Geopolitica
L’ISIS vive in Africa. E minaccia l’Italia

Centinaia di morti e oltre 200.000 sfollati stanno ora fuggendo dalle violenze del jihadismo che pare aver messo piede anche in Mozambico. Nella provincia settentrionale del Paese africano, Cabo Delgado sta seminando il terrore il gruppo islamista Ansar al-Sunna, il cui nome significa letteralmente «i sostenitori della fede», è anche noto come al-Shabaab, Ahlu al-Sunna, Swahili Sunna.
Ansar al-Sunna, che tenta di stabilire uno Stato islamico nell’area è affiliato all’ISIS ed è legato alle ramificazioni dell’IS dell’Africa Centrale e dell’Africa Orientale, che paiono ancora vive e capaci di creare danni immani.
Centinaia di morti e oltre 200.000 sfollati stanno ora fuggendo dalle violenze del jihadismo che pare aver messo piede anche in Mozambico
Ansar-al Sunna negli anni a messo a segno vari attacchi a civili e militari, riuscendo più di qualche volta a occupare città e villaggi della zona penetrati sin dentro gli edifici governativi ed amministrativi.
Attualmente il quadro diventa più drammatico con il passare delle ore.
«La situazione è resa ancor più grave dalle divisioni tra Polizia ed Esercito mozambicani tanto è vero che l’assalto da parte di Ansar al-Sunna all’importante città portuale di Mocimboa da Praia del 27-29 giugno è stato respinto solo grazie all’intervento di 3 elicotteri della società militare privata sudafricana Dyck Advisory Group» scrive RID.
La zona di Cabo Delgado ha una sua importanza strategica per l’Italia: si tratta di una provincia ricca di gas, con impianti di estrazione appena sviluppati dove è fortemente coinvolta ENI
La zona di Cabo Delgado ha una sua importanza precipua, per il Mozambico e per molti altri Paesi – soprattutto l’Italia: si tratta di una provincia ricca di gas, con impianti di estrazione appena sviluppati. Vi è anche un grande bacino offshore chiamato Rovuma, dove la nostra ENI opera con il 34% del blocco Coral South. ENI è altresì impegnata nella costruzione, sempre nel bacino di Rovuma, del complesso Mamba.
«Per questa ragione, il nostro Paese dovrebbe prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di rafforzare la propria presenza militare nell’area valutando l’opzione del dispiegamento di una task force navale in funzione di deterrenza, pronta ad intervenire all’occorrenza in caso di escalation, e/o di una missione bilaterale di assistenza alle forze di sicurezza locali sul modello di quelle presenti in Libano, Somalia, etc.» dice Portale Difesa.
«Il nostro Paese dovrebbe prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di rafforzare la propria presenza militare nell’area»
«Il tutto, ovviamente, in accordo con il Governo di Maputo. Ma l’Italia potrebbe anche favorire l’estensione del mandato dell’Operazione dell’UE ATALANTA – al momento limitato al contrasto della pirateria nelle acque del Corno d’Africa – o l’attivazione di una nuova missione europea ad hoc, visto che nell’area insistono importanti interessi pure di altri Paesi europei, a cominciare dalla Francia».
Le truppe dell’esercito mozambicano avevano ucciso ad aprile ben 129 jihadisti. Tuttavia, come testimoniano l’incessata attività di Boko Haram e i recenti exploit degli al-Shabaab somali – con l’oscena storia della «cooperante» riscattata via aiuto turco, l’attività dell’estremismo islamico sembra aver trovato nuova linfa in Africa, in ispecie nella prima fascia dell’Africa nera.
Quello che temiamo, è che dopo il disastro della Libia, dove l’Italia ha perso prestigio, potere, controllo, ora toccherà anche al Mozambico, dove, come in Libia, Roma ha interessi energetici di corposa rilevanza
Quello che temiamo, è che dopo il disastro della Libia, dove l’Italia ha perso prestigio, potere, controllo, ora toccherà anche al Mozambico, dove, come in Libia, Roma ha interessi energetici di corposa rilevanza – al punto che non è peregrina l’idea che potrebbe esservi la manina di uno Stato-nazione, magari pure alleato, dietro ad un possibile rovesciamento di potere nell’area.
