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Ambiente

Mezzo miliardo di zanzare OGM liberate in Florida: la popolazione locale è furiosa

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Nelle Florida Keys, isole al sud della penisola, un’azienda biotecnologica chiamata Oxitec sta per rilasciare 500 milioni di zanzare geneticamente modificate.

 

Questi insetti ematofagi OGM sono progettati per uccidere la popolazione locale di zanzare lungo un lungo tratto delle isole.

 

Nelle Florida Keys, isole al sud della penisola, un’azienda biotecnologica chiamata Oxitec sta per rilasciare 500 milioni di zanzare geneticamente modificate

Uomini in uniforma  si stanno presentando ai cittadini per far firmare loro dei documenti riguardo alle zanzare. «Non so nemmeno cosa ho firmato. Ho appena firmato il mio nome – ha detto una cittadina locale, Virginia Donaldson, a Futurism – Ero tipo “Oh, controllo delle zanzare, sì qualunque cosa”».

 

Senza rendersene conto, Donaldson aveva accettato di partecipare a un esperimento genetico: l’eradicazione delle zanzare tramite l’immissione in natura di centinaiai milioni – presto miliardi – di creature bioingegnerizzate.

 

Non tutti i cittadini l’hanno presa bene: «Trovo questo criminale, che siamo stati vittime di bullismo in questo esperimento», ha detto Meagan Hull, residente in Florida Keys, in un’accesa riunione del consiglio comunale a marzo riportata dal sito. «Abbiamo tutto da rischiare, niente da guadagnare, ed è tutto per i profitti di Oxitec».

 

Oxitec, con la collaborazione dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e dei governi locali, prevede di rilasciare 500 milioni di zanzare, in ognuna delle quali i suoi scienziati hanno inserito un gene chiamato OX5034. Dopo un processo lungo anni, l’EPA ha approvato il piano Oxitec nel maggio 2020 attraverso un permesso di uso sperimentale (EUP), un’autorizzazione speciale che consente alle aziende di testare sul campo nuovi pesticidi.

 

Questi insetti ematofagi OGM sono progettati per uccidere la popolazione locale di zanzare lungo un lungo tratto delle isole.

Oxitec dice che le zanzare, tutti i maschi – che quindi non pungono gli umani – si riprodurranno quindi con femmine selvatiche, che pungono. Ma trasmetteranno il gene OX5034 , un  fattore ereditario che impedisce a qualsiasi prole femminile di raggiungere l’età adulta. La teoria è che più le zanzare geneticamente modificate e i loro discendenti si riproducono, meno zanzare femmine che pungono ci saranno nell’area.

 

In pratica: la sterilizzazione di una popolazione (zanzare, per ora, non ancora umani) per mezzo dell’ingegneria genetica.

 

Questo esperimento nel mondo reale, che dovrebbe iniziare presto, avrà come obiettivo la specie di zanzara Aedes aegypti . Questi insetti costituiscono solo il 2-4% della popolazione di zanzare nelle Florida Keys, ma sono associati a quasi tutti i casi di malattie trasmesse dalle zanzare. Oxitec afferma che il processo potrebbe aiutare a fermare la diffusione di malattie trasmesse dagli insetti che colpiscono gli esseri umani, come la dengue e lo Zika, impedendo agli insetti che li trasportano di sopravvivere. In più, dice, con la sterilizzazione tramite ingegneria genetica non si debbono usare pesticidi.

 

In pratica: la sterilizzazione di una popolazione (zanzare, per ora, non ancora umani) per mezzo dell’ingegneria genetica

«Tutto ciò cade a pezzi, però, se una qualsiasi delle zanzare femmina finisce davvero per sopravvivere e riprodursi. Alla domanda su questa possibilità» scrive Futurism. Il portavoce dell’EPA Kenneth Labbe ha detto a Futurism che l’esperimento terminerà nel momento in cui una femmina adulta portatrice del gene di proprietà si presenterà durante la raccolta.

 

«Nell’improbabile caso in cui Oxitec trovi una prole femmina geneticamente modificata, deve interrompere immediatamente il rilascio, applicare pesticidi convenzionali mirati agli stadi delle zanzare adulte e larvali e continuare il monitoraggio fino a quando non vengono trovate zanzare femmine OX5034 per due generazioni consecutive», ha detto Labbe.

