Vaccini
Lula lancia la campagna per la vaccinazione totale della popolazione del Brasile
Ignacio Lula Da Silva, il controverso presidente criminale condannato del Brasile, uscito da elezioni contestate come illegittime da una parte consistente della popolazione , ha lanciato una campagna per la vaccinazione totale del popolo brasiliano – nel 2023, a più di tre anni dallo scoppio della pandemia COVID-19.
Lula, membro del World Economic Forum di Davos, ha di recente dichiarato in maniera pubblica di aver fatto la sua quinta dose di vaccino.
«Il vaccino è una garanzia di vita. Ecco perché oggi ho preso il mio quinto vaccino. E se c’è il sesto, prendo il sesto. Se c’è il settimo, prendo il settimo».
Nel video che circola in rete il Lula si scaglia contro i «negazionisti».
«Voglio fare un appello a ogni madre, nonna, nonno, padre, adolescente, bambino che sta qui: non credete al negazionismo, non credete alle sciocchezze che si dicono contro il vaccino».
Today, Lula launched a Covid vaxx campaign… in 2023!????????♂️
"The vaccine is a guarantee of life. That's why I took my fifth vaccine today. And if there is a sixth, I will take the sixth. If there is a seventh, I will take the seventh."
The problem will hopefully solve itself soon. pic.twitter.com/CU2SExD77f
— Dr. Simon Goddek (@goddeketal) February 27, 2023
«Potrebbe non piacervi, potreste non volere fare il vaccino, ma avete l’obbligo di amare vostro figlio, vostro figlia, vostra madre, vostro padre, ed è importante per noi assicurare che la gente faccia il vaccino per prevenire ancora più grandi tragedie delle nostre vite» dice l’ex carcerato ora a capo del Paese.
«Per l’amore di Dio, non siate irresponsabili, se c’è un vaccino disponibile, andate a farvi vaccinare. Perché il vaccino è l’unica garanzia che avete di non morire a causa della mancanza di responsabilità» ha detto il Lula, diffondendo di fatto fake news: da nessuna parte è detto che il vaccino dà certezza di prevenire la morte, e anzi potrebbero considerarsi i casi dei vaccinati poi morti comunque di COVID – oltre che le statistiche per cui chi non è vaccinato si infetta di più.
Con il tasso mediano ufficiale di mortalità per infezione COVID allo 0,23% (anche meno se si tiene conto dei decessi falsi positivi), il contagio non è un problema mortale per almeno il 99,8% del pubblico: questo è oramai risaputo, ed accettato da una larga porzione dell’opinione pubblica. E quindi cosa sta dicendo Lula? Chi vuole ingannare?
Forse la questione non è solo la vaccinazione in sé, ma la capacità di sottomettere le masse agli imperativi delle centrali mondialiste, di cui Lula è associato.
«Il vaccino è garanzia di vita» continua l’allucinante discorso del successore di Bolsonaro. «E se ce n’è un sesto, prenderò il sesto. E se c’è un settimo, prenderò il settimo» dice Lula, mentre a fianco gli ballonzola un pupazzo gigante.
È impossibile non vedere come Lula di fatto stia già spingendo la cornice sanitaria per cui il vaccino verrà fatto ciclicamente, forse una volta l’anno – come il cambio di un telefonino, aveva detto oscuramente il CEO di Moderna Stephane Bancel.
La stranezza di questa nuova campagna consiste nel fatto che la percentuale di vaccinati fra i carioca è comunque piuttosto alta: parliamo di una cifra intorno all’80%. Ciò fa pensare che l’iniziativa di Lula sia quella di portare il restante 20% alla siringa, così da arrivare al 100% dei sierati, cioè la vaccinazione totale della popolazione.
Lula è risaputamente uno dei soci del World Economic Forum e di Klaus Schwab, un consesso che il leader laburista frequenta da almeno 20 anni. Il gruppo estremista di Davos gli ha assegnato un «Global Statesman Award» nel 2010. Ricordiamo come il WEF abbia affermato in varie occasioni che «vaccinare il mondo intero» sia un obbiettivo da perseguire.
