Connettiti con Renovato 21

Geopolitica

Ma quale stallo della Russia? In arrivo un false flag chimico per la guerra apocalittica

Pubblicato

il

 

La propaganda in corso in occidente è nauseante: la Russia, ci ripetono da tutte le parti, si è impantanata. Eh sì: Putin pensava di chiuderla in poche ore, una blitzkrieg. E invece, eccoti l’eroica resistenza ucraina…

 

Questa serie di balle cretine e sanguinarie sono ripetute ovunque, dalla conduttrice del programma matutino all’editorialista in doppiopetto, dall’analista militare nerd all’uomo che prende il caffè al bar al mattino (già per il fatto che è lì grazie al green pass, non andrebbe ascoltato).

 

Eccerto, come no: gli ucraini stanno vincendo su tutta la linea. Per questo chiedono le armi – e le ottengono pure, anche se non si è capito bene a chi stiano finendo, visto che i ragazzi delle brigate internazionali raccontano di caricatori con dieci colpi dentro per i pochi che riescono a farsi distribuire un’arma (da quello che dicono, li vorrebbero mandare a combattere a Kiev disarmati: di fatto, servono cadaveri per i social, più che guerriglieri – l’establishment ucraino pensa di poter evitare la forca solo grazie al coinvolgimento di tutti i Paesi in una Terza Guerra Mondiale).

 

Eccerto, è perché l’Ucraina sta dominando, che Zelens’kyj fa gli straordinari su Zoom per chiedere a USA, britannici, a chiunque, di istituire una no-fly zone – che, come specificato apertamente da Putin (un uomo di parola, diciamo), costerebbero l’immediata dichiarazione di guerra.

 

No, non dovete usare la logica, e due anni di sottomissione pandemica vi aiutano pure. Così come chi è vaccinato può essere libero di andare in giro ad infettare la gente mentre chi non lo è non deve muoversi, dovete arrendervi alla logica schiacciante dell’Ucraina vittoriosa che chiede aiuto, e della Russia perdente che tuttavia avanza.

 

Forse temono di non riuscire, stavolta, a convincere tutti: ecco perché sui giornali occidentali non si vede un racconto che sia uno di quelli che dicono che gli ucraini non lasciavano  i loro cittadini scappare da Mariupol, anzi sparavano loro dietro. Non c’è l’ombra di una foto, o dei video, di equipaggiamenti ed interi battaglioni nascosti negli asili e negli ospedali. I canali Telegram russi ne abbondano, e ci si chiede come sia possibile che nessun giornalista occidentale prenda qualcuno di questi documenti in considerazione.

 

E poi, la propaganda più ebete: gli eroi dell’Isola dei serpenti, come no. Il fantasma di Kiev. I ponti fatti crollare dai russi, quando invece sono stati ovviamente gli ucraini che, giustamente, devono impedire a quegli altri di avanzare.

 

Sì, la Russia è in stallo. Il piano di Putin è fallito. L’Iraq invaso dagli americani costò 40 e passi giorni, tra bombardamenti e quant’altro. L’Iraq, il deserto – dove fare tabula rasa non era tabù. I russi invece devono prendere l’enorme Ucraina, senza toccare civili ed infrastrutture, in una manciata di giorni.

 

E pazienza se qualcuno nota la perfetta, lucida geometria russa: accerchia le città principali (pure ignorando Odessa, completamente), ma non vi entra subito. Aspetta, con l’approccio del pitone. Non assedia veramente: acqua luce gas e internet a Kharkov vi sono ancora, e anche a Kiev. Non sta mostrando tutta la sua forza principale: sta mandando avanti soprattutto le truppe di volontari ceceni, anche per far capire con che potenza Putin riesce a normalizzare i conflitti (la Cecenia, e la conversione dei Kadyrov, sono il capolavoro che ha lanciato il suo astro di statista).

 

No: ripetete tutti che la Russia si è impantanata. Già vedi gli spettri dell’Afghanistan sovietico, anzi del Vietnam americano. Mosca sta chiedendo armi a Pechino, dicono. Vi sono licenziamenti furiosi di dirigenti dei servizi segreti. E poi, lo sappiamo, Vladimir ha la «rabbia di Roid», anche se il dottor Roid non è mai esistito se non nel traduttore automatico dei giornalisti italiani.

 

Ora, la propaganda su questo punto è talmente martellante che ci viene in mente che dietro può esserci un motivo più serio e preoccupante della demenza raggiunta dal sistema occidentale.

 

E così pensiamo: se devono fare un false flag, un attacco sotto falsa bandiera, non possono senza l’idea inculcata nell’opinione pubblica mondiale di una Russia in difficoltà. La storia è sempre la stessa: guardate, il tiranno ha lanciato un attacco disumano contro la popolazione inerme ed innocente. Va fermato. Interveniamo, ora la cosa è moralmente giustificabile.

