Economia
Mercedes-Benz denuncia le sanzioni della Commissione Europea sui veicoli elettrici cinesi
L’automotive europeo non avrebbe apprezzato la mossa della Commissione Von der Leyen sulle auto elettriche. Lo riporta quotidiano del Partito Comunista Cinese (PCC) in lingua inglese Global Times.
La Cina è, in teoria, il principale obiettivo delle sanzioni.
Il colosso automobilistico tedesco Mercedes-Benz ha dichiarato di «considerare i dazi della Commissione Europea (CE) sui veicoli elettrici cinesi “un errore che può portare a conseguenze negative di vasta portata” e chiede il rinvio dell’applicazione delle misure tariffarie, a seguito di un voto cruciale dell’UE sulla questione dei veicoli elettrici», riporta il giornale del PCC.
Il governo cinese ha chiesto alla Commissione UE di rinviare e riconsiderare i dazi. «La casa automobilistica ha affermato in una dichiarazione inviata al Global Times sabato [5 ottobre] di sostenere una regolamentazione commerciale liberale basata sulle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Ha chiesto il rinvio dei dazi, poiché ritiene che una soluzione possa essere raggiunta attraverso il dialogo e la negoziazione, il che richiede tempo».
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L’UE aveva tenuto una votazione sull’opportunità di imporre un dazio compensativo quinquennale sui veicoli elettrici cinesi venerdì ora locale.
Una dichiarazione rilasciata dalla Commissione «mostrava che la proposta della di imporre dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina aveva ricevuto il supporto necessario dagli Stati membri dell’UE per l’adozione dei dazi».
Secondo quanto riportato, il messaggio della Mercedes-Benz affermerebbe che «ora più che mai è fondamentale che l’UE e la Cina continuino a dialogare e raggiungano una soluzione negoziata che sia di reciproco interesse. Siamo convinti che una soluzione del genere possa esistere».
La Germania, la più grande economia dell’UE, ha votato contro la proposta, ha riferito l’agenzia Reuters.
Oliver Zipse, CEO della casa automobilistica tedesca BMW, ha descritto il voto come «un segnale fatale per l’industria automobilistica europea» e ha chiesto «una rapida soluzione tra la CE e la Cina per prevenire un conflitto commerciale da cui nessuno guadagna», secondo Reuters.
Come riportato da Renovatio 21, il vero obiettivo a lungo termini di questa guerra commerciale potrebbe essere Elon Musk, la cui azienda automobilistica Tesla – la più capitalizzata del mondo – fa esclusivamente auto a batteria.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Aumento del traffico merci sul Canale di Suez
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Economia
Trump continua la corsa alle terre rare con gli accordi in Asia centrale
Il presidente statunitense Donald Trump ha rivelato una serie di intese commerciali e di investimento incentrate sui minerali di terre rare con i leader degli Stati dell’Asia centrale. L’iniziativa si inserisce nell’obiettivo di Washington di ampliare il proprio coinvolgimento nella regione ricca di risorse naturali, in un contesto di tensioni commerciali con Pechino.
Le intese sono state siglate giovedì al termine del vertice alla Casa Bianca tra Trump e i presidenti di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.
L’incontro ha posto l’accento su minerali critici, collaborazione energetica e diversificazione degli scambi, con Trump che ha evidenziato come l’Asia centrale sia «una regione immensamente ricca» di depositi di uranio, rame, oro e terre rare. Ha precisato che la sua amministrazione sta forgiando nuove alleanze per variare le filiere di approvvigionamento e garantire agli USA un maggiore accesso a questi materiali strategici.
L’evento ha generato vari patti su commercio e risorse, tra cui 17,2 miliardi di dollari in nuovi contratti tra il Kazakistan e imprese americane, oltre a un’intesa da 1,1 miliardi di dollari con Astana per lo sfruttamento di uno dei maggiori giacimenti di tungsteno inesplorati al mondo. Inoltre, Tagikistan, Kazakistan e Uzbekistan hanno concordato l’acquisto di 37 aerei Boeing. Trump ha annunciato pure che l’Uzbekistan conta di investire oltre 100 miliardi di dollari nel prossimo decennio in comparti USA come l’aerospaziale, i ricambi auto e i minerali critici.
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La banca d’affari Goldman Sachs ha avvertito che l’Occidente potrebbe impiegare fino a un decennio per contrastare il dominio cinese nel settore delle terre rare. Questi minerali, indispensabili per la maggior parte delle tecnologie contemporanee, restano al centro di una controversia commerciale tra Washington, l’UE e Pechino.
Il vertice è avvenuto una settimana dopo l’incontro tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping in Corea del Sud, mirato a dirimere la «guerra commerciale» tra Washington e Pechino. In esito a quel colloquio, la Cina ha sospeso per un anno i nuovi vincoli sulle esportazioni di terre rare, mentre gli USA hanno posticipato l’introduzione di dazi del 100% sui beni cinesi.
Ciononostante, Washington ha intensificato gli sforzi per reperire fonti alternative di materiali strategici, dato che Pechino domina circa il 90% della raffinazione globale delle terre rare. Oltre ai vicini asiatici della Cina, gli Stati Uniti hanno di recente stipulato accordi per forniture di terre rare anche con Giappone e Ucraina.
Come riportato da Renovatio 21, in questi giorni Trump ha raggiunto accordi sulle terre rare con l’Australia.
Il ministero del Commercio cinese ha annunciato il 9 ottobre che imporrà controlli sulle esportazioni di tecnologie legate alle terre rare per proteggere la sicurezza e gli interessi nazionali.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2024 i dati mostravano che i profitti sulla vendita delle terre rare cinesi erano calati. È noto che Pechino sostiene l’estrazione anche illegale delle sostanze anche in Birmania.
Secondo alcune testate, tre anni fa vi erano sospetti sul fatto che il Partito Comunista Cinese stesse utilizzando attacchi informatici contro società di terre rare per mantenere la sua influenza nel settore.
Le terre rare, considerabili come sempre più necessarie nella corsa all’Intelligenza Artificiale, sono la centro anche del turbolento accordo tra l’amministrazione Trump e il regime di Kiev.
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Economia
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