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Necrocultura

Meloni, Gasparri e l’inchino a Moloch

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Mondo politico in subbuglio: nella prima seduta del Senato, Maurizio Gasparri di Forza Italia deposita una proposta di legge intitolata «Modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica del concepito».

 

Attualmente, si dice, il codice civile vuole che i diritti riconosciuti al concepito siano «subordinati alla nascita». Cioè, hai diritti solo se nasci. Prima sei una non-persona, terminabile a piacere. Lo sappiam bene.

 

Il Gasparri avrebbe inoltre preparato altri testi: uno è per il «reato di surrogazione di maternità commesso all’Estero», cosa che credevamo già punibile con la legge 40/2004, che dice (12 comma 6)  che «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro».

 

Tuttavia con la legge 40 non abbiamo mai visto manette, carcerazioni, multe milionarie. Certo, qualora venisse posto il problema davvero, ciò metterebbe in difficoltà molte coppie monosessuate, qualche esponente politico e un intero comparto dell’economia Ucraina, Paese che anche sotto missili e droni kamikaze continua a sfornare bambini in vitro via uteri in affitto, anche con lo sconto del Black Friday, e programma di arrivare presto all’utero artificiale, cosa a cui non pare aver pensato il Gasparri.

 

Un altro testo depositato dal senatore sarebbe per istituire una «Giornata della vita nascente», e sai che novità, e sai che importanza: non passa mese che qualche risibile gruppuscolo si inventi una data-festicciola per la vita, tanto per battersi il petto riguardo l’aborto, tema che con evidenza non hanno compreso nella sua forma presente.

 

Gasparri, pur non essendo esattamente una costante nel radar dei movimenti prolife italiani durante l’anno, era spesso visibile alle passate della marcia per la vita di Roma, manifestazione che ha chiuso ora i battenti.

 

Come riportato da Renovatio 21, aduna manifestazione romani di due anni fa un nostro lettore aveva portato, in un gesto più che mai solitario, un cartello riguardo all’uso di linee cellulari da feto abortito nella produzione dei vaccini: «NO AI VACCINI CON FETI ABORTITI SI’ ALLA VITA SENZA COMPROMESSI» scriveva il cartello. Gli chiesero di toglierlo.

 

Nell’intervista a Renovatio 21, gli chiedemmo se aveva parlato con dei politici presenti all’evento.

 

«Più che parlato ho fatto un’osservazione in riferimento all’obbligo vaccinale, che ritengo al di fuori di ogni logica, specialmente con qualcosa che non è stato sufficientemente sperimentato. C’erano due senatori, il primo, il senatore Pillon, mi ha detto di aver votato contro. Mentre il senatore Gasparri mi ha detto che lui era a favore. Io ho esclamato “ma come a favore!?!”. Lui ha ripetuto, con voce bassa, di essere a favore. Poi se ne è andato. Ero stupito perché pensavo che a favore dei vaccini potessero essere personaggi politici come la Lorenzin, mentre a destra pensavo che le cose stessero diversamente».

 

Capite che la nostra gioia per l’antiabortismo di Gasparri, e per quello di tutto l’italico sistema pro-vita, finisce esattamente qua.

 

Perché l’aborto, nel momento in cui esso è distribuito come una comunione satanica globale attraverso il siero genico ad una popolazione sottomessa, è solo uno sterile strumento politico, un argomento vuoto buono per far un po’ di casino, farsi belli con certo elettorato, facendo schiumare di rabbia gli avversari: insomma, politica identitaria, la droga per cui gli eletti non decidono più nulla, perché trovano più importante parlare di transessuali che di NATO e giri di miliardi pubblici, che sono invece temi che interessano al manovratore, che mica vuole essere disturbato quando deve manovrare.

 

E poi: come non vedere che l’aborto, nell’era in cui sfornano bambini in provetta, magari bioingegnerizzati CRISPR, in processi zootecnici che ne uccidono dozzine o più per ciascun nato, è pura retroguardia? Stiamo parlando di quanti cavalli deve avere il calesse quando ci spostiamo in aeroplano?

 

Ma torniamo al fatto del giorno.

 

In pratica, la prima cosa che ha fatto il senatore che fu di AN – che ricordiamolo, da anni è invece membro di un partito di matrice liberale, quello berlusconiano – è stato toccare l’aborto.

 

Perché lo ha fatto? Era una mossa per i giornali, che sono corsi a raccogliere le reazioni indignate (eccezionale la Chiara Appendino, quella del vaccino mRNA in gravidanza: «scherza col fuoco, l’Italia si opporrà») oppure qualcos’altro?

 

Voleva una proposta che facesse da diapason per tutta la legislatura? Partiamo così, tutto sarà accordato su questa frequenza ?

 

Oppure, uno può pensare, si tratta di uno sgarbo a FdI – partito della destra saltato fuori da quello in cui militava il Gasparri – e della sua leader, e premier in pectore, Giorgia Meloni?

