Geopolitica
Mariupol’, Putin dice al capo dell’UE che Kiev non permette ad Azov di arrendersi
In una telefonata dello scorso venerdì con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha sostenuto che le autorità ucraine starebbero costringendo le sue truppe a continuare a combattere nonostante le ripetute offerte di resa da parte russa.
«A tutti i militari delle forze armate ucraine, ai militanti dei battaglioni nazionalisti e ai mercenari stranieri che depongono le armi è garantita la vita, un trattamento dignitoso in conformità con il diritto internazionale e la fornitura di assistenza medica qualificata», ha detto Putin a Michel, secondo il sito del Cremlino.
Tuttavia, ha continuato Putin, «il regime di Kiev non consente di sfruttare questa opportunità».
Il presidente russo ha parlato a Michel delle misure in corso per proteggere i civili, dell’apertura quotidiana dei corridoi umanitari e dell’annuncio di un cessate il fuoco per l’evacuazione sicura dei civili dalla zona delle ostilità.
La resa delle forze ucraine e del famigerato battaglione neonazista, ora assediati nell’acciaieria più grande d’Europa con parrebbe 2000 civili, è inevitabile; tuttavia, essa tarda ad essere posta in essere, e ci si chiede perché.
La telefonata con Michel ha toccato altri temi importanti:
«È stata attirata l’attenzione sulle dichiarazioni irresponsabili dei funzionari dell’UE sulla necessità di risolvere la situazione in Ucraina con la forza delle armi e sulla loro negligenza di numerosi crimini di guerra delle agenzie di sicurezza ucraine».
Poi, scrive sempre Kremlin.ru, «è stato notato che Bruxelles potrebbe influenzare le autorità di Kiev, costringendole a fermare i massicci bombardamenti di aree residenziali nel Donbass e ad astenersi da altre crude violazioni del diritto umanitario internazionale».
Quindi sarebbe stato discusso come «i leader della maggior parte dei paesi dell’UE stanno intraprendendo azioni che provocano un’evidente russofobia, che si manifesta nelle aree culturali, umanitarie e sportive».
Infine, una nota di grande rilevanza geopolitica: «la conversazione ha anche toccato la questione dell’assicurare stabilità e sicurezza nel Nagorno-Karabakh, in parte, tenendo debitamente conto dei contatti tenuti di recente da Vladimir Putin e Charles Michel con i leader dell’Armenia e dell’Azerbaigian».
Come riportato da Renovatio 21, quello del Nagorno-Karabakh, enclave armena in Azerbaigian, è un ulteriore fronte che potrebbe aprirsi, dopo gli ultimi anni di scontri sanguinari in cui, un po’ come in Donbass, la Russia ha rifiutato di intervenire apertamente a favore dell’alleato armeno contro gli azeri sostenuti con armi, droni e financo mercenari jihadisti dalla Turchia di Erdogan.
Già quest’ultimo dettaglio dovrebbe far capire quale possibilità di riuscita può avere Ankara, fornitrice all’Ucraina di droni Bayraktar prodotti da un’industria collegata alla famiglia di Erdogan, nella realizzazione di un vero tavolo di pace tra Kiev e Mosca.
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
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Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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Immagine da Twitter
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