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Epidemie

L’Istituto Superiore di Sanità e i giochi statistici

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Dai dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità emerge come i contagi tra vaccinati siano dello stesso ordine di grandezza rispetto a quelli dei non vaccinati. Un ordine di grandezza che non permette di prospettare l’eliminazione dei contagi, nemmeno simulando la vaccinazione della totalità dei cittadini di ogni età.

 

L’immunità di gregge rimane un leggenda metropolitana. E la vaccinazione obbligatoria per eliminare i contagi è priva di senso scientifico, prima ancora di introdurre considerazioni giuridiche e morali.

La vaccinazione obbligatoria per eliminare i contagi è priva di senso scientifico, prima ancora di introdurre considerazioni giuridiche e morali

 

Nei metodi di raccolta e di esposizione dei dati, l’ISS ha commesso inoltre dei grossolani metodi di misura, che potrebbero nascondere uno scenario ancora più incoerente.

 

 

L’Istituto Superiore di Sanità e i contagi  tra vaccinati

Da quando il 22 luglio Mario Draghi in conferenza stampa ha affermato che «chi non si vaccina, contagia gli altri», i giornali hanno nascosto in fretta e furia il tema dei contagi tra vaccinati.

 

Nelle ultime settimane si fa un gran parlare del  presunto analfabetismo scientifico che riguarderebbe le persone contrarie all’obbligo vaccinale. Costoro  –  dicono i giornali scivolando esplicitamente nell’insulto  –  sarebbero dei cittadini con ridotte capacità di ragionamento.

 

Tralasciando in questa occasione argomenti di carattere giuridico e di Filosofia del Diritto, vogliamo qui mostrare quanto sono bravi all’ISS a trattare i dati. Vediamo come l’Istituto Superiore di Sanità compili le statistiche, statistiche che poi servono alla classe politica italiana per argomentare la presunta utilità dell’obbligo vaccinale sull’intera popolazione, senza distinzione di età.

 

 La stampa nazionale, che da mesi non ha il coraggio di pubblicare tabelle come questa qui sotto. Se queste tabelle provassero che i vaccinati non contagiano, perché non pubblicarle in prima pagina per rinforzare gli insulti rivolti ai connazionali?

 

La domande fondamentali sulle quali viene spacciata  dal Governo sanitario Draghi-Speranza la presunta base scientifica  del green pass sono due:

 

1) Essere vaccinato impedisce di contagiarsi e di contagiare? In che misura?

 

2) Si potrebbe raggiungere l’immunità di gregge ipotizzando che tutta la popolazione si vaccinasse?

 

Il Governo italiano e la stampa allineata sostengono a vanvera di sì, ma non riportano mai studi o numeri precisi. 

 

È  la nuova frontiera della Scienza: l’uso degli avverbi . «Di meno», «più raramente», “in misura minore”, etc.

 

I dati resi  disponibili anche da un Ente italiano come l’Istituto Superiore di Sanità dimostrano che essere vaccinati non incide sulla possibilità di eliminare i contagi. L’eliminazione del contagio è impossibile

Tuttavia i dati resi  disponibili anche da un Ente italiano come l’Istituto Superiore di Sanità dimostrano il contrario. Cioè essere vaccinati non incide sulla possibilità di eliminare i contagi. L’eliminazione del contagio è impossibile.

Prendiamo la tabella n.7 pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità in data 21 luglio 2021, che opera sotto la vigilanza del Ministero della Salute.

 

 

Per comodità analizzeremo i dati raccolti relativi alle fasce under 40, ma le considerazioni logiche che svolgeremo si applicano a tutte le altre fasce anagrafiche.

 

Ebbene, da come vengono esposti i contagi sulla riga B, un lettore poco esperto è portato a interpretare che i vaccinati con doppia dose under 40 abbiano un tasso di contagio del 5% mentre i vaccinati con singola dose under 40 avrebbero un tasso di contagio del 15%.  Il che è volgarmente falso.

 

Infatti  in questo modo non viene estratta l’unica informazione utile da questa raccolta di dati: quale sarebbe il guadagno effettivo in termini di contagi tra vaccinati e non vaccinati under 40?

 

Per rispondere a questa domanda  si devono usare le proporzioni  tra i valori della riga A e quelli della riga B – programma di seconda media, scuola dell’obbligo:

 

A) Su 13.017.353 non vaccinati sono stati conteggiati 19.080 positivi; il rapporto è di 1 su 682.

 

B) su 2.651.558 vaccinati con dose singola sono stati conteggiati  3.313positivi; il rapporto è di 1 su 800.

 

C) Su 1.766.644  vaccinati con doppia dose sono stati conteggiati 1.167 positivi; il rapporto è di 1 su 1513.

Come si vede, il guadagno in termini di mancati contagi per i vaccinati  con singola dose (quelli del green pass)  è soltanto del 15% (1 su 682 contro 1 su 800).
Mentre il guadagno in termini dei contagi per vaccinati con doppia dose è del 55% (1 su 682 contro 1 su 1513).

 

Ora, a parte il fatto che il green pass richieda solo la dose singola, conta osservare che anche con la doppia dose il guadagno sarebbe nell’ordine del 50%.