 

A giudicare dai precedenti, tale ottimismo pare mal riposto: sappiamo per certo che in un precedente esperimento condotto dal 2013 al 2015, Oxitec ha rilasciato zanzare in Brasile che trasportavano un gene ingegnerizzato in precedenza, OX513A , e alla fine ha rilasciato anche quelle con OX5034 . Mentre la società ha dichiarato il rilascio un successo, scienziati non affiliati a Oxitec di Yale e una manciata di istituzioni brasiliane hanno pubblicato una ricerca sulla rivista Nature Scientific Reports sostenendo che alcune delle zanzare si erano accoppiate, prodotto una prole vitale e alla fine hanno creato una nuova popolazione ibrida genetica capace di sopravvivere in natura.

 

L’esperimento in Brasile  aveva creato una specie di super zanzare: l’esatto contrario del fine che si erano posti gli scienziati

Cioè, l’esperimento in Brasile, come scritto a suo tempo da Renovatio 21, aveva creato una specie di super zanzare: l’esatto contrario del fine che si erano posti gli scienziati.

 

Tali conclusioni sono state energicamente contestate da Oxitec, che ha spinto per una ritrattazione. Da allora la rivista ha schiaffeggiato un’espressione di preoccupazione su alcune delle sue scoperte che rimane ancora irrisolta. Nathan Rose, responsabile degli affari normativi di Oxitec, ha riconosciuto che alcune zanzare femmine OX513A sono sopravvissute in Brasile, ma ha affermato di essere fiducioso che le zanzare OX5034 non sarebbero in grado di farlo.

 

A tutti rimane però in mente l’idea espressa in Jurassic Park: «la vita trova sempre una via». In quel caso finzionale, i dinosauri femmina riuscivano a maschilizzarsi grazie ad una parte di genetica del rospo con cui ne avevano ricostruito il DNA. Nella realtà delle zanzare brasiliane o americane, potrebbe esserci qualcosa di ancora più imprevedibile.

 

Tra le varie figure apparse negli articoli che dedichiamo oramai da anni al tema, comparve subito un personaggio ora divenuto centralissimo: il dottor Andrea Crisanti, che, appunto, ora gli avversari accusano di non essere uno specialista ma uno zanzarologo

Renovatio 21 segue la storia delle zanzare OGM sterilizzate da diversi anni: è per noi impossibile non vedere il pendìo scivoloso che dalla zanzara porta all’uomo.

 

Il nostro primo articolo («I vaccini come guerra biologica») che cita l’argomento risale al 2017, quando scrivemmo dell’ipotesi di utilizzo di zanzare geneticamente modificate come vettori per «vaccinare» la popolazione.

 

Tra le varie figure apparse negli articoli che dedichiamo oramai da anni al tema, comparve subito un personaggio ora divenuto centralissimo: il dottor Andrea Crisanti, che, appunto, ora gli avversari accusano di non essere uno specialista ma uno zanzarologo.

 

Crisanti dirigeva a Terni dei laboratori che creavano zanzare GM, create con il nobile fine di sconfiggere la malaria – per un progetto dell’Imperial College di Londra (quello che ha fornito i dati sballati che hanno indotto Johnson a mutare idea e a instaurare il lockdown più draconiano d’Europa) lautamente finanziato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates.

 

Tenete sempre presente questa faccenda delle zanzare: il pendìo scivoloso dall’insetto all’uomo è già stato segnato dal disegno della Necrocultura. Con la chimica o con la genetica, la popolazione umana dovrà ridursi, sparire

Se non credete a Renovatio 21, credete a Netflix: guardate la serie di documentari Selezione innaturale, che è tutta incentrata sulla tecnologia del gene drive, applicata non solo alle zanzare, ma anche ai ratti, e respinta da intere comunità come quella neozelandese. Lo stesso Crisanti appare nella seria nei suoi laboratori in Lazio.

 

Tenete sempre presente questa faccenda delle zanzare: sarà vitale nel prossimo futuro. Perché, ribadiamo, il pendìo scivoloso dall’insetto all’uomo è già stato segnato dal disegno della Necrocultura. Con la chimica o con la genetica, la popolazione umana dovrà ridursi, sparire.

 

Si prepara un’apocalisse, l’apocalisse degli insetti.

 

 

 

 

 

 

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Ambiente

Il cardinale Turkson rimprovera i vescovi e i sacerdoti che continuano a «negare il cambiamento climatico»

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Il cardinale Peter Turkson, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ha lamentato in un’intervista pubblicata questa settimana che ci sono ancora diversi vescovi e sacerdoti cattolici che «negano il cambiamento climatico» nonostante i presunti progressi compiuti dalla storica enciclica di papa Francesco Laudato Si’ che chiedeva «giustizia climatica ed ecologica».

