Geopolitica
Melania vs. Ivanka
È risalente l’ipotesi che Melania Trump, ex first Lady consorte del presidente Donald J. Trump, e la sua ex consigliere speciale, Ivanka, figlia prediletta del Trump avuta dalla prima moglie Ivana, si disprezzino .
La questione è tornata sotto i riflettori negli ultimi giorni, con l’accendersi della Commissione congressuale per i fatti del 6 gennaio 2021.
Secondo quanto riportato dal sito RadarOnline.com, Melania avrebbe raccomandato al marito a prendere le distanze dalla figlia, Ivanka, e questo ben prima della prima udienza della Commissione January 6, finita grottescamente in prima serata su tutte le TV americane a reti unificate.
«Anche prima dell’udienza, Ivanka era stata congelata da Melania nonostante vivessero quasi dietro l’angolo l’una dall’altra in Florida», avrebbe rivelato una fonte.
L’ex presidente vive a Palm Beach, in Florida, e Ivanka e il marito Jared Kushner vivono in una villa con sei camere da letto a solo un’ora di distanza.
Tuttavia, Trump e l’amata figlia della sua prima moglie, Ivana, non sono stati visti insieme da più di 521 giorni, secondo l’outlet.
Si ritiene che l’ultima volta che Ivanka è stata avvistata con Donald Trump sia stato a una manifestazione in Georgia il 4 gennaio 2021 durante gli ultimi giorni in carica del presidente.
Dopo aver avuto un «monumentale litigio» con il padre, l’ex first daughter parlerebbe con lui «a malapena».
«Ivanka e Jared non vogliono più essere associati a Donald, e lo hanno reso molto chiaro dietro le quinte», afferma la fonte. «Ivanka sapeva che suo padre l’avrebbe criticata, ma c’è poco che può fare. Se lei o Jared vogliono avere legittimità o credibilità per andare avanti, devono dissociarsi dal MAGA».
Ivanka Trump, 40 anni, era un consulente senior nell’amministrazione Trump, nonché direttrice dell’Office of Economic Initiatives and Entrepreneurship.
È stata lanciata sotto i riflettori di recente dopo che il comitato ristretto della Camera per indagare sull’attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti ha presentato alcuni dei suoi risultati preliminari nella sua prima udienza in prima serata il 9 giugno.
Poiché presentava prove , che vanno da testimonianze pubbliche di figure chiave a filmati documentari degli eventi in questione, è stata offerta una testimonianza video dell’Ivanka.
La clip della testimonianza registrata mostrava l’erede di Trump che affermava di aver accettato la conclusione dell’ex procuratore generale Bill Barr secondo cui le accuse di brogli elettorali nelle elezioni presidenziali del novembre 2020 avevano «zero basi».
Cheney plays more clips of Bill Barr telling the January 6 committee that Trump’s election fraud claims were a bunch of bunk pic.twitter.com/D0jlGlPsti
— Aaron Rupar (@atrupar) June 10, 2022
«Ha influito sul mio punto di vista», ha dichiarato quando la giuria le ha chiesto quale effetto avesse avuto la posizione di Barr sulle sue opinioni sulle elezioni del 2020 che Donald Trump sosteneva fossero state «truccate» contro di lui.
Le osservazioni di Ivanka hanno suscitato un rimprovero quasi immediato da parte di suo padre.
«Ivanka Trump non è stata coinvolta nella visione o nello studio dei risultati elettorali. Si era ritirata da tempo e, secondo me, stava solo cercando di essere rispettosa nei confronti di Bill Barr e della sua posizione di procuratore generale (ha fatto schifo!)», ha scritto Donald Trump sulla sua piattaforma di social media, Truth Social.
Tuttavia, secondo vari media statunitensi, Melania e Ivanka condividevano un’antipatia reciproca che risale ai tempi della Casa Bianca.
Secondo quanto riferito, Melania Trump ha apostrofato come «serpente» la figlia di suo marito in un messaggio alla sua ex migliore amica, Stephanie Winston Wolkoff.
Quando i Trump si sono trasferiti alla Casa Bianca, Melania e Ivanka «erano rispettosi l’unadell’altra», ma riuscivano a malapena a sopportare la vista l’uno dell’altro, è stato affermato.
«Come First Lady, Melania sentiva che Ivanka stava cercando di prendere il suo posto. Per Ivanka, Melania è stata un ostacolo a ciò che voleva ottenere», ha affermato una fonte.
Ivanka è moglie di Jared Kushner, ambizioso rampollo della controversa famiglia Kushner, immobiliaristi della zona di Nuova-York e New Jersey come i Trump.
I Kushner, ebrei ortodossi, erano conosciuti come generosi donatori del Partito Democratico USA e del leader israeliano Benjamin Netanyahu, che, si dice, quando stava a Nuova York dormiva nella stanza del Jared.
Il padre, Charles Kushner, finì in galera per contributi elettorali illegali, evasione fiscale e manomissione di testimoni, in una vicenda sordida che prevedeva una trappola di natura sessuale per ricattare un famigliare.