 

È un’opzione che non può capire Repubblica, né tutta la povera massa goscista: disturbare la destra con l’antiabortismo – posizione che peraltro non ci sembra sia brillata negli oramai 30 anni di vita di Forza Italia.

 

Quindi: trollare Fratelli d’Italia mettendosi contro l’aborto?

 

Possibile? Possibile.

 

Perché, come ha registrato Renovatio 21, la Meloni ha passato mesi a dichiarare la sua volontà di non toccare la 194: abbiamo scritto un articolo, anche molto letto, per spiegare la trama catto-politica che vi sta dietro.

 

Non solo: tramite una raffica di interviste di famigli sui giornali nazionali (prima la sorella, moglie del papavero fiddino Lollobrigida, poi il compagno) il concetto era stato ribadito in ogni modo: «Non è vero che Giorgia è contro l’aborto». Lei stessa lo aveva fatto capire, sbuffando, al momento della rivoluzionaria sentenza Dobbs della Corte Suprema USA, quella che ha cancellato l’aborto come diritto federale riconosciuto dalla Costituzione americana.

 

In tanti ci hanno domandato perché mai, a urne calde, Giorgia avesse dovuto mandare ripetutamente fuori questo messaggio: non toccherò la 194, non toccherò l’aborto. Qualcuno ha tentato di spiegarselo, speranzoso e un po’ fantasy, che si tratta di una finta per far sì che l’Ordine mondiale le permetta di arrivare a Palazzo Chigi.

 

A noi viene in mente un’altra cosa. Una specie di pattern, una piccola tradizione, di cui abbiamo preso nota negli ultimi anni.

 

Il 22 gennaio 1993, a poche ore dalla sua ascesa alla presidenza (che avviene solitamente il 20 gennaio) il neopresidente Bill Clinton, come suo primo atto da vertice della superpotenza americana, abroga la Mexico City Policy: una politica introdotta da Reagan nel 1985 che blocca il finanziamento con fondi federali di ONG che diffondono l’aborto per il mondo.

 

Il 22 gennaio 2001, il neopresidente George W. Bush, in carica da neanche due giorni, rimette in vigore la Mexico City Policy.

 

Il 23 gennaio 2009, il neopresidente Barack Obama, arrivato alla Casa Bianca da neanche 48 ore, indovinate cosa fa: abroga, ancora una volta, la Mexico City Police.

 

Questo ciclo regolare ci porta dritti al 23 gennaio 2017, quando il neoeletto presidente Donald Trump non solo ristabilisce la Mexico City Policy, ma la amplia, coprendo tutte le organizzazioni sanitarie globali che ricevono finanziamenti dal governo degli Stati Uniti, piuttosto che solo le organizzazioni di «pianificazione familiare», cioè le multinazionali abortiste.

 

Indovinate cosa succede, quindi, il 28 gennaio 2021: il neopresidente Joe Biden annulla ancora una volta la regola.

 

Ora, si essere tentati di vedervi un giuochino enantiodromico tra Democratici e Repubblicani USA: occhio per occhio, tit-for-tat, avanti all’infinito.

 

Tuttavia, ci colpisce come Clinton abbia voluto toccare quell’oscura legge, all’apparenza di nessun valore immediato, come primo suo atto di monarca statunitense.

 

Ci diamo una spiegazione, metapolitica, metastorica: quella fretta ha un significato molto preciso. È come se il novello re suggellasse un patto con un potere superiore, di cui spera di ottenere la grazie: permetterò, espanderò il sacrificio umano, dice il nuovo sovrano.

 

È quello che ad un certo punto ho cominciato a chiamare «l’inchino a Moloch».

 

Inizi il tuo futuro da capo di qualcosa, solo se prima fai atto di sottomissione agli dèi della morte.

 

Inchinatevi ai demoni del sacrificio umano. Offrite, magari, anche i vostri figli: la siringa pediatrica è lì per quello.

 

Sappiamo che è la regola che il mondo della Necrocultura imperante vede anche per le sue faccende quotidiane. Quanti di voi si sentirebbero di dire al proprio datore di lavoro di essere contro l’aborto? Quanti di voi credono di poter trattare in società dell’uso di feti abortiti nei vaccini e nei laboratori? Quanti possono aver il coraggio di dire agli amici al bar che i trapianti di organo sono in realtà brutali omicidi per squartamento a scopo predatorio? Quanti se la sentono di parlare in pubblico riguardo all‘abominio apocalittico dei bambini prodotti zootecnicamente, le cui provette oggi sono pagate dallo Stato?

 

Non solo alle alte cariche, quindi. A tutti noi, in effetti, viene chiesto quotidianamente un inchino a Moloch.