L’Italia infatti ha avuto un suo ruolo fondamentale nella storia del Mozambico degli ultimi anni.
Il 4 ottobre 1992 il presidente mozambicano e segretario del partito marxista FreLiMo Joaquim Chissano incontrava a Roma Afonso Dhlakama, leader della ReNaMo (movimento nazionalista anticomunista sponsorizzato dall’Intelligence della Rhodesia bianca). Il ReNaMo lottava dall’indipendenza contro il governo socialista di Maputo in una guerra civile che durava dal 1977 e che in tutto ha causato centinaia di migliaia di morti; 3-4 milioni di sfollati interni e profughi nei paesi confinanti.
Non è peregrina l’idea che potrebbe esservi la manina di uno Stato-nazione, magari pure alleato, dietro ad un possibile rovesciamento di potere nell’area
I due leader mozambicani firmarono un Accordo Generale di Pace dopo un lungo processo negoziale, durato più di un anno, portato avanti nella sede della Comunità di Sant’Egidio, un’associazione cattolica di tendenza mondialista che riuscì ad intestarsi la pace. Presente al momento della firma vi era Andrea Riccardi, ex Comunione e Liberazione, che divenne poi ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione nel Governo Monti. Altresì presente era don Matteo Zuppi, ora arcivescovo di Bologna.
È curioso vedere come ora l’Islam intersechi la vita e l’opera dei due.
L’Italia infatti ha avuto un suo ruolo fondamentale nella storia del Mozambico degli ultimi anni
Zuppi, lo ricorderete, è l’arcivescovo che avallò i tortellini de-suinizzati per non dispiacere ai musulmani: si trattò degli indimenticati «tortellini accoglienti al pollo (senza il classico ripieno di maiale) da servire a tutti in piazza Maggiore nel giorno di San Petronio».
Riccardi, ora giustamente presidente della Società Dante Alighieri, ha scritto un libro sulla coabitazione tra Islam e Cristianesimo e sostiene che l’Islam «è una realtà di grandissima complessità, fatto di storie e di percorsi, e per tale ragione non può essere considerato solo una dottrina. Sono le semplificazioni odierne che aprono la strada al fondamentalismo».
Proprio il fondamentalismo, complesso o semplificato, si è affacciato proprio al capolavoro diplomatico africano di Ricciardi e Zuppi, e ora minaccia di mangiarselo tutto – e con esso gli interessi dell’ENI e dell’Italia.
Geopolitica
Attacco israeliano in Qatar. La condanna di Trump

Israele ha condotto un «attacco di precisione» contro «i vertici di Hamas», hanno annunciato martedì le Forze di difesa israeliane (IDF), poco dopo che numerose esplosioni hanno scosso il quartier generale del gruppo militante palestinese a Doha, in Qatar.
Da parte delle forze dello Stato Ebraico, si tratta di una violazione territoriale inedita, perché – a differenza di casi analoghi in Libano e Iran – condotta in uno Stato «alleato» di Washington e dell’Occidente, cui fornisce capitale e gas. L’attacco pare essere stato diretto ai negoziatori di Hamas, i quali avevano ricevuto dal presidente americano Trump un invito al tavolo della pace poco prima.
L’esercito israeliano ha dichiarato di aver condotto l’operazione in coordinamento con l’agenzia di sicurezza Shin Bet (ISA). Le IDF non hanno indicato il luogo esatto preso di mira dall’attacco.
«L’IDF e l’ISA hanno condotto un attacco mirato contro i vertici dell’organizzazione terroristica Hamas», ha dichiarato l’IDF in una nota. «Prima dell’attacco, sono state adottate misure per mitigare i danni ai civili, tra cui l’uso di munizioni di precisione e di intelligence aggiuntiva».