Il membro del WEF Lula è stato condannato per corruzione nel 2018 nell’ambito della mega-inchiesta chiamata Lava-jato, e avrebbe dovuto scontare una pena di 12 anni. Tuttavia la Corte Suprema brasiliana – oggetto degli strali di Bolsonaro per le sue interferenze, nonché ente che aveva dichiarato la liceità dell’obbligo vaccinale – ha annullato la pena detentiva meno di due anni dopo. È stata quindi messa in atto una campagna coordinata sui media aziendali progettata per ripulire l’immagine di Silva in modo che potesse candidarsi ancora una volta alla presidenza. Silva ha rivendicato la vittoria alle elezioni del 2022, anche se almeno la metà del Brasile sostiene che le elezioni siano state truccate.
Sin dalla sua dubbia elezione, il Lula da Silva ha fatto della vaccinazione dell’intero Brasile la sua missione, utilizzando misure come limitare l’accesso ai sussidi sociali a chiunque non si sia sottoposto al booster e ai genitori che si rifiutano di vaccinare i propri figli.
Siamo agli antipodi rispetto a Bolsonaro, un presidente non vaccinato («non fare il vaccino è un mio diritto»), che tre anni fa attaccava direttamente la Pfizer e si chiedeva chi si sarebbe preso la responsabilità nel caso il farmaco mRNA non sperimentato in terza fase prendesse a trasformare le persone in jacaré, una specie di caimani tipici delle amazzoni.
Non è noto se alcuni sierati si siano trasformati in rettili acquatici amazzonici, tuttavia riguardo a reazioni avverse, e al singolare aumento della mortalità, abbiamo sentito qualcosa.
Dopo aver inizialmente ceduto alle lusinghe di Pechino, Bolsonaro aveva bloccato i vaccini cinesi, che nel 2020 si erano diffusi in tutto il Sud America suscitando poi polemiche per la supposta scarsa efficacia. Un anno fa aveva poi detto di aver intenzione di fare i nomi dei funzionari che avevano approvato i vaccini per i bambini.
Sul tema aveva poi affrontato direttamente il segretario OMS Tedros al G20 di Roma, dicendogli in faccia che «la gente muore dopo la seconda dose». Pochi mesi prima, Bolsonaro aveva minacciato di ritirare il Brasile dall’OMS.
All’Assemblea generale ONU di un anno fa, Bolsonaro accusò chi aveva ordito la follia pandemica dei lockdown: «la storia e la scienza riterranno tutti responsabili». Poco prima aveva dovuto mangiare una pizza al trancio in strada in quanto, da non vaccinato, non poteva entrare nei ristoranti di Nuova York.
La differenza tra Lula e Bolsonaro, insomma, non potrebbe essere più lampante. Ricordiamolo: a Bolsonaro hanno fatto perdere le elezioni. Forse anche perché deve partire un programma di sierizzazione terminale su tutto il popolo, un qualcosa che in Brasile non è una novità.
Come ricordato da Renovatio 21, l’allora capitale Rio de Janeiro nel 1904 fu teatro della cosiddetta Revolta da vacina, una rivolta ingeneratasi quando sanitari e gendarmi iniziarono a passare casa per casa per vaccinare la popolazione. Il moto che ne seguì, a cui si unirono anche cadetti militari e altre forze più o meno sincere, arrivò a minacciare lo stesso governo: dall’obbligo vaccinale poteva arrivare, insomma, un golpe.
All’epoca si disse che furono le favelas le prime realtà a rivoltarsi contro il vaccino governativo, oggi si dice invece che le favelas abbiano votato Lula. La classe media, che ha protestato ogni giorno per settimane per contestare la supposta frode elettorale, è quella che oggi si oppone più che mai al vaccino: ma tranquilli, a quella ora si può sparare addosso, si può picchiarla si può congelarne i conti correnti, si può piazzarla in campi di concentramento.
