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Maduro: Elon Musk guida il tentativo di colpo di Stato in Venezuela. Segue sfida a botte

Venerdì il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha accusato gli Stati Uniti e l’imprenditore americano Elon Musk di aver tentato di organizzare un colpo di Stato nel Paese.
Il Consiglio elettorale nazionale del Venezuela (CNE) ha dichiarato domenica Maduro vincitore delle elezioni presidenziali del Paese, annunciando che con l’80% delle schede scrutinate, si è assicurato oltre il 51% dei voti, rispetto al 44% del suo principale rivale Edmundo Gonzalez Urrutia.
Tuttavia, i sostenitori occidentali di Gonzalez, tra cui Musk, hanno accusato Maduro e il CNE di frode elettorale. Washington è arrivata al punto di riconoscere ufficialmente Gonzalez come vincitore delle elezioni. «È chiaro agli Stati Uniti… che Edmundo Gonzalez Urrutia ha ottenuto il maggior numero di voti», ha affermato il Segretario di Stato Antony Blinken, citando «prove schiaccianti».
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In una conferenza stampa a Caracas, Maduro ha attaccato duramente Blinken, definendo il suo tentativo di «dichiarare» i risultati delle elezioni di un altro Paese un atto di «disperazione» e «un gesto insolito per la diplomazia statunitense».
«Guardate un po? Blinken e il Dipartimento di Stato americano hanno i [nostri] risultati elettorali», ha detto Maduro in tono beffardo. Ha continuato accusando l’Occidente di aver tentato di destabilizzare il Venezuela.
«Denuncio che il governo degli Stati Uniti, insieme a Elon Musk e al fascista internazionale [il presidente argentino Javier] Milei, sono in prima linea in un processo di destabilizzazione e di colpo di stato, in questo momento, contro il popolo venezuelano e la democrazia venezuelana», ha affermato il Maduro.
In precedenza, durante un discorso tenuto alla televisione nazionale, il presidente venezuelano aveva anche lanciato una sfida personale a Musk, invitandolo a combatterlo.
Venerdì le autorità venezuelane hanno ratificato la vittoria elettorale di Maduro dopo che lo spoglio finale delle schede ha rivelato che aveva il 52% dei voti contro il 43% di Gonzalez. Tuttavia, l’opposizione, insieme ai governi di Brasile, Colombia e Messico, ha successivamente chiesto che fosse reso pubblico uno spoglio dettagliato dei voti per dimostrare la vittoria di Maduro.
Venerdì Argentina, Costa Rica, Ecuador, Panama, Perù e Uruguay si sono uniti agli Stati Uniti nel respingere i risultati ufficiali delle elezioni e riconoscere Gonzalez e non Maduro come legittimo presidente del Venezuela.
Mosca ha accettato i risultati ufficiali delle elezioni e all’inizio di questa settimana il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato con Maduro per la vittoria di un altro mandato.
Maduro servirà un terzo mandato consecutivo di sei anni, dopo aver assunto la carica per la prima volta nel 2013, in seguito alla morte del defunto presidente Hugo Chavez.
La precedente rielezione di Maduro, nel 2018, era stata respinta anche dagli Stati Uniti, insieme all’UE e a diversi stati latinoamericani.
Maduro ha definito Musk il suo «nuovo acerrimo nemico», e ha risposto alle accuse di Musk di «grave frode elettorale» sfidando il miliardario a un combattimento, durante un discorso tenuto alla televisione nazionale.
Maduro with a message for Musk:
“You want to fight? Let’s have it, Elon Musk. I’m ready… I’m not afraid of you. Let’s go at it, wherever you want.
Musk: “I accept… He will chicken out.”
2024 just keeps getting crazier… pic.twitter.com/U77RMdF26A
— Visegrád 24 (@visegrad24) August 1, 2024
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Rispondendo ad un commento su X, Musk – noto per aver più volte cercato di organizzare un combattimento con il CEO dell’odiata Facebook Mark Zuckerberg, che ad un certo punto sembrava doversi tenere al Colosseo, con tanto di telefonata al ministro della Cultura Italiano Sangiuliano – ha detto di accettare: «se vinco io, si dimette da dittatore del Venezuela. Se vince lui, gli do un passaggio gratis su Marte».