L’annuncio è arrivato dopo che almeno dieci esplosioni avrebbero scosso il quartier generale di Hamas a Doha. I filmati che circolano online mostrano che l’edificio è stato gravemente danneggiato. Secondo diversi resoconti dei media che citano fonti di Hamas, l’attacco ha preso di mira il team negoziale del gruppo, che stava discutendo l’ultima proposta statunitense sulla cessazione delle ostilità con Israele.
Il Qatar ha condannato il «vile attacco israeliano», descrivendo il luogo interessato dall’attacco come «edifici residenziali che ospitano diversi membri dell’ufficio politico del movimento Hamas».
#Qatar / #Palestine / #Israel 🇶🇦🇵🇸🇮🇱: Israeli Air Forces carried out air strikes to assassinate Senior officials of #HAMAS in the city of #Doha.
Reportedly HAMAS negotiation team was targeted with Air-To-Surface Missiles while discussing the ceasefire in the capital of Qatar. pic.twitter.com/WdWuqY6rXq
— War Noir (@war_noir) September 9, 2025
🚨🇮🇱🇶🇦🇵🇸 BREAKING: ISRAEL just AIRSTRIKED Hamas’s negotiation team in DOHA, QATAR pic.twitter.com/cTdA5fT4gP
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 9, 2025
BREAKING:
Israeli fighter jets struck Qatar’s capital, Doha.
An Israeli airstrike in Doha killed Hamas leader in Gaza, Khalil al-Hayya, and three senior members of the group’s leadership, Al Arabiya reports, citing sources.
Al Hadath states those in the targeted building… pic.twitter.com/03rwdUbvZ5
— Visegrád 24 (@visegrad24) September 9, 2025
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L’attacco israeliano a Doha è stato un «momento cruciale» per l’intera regione, ha affermato il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, condannando l’attacco come «terrorismo di Stato».
L’attacco a sorpresa non sarà «ignorato» e il Qatar «si riserva il diritto di rispondere a questo attacco palese», ha dichiarato il primo ministro in una conferenza stampa. «Oggi abbiamo raggiunto un punto di svolta affinché l’intera regione dia una risposta a una condotta così barbara».
NEW: Qatar reserves the right to retaliate for the Israeli attack against Doha, Qatari PM says
“We’ve reached a decisive moment; There should be retaliation from the whole region”
— Ragıp Soylu (@ragipsoylu) September 9, 2025
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Al-Thani ha attaccato duramente il suo omologo israeliano, Benjamin Netanyahu, accusandolo di compromettere la stabilità regionale in nome di «deliri narcisistici» e interessi personali. Il Qatar continuerà il suo impegno di mediazione per risolvere le persistenti ostilità con Hamas, ha affermato.
Il primo ministro quatarino ha ammesso che lo spazio per la diplomazia è ormai diventato molto ristretto e che l’attacco ha probabilmente fatto deragliare il ciclo di negoziati dedicato all’ultima proposta avanzata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
«Per quanto riguarda i colloqui in corso, non credo che ci sia nulla di valido dopo aver assistito a un attacco del genere», ha affermato.
L’attacco israeliano è avvenuto due giorni dopo che il presidente degli Stati Uniti aveva lanciato un altro «ultimo avvertimento» ad Hamas, sostenendo che Israele aveva già accettato termini non specificati di un accordo da lui proposto e chiedendo al gruppo di rilasciare gli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza. Poco dopo, anche il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha dato al gruppo un “ultimo avvertimento”, minacciando Hamas di annientamento e intimando ai militanti di deporre le armi. In seguito alle minacce, Hamas aveva dichiarato di essere pronta a «sedersi immediatamente al tavolo delle trattative» dopo aver ascoltato quelle che ha descritto come «alcune idee da parte americana volte a raggiungere un accordo di cessate il fuoco».
Tuttavia nelle ultime ore è emersa la condanna del presidente statunitense contro l’attacco israeliano. In una dichiarazione pubblicata martedì su Truth Social, Trump ha criticato l’attacco aereo di Israele contro un complesso di Hamas a Doha, sottolineando che la decisione di portare a termine l’operazione all’interno del Qatar è stata presa unilateralmente dal primo ministro Benjamin Netanyahu e non da Washington.