 

 

Sono percentuali che in alcun modo possono incidere su qualsiasi ipotetica immunità di gregge. Nemmeno sforzandosi con la fantasia è possibile ipotizzare che una vaccinazione di tutta la popolazione con due dosi possa fermare la circolazione del COVID. Sono i dati del ISS a dirlo.

 

Dunque, argomentare a favore dell’obbligo vaccinale degli under 40 nell’ottica di eliminare la circolazione del COVID  è catalogabile come una vera e propria insensatezza.

 


I dati raccolti dal ISS sono soggetti a bias (difetti di metodo)

Abbiamo appena visto che dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità il guadagno contro il contagio dei vaccinati under 40 è del 15% (singola dose) e del 55% (doppia dose).

 

Adesso osserviamo che gli esiti insufficienti appena visti emergono senza nemmeno voler aggiungere  alcuni difetti di metodo nella collezione dei dati, che possono essere solo peggiorativi  per  il guadagno dei vaccinati.  

 

Infatti questo studio del ISS  – ma lo stesso vale per molti  studi stranieri – non prende minimamente in considerazione l’esistenza evidente di cosiddetti bias.



Che cosa sono i Bias? Nella ricerca satitistica e quantitativa i bias sono errori logici nella raccolta dei dati che alterano la descrizione  conclusiva dei fatti misurati. E se i difetti logici sono troppo evidenti in certi contesti subentra la manipolazione. Chi lavora nel campo pubblicitario ne sa qualcosa.

 

Facciamo un esempio di un bias, prima di entrare nel merito coi dati sui contagi.

 

Ipotizziamo che una ricerca statistica voglia sapere quanti cittadini girino armati senza permesso. Per organizzare questa ricerca si hanno tante possibilità: tra cui installare un metal detector nascosto all’ingresso del bar interno di un aeroporto o installare un metal detector nascosto all’interno di un qualsiasi bar in città. La scelta del metodo non è affatto indifferente.

 

In base a come scelgono di raccogliere i dati (usando il bar dell’aeroporto o quello in città), si avranno risultati molto diversi. Ma i ricercatori ingenui (o stupidi) potrebbero non accorgersene e arrivare a conclusioni che non coincidono con la realtà oggettiva delle cose.

 

Ad esempio, se questi ricercatori avessero scelto di condurre la ricerca installando un metal detector nascosto nel bar di un aeroporto, potrebbero concludere che nessuna persona circoli armata tranne le forze dell’ordine. E sarebbero convinti di questo perché il metal detector – che dopotutto è nascosto – non ha mai rilevato la presenza di armi tranne quando passavano le forze di polizia.

 

Ma i ricercatori  potrebbero sbagliarsi di grosso: è infatti logico supporre che i criminali – sapendo che per entrare in aeroporto ci sono metaldetector in vista – non si portino l’arma appresso. Ed è ovvio che l’arma non venga  di conseguenza rilevata nemmeno quando entrano nel bar dell’aeroporto, sebbene abbia i metaldetector nascosti.   Dunque, se questa ricerca sulle armi concludesse che «nessun cittadino porta armi illegalmente» o «pochi cittadini portano armi appresso»”, allora difficilmente potrebbe approssimarsi alla realtà dei fatti.

 

Un bias è proprio un errore di giudizio nelle premesse che inficia una ricerca statistica, tralasciando certi fattori o ingigantendone altri nella misurazione di un certo fenomeno.

 

Il lettore starà pensando che i ragazzi dell’Istituto Superiore di Sanità siano più svegli e che non farebbero mai errori così grossolani. Dopotutto si studia 20 anni per non farne.

 

Ma le cose, purtroppo, non stanno così. Torniamo alla tabella sopra.

 

E domandiamo all’ISS: il  numero di contagi della riga B è stato trovato facendo lo stesso numero di tamponi a ciascun gruppo (non vaccinati, vaccinati 1 dose, vaccinati 2 dosi) o indistintamente?

 

Il numero di tamponi per ciascuna categoria (non vaccinati, 1 dose, 2 dosi) è pesato?

 

E poi, su quanti tamponi complessivi escono quei numeri positivi? 300.000 tamponi o 3 milioni?

 

Ci avviciniamo al bias che sta dietro a quella tabella.  Il lettore può facilmente intuire che un conto è prendere 500.000 non vaccinati, 500.000 vaccinati con 1 dose e 500.000 vaccinati con 2 dosi e rilevare quei numeri.

 

Un altra cosa invece  è ottenere quei numeri avendo tamponato 500.000 non vaccinati, 4.000 vaccinati con 1 dose, 1200 vaccinati con 2 dosi.

 

Nel secondo caso, avremmo che il contagio tra vaccinati sarebbe di circa il 100%.

 

Pertanto, senza specificare questo dato, quella tabella dell’ISS può dire soltanto la più ottimistica delle cose: la tabella lascia cioè intendere che i tamponi sui tre gruppi (non vaccinati, vaccinati 1 dose e vaccinati 2 dosi) siano stati effettuati in modo casuale (random) o uniforme; e assume che questo sia verosimile.
Ma, domandiamo ancora all’ISS: può davvero essere verosimile questo metodo di misurazione?

 

Dopotutto i ragazzi del ISS stanno cercando dei positivi asintomatici tra i vaccinati, non stanno cercando cittadini under 40 che girano travestiti da Batman per strada.

 

E, allora, siccome l’ISS sta cercando i positivi asintomatici, la risposta è negativa e si tratta di un errore grossolano tanto quanto il metal detector nel bar dell’aeroporto dell’esempio iniziale.