 

E il momento più tremendo è quando ti chiedono, per obbligo, di marchiare tuo figlio con vaccini che, in alcuni casi, sì, sono fatti con l’aborto, checché ne dicano i fact checker diffusori di fake news e l’oscena gerarchia cattolica apostata. Questo inchino a Moloch, lo sapete, è partito da prima della pandemia, con la legge Lorenzin, vero prodromo della situazione che stiamo ora vivendo, vero passaggio epocale dove tante, tantissime cose ci divennero chiare.

 

Personalmente, per Moloch non ho piegato il ginocchio – mai. E la cosa mi è costata cara: ho perso lavori, relazioni, opportunità. Ho ricevuto insulti e scherno ad abundantiam, ma quello non fa male. Confesso di non provare alcun orgoglio, alcuna soddisfazione, nello scriverlo. Il mondo è talmente sputtanato che lascio volentieri le pulsioni narcisiste a quelli che hanno bisogno di iscriversi ai movimenti identitari. Ho evitato di farlo, punto. Ho potuto. Ho voluto.

 

So che tante brave persone, tantissime, hanno invece «dovuto» farlo – o almeno sentono così. Piangendo, maledicendosi oppure sanandosi la dissonanza cognitiva con la trasformazione in zeloti della parte avversa, sempre a suon di mantra: «nessuna correlazione», «i vaccini non fanno male», «gli aborti delle linee cellulari sono lontani nel tempo», «se fanno tutti così vuol dire che è giusto», «non potevo lasciare a casa mio figlio da scuola».

 

È possibile perdonare i cristiani che lo hanno fatto e che alla fine hanno capito il loro errore.

 

Il discorso è invece diverso riguardo all’inchino a Moloch da parte dei politici.

 

Non possiamo accettarlo, perché esso comporta un aumento materiale immane del sacrificio degli innocenti.

 

Non possiamo accettarlo, perché riguarda la cosa più importante del mondo – e non a caso, la prima sulla quale i politici sembrano voler decidere.

 

No, non c’è qualcosa di più fondamentale. Se riuscite ad abbandonare la visione materialista, marxista o liberale che sia, della Storia – il mondo è governato dal danaro – potete capirlo.

 

Se nel profondo il mondo non gira per i soldi, quale è la sua moneta ultima?

 

Se il mondo è fatto di spirito, quale è la cosa che conta di più per le potenze in gioco?

 

Ci arrivate: il fulcro di tutto è la vita umana. Le vite degli uomini, passati, presenti e futuri, sono ciò che davvero riveste importanza nel gioco della realtà ultima.

 

Le potenze che tutto muovono si giocano le anime degli esseri umani: l’anima, cioè, etimologicamente, ciò che dà vita.

 

I destini delle anime umane rappresentano la vera economia su cui è basato l’universo.

 

Per un credente non è difficile da capirlo – e da crederlo.

 

Ecco perché non possiamo permetterci sovrani che si inchinano a Moloch: perché in gioco c’è l’intera creazione, umiliata e ferita dalla forza che vive per oltraggiarla, negarla, cancellarla.

 

Mi faccio la promessa di non fidarmi mai più di alcun politico che non abbia compreso questo fondamento. Perché tutto il resto delle cose che farà, discende da questo.

 

Populista, sovranista, sedicente cristiano, pro-lifista, tradizionista: non me ne frega niente. Importa solo se si è inchinato all’idolo distruttore. Quello siamo in grado di vederlo subito, il colore che dà a tutte le cose ci è subito evidente.

 

Perché conosciamo Moloch e i suoi oceani di sangue.

 

Conosciamo il danno che egli fa al mondo e alle nostre vite.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Necrocultura

«L’ideologia ambientalista e neomalthusiana» di Vaticano e anglicani: Mons. Viganò sulla nomina del re britannico da parte di Leone

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Vale la pena di riprendere le parole dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che ha scritto su X un testo indicando i veri temi dietro all’assegnazione di una cattedra permanente nella basilica papale a Re Carlo III d’Inghilterra, capo de facto della Chiesa anglicana.

 

«L’incontro tra il capo della chiesa sinodale e il capo della chiesa d’Inghilterra avrà come punto culminante una preghiera ecumenica per la cura del Creato nella Cappella Sistina, all’insegna della retorica ambientalista del “grido della terra” e della “conversione ecologica”» scrive monsignore.

 

«Le due autorità supreme delle proprie rispettive “chiese” si riconoscono entrambe nell’ideologia ambiententalista e neomalthusiana del World Economic Forum e dell’Agenda 2030, ed è su questa nuova religione che è impostato il dialogo tra sinodali e anglicani».

 

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«A confermare la sua continuità con l’ecumenismo conciliare, Leone offrirà a Carlo un “seggio” (con la targa “Ut unum sint”) nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, già teatro dell’indizione del Vaticano II e da allora tempio dell’ecumenismo indifferentista conciliare e sinodale».