Due anni fa, quando il governatore di San Paolo proclamò l’obbligo vaccinale, masse di brasiliani andarono in piazza a urlare «non siamo cavie».
In verità è lo stesso territorio brasiliano a essere divenuto cavia, oltre che dei vaccini, di un’altra catastrofe genetica, ossia l’introduzione di zanzare geneticamente modificate per autoestinguersi, ma che invece si sono riprodotte in creature dotate di «vigore ibrido»: cioè, la bioingegneria genetica sugli insetti in libera circolazione per farli sparire ha prodotto in realtà «superzanzare».
Quali altre mostruosità della tecnocrazia mondialiste devono essere inflitte al Brasile e all’umanità?
Immagine screenshot da YouTube
Vaccini
Il comitato consultivo del CDC vota per porre fine alla raccomandazione di vaccinare i neonati contro l’epatite B
Il Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione (ACIP) ha deliberato per revocare la raccomandazione storica che imponeva la vaccinazione contro l’epatite B a tutti i neonati subito dopo la nascita. Questa decisione rappresenta un trionfo significativo per la campagna «Make America Healthy Again» promossa dal segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr., mirata a una revisione del calendario vaccinale pediatrico, in un’epoca di crescenti interrogativi sull’impennata dei casi di autismo tra i bambini.
Con 8 voti a favore e 3 contrari, l’ACIP ha indicato che le madri risultate negative al test per l’epatite B possano concordare con il proprio pediatra «quando o se» somministrare il vaccino ai loro neonati. Le direttive per i piccoli nati da madri positive o con status ignoto al virus restano immutate.
Si prevedono ulteriori revisioni alla politica vaccinale nei mesi a venire, mentre il panel valuta l’intero protocollo di immunizzazioni infantili. Diversi oratori intervenuti all’assemblea, e almeno parte degli esperti consultati, sono noti per le loro riserve sul tema dei vaccini.
Kennedy si definisce «pro-sicurezza», non «anti-vaccini», ma i media mainstream – pesantemente influenzati dai contributi pubblicitari delle multinazionali farmaceutiche – hanno ritratto il titolare dell’HHS come un «anti-vaccinista». Tale immagine è lontana dalla realtà, come ha ribadito di recente lo stesso Kennedy: «Credo che i vaccini abbiano salvato milioni di vite e svolgano un ruolo fondamentale nell’assistenza sanitaria».
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Il Ssegretario sta esaminando un potenziale nesso tra il vaccino e l’aumento dei disturbi autistici, evidenziando come il piano vaccinale per l’infanzia sia passato da poche somministrazioni a un ventaglio di decine di dosi.
Il vaccino contro l’epatite B ha provocato danni così estesi nella popolazione americana che nel 1999 ABC News gli dedicò un’inchiesta e il Congresso indisse un’audizione. Eppure, gli specialisti allineati alla narrazione ufficiale hanno negato l’esistenza di legami provati. È sufficiente rammentare che le contestazioni più accese alla riforma vaccinale di RFK Jr. proverranno dai media corporate e dai parlamentari, che dipendono in misura preponderante dai finanziamenti dell’industria farmaceutica.
L’Italia è stata il primo Paese europeo a rendere obbligatoria la vaccinazione per i nuovi nati e per gli adolescenti di 12 anni con la legge 27 maggio 1991, n. 165, entrata in vigore dal 1992.
I giornali riportano che la decisione fu presa dal ministero dove direttore generale e ministro della Sanità stesso ricevettero una tangente di 600 milioni di lire da GlaxoSmihKline, produttrice del vaccino Engerix B contro l’epatite B per i neonati.
In Italia l’obbligo è rimasto per i nati dal 1992 in poi (coorti 1981-2000 anche per la dose adolescenti) fino al 2017, quando la legge Lorenzin (119/2017) lo ha confermato estendendolo a 10 vaccinazioni. Oggi resta obbligatorio 0-15 anni.