 

Esiste un bias potenzialmente molto grave: infatti è logico che in proporzione i tamponi vengano effettuati prevalentemente sui non-vaccinati. E, oltretutto, questo bias aumenterà  a dismisura quando entrerà in vigore il Green Pass.

 

Vediamo perchè:


1) dal DPCM del 21 aprile 2021 esistono numerosi obblighi di tampone per i non vaccinati. Ad esempio chi deve andare a trovare parenti in ospedale o chi deve andare a un matrimonio. Quindi è chiaro che un cittadino vaccinato positivo asintomatico  sarà soggetto a meno tamponi. Tutti i vaccinati che devono andare a trovare i parenti in ospedale o andare a un matrimonio non hanno l’obbligo di farsi un tampone.

 

2) Assumendo che sia vero quanto riportano altri dati dell’ISS, i vaccini dopotutto riducono o azzerano i sintomi che sono già di per sè esigui negli under 40. Dunque,  se un vaccinato è positivo tenderà ad  essere asintomatico. Perché dunque dovrebbe sottoporsi spontaneamente  a tampone senza avere sintomi e sapendo di essere vaccinato?

 

3) Sapendo di essersi vaccinato, un cittadino tenderà inoltre  a non collegare un raffreddore col COVID, quindi addirittura percentualmente una parte di vaccinati con pochi sintomi non si sottoporranno spontaneamente a tampone.

 



Sia che si tratti di tamponi spontanei sia che si tratti di alcuni tamponi obbligatori (ed esempio quelli per i matrimoni), il numero delle persone vaccinate che si sono sottoposte a tampone sarà percentualmente più basso rispetto a quello dei non vaccinatiSia che si tratti di tamponi spontanei sia che si tratti di alcuni tamponi obbligatori (ed esempio quelli per i matrimoni), il numero delle persone vaccinate che si sono sottoposte a tampone sarà percentualmente più basso rispetto a quello dei non vaccinati. Di quanto più basso?

 

Non lo sappiamo, ma questo fattore è sicuramente peggiorativo per misurare il guadagno dei vaccinati rispetto ai contagi.

 

Non avere considerato questo elemento peggiorativo nella ricerca è, appunto, un difetto di metodo enorme. 

 

Volendo fare un’analogia, diciamo che l’Istituto Superiore di Sanità per capire quanto i vaccini incidano sui contagi sta facendo giocare una partita di calcio alla squadra dei non vaccinati contro la squadra dei vaccinati, ma la porta della squadra dei vaccinati è sensibilmente più piccola, cioè ci sono meno probabilità di prendere un goal. Gli piace vincere facile.

 

Così la telecronaca della partita sui giornali può essere ancora più creativa. Nel mondo reale si direbbe che una partita del genere è truccata.

 

 

Il metodo corretto per calcolare i contagi su ciascun gruppo. È così difficile?

Per condurre una ricerca che permetta di capire l’effettiva incidenza dei contagi sui vaccinati basterebbe fare una rilevazione basilare, che non ci risulta abbia condotto nessun Paese al mondo. Il che la dice lunga su quanto la logica scientifica elementare possa essere offuscata da interessi non scientifici.

 

Ebbene, per sapere esattamente che efficacia abbia il vaccino rispetto al contagio su una data fascia di età, bisognerebbe:

 

1) Procurarsi le liste di un numero  X soggetti per ciascun gruppo (non vaccinati, vaccinati-I dose, vaccinati-II dosi)

 

2) Fare X tamponi per ciascun gruppo e contare quanti positivi si trovano su ciascun gruppo. Sia il risultato n/X.

 

3) Solo a quel punto sarebbe possibile fare la proporzione tra le percentuali n/X trovate e le percentuali vaccinali della rispettiva categoria che abbiamo svolto noi all’inizio.

Volendo fare un’analogia, diciamo che l’Istituto Superiore di Sanità per capire quanto i vaccini incidano sui contagi sta facendo giocare una partita di calcio alla squadra dei non vaccinati contro la squadra dei vaccinati, ma la porta della squadra dei vaccinati è sensibilmente più piccola, cioè ci sono meno probabilità di prendere un goal

Soltanto in questo modo sarebbe possibile avere un quadro oggettivo del fenomeno dei contagi all’interno dei 3 gruppi. Abbiamo tuttavia rilevato come questo studio senza bias potrebbe logicamente essere solo peggiorativo per coloro che sostengono l’utilità del vaccino nel contenimento dei contagi.

 

E già coi numeri che emergono usando il bias vantaggioso, non si è in grado di ipotizzare nessuna immunità di gregge.

 

Ecco perché sui giornali non troveremo quella tabella. Ed ecco perché nessuno si sogna di condurre una misurazione che non potrebbe che essere pure peggiorativa.
In conclusione,  dato che la squadra dei vaccinati non vince la partita dei contagi nemmeno avendo la porta più piccola, nessuno si azzarda nemmeno ad uniformare la dimensione delle porte.

 

 

L’Istituto Superiore di Sanità e i giochi statistici

I ragazzi del ISS compilano tabelle fuorvianti e si lasciano ingenuamente scappare bias grossolani, ma si dilettano anche col gioco di prestigio.