Jared Kushner si piazzò nell’amministrazione Trump come esperto di Medio Oriente. Passò molto tempo, per delineare le questioni diplomatiche poi sfociate negli Accordi di Abramo, con il principe saudita Mohammed bin Salman, uomo forte di Ryadh e figura accusata dello squartamento del giornalista Jamal Khasoggi. Tuttavia, secondo quanto riportato, MbS avrebbe detto al suo confidente, mentore e omologo di Abu Dabi Mohammed bin Zayed Al Nahyan, di aver il Kushner «in tasca».
I palazzinari Kushner hanno acquistato un palazzo newyorkese dall’indirizzo inquietante, 666 Fith Avenue, per poi cambiarne il numero civico in un più pudico 660.
L’investimento non è stato felice, gli spazi del palazzo «maledetto» sono rimasti invenduti. Si narra di come il Kushner abbia cercato di utilizzare le leve diplomatiche della Casa Bianca per trovare investitori del golfo.
Steve Bannon, al tempo advisor del presidente Trump al pari di Kushner, una volta sarebbe sbottato accusando direttamente Kushner: «ecco perché non c’è compromesso. Perché sei un democratico».
Ivanka si è convertita all’ebraismo per sposare il Jared, che le ha dato tre figli.
Geopolitica
Gli europei sotto shock per la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti per il 2025
I leader europei e i media dell’establishment sono in preda al panico dopo la diffusione, sul portale ufficiale della Casa Bianca, della «Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America 2025» (NSS).
A terrorizzare Bruxelles e dintorni è l’impegno esplicito del governo USA a privilegiare «Coltivare la resistenza all’attuale traiettoria dell’Europa all’interno delle nazioni europee», descritta in termini aspri ma realistici. Il report si scaglia in particolare contro l’approccio dell’UE alla Russia.
L’NSS ammonisce che il Vecchio Continente rischia la «cancellazione della civiltà» se non invertirà la rotta imposta dall’Unione Europea e da altre entità sovranazionali. La «mancanza di fiducia in se stessa» del Continente emerge con evidenza nelle interazioni con Mosca. Gli alleati europei detengono un netto primato in termini di hard power rispetto alla Russia in quasi tutti i campi, salvo l’arsenale nucleare.
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Dopo l’invasione russa in Ucraina, i rapporti europei con Mosca sono drasticamente deteriorati e numerosi europei vedono nella Federazione Russa una minaccia esistenziale. Gestire le relazioni transatlantiche con la Russia esigerà un impegno diplomatico massiccio da Washington, sia per reinstaurare un equilibrio strategico in Eurasia sia per scongiurare frizioni tra Mosca e gli Stati europei.
«È un interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina, al fine di stabilizzare le economie europee, prevenire un’escalation o un’espansione indesiderata della guerra e ristabilire la stabilità strategica con la Russia, nonché per consentire la ricostruzione post-ostilità dell’Ucraina, consentendole di sopravvivere come Stato vitale».
Il conflitto ucraino ha paradossalmente accresciuto la vulnerabilità esterna dell’Europa, specie della Germania. Oggi, le multinazionali chimiche tedesche stanno erigendo in Cina alcuni dei più imponenti complessi di raffinazione globale, sfruttando gas russo che non possono più procurarsi sul suolo patrio.
L’esecutivo Trump si scontra con i burocrati europei che coltivano illusioni irrealistiche sul prosieguo della guerra, appollaiati su coalizioni parlamentari fragili, molte delle quali calpestano i pilastri della democrazia per imbavagliare i dissidenti. Una vasta maggioranza di europei anela alla pace, ma tale aspirazione non si riflette nelle scelte politiche, in gran parte ostacolate dal sabotaggio dei meccanismi democratici perpetrato da quegli stessi governi. Per quanto allarmati siano i continentali, l’establishment britannico lo è ancor di più.
Ruth Deyermond, docente al dipartimento di Studi della Guerra del King’s College London e specialista in dinamiche USA-Russia, ha commentato su X che il testo segna «l’enorme cambiamento nella politica statunitense nei confronti della Russia, visibile nella nuova Strategia per la Sicurezza Nazionale – il più grande cambiamento dal crollo dell’URSS». Mosca appare citata appena dieci volte nel corposo documento, nota Deyermond, e prevalentemente per evidenziare le fragilità europee.
In un passaggio esemplare, il report afferma che «questa mancanza di fiducia in se stessa è più evidente nelle relazioni dell’Europa con la Russia». «L’assenza della Russia dalla Strategia di Sicurezza Nazionale 2025 appare davvero strana, sia perché la Russia è ovviamente uno degli stati che hanno l’impatto più significativo sulla stabilità globale al momento, sia perché l’amministrazione è così chiaramente interessata alla Russia (…) Non è solo la mancanza di riferimenti alla Russia a essere sorprendente, è il fatto che la Russia non venga mai menzionata come avversario o minaccia» scrive l’accademica.«La mancanza di discussione sulla Russia, nonostante la sua importanza per la sicurezza e l’ordine internazionale e la sua… importanza per l’amministrazione Trump, fa sembrare che stiano semplicemente aspettando di poter parlare in modo più positivo delle relazioni in futuro».