Va ricordato che l’epatite B si trasmette per via sessuale o scambio di siringhe tra tossicodipendenti: perché, quindi, vaccinare un neonato per tale morbo?
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Vaccini
Uno studio minimizza il rischio di miocardite nei bambini a causa del vaccino COVID
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Il riassunto dell’articolo ometteva prove del rischio del vaccino
Il disegno dello studio è profondamente compromesso perché i 22 autori hanno costruito un modello complicato per evitare di effettuare un confronto diretto (solo vaccino contro solo malattia). E anche dopo aver falsificato i conti, anche dopo aver preso i dati di quasi 14 milioni di bambini e adolescenti sotto i 18 anni in Inghilterra, hanno ottenuto un risultato che è appena statisticamente significativo, con barre di errore sovrapposte per il rischio da COVID-19 e il rischio da vaccinazione. La situazione peggiora. I risultati, che favorivano marginalmente la vaccinazione, furono annunciati in un riassunto in cima al documento e annunciati alla stampa. Ma nascosta nell’appendice, pubblicata separatamente online, c’è una tabella che mostra una versione più pertinente del confronto. La versione riportata nel riassunto si riferisce a un periodo iniziale in cui il vaccino non era disponibile. L’appendice mostra dati comparabili per il periodo in cui il vaccino era disponibile, limitatamente alle fasce d’età per le quali il vaccino era offerto. Nell’appendice, il rischio di miocardite dovuto alla malattia è la metà di quello associato al vaccino. Ciò contraddice palesemente il riassunto e i titoli dell’articolo – e questa era una risposta alla versione ingannevole della domanda, non a quella più diretta a cui i ricercatori hanno scelto di non rispondere.Sostieni Renovatio 21
Gli autori dello studio hanno posto la domanda sbagliata
La domanda più pertinente è semplice: i bambini vaccinati hanno avuto un’incidenza di miocardite più alta rispetto ai bambini non vaccinati? È una domanda a cui è facile rispondere, dati i dati a cui questi autori (ma non il pubblico) avevano accesso. In pochi minuti, avrebbero potuto calcolare il tasso di miocardite tra i bambini vaccinati e non vaccinati. Tuttavia, se hanno fatto il calcolo, non ne hanno riportato i risultati. Immagino che abbiano fatto il calcolo, ma non gli sia piaciuto quello che hanno visto, quindi non l’abbiano incluso nell’articolo pubblicato. Come ho affermato sopra, credo che gli autori dello studio abbiano «posto la domanda sbagliata». Ciò che intendo dire è che l’articolo confronta il rischio di miocardite da COVID con il rischio derivante dalla vaccinazione. Ma questa non è la domanda più rilevante. Perché? Poiché molte persone si sono vaccinate e poi hanno comunque contratto il COVID, sono state inutilmente esposte a entrambi i rischi. Al contrario, molti bambini che non hanno ricevuto il vaccino non hanno contratto il COVID. Oppure, la loro forma è così lieve che non se ne accorgono nemmeno. Questi bambini hanno evitato entrambi i rischi. Ecco perché confrontare il rischio di miocardite da COVID con il rischio derivante dal vaccino COVID non è la questione pertinente. Non è una questione di «o l’uno o l’altro».Iscriviti al canale Telegram ![]()
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- Gli autori hanno posto una domanda complicata quando una semplice era più pertinente.
- Data questa domanda errata, non hanno effettuato l’analisi più diretta per rispondere.
- Ciononostante, hanno scoperto che il vaccino presentava un rischio di miocardite quasi doppio rispetto alla malattia. Questo risultato era riportato solo nella Tabella S16 dell’Appendice Supplementare, ma non era menzionato da nessuna parte nel corpo dell’articolo, né tantomeno nel riassunto in cima.