 

Prendiamo la tabella dei contagi aggiornata al 28 luglio 2021 (B) e confrontiamola con quella del 21 luglio (A), già vista sopra.

 

Qui, le menti dell’ISS, non contente di far giocare la squadra dei vaccinati con una porta più piccola, accorciano anche la metà campo della squadra dei non vaccinati.

 

 

Come riporta la dicitura della tabella, «i numeri dei contagi si riferiscono agli ultimi 30 giorni», dunque nei 30.626 contagiati tra i non vaccinati della tabella B  del 28 luglio sono conteggiati necessarimante anche parte dei  19.080 contagiati della tabella A  del 21 luglio (BLU).

 

Una parte  di contagiati al 28 luglio – essendo trascorsa una settimana dal 21 luglio – dovrebbe essere  fuoriuscita ed un’altra subentrata (i contagiati dopo il 21 luglio).

 

Così come nella tabella B una parte  dei non vaccinati è fuoriuscita dal gruppo dei  non vaccinati per passare al gruppo dei vaccinati (ROSSO). La differenza dei vaccinati si calcola sulla settimana tra il 3 e il 10 luglio.

 

È chiaro che in tal modo si scaricano le perdite precedenti il 10 luglio sui non vaccinati rimasti dopo il 10 luglio, e contemporaneamente si vanno ad annacquare i contagi sui vaccinati a singola dose, freschi dei rinforzi del 10 luglio

Ora, domandiamo subito a chi ha concepito questa tabella: come è possibile attribuire al gruppo dei non vaccinati per intero la differenza  dei contagi mensili tra la tabella A e la tabella B,  sottraendo al gruppo dei non vaccinati  coloro che hanno ricevuto il vaccino nella settimana dal 3 al 10 luglio?

 

Per quale ragione si sottraggono dal gruppo dei non vaccinati tutti i soggetti che hanno ricevuto la prima dose vaccinale nella settimana dal 3 al 10 luglio e a quelli rimasti si fanno pesare i contagi rilevati prima del 10 luglio?

 

Con un minimo di insiemistica – che lasciamo al diletto enigmistico del lettore estivo – si vede che questa operazione è del tutto illogica.

 

Sottrarre i neo-vaccinati tra il 3 e il 10 luglio al bacino di potenziali contagi degli ultimi 30 giorni a ritroso dal 28 luglio, configura una fallacia evidente. Questa fallacia aumenta indebitamente la contabilizzazione dei contagi per i non vaccinati: i neo vaccinati hanno contribuito a creare i contagi fino al 10 luglio, ma non vengono considerati come non-vaccinati negli ultimi 30 giorni a partire dal 28 luglio.

 

È chiaro che in tal modo si scaricano le perdite precedenti il 10 luglio sui non vaccinati rimasti dopo il 10 luglio, e contemporaneamente si vanno ad annacquare i contagi sui vaccinati a singola dose, freschi dei rinforzi del 10 luglio.

 

Che il metodo usato dall’ISS sia scorretto lo si vede del resto ricalcolando i rapporti come abbiamo fatto all’inizio dell’articolo: nella tabella B (28 luglio) il rapporto non vaccinati/contagi è di 1/391, il rapporto tra vaccinati-1-dose e contagi diventa 1/500 mentre il rapporto vaccinati-2-dosi è 1/868.

 

In pratica, raccogliendo i dati in questo modo , il guadagno contro i contagi dei vaccinati a singola dose figura passare dal 15% al  21%, mente il guadagno dei vaccinati a doppia dose rimane invariato al 55%.

 

Cioè, giocando coi dati in questo modo, il guadagno dei vaccinati a singola dose aumenta magicamente del 50% rispetto al 21 luglio.

 

Ripetiamo: che la tabella potrebbe essere fuorivante è già comprensibile indicando l’arbitrarietà della correlazione tra il delta dei vaccinati e il delta dei contagi, ma l’errore di metodo è confermato immediatamente dal fatto che nella tabella del 28 luglio (B) i contagi dei vaccinati a singola dose sembrano guadagnare un 50% di efficacia rispetto a quelli del 21 luglio (A), passando dal 15% al 21%.

 

Mentre, nella stessa tabella, il guadagno dei vaccinati a doppia dose rimane invariato, cioè rimane al 55% come quella del 21 luglio.

 

Quindi o il virus dopo il 21 luglio  per contagiare i vaccinati a singola dose guarda le tabelle dell’ISS, oppure il metodo di rilevamento dell’ISS  usato il 28 luglio contiene un altro bias. Quello che, appunto, abbiamo indicato sopra legato all’insiemistica.

 

Anche questo bias ça va sans dire – porta acqua al mulino alla narrativa dell’obbligo vaccinale.

 

Non è certo ancora abbastanza a nasconderne l’insufficienza, ma lucrando un 50% a settimana magari, di questo passo, entro ottobre avremo risultati strabilianti; magari direttamente miracoli.

 

La cosa di rilievo che lasciamo al lettore è data dal fatto che, intuitavamente, senza introdurre questo bias (un vero e proprio gioco di prestigio insiemistico) il gruppo dei non vaccinati avrebbe guadagnato terreno rispetto ai vaccinati a singola dose.

 

 

Gian Battista Airaghi



 

 

Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21

 

 

 

Immagine di Carlo Dani via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

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Epidemie

Il Congo dichiara una nuova epidemia di Ebola

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Almeno 16 persone, tra cui quattro operatori sanitari, sono morte a causa di una nuova epidemia del mortale virus Ebola nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), hanno annunciato le autorità del paese dell’Africa centrale.