 

«La Fede Cattolica è la grande assente, e non a caso: sarebbe imbarazzante per Leone ricordare i Martiri cattolici massacrati dal monarca poligamo, a cominciare da John Fisher e Thomas More. Immaginate Papa Clemente VII che offre uno scranno in una Basilica Papale a Enrico VIII…» conclude Viganò, ricordando la storica nequizia anticristiana della malvagia monarchia britannica.

 

Proprio così: il re britannico, ora celebrato dalla Chiesa cattolica, occupa un trono che, dal XVI secolo, dopo lo scisma provocato dal crudele Enrico VIII, ha perseguitato ferocemente i cattolici, giustiziando e scorticando fedeli e sacerdoti (con la loro pelle sono stati rilegati libri ancora oggi esposti) e costringendoli alla clandestinità.

 

Vogliamo nominare uno degli eroi di questo disastro storico e metastorico: Guido Fawkes, il cattolico che tentò di far esplodere Westminster (definito, secondo una nota battuta della politica britannica, «l’ultimo uomo entrato lì con buone intenzioni») per restaurare un governo cattolico. Tradito, Fawkes fu catturato, torturato e squartato, con le sue parti inviate ai quattro angoli del regno, nonostante avesse accettato le condizioni del re.

 

Ancora oggi, ogni 5 novembre, in Inghilterra si bruciano le effigi di Fawkes – un re-enactement chiarissimo del rogo dei cattolici. Per ragioni che sembrano legate a logiche dello Stato Vaticano non dissimili a quelle attuali, il simbolo di Fawkes non è stato adottato dai cattolici, ma da gruppi pseudo-anarchici, grazie alla rielaborazione del fumettista Alan Moore nella celebre graphic novel, poi film di discreto successo, V per Vendetta.

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Tuttavia, non si tratta solo di storia antica: ciò che dovrebbe indignare i cattolici è l’appartenenza della dinastia Windsor alla «Cultura della Morte», che promuove – tramandata di generazione in generazione, da Filippo a Carlo, a Guglielmo (che predica la lotta alle famiglie numerose) ed Enrico (che andà all’ONU a criticare la sentenza della Corte Suprema USA che defederalizzava l’aborto) – la riduzione della popolazione e un’avversione verso l’umanità.

 

L’arcivescovo ricorda la connessione di ambientalismo e malthusianesimo, che sono cifre ideologiche tramandate geneticamente nella famiglia reale inglese. Malthus, come Darwin, sono stati creati dal potere di Albione per giustificare la violenza sfruttatrice usata dall’Impero britannico sul mondo: se gli uomini sono animali, e sono pure troppi, tanto vale procedere con la massima crudeltà possibile. Le carestie genocide in Irlanda e in India sono figlie di questo pensiero, di questa volontà di dominio satanico sul mondo.

 

Vogliamo ricordare, in questo sens, il padre di Carlo, il principe Filippo, tra i fondatori del WWF e frequentatore di antiche edizioni delle conferenze Bilderberg, il quale si espresse in estrema chiarezza quando dichiarò di volersi reincarnare in un patogeno di modo da uccidere milioni di persone, eliminando quanta più popolazione possibile per il bene dell’ambiente. Un’idea portata avanti strenuamente dal Carlo, che con il Cambiamento Climatico pare avere pure qualche lucroso affare.

 

Dietro la facciata ecologista, gli Windsor (che non sono britannici e non si chiamano Coburgo Gotha: Windsor è il nome di un villaggio inglese scelto per il rebranding del loro casato germanico, ad usum del popolino anglofono) si rivelano diacronici sostenitori di quella che su Renovatio 21 chiamiamo Necrocultura: una vera e propria Famiglia della Morte. Basta pensare ai casi di Alfie Evans, Charlie Gard, Indi Gregory e molti altri di cui non sapremo mai il nome. Cosa fecero i reale per salvare questi bambini, anche quando le questioni divennero internazionali (con tanto del tentativo, a pensarci bene davvero grottesco, della Repubblica Italiana di dare la cittadinanza ad Alfie per farlo espatriare e poterlo curare).

 

I bambini, il popolo tutto, per il malvagio potere britannico possono essere sacrificati nell’utilitarismo più mostruoso e assassino del «bestinterest». Del resto, l’utilitarismo è un’altra invenzione filosofica degli inglesi, realizzata sempre all’altezza della sanguinaria conquista imperiale. Il pensiero di Geremia Bentham, come quello di Malthus e più tardi di Darwin, a questo serviva: a disumanizzare il mondo e a rendere possibili sacrifici di minoranze, e persino maggioranza, nel nome del principio del massimo godimento distribuito a certuni dallo Stato. Il sistema sanitario del Regno, con il boost dei giudici della Corona trucidatori di bambini, è improntato a questa logica assassina e genocida.