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La parte dedicata al dossier ucraino – che allude al fatto che «l’amministrazione Trump si trova in contrasto con i politici europei che nutrono aspettative irrealistiche per la guerra» – pare quasi redatta dal Cremlino. L’incipit della Deyermond è lapidario: «Se qualcuno in Europa si aggrappa ancora all’idea che l’amministrazione Trump non sia inamovibile filo-russa e ostile alle istituzioni e ai valori occidentali, dovrebbe leggere la Strategia per la Sicurezza Nazionale del 2025 e ripensarci».
Il NSS dedica scarsa attenzione alla NATO, se non per insistere sulla cessazione della sua espansione indefinita, ma stando ad un articolo Reuters del 5 dicembre, Washington intende che l’Europa rilevi entro il 2027 la gran parte delle competenze di difesa convenzionale dell’Alleanza, dall’intelligence ai missili. Questa scadenza «irrealistica» è stata illustrata questa settimana a diplomatici europei a Washington dal team del Pentagono incaricato della politica atlantica, secondo cinque fonti «a conoscenza della discussione».
Nel corso dell’incontro, i vertici del Dipartimento della Difesa avrebbero espresso insoddisfazione per i passi avanti europei nel potenziare le proprie dotazioni difensive dopo l’«invasione estesa» russa in Ucraina del 2022. Gli esponenti USA hanno avvisato i loro omologhi che, in caso di mancato rispetto del termine del 2027, gli Stati Uniti potrebbero sospendere la propria adesione a certi meccanismi di coordinamento difensivo NATO, hanno riferito le fonti. Le capacità convenzionali comprendono asset non nucleari, da truppe ad armamenti, e i funzionari non hanno chiarito come misurare i progressi europei nell’assunzione della quota preponderante del carico, precisa Reuters.
Non è dato sapere se il limite temporale del 2027 rifletta la linea ufficiale dell’amministrazione Trump o meri orientamenti di singoli addetti del Pentagono. Diversi rappresentanti europei hanno replicato che un tale orizzonte non è fattibile, a prescindere dai criteri di valutazione di Washington, dal momento che il Vecchio Continente necessita di risorse finanziarie aggiuntive e di una volontà politica più marcata per rimpiazzare alcune dotazioni americane nel breve periodo.
Tra le difficoltà, i partner NATO affrontano slittamenti nella fabbricazione degli equipaggiamenti che intendono acquisire. Sebbene i funzionari USA abbiano sollecitato l’Europa a procacciarsi più hardware di produzione statunitense, taluni dei sistemi difensivi e armi made in USA più cruciali imporrebbero anni per la consegna, anche se commissionati oggi.
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Geopolitica
Orban: l’UE pianifica la guerra con la Russia entro il 2030
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Geopolitica
Scontri lungo il confine tra Thailandia e Cambogia
Lunedì la Thailandia ha condotto raid aerei in Cambogia, mentre i due vicini del Sud-est asiatico si attribuivano reciprocamente la responsabilità di aver infranto la tregua negoziata dagli Stati Uniti.
A luglio, una controversia confinaria protrattasi per oltre cinquant’anni è sfociata in scontri armati tra i due Stati. Il presidente USA Donald Trump, tuttavia, era riuscito a imporre un cessate il fuoco dopo cinque giorni di ostilità.
L’esercito thailandese ha riferito che i nuovi episodi di violenza sono emersi domenica, accusando le unità cambogiane di aver sparato contro i soldati di Bangkok nella provincia orientale di Ubon Ratchathani. Un militare thailandese è caduto, mentre altri quattro hanno riportato ferite; in seguito, ulteriori truppe thailandesi sono state bersagliate da artiglieria e droni presso la base di Anupong, ha precisato lo Stato Maggiore.
Massive explosion on the Cambodian side of the Cambodia Thailand border from an F-16 airstrike from Thailand
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— WW3 Monitor (@WW3_Monitor) December 8, 2025
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Il portavoce della Royal Thai Air Force, il maresciallo dell’aria Jackkrit Thammavichai, ha comunicato in tarda mattinata di lunedì che i jet F-16 sono stati impiegati per «ridurre le capacità militari della Cambogia al livello minimo necessario per salvaguardare la sicurezza nazionale e proteggere i civili». Il portavoce del ministero della Difesa cambogiano, il tenente generale Maly Socheata, ha replicato domenica sera sostenendo che le truppe thailandesi hanno sferrato vari assalti contro le postazioni di Phnom Penh, utilizzando armi leggere, mortai e carri armati.
«Anche la parte thailandese ha accusato falsamente la Cambogia senza alcun fondamento, nonostante le forze cambogiane non abbiano reagito», ha dichiarato. Il dicastero ha altresì smentito le denunce thailandesi su un potenziamento delle truppe lungo il confine.
La contesa territoriale affonda le radici nell’epoca coloniale, quando la Francia – che dominò la Cambogia fino al 1953 – delimitò i confini tra i due paesi. Gli scontri di luglio provocarono decine di vittime e oltre 200.000 sfollati da ambo le parti.
Come riportato da Renovatio 21, la Thailandia aveva sospeso la «pace di Trump» quattro settimane fa.
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