 

Finora sono stati segnalati 28 casi sospetti nella provincia di Kasai e i test di laboratorio hanno confermato il ceppo zairese della malattia, ha affermato giovedì il ministero della Salute congolese in una nota.

 

«Il tasso di mortalità è stimato al 57%, anche se le indagini e le analisi di laboratorio continuano a definire la situazione», ha affermato il ministero, aggiungendo che gli ultimi casi segnano la 16a epidemia registrata nella Repubblica Democratica del Congo.

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Il governo ha dichiarato di aver schierato squadre di risposta rapida, supportate da esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), per potenziare la sorveglianza epidemiologica e istituire strutture di triage e isolamento.

 

L’Ebola, una febbre emorragica altamente contagiosa, si diffonde attraverso il contatto diretto con fluidi corporei o tessuti infetti. I sintomi includono spesso febbre alta, affaticamento, mal di testa, mal di gola, vomito, diarrea, eruzioni cutanee ed emorragie interne o esterne.

 

Il Congo ha registrato l’ultima volta il virus nel 2022 nella provincia di Equateur, dopo una devastante epidemia tra il 2018 e il 2020 che ha ucciso quasi 2.300 persone. Il paese, attualmente alle prese con un conflitto armato nelle sue province orientali ricche di minerali, alimentato dal gruppo ribelle M23, ha anche sperimentato gravi epidemie negli ultimi mesi, che vanno da quelle descritte come «misteriose» al virus Mpox , precedentemente noto come vaiolo delle scimmie.

 

L’OMS ha dichiarato che consegnerà due tonnellate di forniture, tra cui dispositivi di protezione individuale, attrezzature per laboratori mobili e medicinali, per sostenere Kinshasa. Ha aggiunto che il Congo dispone di una scorta di trattamenti e di 2.000 dosi del vaccino Ervebo, che saranno inviate nel Kasai per vaccinare i contatti e gli operatori sanitari in prima linea.

 

Come riportato da Renovatio 21, all’inizio di quest’anno, anche la vicina Uganda ha dichiarato una nuova epidemia di Ebola dopo che un’infermiera di 32 anni è morta per insufficienza multiorgano. L’OMS ha registrato 14 casi, di cui 12 confermati e due probabili, con quattro decessi.

 

Come riportato da Renovatio 21, la lotta in Congo tra le forze governative e i ribelli del gruppo M23 secondo molti sostenuto dal Ruanda, sta continuando in queste ore, con i ribelli ad accusare gli accordi di pace.

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Nel frattempo si consumano anche cruenti attacchi contro i villaggi cristiani, con diecine di morti.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) aveva lanciato un allarme secondo cui gli scontri in corso nella città di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo orientale, potrebbero causare la fuga di campioni di Ebola e di altri agenti patogeni da un laboratorio.

 

Come riportato da Renovatio 21, dichiarazioni di allarme simili sono state lanciate due anni fa dall’OMS anche nel caso del conflitto in Sudan, con rischi riguardo a biolaboratori che, abbiamo appreso, sono siti pure lì.

 

A maggio 2024 era emerso che scienziati cinesi hanno progettato in un laboratorio un virus con elementi dell’Ebola che ha ucciso un gruppo di criceti.

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Immagine di World Bank Photo via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

 

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Armi biologiche

I vaccini COVID «sono armi biologiche» che «hanno provocato danni profondi»: nuovo studio

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Lo studio, condotto da 11 esperti scientifici e legali, ha rilevato che le caratteristiche artificiali del virus SARS-CoV-2 e dei vaccini mRNA contro il COVID-19 sono probabilmente il risultato di una controversa ricerca sul gain-of-function. L’articolo è stato pubblicato sul Journal of American Physicians and Surgeons.  

Un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria suggerisce che il virus SARS-CoV-2 responsabile del COVID-19 mostra segni di «ingegneria deliberata» e che queste caratteristiche, tra cui la proteina spike presente anche nei vaccini mRNA contro il COVID-19, sono responsabili di danni alla salute diffusi a livello globale.

 

Lo studio, redatto da 11 esperti scientifici e legali, è stato pubblicato nell’edizione autunnale del Journal of American Physicians and Surgeons.

  Gli autori sostengono che le caratteristiche artificiali del SARS-CoV-2 e dei vaccini mRNA contro il COVID-19 siano probabilmente il risultato di una controversa ricerca sull’acquisizione di funzione, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi biologiche.   La ricerca sul guadagno di funzione, che aumenta la trasmissibilità o la virulenza dei virus, è spesso utilizzata nello sviluppo dei vaccini.  

Secondo il documento, la diffusione del COVID-19, seguita dalla distribuzione dei vaccini a mRNA, ha provocato danni alla salute senza precedenti, che vanno da «malattie autoimmuni e catastrofi cardiovascolari a complicazioni della gravidanza e tumori aggressivi».