 

In un’intervista rilasciata al quotidiano austriaco Der Sonntag, pubblicata il 2 settembre dopo la conferenza della Pontificia Accademia delle Scienze «Dalla crisi climatica alla resilienza climatica in Europa a livello locale e regionale» tenutasi a Vienna, il Turkson ha elogiato l’impegno della Chiesa nella lotta al «cambiamento climatico» nel decennio successivo alla pubblicazione della Laudato Si’. Tuttavia il porporato africano ha anche criticato in modo particolare il clero che continua a negare il «cambiamento climatico» o a liquidarlo come irrilevante per la fede.

 

«Conosco vescovi e sacerdoti che negano il cambiamento climatico e considerano la questione irrilevante. Ma conosco anche molti giovani che nutrono una forte passione per la protezione del clima», ha affermato il cardinale. «Quindi c’è sia ignoranza che impegno».

 

«Ma la Chiesa ha creato uno strumento credibile con la Laudato Si’. E molti di noi che la rappresentiamo lo facciamo con grande convinzione», ha esclamato il Turksone.

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Dalla sua pubblicazione nel 2015, la Laudato Si’ è diventata il testo di riferimento per numerose iniziative vaticane e papali incentrate sulla cosiddetta agenda «verde». In essa, il defunto pontefice argentino parlava di un «vero approccio ecologico» che ascolta «sia il grido della terra sia il grido dei poveri», scrive LifeSite.

 

Il documento ha dato origine al Movimento Laudato Si’, che mira a «trasformare l’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco in azione per la giustizia climatica ed ecologica», poiché il disinvestimento di massa dai «combustibili fossili» è ispirato dagli scritti ambientalisti del pontefice.

 

Più avanti nell’intervista, il cardinale Turkson ha sottolineato che è una contraddizione per i cattolici ignorare le preoccupazioni ambientali.

 

«Chi crede in Dio crede nel Creatore. E chi adora Dio come Creatore non può allo stesso tempo ignorare o distruggere la sua creazione», ha affermato il religioso ghanese. «Questo sarebbe in contraddizione con la propria fede. In secondo luogo, nel Salmo 19 si legge: ‘I cieli narrano la gloria di Dio’. La creazione stessa è quindi una lode a Dio».

 

«Un cristiano che non rispetta o addirittura non sfrutta il creato non vive in armonia con la sua fede», ha tuonato il già presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace (2009-2016), prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale (2016-2021), cancelliere della Pontificia accademia delle scienze (2022-2025), cancelliere della Pontificia accademia delle scienze sociali (2022-2025).

 

Sebbene Turkson abbia ragione nel dire che i fedeli hanno il compito di essere custodi dell’ambiente, non sono obbligati a credere nel «cambiamento climatico», né la questione ambientale è la più urgente per i cattolici, come sembra indicare il cardinale.

 

Il cardinale di Cape Coast è diventato famoso per la sua promozione dell’ambientalismo e del controllo demografico. Nel 2015, il cardinale ghanese ha dovuto giustificarsi dopo una controversa intervista alla BBC in cui affermava che Papa Francesco aveva chiesto «un certo controllo delle nascite» per affrontare la mancanza di cibo e altre preoccupazioni ambientali, dando così credito alla teoria secondo cui il pianeta sarebbe sovrappopolato.

 

Il Turkson è stato anche il principale collegamento del Vaticano con il World Economic Forum di Davos. Il cardinale ha pronunciato discorsi in diversi summit annuali del WEF durante il pontificato di papa Francesco e ha ospitato la «tavola rotonda» del WEF del Vaticano nel 2020.

 

Nel 2021, Turkson ha anche sostenuto l’idea che l’allora presidente pro-aborto Joe Biden dovesse continuare a ricevere la Santa Comunione. Il cardinale ghanese ha affermato che il democratico «cattolico» dissidente e promotore dell’aborto non si trova in «stato di peccato» e che «l’Eucaristia non dovrebbe in alcun modo diventare un’arma».

 

Come riportato da Renovatio 21, in risposta alle critiche del Turkson, i vescovi del suo Paese, il Ghana, difesero con fermezza le leggi anti-sodomia implementate dai parlamentari ghanesi.

 

La tematica ambientale di Bergoglio toccò livelli di parossismo imbarazzanti, come quando prese a citare nell’esortazione apostolica Laudate Deum (2023) la teorica gender eco-ciberfemminista Donna Haraway, nota per la sua teoria dello Chtulucene, ossia il superamento del cosiddetto antropocene, cioè l’avvio di un’era in cui l’essere umano non è più centrale. Come noto, Chtulhu è una divinità terrifica dal volto polipesco che nella fantasia letteraria dello scrittore H.P.Lovecraft tornerà sulla Terra per sterminare gli umani o renderli suoi schiavi.

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«Cosa succede quando il genere umano, dopo aver irrimediabilmente alterato gli equilibri del pianeta Terra, smette di essere il centro del mondo? E nel pieno della crisi ecologica, che relazioni è possibile recuperare non solo tra individui umani, ma tra tutte le specie che il pianeta lo abitano?» si chiede il libro Cthulucene. La risposta, dice la Haraway, è attuare in questo pianeta infetto un pensiero «tentacolare», un cambio di paradigma dove, come spiegato sopra, invece di generare figli si creano «parentele» con «decisioni intime e personali per creare vite fiorenti e generose senza mettere al mondo bambini».

 

Non vi sono segni che Leone voglia invertire la tendenza antiumana dell’ambientalismo vaticano.

 

Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa papa Prevost ha tenuto una nuova «messa per la cura del creato» nella quale ha avvertito che il «mondo sta bruciando» a causa del «riscaldamento globale». Significativa anche la location di tale nuova «messa», che si è svolta nei giardini papali adibiti al centro «Borgo Laudato Si’» a Castel Gandolfo, un luogo nato dall’enciclica ecomaoista bergogliana.

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La Marina britannica sversa acque radioattive in un lago scozzese

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Un’indagine ha scoperto che la Marina britannica ha più volte riversato acqua radioattiva dalle testate nucleari immagazzinate in un lago scozzese.   Secondo i documenti della Scottish Environment Protection Agency (SEPA) pubblicati dal quotidiano The Ferret («Il furetto»), piattaforma di giornalismo investigativo, l’acqua radioattiva proveniente dal deposito di armi di Coulport nel Regno Unito è fuoriuscita nel Loch Long, nella Scozia occidentale, in diverse occasioni dopo la rottura di vecchie tubature.   Il Deposito degli Armamenti della Royal Naval immagazzina le testate nucleari per i sottomarini classe Trident della Royal Navy britannica. La SEPA ha affermato che fino a metà delle sue 1.500 condutture idriche avevano superato la durata di vita prevista al momento delle perdite. Ha attribuito la causa delle inondazioni, che hanno rilasciato bassi livelli di trizio, una sostanza radioattiva utilizzata nelle testate, nel lago, frequentato da nuotatori, subacquei, canoisti e pescatori, a «carenze di manutenzione».   Piccole quantità di trizio sono generalmente innocue, ma un’esposizione elevata o prolungata può aumentare il rischio di cancro.

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I documenti rivelano che le tubature sono scoppiate nel 2010 e due volte nel 2019. Nell’agosto 2019, un’area di lavorazione delle testate nucleari è stata allagata; l’acqua contaminata è poi fluita attraverso uno scarico a cielo aperto nel lago. La SEPA ha affermato che i livelli di trizio erano molto bassi e non rappresentavano una minaccia per la salute pubblica.   Nel 2020, il ministero della Difesa del Regno Unito ha accettato di adottare misure per prevenire ulteriori rotture. Tuttavia, la SEPA ha successivamente constatato che i progressi in materia erano lenti e che persistevano problemi nella gestione delle risorse. Nel 2021 si sono verificate altre due rotture di tubature, una delle quali in un’altra area che conteneva sostanze radioattive, il che ha portato a un’altra ispezione SEPA nel 2022.   I documenti sono stati resi pubblici dopo una battaglia durata sei anni in base alle leggi scozzesi sulla libertà di informazione, ha scritto il quotidiano. Il Commissario scozzese per l’informazione David Hamilton ha stabilito a giugno che la maggior parte dei file deve essere resa pubblica, respingendo le affermazioni dei militari secondo cui la segretezza era necessaria per garantire la sicurezza nazionale, affermando che il rischio principale era per la «reputazione», non per la sicurezza.   Sebbene la SEPA abbia affermato che i livelli di radioattività in questi incidenti erano molto bassi e non mettevano in pericolo la salute umana, ha riscontrato «carenze nella manutenzione e nella gestione delle risorse che hanno portato al fallimento dell’accoppiamento, il che ha portato indirettamente alla produzione di rifiuti radioattivi non necessari».   A maggio, The Ferret ha riferito che dal 2023 si sono verificati 12 incidenti nucleari presso la base sottomarina della Royal Navy di Faslane, che potrebbero aver rilasciato sostanze radioattive.   La Marina Britannica è stata oggetto negli anni di scandali e storie bizzarre, di cui abbiamo dato su queste pagine esempi vari.   Come riportato da Renovatio 21, la Royal Navy ha licenziato un decorato capitano di sottomarino che un tempo incontrò la famiglia reale, presumibilmente per aver inviato un video pornologico a un giovane sottoposto – non è chiaro se uomo o donna – con cui aveva una relazione definita «inappropriata».   Come riportato da Renovatio 21, a febbraio era emerso che navi britanniche avevano trascorso diversi giorni sulle tracce di un presunto sottomarino stealth russo prima di concludere che la sospetta traccia sonar potesse in realtà appartenere a una balena che emanava peti subacquei.

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La Santa Sede costruirà una centrale solare

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La Sala Stampa della Santa Sede ha annunciato il 31 luglio 2025 la firma di un accordo tra il Vaticano e la Repubblica Italiana per consentire l’installazione di un impianto fotovoltaico a Santa Maria di Galeria, a nord di Roma. Questo progetto è destinato a fornire energia rinnovabile alla Città del Vaticano, in conformità con l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

 

Il principio di questa centrale elettrica si basa sull’installazione di pannelli solari nelle aziende agricole. L’obiettivo è garantire il completo approvvigionamento energetico dello Stato della Città del Vaticano, ma anche simboleggiare la consapevolezza della salvaguardia del Creato.

 

L’accordo riguarda un impianto agrovoltaico a Santa Maria di Galeria. Si tratta di un’area extraterritoriale dell’Agro Romano, il cui status risale agli accordi del 1951 con il Governo italiano, e dove dal 1957 ha sede la struttura di Radio Vaticana oggi utilizzata per le trasmissioni in onde corte.

 

Nel maggio 2024, sulla base del motu proprio Fratello Sole, Papa Francesco ha deciso di costruire su questo terreno un impianto solare. Si tratterebbe di un «impianto agrivoltaico», ovvero un campo di pannelli solari sotto il quale viene mantenuta l’attività agricola. Un progetto che mira a fornire energia elettrica non solo alla stazione radio, ma anche all’intera Città del Vaticano.

 

 

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Papa Leone XIV visitò il sito il 19 giugno per visitare il Centro di Trasmissione e il sito di 424 ettari attualmente utilizzato per l’agricoltura.

 

Il 19 giugno, Papa Leone XIV ha visitato l’enclave vaticana di Santa Maria di Galeria, a nord della capitale, che beneficia dell’extraterritorialità. Questo appezzamento di terreno di 424 ettari è attualmente utilizzato per l’agricoltura ed è anche occupato dal centro di trasmissione della Radio Vaticana.

 

Poiché il sito di Santa Maria di Galeria si trova a 18 km dal Vaticano, il progetto prevede la collaborazione con il Governo italiano per consentire la trasmissione e la distribuzione dell’energia elettrica prodotta dall’impianto. A tal fine, è stato firmato un accordo tra l’Arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati, e l’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Di Nitto.

 

Nel giugno dello scorso anno, l’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) e il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano hanno ricevuto un mandato speciale per realizzare un impianto fotovoltaico nell’area di Santa Maria di Galeria di proprietà della Santa Sede.

 

La stessa APSA, nel suo bilancio 2024 recentemente pubblicato, in cui vengono delineati i progetti avviati e proseguiti dall’anno scorso e le idee e le proposte per il futuro, menziona l’iniziativa come un mezzo «per realizzare esempi di transizione energetica attraverso il sostegno alle energie rinnovabili».

 

L’arcivescovo Gallagher ha espresso la sua gratitudine per il sostegno che l’iniziativa ha ricevuto dalle autorità italiane, un sostegno che «offre un’ulteriore prova dello spirito di reciproca cooperazione che ha sempre contraddistinto le nostre relazioni bilaterali fin dalla firma dei Patti Lateranensi».

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine della Segreteria di Stato della Santa Sede via Twitter

 

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