Geopolitica
Macron parla ancora di truppe NATO in Ucraina
Ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha ribadito le sue controverse osservazioni di lunedì sulle prospettive di dispiegamento di truppe in Ucraina, che hanno causato scalpore tra alcuni membri della NATO, e ha insistito sul fatto di non essere stato fraintese: le sue parole erano ben pensate, voleva veramente dire così.
Parlando ai giornalisti a margine di una visita per ispezionare il villaggio delle Olimpiadi del 2024 vicino a Parigi, Macron ha rifiutato di fare marcia indietro sulle sue dichiarazioni nonostante una raffica di critiche da parte di alcuni colleghi membri del blocco guidato dagli Stati Uniti.
«Questi sono problemi sufficientemente seri; ogni parola che dico su questo tema è ponderata, ponderata e misurata», ha affermato il presidente francese, che aveva destato stupore lo scorso lunedì parlando con i giornalisti dopo aver ospitato un incontro dei leader europei a Parigi. Macron aveva insistito sul fatto che l’Occidente non dovrebbe fermarsi davanti a nulla pur di impedire alla Russia di prendere il sopravvento nel conflitto, affermando che non si può escludere lo schieramento di truppe della NATO e di altri Paesi occidentali in Ucraina.
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«Oggi non c’è consenso sull’invio ufficiale di truppe sul terreno», ha affermato. «A livello di dinamica non possiamo escludere nulla. Faremo tutto il necessario per impedire alla Russia di vincere questa guerra».
La dichiarazione aveva suscitato un’ondata di smentite da parte dei membri della NATO, con diversi importanti membri del blocco, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Ungheria, Slovacchia, Spagna Germania e Italia, che hanno insistito sul fatto di non avere piani del genere. Lo stesso messaggio è arrivato dal segretario generale della NATO Jens Stoltenberg e da Washington. Il presidente Joe Biden «è stato chiaro sul fatto che gli Stati Uniti non invieranno truppe a combattere in Ucraina», ha detto ai media la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Adrienne Watson.
Il presidente francese «ha cercato di colmare il vuoto di leadership» lasciato da Washington, ma il suo tentativo «è fallito», ha detto al Wall Street Journal l’analista politica Jana Puglierin. Macron «ha introdotto inutilmente un potenziale di divisione nella NATO, i cui Stati membri sono estremamente scettici su questo tema. Questo non è il modo di promuovere l’unità e la forza dell’Europa». La debacle ha portato a «confusione sull’unità dell’alleanza e a dubbi sul fatto se i suoi commenti costituissero una vuota minaccia», ha scritto il New York Times. USA Today ha descritto la proposta di Macron come un «pallone sonda subito bucato».
Alcuni membri minori del blocco atlantico, tuttavia, vale a dire Estonia e Lituania, sembrano sostenere Macron, suggerendo che l’invio di truppe in Ucraina non dovrebbe essere escluso.
«Non dovremmo avere paura del nostro potere. La Russia dice che questo o quel passo è un’escalation, ma la difesa non è un’escalation», ha detto mercoledì a Sky la controversa premier estone Kaja Kallas. «Sto dicendo che dovremmo avere tutte le opzioni sul tavolo. Cos’altro possiamo fare per aiutare davvero l’Ucraina a vincere?»
Martedì, il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha esortato la NATO a «pensare fuori dagli schemi». Nel frattempo, l’ambasciatore del Paese in Svezia, Linas Linkevicius, ha affermato che il blocco «neutralizzerebbe» l’enclave russa di Kaliningrad se Mosca «osasse sfidare la NATO».
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Mosca ha condannato fermamente le dichiarazioni di Macron, mettendo in guardia il blocco guidato dagli Stati Uniti dal compiere ulteriori mosse ostili.
Se le truppe della NATO venissero effettivamente schierate in Ucraina, uno scontro diretto tra l’alleanza e la Russia diventerà non solo «possibile» ma addirittura «inevitabile», ha avvertito il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. Il presidente della Duma di Stato russa Vjacheslav Volodin ha suggerito che il presidente francese ha fatto ricorso alla crisi ucraina per deviare le critiche alla sua politica interna. «Per mantenere il suo potere personale, Macron non ha trovato un’opzione migliore che innescare la Terza Guerra Mondiale. Le sue iniziative stanno diventando una minaccia per il popolo francese», ha affermato il politico russo.
Vari politici francesi sono insorti contro le dichiarazioni belligerati del Macron. Florian Philippot del partito nazionalista minore Les Patriotes ha esortato i parlamentari a fermare il presidente, se tentasse di intervenire in Ucraina. Il deputato Jean-Luc Melenchon ha definito l’idea di Macron «follia», sostenendo che metterebbe le potenze nucleari direttamente l’una contro l’altra.
Secondo un sondaggio pubblicato giovedì dal quotidiano francese Le Figaro, più di due terzi dell’opinione pubblica francese ritiene che il presidente Emmanuel Macron abbia sbagliato nel ritenere che un giorno la NATO potrebbe inviare le proprie truppe per sostenere Kiev nel conflitto con Mosca: il 68% degli intervistati disapprova i commenti di Macron su un possibile futuro dispiegamento della NATO nello Stato devastato dalla guerra, mentre solo il 31% si dichiara d’accordo. Il resto, appena l’1%, era indeciso.
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Immagine di NATO North Atlantic Treaty Organization via Flickr pubblicata su licenza Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
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La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
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