  «Lungi dall’essere benigni, questi vaccini hanno provocato danni profondi, sconvolgendo quasi tutti gli apparati del corpo umano e contribuendo a livelli di morbilità e mortalità senza precedenti», afferma il documento.   Il dottor Andrew Zywiec, primario presso Zywiec & Porter, è l’autore principale dello studio. Ha affermato che lo studio rivela un «modello di danno troppo costante e pervasivo per essere liquidato come casuale».   «La tossicità sistemica scatenata da questi interventi, che si manifesta sotto forma di malattie autoimmuni, devastazioni cardiovascolari, tumori aggressivi e danni riproduttivi catastrofici, rappresenta non solo un fallimento della salute pubblica, ma un profondo tradimento della fiducia» ha aggiunto.   Joseph Sansone, Ph.D., uno psicoterapeuta che ha intentato una causa per vietare i vaccini a mRNA in Florida, ha affermato che l’articolo è «estremamente significativo» in quanto è «il primo articolo di una rivista peer-reviewed che afferma che sia il COVID che le iniezioni di COVID violano la Convenzione sulle armi biologiche e che sia il COVID-19 che le iniezioni di COVID sono armi biologiche».  

Il virus SARS-CoV-2 è «indicativo di manipolazione di laboratorio»

Secondo l’articolo, il virus SARS-CoV-2 «presenta molteplici caratteristiche genomiche indicative di manipolazione di laboratorio», tra cui il sito di scissione della furina, che «aumenta l’infettività» e che è «assente nei virus simili alla SARS presenti in natura».

  Diverse altre caratteristiche del virus SARS-CoV-2 «migliorano l’evasione immunologica e la trasmissibilità tramite aerosol», rendendo il virus «insolitamente resistente… e cinque volte più stabile nell’aria» rispetto ad altri virus respiratori.  

«Queste caratteristiche combinate, insieme ai modelli di mutazione del virus, sono una forte prova che il SARS-CoV-2 non avrebbe potuto evolversi naturalmente», afferma il documento.

 

L’articolo cita due articoli di riviste scientifiche sottoposte a revisione paritaria, redatti da scienziati militari, che affermano che il SARS-CoV-2 contiene «prove di manipolazione» che rendono il virus un «patogeno attraente» per le sue caratteristiche, che ricordano quelle di un’arma biologica.

  Queste manipolazioni «rappresentano una violazione della Convenzione sulle armi biologiche», sostiene il documento.   Promulgata nel 1975, la convenzione «proibisce di fatto lo sviluppo, la produzione, l’acquisizione, il trasferimento, lo stoccaggio e l’uso di armi biologiche e tossiche». È stata firmata da quasi 200 Paesi.  

Un articolo accusa Fauci di aver deliberatamente nascosto le origini del SARS-CoV-2

Secondo il documento, la ricerca sull’acquisizione di funzione implica «tecniche di manipolazione virale» che possono portare allo sviluppo di agenti patogeni vietati dalla convenzione.   Tuttavia, il governo degli Stati Uniti, in particolare il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, guidato dal dottor Anthony Fauci fino al 2022, è da tempo coinvolto nella ricerca sul guadagno di funzione, «inclusa una collaborazione di lunga data tra istituzioni finanziate dagli Stati Uniti e il Wuhan Institute of Virology» in Cina.   I sostenitori della «teoria della fuga dal laboratorio» sulle origini del SARS-CoV-2 sostengono che la ricerca sul guadagno di funzione nel laboratorio di Wuhan e una successiva fuga di notizie abbiano portato allo scoppio dell’epidemia globale di COVID-19, che è stata insabbiata.   Ad aprile, l’amministrazione Trump ha lanciato una nuova versione del sito web ufficiale del governo dedicato al COVID-19, presentando prove che il COVID-19 sia emerso a causa di una fuga di notizie dal laboratorio di Wuhan. La CIAl’FBIil Dipartimento dell’Energia degli Stati Unitiil Congresso degli Stati Uniti e diverse agenzie di Intelligence straniere hanno avallato questa teoria.   Il documento fa riferimento al Progetto DEFUSE, una proposta presentata dall’EcoHealth Alliance e dagli scienziati di Wuhan alla Defense Advanced Research Projects Agency degli Stati Uniti nel 2018. Sebbene la proposta sia stata respinta, descriveva la creazione di coronavirus con caratteristiche che ne aumentavano l’infettività, tra cui il sito di scissione della furina.   EcoHealth Alliance e il suo ex presidente, il dottor Peter Daszak, hanno collaborato con i ricercatori di Wuhan. L’anno scorso, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) ha sospeso tutti i finanziamenti per EcoHealth Alliance dopo aver scoperto che l’organizzazione non aveva monitorato adeguatamente gli esperimenti rischiosi sul coronavirus.   Il documento afferma che Fauci e l’intelligence statunitense non hanno mai rivelato l’esistenza della ricerca. Al contrario, «hanno oscurato quella che è, di fatto, la prova dell’intenzione di produrre un virus molto simile a quello che ha causato la pandemia di COVID-19».   L’articolo cita una teleconferenza del 1° febbraio 2020 con Fauci e importanti virologi, tra cui diversi coautori dell’ormai famigerato articolo «The proximal origin of SARS-CoV-2». L’articolo, che promuoveva l’origine naturale del COVID-19, è stato pubblicato su Nature Medicine nel marzo 2020.   Sebbene diversi coautori di «Proximal Origin» abbiano espresso dubbi sul fatto che il SARS-CoV-2 si sia sviluppato naturalmente, Fauci «ha cercato di sopprimere» tali preoccupazioni durante la chiamata del 1° febbraio 2020.   «Proximal Origin» è diventato uno degli articoli più citati del 2020, con oltre 6 milioni di accessi. Nel 2023, The Nation ha riportato che oltre 2.000 testate giornalistiche hanno citato l’articolo.   Successivamente, il governo degli Stati Uniti, la comunità scientifica e i media hanno utilizzato il termine «origine prossimale» per promuovere la teoria «zoonotica» – o dell’origine naturale – dell’origine del SARS-CoV-2 e per screditare i sostenitori della «teoria della fuga di laboratorio».   «L’occultamento deliberato di caratteristiche genomiche critiche ha ritardato la consapevolezza pubblica e gli sforzi di mitigazione della pandemia, consentendo potenzialmente una diffusione più ampia e un maggior numero di decessi», afferma il documento.   A maggio, il presidente Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo che ha sospeso la ricerca sul guadagno di funzione negli Stati Uniti per 120 giorni, in attesa dello sviluppo di un nuovo quadro normativo. Ha inoltre interrotto i finanziamenti statunitensi per tale ricerca in alcuni Paesi.  

