra i giovani americani, dopo il picco registrato durante l’amministrazione Biden.
Il rapporto, intitolato «The Decline of Trans and Queer Identity among Young Americans», redatto dal professor Eric Kaufmann, analizza i dati di studenti universitari negli Stati Uniti attraverso sette fonti.
I risultati mostrano che l’identificazione transgender è scesa a circa la metà rispetto al massimo raggiunto nel 2023, passando dal 7% al 4%.
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Tra il 2024 e il 2025, meno studenti universitari del primo anno si sono identificati come «trans o queer» rispetto agli studenti dell’ultimo anno, invertendo la tendenza osservata nel 2022-2023.
Anche l’identificazione come «non binario» (né uomo né donna) è diminuita della metà in tre delle cinque fonti di dati dello studio. L’identificazione eterosessuale è in aumento, pur rimanendo inferiore rispetto al 2020, mentre quella gay e lesbica è rimasta stabile.
«Questo suggerisce che la non conformità di genere/sessuale continuerà a diminuire», ha scritto Kaufmann su X, commentando i risultati, definendo l’identità transgender e queer una «moda» ormai in declino.
«Il calo delle persone trans e queer sembra simile allo svanire di una tendenza», ha affermato, sottolineando che tale cambiamento è avvenuto indipendentemente dalle variazioni nelle convinzioni politiche o nell’uso dei social media, ma con un ruolo significativo del miglioramento della salute mentale.
«Gli studenti meno ansiosi e, soprattutto, meno depressi [sono] associati a una minore percentuale di identificazioni trans, queer o bisessuali», ha aggiunto.
Come riportato da Renovatio 21, gennaio, il presidente Trump – che prima di rientrare alla Casa Bianca aveva promesso di fermare la «follia transgender» dal primo giorno della sua presidenza –ha firmato un ordine esecutivo per vietare al governo federale di finanziare o promuovere la transizione di genere nei minori. «Questa pericolosa tendenza sarà una macchia nella storia della nostra nazione e deve finire», ha dichiarato.
Sono seguiti interventi dell’amministrazione Trump contro il reclutamento di trans nell’esercito (nonché la cacciata dei già recluati) e la partecipazione di transessuali maschi alle gare sportive delle donne. «la guerra allo sport femminile è finita» ha dichiarato il presidente americano.
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Secondo il Williams Institute, il 76% delle persone transgender (circa 2,8 milioni) ha meno di 35 anni, di cui il 25% (724.000) è tra i 13 e i 17 anni. Il rapporto evidenzia che la composizione razziale delle persone transgender riflette quella degli Stati Uniti. Circa un terzo si identifica come donna, un terzo come uomo e un terzo come non binario.
Dal 2022, il Williams Institute stima che il numero di persone transgender sia cresciuto da 1,6 milioni a 2,8 milioni, un aumento del 75% in tre anni.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa uno studio dell’ente americano Public Religion Research Institute (PRRI) aveva rivelato che più di un americano su quattro (28%) di età compresa tra 18 e 25 anni, nota come Generazione Z, si è identificato come LGBT.
La «moda» ora può essere finita. Tuttavia, ci chiediamo: quale ne è stato il prezzo?
Quanti ragazzi castrati per sempre? Quante ragazze mutilate dei seni? Quanti adolescenti intossicati di steroidi sintetici? Quante famiglie lacerate e distrutte?
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