Elon has accepted the challenge from former President Maduro to a fight. pic.twitter.com/aISSGZuNOu
— Wall Street Silver (@WallStreetSilv) July 31, 2024
In una seconda risposta, Elone ha affermato che Maduro «si tirerà indietro».
In questi giorni Musk ha moltiplicato gli insulti a Maduro, scrivendo per esempio proverbi ispanofoni modificati come «el burro sabe mas que Maduro», cioè «l’asino ne sa di più di Maduro».
El burro sabe mas que Maduro https://t.co/9fe6JWOatM
— Elon Musk (@elonmusk) July 29, 2024
In un altro post, sembra a carattere asinino, ha dichiarato «Sto venendo a prenderti Maduro! Ti porterò a Guantanamo su di un mulo!».
I’m coming for you Maduro! ????????
I will carry you to Gitmo on a donkey ???? https://t.co/RB5qltxsYI
— Elon Musk (@elonmusk) August 1, 2024
Secondo una storia che circola in rete, Maduro avrebbe bloccato Musk dall’account di X. Tuttavia, Musk, essendone il proprietario, l’avrebbe fatto sbloccare.
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Internet
Metriche pubblicitarie di e-commerce artificialmente gonfiate, afferma un ex dipendente Meta

Meta, la società madre di Facebook e Instagram, è stata accusata di aver gonfiato artificialmente le metriche delle prestazioni del suo prodotto pubblicitario per l’e-commerce, Shops Ads , secondo una denuncia presentata mercoledì da un informatore presso un tribunale del lavoro in Gran Bretagna. Lo riporta il sito ADWEEK.
La denuncia, presentata da Samujjal Purkayastha, ex product manager del team pubblicitario di Meta Shops, sostiene che l’azienda ha tratto in inganno gli inserzionisti sovrastimando il ritorno sulla spesa pubblicitaria (ROAS), facendo apparire la sua nuova offerta pubblicitaria più efficace rispetto ai prodotti della concorrenza, riporta ADWEEK.
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Secondo quanto depositato presso il London Central Employment Tribunal, Meta avrebbe incrementato i numeri delle performance degli annunci Shops: conteggio delle spese di spedizione e delle tasse come parte del fatturato totale; sovvenzionare le offerte nelle aste pubblicitarie per garantire un posizionamento più prominente; applicare sconti non dichiarati per dare l’impressione di risultati più forti; revisioni interne condotte all’inizio del 2024 hanno rivelato che il ROAS degli annunci di Shops era stato gonfiato tra il 17% e il 19%, secondo la denuncia.
Gli altri prodotti pubblicitari di Meta, così come quelli di concorrenti come Google, calcolano il ROAS utilizzando dati netti, escluse spese di spedizione e tasse. Senza le commissioni aggiuntive, sostiene la denuncia, gli annunci di Shops non hanno ottenuto risultati migliori rispetto ai prodotti pubblicitari tradizionali di Meta.
«Questo è stato significativo», si legge nel reclamo. «Oltre al fatto che la metrica di performance del ROAS era sovrastimata di quasi un quinto, significava che, anziché aver superato il nostro obiettivo primario, il team di Shops Ads lo aveva di fatto mancato una volta che il dato era stato ridotto per tenere conto dell’inflazione artificiale».
Il documento collega queste presunte pratiche a un più ampio sforzo interno a Meta per riprendersi dagli effetti della funzionalità App Tracking Transparency (ATT) di Apple, lanciata nel 2021.
La politica di Apple limitava l’accesso ai dati degli utenti iOS, un pilastro dell’attività pubblicitaria di Meta. L’ex CFO di Meta, David Wehner, ha avvertito durante una conference call sui risultati finanziari del 2021 che la modifica potrebbe costare all’azienda «nell’ordine dei 10 miliardi di dollari».
Incoraggiando gli inserzionisti a utilizzare gli annunci Shops, che mantengono le transazioni all’interno delle app di Meta, l’azienda potrebbe raccogliere più dati di acquisto proprietari e ridurre la sua dipendenza dalle autorizzazioni di tracciamento di Apple.