La proteina Spike potrebbe causare danni irreversibili

Secondo gli autori dello studio, lo sviluppo del SARS-CoV-2 e delle caratteristiche del COVID-19 che presentano proprietà di acquisizione di funzione simili hanno causato danni significativi alla salute pubblica globale.   Il documento fa riferimento alle statistiche del Defense Medical Epidemiology Database che mostrano un aumento significativo dell’incidenza di miocardite (151,4%), embolia polmonare (43,6%), disfunzione ovarica (34,9%), malattia ipertensiva (22,9%), sindrome di Guillain-Barré (14,9%), cancro esofageo (12,5%) e cancro al seno (7%) nel 2021, l’anno in cui i vaccini contro il COVID-19 sono stati distribuiti a livello globale.   Ulteriori dati militari statunitensi citati nel documento mostrano «aumenti persistenti» di miocardite, cancro agli organi digestivi, cancro al cervello e altre lesioni tra il 2022 e il 2025.   Anche i danni riproduttivi sono aumentati significativamente in seguito alla distribuzione dei vaccini contro il COVID-19, sostiene il documento. Cita dati provenienti da fonti quali il Vaccine Adverse Event Reporting System ( VAERS ), gestito dal governo statunitense, il rapporto di sorveglianza post-marketing di Pfizer del 2021 e i dati degli studi clinici di fase 2/3 per il suo vaccino contro il COVID-19, che mostrano un aumento di aborti spontanei, nati morti e decessi neonatali.   Lo studio cita la proteina spike nei vaccini mRNA contro il COVID-19 come uno dei probabili fattori responsabili dell’aumento dell’incidenza di tumori e altre patologie negli ultimi anni.   «L’espressione proteica prolungata, esemplificata dal rilevamento della proteina spike S1 oltre 700 giorni dopo la vaccinazione contro il COVID, sottolinea il potenziale di danni irreversibili», afferma il documento.   Il documento sostiene che la soppressione di «trattamenti comprovati o promettenti» come l’idrossiclorochina a favore dell’obbligo vaccinale universale contro il COVID-19 – e la decisione politica di implementare la vaccinazione di massa durante la pandemia – hanno ulteriormente aggravato la salute pubblica globale e hanno avuto «effetti dannosi sulla fiducia del pubblico».   Il documento è stato pubblicato proprio mentre la Food and Drug Administration statunitense, all’inizio di questa settimana, ha interrotto l’ampia autorizzazione dei vaccini contro il COVID-19, limitando le iniezioni alle persone ad alto rischio di contrarre la malattia grave.   All’inizio di questo mese, l’HHS ha annunciato di aver cancellato quasi 500 milioni di dollari in contratti e sovvenzioni per lo sviluppo di vaccini a mRNA.   Un numero crescente di scienziati ha chiesto la sospensione o il ritiro dei vaccini a mRNA. Gli autori dello studio hanno affermato che i loro risultati rafforzano queste richieste.   «L’aumento delle malattie autoimmuni, dei tumori aggressivi, delle interruzioni di gravidanza, dei decessi cardiovascolari, della frammentazione sociale e dei rischi incombenti delle piattaforme avanzate di mRNA richiedono un’immediata sospensione dell’uso di vaccini a mRNA e di prodotti biologici, indagini approfondite sui motivi alla base di questa violazione senza precedenti della fiducia pubblica e misure robuste per ripristinare terapie sicure e pratiche etiche di salute pubblica» hanno affermato.   La dottoressa Irene Mavrakakis, una delle coautrici dell’articolo e professoressa associata presso il dipartimento di Chirurgia del Philadelphia College of Osteopathic Medicine, ha affermato che l’articolo sostiene le richieste di «ritiro completo di tutti i vaccini e farmaci biologici contro il COVID-19 e di una moratoria su tutti i farmaci biologici a mRNA».   La Mavrakakis ha anche chiesto che vengano «perseguiti penalmente i decisori che sono stati penalmente negligenti e hanno mancato ai loro doveri». Ha affermato che i produttori di vaccini dovrebbero essere privati ​​dell’immunità di cui godono ai sensi del National Childhood Vaccine Injury Act del 1986 e del Public Readiness and Emergency Preparedness Act ( PREP Act ) del 2005.   Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense, concorda. Ha affermato che la ricerca sul guadagno di funzione «avrà sempre i suoi sostenitori», ma l’umanità si trova ad affrontare «rischi estremi e inevitabilmente paga un prezzo elevato per tale ricerca».   «I laboratori possono avere perdite, e lo fanno», ha affermato. «Un singolo evento al Wuhan Institute of Virology alla fine del 2019 ha causato innumerevoli sofferenze e morti. Finché non saremo in grado di costruire un laboratorio a prova di perdite, non dovremmo assemblare virus che potrebbero devastare il mondo al suo interno».   Michael Nevradakis Ph.D.   © 29 agosto 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Epidemie