- E nonostante ciò hanno fatto annunci importanti al pubblico, sostenendo che il loro studio conferma che i bambini stanno meglio con il vaccino che senza.
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Vaccini
Il vaccino antinfluenzale a mRNA di Pfizer associato a gravi effetti collaterali, soprattutto negli anziani
I recenti titoli che decantano la superiore efficacia del vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer ignorano le scoperte della stessa Pfizer secondo cui, per le persone con più di 65 anni, il loro prodotto a mRNA è più pericoloso dei vaccini antinfluenzali standard, che sono già inefficaci e dannosi. Lo riporta LifeSite.
Il motivo della falsa informazione da parte dei media tradizionali e del prestigioso New England Journal of Medicine (NEJM) è che Pfizer ha occultato i risultati dei test del suo prodotto sugli anziani, che hanno evidenziato effetti avversi più accentuati del farmaco.
«I risultati sono così pessimi che non è chiaro se la Food and Drug Administration potrebbe o vorrebbe approvare un vaccino a mRNA sulla base di questi dati», ha scritto il giornalista Alex Berenson, noto per le sue inchieste durante la pandemia. «Pfizer sembra sapere benissimo che questi risultati sono disastrosi».
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«Pfizer non ha mai annunciato i risultati, tenendoli nascosti per anni», ha scritto Berenson sul suo Substack. «Dimostrano che gli anziani che hanno ricevuto l’mRNA hanno avuto PIÙ infezioni influenzali, decessi ed effetti collaterali rispetto a coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».
Pertanto, è improbabile che il vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer venga approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) di Trump.
«Un vaccino antinfluenzale a mRNA non ha funzionato negli anziani», ha dichiarato il commissario della FDA, il dottor Marty Makary, a Fox News nel fine settimana. «La sperimentazione non ha mostrato alcun beneficio».
«Non ci limiteremo ad approvare automaticamente nuovi prodotti che non funzionano, che falliscono in una sperimentazione clinica. Sarebbe una presa in giro della scienza se approvassimo automaticamente prodotti senza dati», ha affermato Makary. «Questo era il modus operandi dell’amministrazione Biden», ha aggiunto.
I risultati nascosti sono oltremodo sconvolgenti per gli anziani. Secondo Berenson:
«Gli anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA avevano circa il 6% di probabilità in più di contrarre l’influenza rispetto a quelli sottoposti a vaccinazione standard. E 49 anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA sono deceduti, rispetto ai 46 sottoposti a vaccinazione antinfluenzale».
«Lo studio ha anche rivelato un significativo segnale di sicurezza per gli mRNA sul danno renale. A ventidue pazienti anziani che hanno ricevuto l’iniezione di mRNA è stata diagnosticata una lesione renale acuta, una malattia renale cronica o una malattia renale allo stadio terminale, rispetto ai nove che hanno ricevuto l’iniezione standard».
«Un altro dato preoccupante è che 17 anziani a cui è stato somministrato mRNA hanno sofferto di “insufficienza respiratoria acuta”, rispetto ai soli sei che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».
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«Anche i pazienti trattati con mRNA avevano una probabilità molto maggiore di manifestare effetti collaterali meno gravi. Ad esempio, circa il 69% ha segnalato gonfiore nel sito di iniezione o altri effetti collaterali locali dopo la vaccinazione, rispetto al 26% di coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale».
«Ritengo che questo rappresenti una grave mancanza di integrità nel processo di revisione paritaria. Il comitato editoriale del NEJM dovrebbe fornire una spiegazione chiara di come si sia verificato questo errore e… richiedere agli autori di correggere gli articoli attuali e di riferire sui risultati completi dello studio», ha dichiarato alla testata Epoch Times Retsef Levi, professore al Massachusetts Institute of Technology (MIT) .
«Ancora una volta, quando vengono condotti studi adeguati, si scopre che i vaccini a base di mRNA per persone sane non sono ancora pronti per il grande pubblico e probabilmente non lo saranno mai», conclude il Berensone.
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