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Secondo il Purkayastha, Meta ha iniziato a sovvenzionare gli annunci di Shops nelle aste, a volte fino al 100%, garantendone la visualizzazione più frequente rispetto ad altri formati pubblicitari. Ciò ha aumentato la visibilità, incrementato artificialmente le conversioni e fatto apparire gli annunci di Shops come un investimento più solido.
Purkayastha è entrato a far parte di Meta nel 2020 come parte del team di ricerca applicata sull’intelligenza artificiale di Facebook, prima di essere riassegnato al team Shops Ads nel marzo 2022. È rimasto in azienda fino al 19 febbraio 2025.
Nella denuncia si afferma che Purkayastha ha ripetutamente sollevato preoccupazioni durante gli incontri con i dirigenti tra il 2022 e il 2024, mettendo in dubbio l’accuratezza dei risultati riportati dagli annunci di Shops. Afferma che l’azienda ha continuato a utilizzare la metodologia contestata nonostante le obiezioni interne.
Il reclamo sottolinea anche che gli strumenti di tracciamento di Meta fanno parte della sua strategia per mantenere le prestazioni pubblicitarie dopo le modifiche alla privacy di Apple.
Aggregated Event Measurement (AEM1), introdotto nell’aprile 2021, ha utilizzato l’apprendimento automatico per stimare le conversioni, rispettando al contempo gli utenti che avevano scelto di non essere monitorati.
AEM2, lanciato poco dopo, avrebbe collegato l’attività in-app alla navigazione e agli acquisti su siti di terze parti utilizzando identificatori personali come nomi, e-mail, numeri di telefono e indirizzi IP.
«Nella denuncia, Purkayastha ha affermato di credere che AEM2 abbia aggirato le restrizioni imposte dal framework sulla privacy di Apple, sebbene abbia mitigato gran parte della perdita di dati derivante dalle modifiche alla privacy» scrive ADWEEK.
Secondo la denuncia, il Purkayastha è stato licenziato da Meta nel febbraio 2025. La sua denuncia al tribunale del lavoro fa parte di una richiesta di provvedimento provvisorio, che chiede il ripristino della sua precedente posizione.
«Sebbene le conseguenze legali siano ancora da definire, queste rivelazioni mettono nuovamente in discussione l’affidabilità dei dati forniti da Meta ai suoi inserzionisti» commente Hdblog.
Non sono le prime accuse rivolte a Meta-Facebook da ex dipendenti.
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Quattro anni il Wall Street Journal cominciò a pubblicare sconvolgenti rivelazioni sulla piattaforma social. In sintesi, scriveva il WSJ «Facebook Inc. sa, nei minimi dettagli, che le sue piattaforme sono piene di difetti che causano danni, spesso in modi che solo l’azienda comprende appieno. Questa è la conclusione centrale (…), basata su una revisione dei documenti interni di Facebook, inclusi rapporti di ricerca, discussioni online dei dipendenti e bozze di presentazioni per il senior management».
Secondo il reportage, Facebook esentava gli utenti di alto profilo da alcune regole, ignorava una ricerca su Instagram (social del gruppo Meta) che mostrava i rischi per la salute mentale degli adolescenti, sapeva che il suo algoritmo premia l’indignazione, era stato lento nell’impedire ai cartelli della droga e ai trafficanti di esseri umani di utilizzare la sua piattaforma.
Due anni fa il WSJ tornò con un reportage in cui affermava che «Meta sta lottando per allontanare pedofili da Facebook e Instagram».
Nel 2023 un ex data-scientist di Facebook, in contenzioso legale con l’azienda, aveva sostenuto che Facebook può scaricare segretamente la batteria dello smartphono degli utenti.
Tre anni fa un ex dipendente aveva detto che il CEO Marco Zuckerberg aveva brandito una katana, cioè una spada samurai, perché irato con dei programmatori.
Come riportato da Renovatio 21, lo Zuckerbergo un mese fa ha dichiarato che Facebook non è più incentrato sulla connessione con gli amici.
Secondo alcuni il prossimo aggiornamento di Instagram eroderà ulteriormente la privacy degli utenti.
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Immagine di Yuri Samoilov via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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