Caso di verme divoratore di carne umana in USA

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Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) ha segnalato il primo caso umano di verme divoratore di carne umana associato ai viaggi nel Maryland, dopo il ritorno di un «paziente» da El Salvador. Lo riporta l’agenzia Reuters, citante il portavoce dell’HHS Andrew G. Nixon

 

Si tratta di una creatura chiamata New World screwworm (verme a vite del Nuovo Mondo), il cui nome scientifico è Cochliomyia hominivorax, conosciuta come «Mosca assassina», una specie di mosca parassita le cui larve (o vermi) mangiano i tessuti vivi degli animali a sangue caldo.

 

Non sono stati resi noti dettagli sullo status di immigrazione del paziente, sebbene sia importante sottolineare che il Maryland è una roccaforte dell’estrema sinistra del Partito Democratico USA e un Sanctuary State, uno Stato-rifugio per gli immigrati.

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Dal 2023, le larve di mosca assassina si stanno spostando verso nord dall’America Centrale attraverso il Messico, con un nuovo caso identificato a luglio a circa 400 miglia a sud del confine statunitense, a Veracruz. La risposta del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) è stata quella di chiudere le attività transfrontaliere dei porti di ingresso del bestiame negli Stati Uniti per mitigare la minaccia alla biosicurezza.

 

«L’HHS ha segnalato negli Stati Uniti il ​​primo caso umano di parassita del Nuovo Mondo associato ai viaggi. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno confermato la presenza del parassita il 4 agosto in un paziente di ritorno da El Salvador» scrive Reuters. «Fonti del settore avevano precedentemente riferito a Reuters che il paziente proveniva dal Guatemala, e le email della Beef Alliance avevano diffuso questa versione ai responsabili dell’allevamento. L’HHS non ha chiarito la discrepanza».

 

L’HHS afferma che il rischio per la salute pubblica degli Stati Uniti è molto basso. Quest’anno non sono stati segnalati casi di contagio tra gli animali negli Stati Uniti.

 

Gli esseri umani possono sopravvivere alle infestazioni dal verme a vite del Nuovo Mondo con un trattamento adeguato, ma questo è il primo caso negli Stati Uniti che ha fatto scattare l’allarme tra i funzionari della sanità pubblica e l’industria del bestiame. Se non trattati, questi parassiti possono uccidere gli ospiti, come bovini, animali selvatici e animali domestici.

 

Il Segretario del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America (USDA) Brooke Rollins ha recentemente annunciato i piani per un nuovo impianto sterile per mosche in Texas (base aerea miliare di Moore), ispirato alle passate campagne di eradicazione. La costruzione della struttura richiederà dai 2 ai 3 anni.

 

Anche il Messico sta costruendo un impianto per la produzione di mosche sterili da 51 milioni di dollari nel Sud. Attualmente, ne esiste solo uno (a Panama City), che produce 100 milioni di mosche sterili a settimana, ma ne serviranno 500 milioni per respingere le infestazioni fino al Darien Gap.

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L’USDA stima che un’epidemia di verme della vite senza fine del Texas potrebbe devastare l’industria bovina, causando perdite per 1,8 miliardi di dollari tra mortalità del bestiame, manodopera e costi di trattamento. La minaccia biologica arriva in un momento in cui il patrimonio bovino nazionale è il più piccolo degli ultimi 70 anni, i prezzi della carne bovina sono a livelli record e i margini di profitto degli allevamenti intensivi rimangono estremamente ridotti.

 

Una serie di fattori, tra cui la riduzione delle mandrie, la siccità e le tariffe doganali, sta facendo salire i prezzi della carne bovina nei supermercati a livelli record …

 

L’USDA classifica ufficialmente i vermi della vite come una «minaccia per la biosicurezza agricola» e, visti i recenti casi di cittadini cinesi sorpresi a introdurre clandestinamente funghi «agroterroristici» nel Paese, viene da chiedersi se questi parassiti potrebbero essere utilizzati come arma da parte di avversari stranieri per una guerra ibrida.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli USA già in passato sono stati teatro di casi di batterio vibrio vulnificus, organismo noto per divorare la carne delle infezioni, detto anche batterio carnivoro. Parimenti, sono emersi altre creature inquietanti come l’ameba mangia cervello, segnalata nei fiumi del Nebraska e in Missouri.

 

Prioni sarebbero invece stati alla base anche di un’epidemia del 2019 di cervi-zombie: ai poveri ungulati, già martoriati dalle zecche portatrici di Lyme che ritengono il loro manto peloso il luogo migliore per accoppiarsi, viene «mangiato» il cervello da proteine infette, ingenerando così nelle tenere bestie cornute comportamenti di zomberia pura.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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