 

Se ricorderete, fu così con Assad una diecina di anni fa. Le armi chimiche invece pare proprio che le avessero usate gli altri: e chissà chi gliele aveva fornite.

 

E qui si avrebbe una reiterazione, perché gli sceneggiatori sono a corto di idee, e quindi ricicciano il copione vecchio: ecco che si dice che il false flag sarà fatto con armi chimiche. Perché le nucleari al momento le tengono in stand-by, e quelle batteriologiche, dopo le rivelazioni delle scorse settimane, beh, non sarebbero così efficaci nella propaganda (rimarrebbe a tutti il dubbio: ma non è che siano proprio quei patogeni che l’Ucraina stava «studiando» con il danaro  e la supervisione del Pentagono?).

 

Ecco quindi che i network cominciano a parlare delle armi chimiche di Putin, facendo eco al capo della NATO, alla Polonia, a chiunque. Putin sta per usare la chimica della morte. Anzi, lo ha già fatto: il Guardian ricorda il caso di Skripal, l’ex agente segreto russo avvelenato a Salisbury.

 

Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca (implicato peraltro in altre trame russe contro Trump) l’ha detta completa, articolando che il presidente russo Vladimir Putin sta «ricorrendo» a utilizzare potenzialmente armi chimiche in Ucraina perché è frustrato dal fatto che le forze di Mosca non stiano avanzando (date all’uomo una mappa e un paio di occhiali).

 

Tutti in coro cantano: armi chimiche! Armi chimiche!

 

Come si dice: la gallina che canta ha fatto l’uovo.

 

Potrebbero buttarle loro, le armi chimiche – e poi dare la colpa al «mostro» Putin. Un bel quartiere di una grande città, o un paesino di campagna – una bella strage chimica da far riprendere col telefonino per l’algoritmo di Facebook. Da lì, la strada per l’intervento NATO contro la Russia sarebbe spianata. Altro che la bustina di Colin Powell per mettere le mani su Saddam.

 

Voi direte, ma come è possibile compiere un atto così atroce?

 

È possibile, se alla base si ha un’ideologia utilitarista. Cioè, la minoranza può essere sempre sacrificata per il maggior godimento della maggioranza.

 

I sistemi politici angloidi sono per lo più utilitaristi, nei secoli hanno sterminato intere popolazioni (irlandesi, indiani, indiani d’America, etc.) per il maggior beneficio di Londra e Washington; anche la dottrina nazista è intrinsecamente utilitarista: l’inferiore deve essere sacrificato al fine della maggior prosperità del superiore. Le due ideologie non sono dissimili: di fatto sono imparentate, ramificazioni ulteriori di un nichilismo occidentale, di un paganesimo antiumano.

 

Pensateci: oggi l’Ucraina è proprio quel luogo dove l’anglosfera e il nazismo tornano a operare insieme, da bravi parenti. Quindi, un bel false flag sacrificale, con migliaia di morti, non è così impensabile.

 

Il problema è quello che verrà dopo.

 

Se ci ripetono che la Russia è in difficoltà e per mettere in piedi questa narrazione dell’animale ferito divenuto ancora più pericoloso, così da poter chiederne l’abbattimento.

 

In sostanza, il false flag del pantano russo servirebbe come innesco della guerra totale. Quella che potrebbe essere combattuta con armi atomiche e ipersoniche – in Europa, e «senza vincitori».

 

I segni ci sono tutti. Preparano uno scontro apocalittico, con in mente il Götterdämmerung di Wagner (i nazisti) o, sempre zona Wagner, la più prosaica scena degli elicotteri con la cavalcata delle Valchirie sotto (gli americani).

 

Lo faranno, come sempre, con bugie e sacrifici umani.

 

Ha ragione Putin: è l’impero della menzogna. Solo che al termine della guerra che stanno per far partire non rimarrà neppure quella.

 

Potrebbe non rimanere nulla.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

Geopolitica

La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco

Pubblicato

il

Da

Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.

 

Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.

 

«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.

 

Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.

Aiuta Renovatio 21

Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.

 

All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.

 

La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.

 

Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

Continua a leggere

Geopolitica

Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset

Pubblicato

il

Da

La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.   Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.   Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».   Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.

Iscriviti al canale Telegram

Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».   «Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.   Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.   Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».   «La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.   Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.   Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Continua a leggere

Geopolitica

Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania

Pubblicato

il

Da

Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.

 

Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.

 

Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.

 

Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)

Sostieni Renovatio 21

«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.

 

Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».

 

«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».

 

Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».

 

Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

Continua a leggere

Più popolari