( @realDonaldTrump – Truth Social Post )
( Donald J. Trump – Sep 09, 2025, 4:20 PM ET )This morning, the Trump Administration was notified by the United States Military that Israel was attacking Hamas which, very unfortunately, was located in a section of Doha, the Capital of… pic.twitter.com/axQSlL46gW
— Fan Donald J. Trump 🇺🇸 TRUTH POSTS (@TruthTrumpPosts) September 9, 2025
Nel suo post Trump ha affermato che il bombardamento israeliano all’interno di «una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti» non ha «favorito gli obiettivi di Israele o dell’America».
«Considero il Qatar un forte alleato e amico degli Stati Uniti e mi dispiace molto per il luogo dell’attacco», ha scritto, sottolineando che l’attacco è stato «una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me».
Trump ha affermato che, non appena informato dell’operazione, ha incaricato l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff di avvertire i funzionari del Qatar, ma ha osservato che l’allerta è arrivata «troppo tardi per fermare l’attacco». Il presidente ha affermato che eliminare Hamas era un «obiettivo degno», ma ha espresso la speranza che «questo sfortunato incidente possa servire come un’opportunità per la PACE».
Da allora Trump ha parlato con Netanyahu, che gli ha detto di voler fare la pace, e con i leader del Qatar, che ha ringraziato per il loro sostegno e ha assicurato che «una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio».
La Casa Bianca ha definito l’attacco un incidente «sfortunato». Trump ha dichiarato di aver incaricato il Segretario di Stato Marco Rubio di finalizzare un accordo di cooperazione per la difesa con il Qatar, designato come «importante alleato non NATO».
“The president views Qatar as a strong ally and friend of the United States and feels very badly about the location of this attack.”
White House press sec. Karoline Leavitt read a statement after Israel’s strike on Hamas leadership in Doha. https://t.co/X3EkiIHoZ7 pic.twitter.com/OdDyR4QcgF
— ABC News (@ABC) September 9, 2025
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Nell’operazione circa 15 aerei da guerra israeliani hanno sparato almeno dieci munizioni durante l’operazione di martedì, uccidendo diversi membri di Hamas, tra cui il figlio dell’alto funzionario Khalil al-Hayya. Hamas ha affermato che i suoi vertici sono sopravvissuti all’attacco, descritto come un tentativo di assassinare i negoziatori impegnati a raggiungere un possibile accordo.
L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha insistito sul fatto che l’attacco ad Hamas in Qatar è stato un’azione unilaterale e che nessun altro paese è stato coinvolto nell’operazione.
«L’azione odierna contro i principali capi terroristi di Hamas è stata un’operazione israeliana del tutto indipendente. Israele l’ha avviata, Israele l’ha condotta e Israele si assume la piena responsabilità», si legge in una nota.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha condannato l’attacco israeliano definendolo una «flagrante violazione della sovranità e dell’integrità territoriale del Qatar». «Tutte le parti devono impegnarsi per raggiungere un cessate il fuoco permanente, non per distruggerlo», ha detto ai giornalisti.
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Geopolitica
Lavrov: la Russia non ha voglia di vendetta

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Geopolitica
Museo dell’Olocausto ritira post perché leggibile come filo-Gaza

Un museo dell’Olocausto di Los Angeles ha cancellato un post sui social media contenente uno slogan da tempo associato all’Olocausto, dopo che alcune persone hanno affermato che alludeva alla guerra di Gaza.
Il messaggio, condiviso con i 24.000 follower su Instagram dell’Holocaust Museum di Los Angeles nel fine settimana, mostrava un’immagine di mani e avambracci di diverse tonalità di pelle – tra cui una con un tatuaggio dell’Olocausto – uniti in un cerchio. La didascalia recitava: «Mai più non può significare solo mai più per gli ebrei».
Speechless. No words for this. pic.twitter.com/pc3GRui6G4
— