Fertilità
Mestruo irregolare dopo il vaccino, dirigente della Pfizer ripreso con telecamera nascosta si dice «preoccupato»: «la portata di quello scandalo sarebbe enorme»
Project Veritas ha pubblicato un altro nuovo scioccante video a telecamera nascosta con le dichiarazione del dirigente Pfizer Jordon Trishton Walker che questa volta discute tranquillamente del fatto che i vaccini mRNA potrebbero influire negativamente sulla salute riproduttiva delle donne.
«C’è qualcosa di irregolare nei cicli mestruali», dice Walker al giornalista sotto copertura di Project Veritas, un uomo con cui credeva di avere un appuntamento omosessuale. «Quindi, le persone dovranno indagare su questo punto».
«Il vaccino non dovrebbe interferire con quelli», dice il dottor Walker, riferendosi ai cicli mestruali. «Quindi, non lo sappiamo davvero».
Walker ammette inoltre nel segmento più recente che le sostanze chimiche dell’RNA messaggero devono «influenzare qualcosa di ormonale per influenzare i cicli mestruali», aggiungendo che «in qualche modo questo mRNA resta nel corpo, e come … spero che non scopriamo qualcosa di veramente brutto lungo la linea».
«Se dovesse succedere qualcosa a valle e fosse davvero brutto? Voglio dire, la portata di quello scandalo sarebbe enorme», prosegue Walker.
BREAKING: @Pfizer Director Concerned Over Women's Reproductive Heath After COVID-19 Vaccinations
"There is something irregular about their menstrual cycles…concerning…The vaccine shouldn't be interfering with that…It has to be affecting something hormonal…"#Pfertility pic.twitter.com/XAuMPJNShD
— Project Veritas (@Project_Veritas) February 2, 2023
I danni al ciclo mestruale delle donne sottoposte al vaccino mRNA – che variano dall’assenza del ciclo ad episodi riportati di sanguinamenti quotidiani – all’inizio era respinto da medici e giornali come una fissa no-vax. Essendo impossibile nascondere il fenomeno, vista la sua vastità e la sua gravità, gradualmente è stata ammessa la sua esistenza, con un numero crescente di studi scientifici a riguardo.
Tuttavia, nessuna spiegazione è stata data – né è stata fornita una qualche forma di terapia, e ci dispiace molto per le signore che hanno scritto in questi anni a Renovatio 21 riguardo questo tremendo problema.
L’idea che il vaccino potesse interferire con la fertilità femminile fu lanciata a fine 2020, mentre in Gran Bretagna venivano iniettate le prime dosi, dall’ex dirigente Pfizer dottor Michael Yeadon.
Anche nel caso dei maschi pare esserci la possibilità di una fertilità compromessa, con ricerche che indicano come essa diminuisca «in modo significativo» nei mesi successivi all’iniezione.
Il problema riproduttivo della popolazione vaccinata è stato ammesso ufficialmente in Germania, dove uno studio parlato di «forti associazioni» tra il programma di vaccinazione COVID e il crollo della fertilità. Un calo delle nascite è stato confermato in 18 Paesi europei.
Come riportato da Renovatio 21, la tossicologa statunitense Janci Lindsay ha avvertito che i vaccini anti COVID-19 potrebbero «potenzialmente sterilizzare un’intera generazione».
Il dottor Andrew Wakefield ha realizzato un documentario sui vaccini sterilizzanti e suoi piani trasnazionali che li coinvolgono, di cui abbiamo molto scritto.
Vale la pena di guardarli per capire che no, la riduzione della popolazione terrestre decisa dalle élite non è una fandonia complottista, è un’assoluta realtà, finanziata a suon di miliardate di dollari, coperta dagli enti e dai personaggi più intoccabili del pianeta.
Essa passa attraverso la violazione della femminilità delle donne sottoposte alla siringa genica.
Vorremmo quindi dire qualcosa alle femministe: care donne, hanno tolto la vostra funzione più ancestrale: l’mRNA ha rotto l’orologio biologico che vi unisce telluricamente alla luna e al tempo.
Come potete non rendervi conto di cosa vi stanno facendo?
Fertilità
Un nuovo studio collega il vaccino contro il COVID al forte calo delle nascite
Un nuovo studio pubblicato dal docente norvegese Jarle Aarstad dell’Institute of Economics and Business, Inland Norway University of Applied Sciences collega la somministrazione dei vaccini anti-COVID-19 a un calo significativo delle nascite negli Stati Uniti.
Secondo l’analisi, condotta su dati del CDC relativi a vaccinazioni e nati vivi in 566 contee (circa 260 milioni di abitanti), nel 2023 si sono registrati negli USA quasi 70.000 nati vivi in meno rispetto a quanto atteso in assenza di vaccinazione di massa. Estrapolando il risultato all’intera popolazione, il ricercatore attribuisce alla campagna vaccinale una riduzione di circa del 2% dei nati vivi e un corrispondente calo di 0,03 punti nel tasso di fertilità totale (TFR), passato da 1,65 nel 2022 a 1,62 nel 2023.
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Lo studio conclude che la flessione osservata tra il 2022 e il 2023 è imputabile in misura preponderante all’effetto dei vaccini, mentre fattori strutturali tradizionali (inflazione, costo degli alloggi, partecipazione femminile al lavoro, carenza di servizi per l’infanzia, età media al primo figlio) non mostrano variazioni sufficienti a giustificare da soli un anno all’altro un calo di tale entità.
Il meccanismo biologico responsabile non è ancora chiarito: l’autore lascia aperta l’ipotesi di un aumento di infertilità temporanea o permanente nelle donne vaccinate oppure di un incremento di aborti spontanei e nati morti. Durante il biennio 2021-2022 numerosi reparti ostetrici statunitensi avevano segnalato un anomalo incremento di feti morti in utero.
Nel 2024 il TFR americano è ulteriormente sceso al minimo storico di 1,60, alimentando il timore che parte dei danni alla fertilità femminile possa rivelarsi irreversibile.
Lo studio sottolinea che, a differenza di altri determinanti demografici (livello di istruzione, età al matrimonio, scelta di non avere figli) che rientrano nella sfera della libera decisione individuale, la vaccinazione anti-COVID è stata in molti casi imposta o fortemente incentivata da datori di lavoro, enti pubblici e misure governative, limitando di fatto la libertà di scelta di decine di milioni di cittadini.
I dati completi della ricerca sono stati resi pubblici e sono attualmente in fase di revisione paritaria.
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Fertilità
Un ingrediente comune presente in shampoo e lozioni può compromettere la fertilità femminile per generazioni
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- Meno follicoli ovarici, che contengono cellule uovo immature.
- Aumento dell’atresia follicolare, ovvero più follicoli muoiono o si rompono prima di poter rilasciare un ovulo maturo.
- Cellule uovo di qualità inferiore, che non sono sane o non funzionano come dovrebbero per maturare e promuovere la normale crescita dell’embrione.
- Livelli più bassi di ormone antimulleriano, un indicatore chiave della fertilità femminile e della riserva ovarica.
- Una maggiore morte delle cellule ovariche specializzate (cellule della granulosa) è essenziale per lo sviluppo degli ovuli, contribuendo a ridurre i livelli dell’ormone antimulleriano e a ridurre la quantità di ovuli sani.
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Fertilità
I leggings stanno facendo diventare le donne sterili?
Da anni i leggings – che un tempo si chiamavano fuseaux, o «fusò» nei cartelli delle bancarelle nei mercati cittadini – dominano il guardaroba occidentale da decenni. Indossati al supermercato, nei locali o durante la messa domenicale, sono diventati il simbolo della moda «athleisure»: pratica, comoda e onnipresente. Tuttavia, ciò che per molte donne rappresenta una scelta di libertà e comfort, potrebbe nascondere un lato meno noto e potenzialmente preoccupante.
Molti dei modelli dei marchi più venduti sono realizzati in tessuti sintetici come poliestere, nylon o elastan (spandex). Materiali che offrono elasticità e resistenza, ma che, secondo alcuni studi, potrebbero interferire con il sistema ormonale e la fertilità.
Uno dei riferimenti più citati è una ricerca condotta alcuni decenni fa su animali: a un gruppo di cagne furono fatti indossare «pantaloni» in tessuti diversi – 100% poliestere, 100% cotone, lana e miscele poliestere-cotone. I risultati mostrarono che circa il 75% delle femmine vestite con indumenti in poliestere non rimase incinta, mentre quelle in cotone o lana registrarono un tasso di gravidanza del 100%.
Secondo i ricercatori, il poliestere e le sue miscele avrebbero generato un campo elettrostatico in grado di interferire con la comunicazione ormonale, effetto però reversibile dopo la rimozione del tessuto.
Un esperimento simile, condotto su cani maschi, ha evidenziato una riduzione della conta spermatica nei soggetti che indossavano biancheria in poliestere. In alcuni casi, i valori si sono normalizzati nel tempo; in altri, le alterazioni sono risultate più persistenti.
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Da qui il dubbio: se i tessuti sintetici possono influire sulla fertilità animale, è possibile che abbiano effetti analoghi sull’essere umano?
Il nylon, altro materiale comune nei leggings e nell’abbigliamento sportivo, è noto per rilasciare microplastiche che possono penetrare nell’organismo attraverso la pelle. Studi recenti suggeriscono che tali particelle possano alterare gli ormoni e danneggiare la qualità degli ovuli e dello sperma.
Inoltre, molti tessuti sintetici vengono trattati con ftalati, PFAS e coloranti — sostanze chimiche classificate come interferenti endocrini. «Alti livelli di questi composti sono stati associati a tempi più lunghi per concepire, scarsa qualità degli ovuli e dello sperma e rischio di aborto spontaneo», spiega la dottoressa Lora Shahine, esperta di fertilità.
In un contesto in cui la fertilità è già messa alla prova da fattori come lo stress, l’età sempre più avanzata della maternità, l’obesità o le infezioni sessualmente trasmissibili, l’iniezione mRNA COVID, anche l’abbigliamento potrebbe giocare un ruolo minore ma non trascurabile.
Chi desidera «vestirsi bene anche per la salute», dunque, potrebbe valutare un ritorno ai materiali naturali: cotone, lino o lana. Forse meno elastici, ma – secondo alcune ricerche – decisamente più amici della fertilità.
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