 

La storia di Carlo, come noto ma spesso ignorato, non è priva di ombre: dalla controversa morte della principessa Diana ai milioni ricevuti dalla famiglia Bin Laden in buste di plastica. Un anno fa è emerso che nel 1983 l’allora principe di Galles aveva accettato un premio da un veterano nazista, una laurea honoris causa presso l’Università dell’Alberta, in Canada, dove, oramai sappiamo abbondano i rifugiati ucronazisti.

 

Del resto, una certa passione per la svastica eravi tra gli Windsor, se pensiamo ad Edoardo VIII e alla sua simpatia per Adolfo Hitler, che, secondo gli storici, una volta conquistata la Gran Bretagna aveva in programma di ripiazzarlo sul trono come un Quisling incoronato.

 

La missione del casato della Necrocultura va oltre, e rivela pagine storiche dense per quanto dimenticate: dalle proto-vaccinazioni dei reali con i relativi danni, all’uccisione del re per eutanasia di re Giorgio (bisnonno di Carlo), dai sospetti di fecondazione artificiale ante-litteram da cui sarebbe nata Elisabetta, all’ambientalismo stragista di Filippo (che, tenetelo sempre a mente, ha fondato il WWF, organizzazione ora proibita in Russia…), dai discorsi di Guglielmo figlio di Carlo sulla sovrappopolazione, agli attacchi contro gli USA che defederalizzano l’aborto fatti da principe Enrico dallo scranno ONU… la lista è pressoché infinita, e davanti a tutto questo cadono le illazioni su Jack lo Squartore.

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Del re Carlo, tanto a lungo «principe» in prima linea per la successione, vanno ricordate anche l’amicizia e le donazioni milionarie di Armand Hammer, enigmatico petroliere americano (per alcuni spia del KGB): quando nel 1988 la piattaforma petrolifera Piper Alpha della Occidental Petroleum esplose a 200 miglia da Aberdeen, causando 160 morti, il futuro re si affrettò a difendere Hammer, che ne uscì indenne. La dinastia Hammer, miliardari ebrei americani di origini russe, vicini al Cremlino per motivi poco chiari, meriterebbe un’indagine a parte, soprattutto dopo le accuse contro il nipote, la star di Hollywood Armie Hammer, che includono presunti stupri e insinuazioni su perversioni cannibalistiche.

 

Non va dimenticata l’amicizia personale con Jimmy Savile, popolare DJ e conduttore britannico che, secondo accuse emerse dopo la sua morte nel 2011 ma già vociferate da decenni, avrebbe abusato di circa 400 ragazze in scuole e istituzioni psichiatriche di cui era benefattore.

 

Di recente, forse l’episodio che ha messo in luce la maligna natura della corona britannica è stato il ritratto ufficiale del re presentato nel maggio 2024, un’immagine dai toni infernali, realizzata da un artista noto per collage con riviste pornografiche.

 

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Nel frattempo, l’odierno malvagio re britannico a Roma riceve il plauso pure dei parlamentari italiani.

 

In un momento di profonda umiliazione per il popolo italiano, nel suo discorsone alle Camere il re rammentò a tutti l’«importanza» del supporto inglese a Garibaldi, che poi andava ospite dagli inglesi. Chi conosce la vera storia dell’Italia unita non può che sorridere, nell’amarezza più profonda: il re sbatte in faccia agli italiani il fatto che, con il Risorgimento (fiancheggiato e ideato dai britannici), la penisola è divenuta uno Stato vassallo di Londra.

 

Ora, a infeudarsi con l’infernale potere di Albione non vi è solo la Repubblica Italiana, ma persino il papato.

 

Una conclusione che, per chi conosce la storia del mondo e della tradizione cattolica, può sembrare sconvolgente, e impone meditazioni di grande profondità.

 

Vogliamo lasciar andare i pensieri ricordando l’affresco sull’abside di Chiesa di San Paolo dentro le Mura– la principale chiesa degli anglicani ed episcopaliani a Roma.

 

Immagine di Luca Aless via Wikimedia CC BY-SA 3.0

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L’imponente mosaico fu disegnato dal pittore preraffaellita Edward Burne-Jones, e ha tema apocalittico, con Cristo assiso sul trono della Gerusalemme Celeste. È un Cristo imberbe, dai tratti piuttosto femminili. I Santi sotto Nostro signore hanno i volti di mecenati e personaggi legati all’edificazione della chiesa, mentre a destra vi è il gruppo più interessante, quello dei cristiani a cavallo, dove Sant’Andrea ha il volto di Abramo Lincoln, San Patrizio è il generale Ulysses S. Grant, e San Giacmo è… sì, lui, il terrorista massone anticristiano, ladro di cavalli e marito di bambine, epperò tanto utile agli inglesi, Giuseppe Garibaldi.

 

È la «chiesa militante», secondo gli scismatici di Albione.

 

Immagine CC0 via Wikimedia

 

Sì, per loro Garibaldi è un santo. Chi frequenta quella chiesa adora Cristo sotto l’immagine santificata di colui che più di altri combattè il Regno Sociale di Cristo.

 

C’è, tuttavia, un dettaglio ancora più esplicito: a fianco di Cristo, nel mosaico si vedono delle nicchie dove sono disposti gli angeli. Vediamo qui Uriele che regge il sole, Michele che appare maestoso in armatura, Gabriele reca il giglio dell’Annunciazione, Chemuel, l’angelo del Graal, stringe nella mano sinistra il calice sacro, Zophiel sorregge la luna.

 

Tuttavia, alla destra del signore, la nicchia è enigmaticamente vuota. Fu un fedele della chiesa, una volta che la visitati anni fa, a spiegarmene il significato.

 

«Quello è il posto per l’angelo Lucifero» mi disse, quasi compiaciuto di questa teologia sovvertritrice.

 

Ora, Lucifero, lo sappiamo bene, non è invitato solo nelle chiese anglicane di Roma.

 

Roberto Dal Bosco

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Necrocultura

Materialismo e Necrocultura: il disastro italiano nelle relazioni personali

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In un mondo dove la nostra religione cristiana sembra un accessorio sempre meno presente nelle nostre vite e i cattolici italiani sono in drastico calo e non conoscono più la loro fede, prende sempre più corpo una società fondata sul materialismo, una società che inneggia direttamente alla Necrocultura e a una visione orizzontale della vita, senza avere quella percezione verticale di trascendenza e spiritualità che ha caratterizzato, fino a qualche decennio fa, le precedenti generazioni.   Possiamo osservare un gretto materialismo individualista, dove tra i meno giovani, quando ci si confronta nell’ordinario, si tende a porre l’accento su quel primo obiettivo (e spesso come fosse un vanto) che è la posizione sociale e lavorativa, che viene misurata in quello che percepiamo in busta paga a fine mese.   È sempre più raro affermarsi nella nostra comunità per quello che effettivamente facciamo, per una prospettiva di crescita umana, culturale o spirituale. Conta solo il danaro che illude di essere migliori del prossimo. Una visione effimera, che colma, all’atto pratico, i nostri desideri più bassi quali le vacanze, la bella macchina, un abito firmato, un orologio o un gioiello, ma di certo non riempie in alcun modo il vuoto morale e culturale che ci portiamo dentro. 

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Il materialismo della quotidianità sfocia anche nell’egoismo tradotto nell’individualismo «devo avere il diritto di vivere la mia vita» o del «devo rifarmi una vita». Quante volte abbiamo udito queste frasi che ci risuonano fin troppo spesso durante la pausa caffè con i nostri colleghi o seduti per un irrinunciabile aperitivo. Di fatto poi la vita ci pone dinanzi a delle responsabilità familiari. Gli obblighi morali verso nostra moglie, verso i figli e gli altri familiari.    Non vorrei addentrarmi nel discorso della disgregazione delle unioni sentimentali – che oggi più che mai ci appare come una nuova normalità – ma mi limito a citare i dati ISTAT relativi all’anno 2023: 139.887 matrimoni e 82.392 separazioni. Lascio a voi stilare la percentuale, ma il «diritto» a «rifarsi una vita» evidentemente è ben più forte del cercare di mantenere unita la famiglia.    Di contro abbiamo un «femminismo sfrenato» che urla le proprie libertà appoggiando incondizionatamente il «diritto all’aborto», in quanto sostiene che sia più importante il vivere in libertà la vita della donna, che la vita del figlio che brevemente si porta in grembo. Le istituzioni oggi avvallano questi «desideri», come in Inghilterra, dove il reato di aborto è stato definitivamente abrogato, capitolo recente dell’ascesa del gius-edonismo, «il diritto al piacere» prima di ogni altra cosa, caposaldo dell’utilitarismo.   L’utilitarismo si esprime anche in quella ricerca di felicità effimera tramite prolungamenti di una «movida» che non esiste più (parlo soprattutto della generazione dei quarantenni e cinquantenni), di «diversamente giovani» che tentano di allungare un periodo della loro esistenza che giocoforza appartiene al passato, perché è figlio di un’altra età oramai tramontata, che aveva la sua massima espressione in quegli anni leggeri e spensierati.   Riprodurre fasi giovanili della vita da over quaranta potrebbe risultare patetico e anacronistico, ma orde di cinquantenni sembrano non arrendersi e riempiono locali e bar dove si beve, si balla e si tenta una sorta di socializzazione – che, va detto, altrimenti è sostituita dai social network con la loro narrazione deviata della realtà, una visione patinata della realtà che si basa sull’invidia e il risentimento per il prossimo, ostentando in reel e stories foto di un effimero benessere.   Quel benessere deve essere perseguito a ogni costo e nel perseguirlo scorgiamo una società ipocrita nel suo professare carità e benevolenza nei confronti dei deboli e dei fragili, ma non accettando le difficoltà della vita.   Sempre più frequentemente – in una società che vive un inverno demografico senza precedenti e destinata inesorabilmente ad invecchiare – ci troviamo alle prese con l’anzianità dei nostri cari, i quali necessitano di compagnia, di affetto e di cure.   Nel 2022 il 2,6% degli ultra sessantacinque ha usufruito di un servizio residenziale all’interno di una RSA e un altro 3,2% ha ricevuto Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Se consideriamo gli over settantacinque siamo rispettivamente al 4,6% e al 5,3% di persone che sono state assistite. Dal 2017 al 2022 siamo passati dalle 296 mila persone con oltre sessantacinque anni residenti in RSA alle 362 mila.    In Italia, la solitudine degli anziani rappresenta una vera e propria emergenza sociale sottaciuta e nascosta, che con il passare degli anni rischia un sensibile peggioramento. Al momento, dati alla mano, circa 2,5 milioni di persone oltre i settantaquattro anni vivono da sole, una condizione che riguarda ben il 40% di essi. Viste le condizioni e il trend, i dati sono destinati a crescere nei prossimi anni.   Evidentemente molti figli o nipoti preferiscono le loro libertà, la loro indipendenza, la loro «crescita sociale», piuttosto che vivere o fare compagnia ai propri cari.   Troppe volte gli anziani appaiono come un peso, un ostacolo ai nostri desideri, un impiccio alla soddisfazione dei nostri effimeri egoismi. L’egoismo come ragion d’essere; «io voglio vivere la mia vita», «pretendo di vivere la mia vita», oscurati da qualsiasi afflato di bontà e carità verso il prossimo.   La disumanità che ci vede lasciare «i fragili» abbandonati a loro stessi, senza una telefonata, senza una visita, senza una carezza, senza una parola di conforto. Tutto questo in una società «moderna e inclusiva» è del tutto inaccettabile, ma evidentemente l’inclusività non deve ledere le libertà personali.    Coloro che oggi non si prendono cura dei propri nonni o dei genitori, domani che invecchieranno anche loro, chi li aiuterà e li sosterrà? Ci sono forti possibilità che il problema non gli si ponga, in quanto l’eutanasia, o meglio la «dolce morte» o il suicidio assistito – secondo la neo lingua del politicamente corretto – gli venga in soccorso.

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Uno Stato illuminato come il Canada si fa portabandiera della nuova necropolitica sociale e i dati ufficiali del governo ci mostrano che circa la metà dei cittadini che non sono malati terminali, desideravano porre fine alla propria vita tramite il suicidio assistito autorizzato dallo Stato (che laggiù chiamano MAiD), perché affermavano di sentirsi soli.   L’Europa si allinea agli echi d’oltreoceano, tanto che in il presidente del più grande fondo sanitario belga, Christian Mutualities (CM), ha chiesto una soluzione radicale al problema dell’invecchiamento della popolazione, dichiarando ai media che alle persone stanche della vita dovrebbe essere permesso di porvi fine.   Come riportato da Renovatio 21, in Olanda invece, il rapporto annuale per il 2023 dei comitati regionali di revisione dell’eutanasia (RTE), identificano un aumento del 4% delle eutanasie rispetto al 2022. Va ricordato che in quel Paese il termine eutanasia comprende l’iniezione letale e suicidio assistito. I 9.068 decessi rappresentano il 5,4% del totale dei deceduti.   Quando non siamo più utili a questo schema sociale, possiamo tranquillamente morire. Ce lo insegna bene il rock n’ roll, che nel corso delle ultime decadi ci ha educato con il suo spirito falsamente libero e ribelle. Le «vecchie cariatidi musicali», quando divengono anacronistiche per stare su un palco e non possono più gozzovigliare a loro piacimento, ecco che decidono di farsi un bel funerale laico prima della morte, che sia indotta o naturale   «Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto chi può far perdere nella Geenna e anima e corpo» (Mt 10, 28).   Sempre con maggior enfasi la Necrocultura prolifera sui social con numerosi post della «generazione di mezzo» che esaltano l’eroismo di chi ha deciso di mettere fine alla propria vita. Una magnificazione della morte in antitesi con la nostra religione che ci dice che la morte non è altro che un passaggio verso la vita eterna.    Francesco Rondolini

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Gender

Pedofilo omosessuale ottiene un bambino tramite maternità surrogata. Bisogna stupirsi?

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La rete si scalda per un caso che cala un tris considerevole: matrimonio gay, pedofilia, utero in affitto. Si aggiungerebbe, in questo caso, anche il crowdfunding. Lo riporta LifeSite.

 

Un coro di indignazione è esploso sui social media statunitensi dopo che è stato rivelato che un omosessuale registrato come molestatore sessuale dopo essere stato condannato per abusi sessuali su un giovane adolescente, è riuscito a ottenere un bambino tramite maternità surrogata.

 

L’uomo che ha «sposato» un altro uomo è descritto come un molestatore sessuale di primo livello in Pennsylvania, condannato per «abuso sessuale su minori» e «possesso di materiale pedopornografico». All’epoca insegnante di chimica al liceo, l’uomo era stato arrestato nel 2016 per numerose «esplicite richieste e conversazioni sessualmente esplicite» con uno studente sedicenne, dopo che era stato scoperto per aver inviato 20 foto di nudo e un video sessualmente esplicito di se stesso.

 

Lo scandalo è esploso dopo che la coppia ha condiviso un video in cui festeggiava le feste con il bambino nato da madre surrogata durante il suo primo anno di vita.

 

Il giornalista cittadino Derek Blighe ha pubblicato il video su X, osservando: «a meno che non accada un miracolo, questo bambino non ha quasi nessuna possibilità di avere una vita normale».

 

Il post di Blighe è stato visualizzato ben oltre 11 milioni di volte.

 

 

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«Come fanno dei degenerati malati come questi a ottenere l’approvazione per diventare tutori di un bambino?» ha chiesto l’attivista contro la presenza di transessuali nello sport Riley Gaines. «Per quanto mi riguarda, chiunque sia coinvolto nel processo di approvazione dovrebbe essere in prigione».

 

 

«Concepire un bambino con l’intenzione di affidarlo a una famiglia senza madre per farlo crescere da queste due creature», ha scritto il commentatore cattolico youtuber Matt Walsh su X. «Assolutamente orribile. Una malvagità indescrivibile».

 

 

Secondo quanto scrive Lifesite, non solo la coppia è riuscita ad ottenere il bambino nonostante i trascorsi sessuali criminali dell’uomo, ma pare che abbiano utilizzato l’app di crowdfunding GoFundMe per aiutarlo.

 

«È stato rivelato che una coppia gay che ha finanziato tramite crowdfunding il proprio percorso di maternità surrogata ora ha la custodia di un bambino, nonostante uno dei partner (…) sia stato condannato per reati sessuali su minori, sfruttando una scappatoia della Pennsylvania per la maternità surrogata che aggira le restrizioni statali sull’adozione per i predatori registrati», ha riportato Right Angle News Network su X.

 

«Orribile», ha scritto l’attivista pro-life Lila Rose, fondatrice di LiveAction. «Dopo la diffusione virale di un video di due uomini che baciavano un neonato acquistato tramite crowdsourcing, fecondazione in vitro e madre surrogata, gli investigatori di internet hanno scoperto che uno degli uomini era un molestatore sessuale registrato».

 

 

«Non è richiesto alcun processo di verifica per la maternità surrogata. Chiunque abbia soldi può comprare un bambino», ha detto Rose. «Non solo questo bambino è stato privato di una madre intenzionalmente, ma non sono stati messi in atto meccanismi di sicurezza per proteggerlo. I bambini non sono merci».

 

«Vietate la maternità surrogata», ha aggiunto la Rose.

 

La deputata repubblicana degli Stati Uniti Anna Paulina Luna ha chiesto al procuratore generale della Pennsylvania: «perché a questo molestatore di bambini è consentito adottare un bambino?»

 

«Il fatto che quest’uomo stia sfruttando una scappatoia che consente l’adozione tramite maternità surrogata, pur essendo un molestatore sessuale registrato, è disgustoso. Dovrebbe essere FUORILEGGE», ha dichiarato.

 

«Non mi interessa chi sei, qual è la tua razza o il tuo genere: se sei un molestatore sessuale registrato, non ti dovrebbe essere permesso di avvicinarti ai bambini, figuriamoci adottarli», ha detto la Luna.

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Renovatio 21 considera che lo stupore si addice solo a chi fino ad ora ha tenuto gli occhi chiusi: tutti i nodi della Necrocultura sono collegati l’uno con l’altro in modo istituzionalizzato grazie allo Stato moderno: con il diritto all’aborto si crea il diritto alla fecondazione in vitro (che uccide molte più bambini dell’aborto, ma che grazie a questo sono finalmente considerati come sacrificabili), con il matrimonio gay si crea giocoforza il «diritto» alla maternità surrogata, con il «diritto al gender» si apre all’istituzionalizzazione di ogni possibile devianza (come visibile ai gay pride), con l’erosione progressiva di vari tabù: si ricordano gli ammiccamenti a certe manifestazioni riguardo ai bambini delle famiglie normali.

 

Aggiungiamo che, se fosse vero che l’omosessualità proviene dall’assenza della figura paterna (come sosteneva Sigmund Freud), l’ondata presente è stata creata dalle leggi sul libero divorzio – un’altra legge teratogenetica che andrebbe abolita quanto prima, ma siete dei folli se sperate che i pro-vita dell’establishment provino a dirlo e a farci una battaglia.

 

A Renovatio 21, invece, abbiamo proprio intenzione di farlo: combattere la Necrocultura in maniera integrale, senza nessun compromesso, e con tutta la forza che abbiamo.

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