Geopolitica
Minacce diplomatiche e de-dollarizzazione: Lavrov chiede se i diplomatici USA abbiano perso la testa
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha sottolineato il crollo della posizione degli Stati Uniti nel mondo a causa della loro attuale «diplomazia» fatta di inettitudine ed ultimatum ai Paesi terzi.
Parlando ad un evento di management in Russia (Leaders of Russia) il 19 marzo, il decano russo della diplomazia internazionale ha osservato:
«Molti paesi stanno già iniziando a scervellarsi alla ricerca di modi per “allontanarsi lentamente” dal dollaro nei contratti internazionali. Guardate cosa è successo»
«Gli Stati Uniti inviano i loro diplomatici in giro per il mondo, i loro ambasciatori in ogni paese hanno l’ordine di chiedere che questi paesi mettano fine alla cooperazione con la Russia sotto la minaccia di sanzioni» racconta il Lavrov.
«Capiremmo se lo facessero con Paesi piccoli. Ma quando tali ultimatum e richieste vengono dati a Cina, India, Egitto o Turchia, sembra che i nostri colleghi americani abbiano completamente perso il contatto con la realtà, o che il loro complesso sovrumano abbia sopraffatto il loro senso di normalità. Abbiamo visto tali complessi nella storia umana e conosciamo la cosa».
In risposta a una domanda del pubblico che chiedeva cosa direbbe a tutti i popoli del mondo, in Occidente, in Oriente e in America Latina, «per assicurarsi che ti ascoltino», Lavrov ha risposto:
«Direi loro che tutti i popoli dovrebbero essere fedeli a se stessi e che non dovrebbero abbandonare le loro tradizioni, storia, aspirazioni e visione del mondo».
Lavrov è noto, oltre che per la sua grande esperienza diplomatica, anche per la schiettezza con cui è in grado alle volte di esprimersi: ne sa qualcosa il giovane ministro napoletano Luigi Di Maio.
«Tornando in Ucraina, gli americani stanno gongolando per questa situazione e si fregano le mani con gioia. In tutto, 140 Paesi hanno votato contro la Russia all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Sappiamo come questi Paesi hanno raggiunto questa decisione: gli ambasciatori statunitensi hanno fatto la spola da una capitale all’altra e hanno chiesto che anche le grandi potenze soddisfino le loro richieste, e non esitano a parlarne in pubblico. O vogliono offendere gli altri, oppure hanno perso completamente il senso delle proporzioni, pur comprendendo la propria superiorità».
«Tuttavia, su questi 140 paesi che hanno votato sugli ordini degli Stati Uniti, nessuno ha imposto sanzioni tranne l’Occidente. La stragrande maggioranza dei paesi non ha imposto sanzioni alla Russia. Sembra che, votando, alcuni di loro abbiano voluto ridurre al minimo i danni, ma non vogliono spararsi ai piedi e continueranno a sviluppare la loro economia».
«Molti leader indipendenti affermano apertamente di non voler eseguire le istruzioni degli Stati Uniti a proprio danno. Quindi, gente del mondo, siate fedeli a voi stessi».
Come scritto da Renovatio 21, la dedollarizzazione è un effetto collaterale della gestione demente della crisi ucraina che minaccia di distruggere la superpotenza economica statunitense.
Parimenti, si tratta di un tema delicatissimo: è semplicemente impossibile che Washington accetterà la fine del dollaro come riserva valutaria mondiale senza prima provocare guerra e distruzione su scala mai vista.
Arabia Saudita, India, Cina, Brasile… ogni Paese è avvertito.
Con probabilità, siamo solo all’inizio di un periodo di violenza totale.
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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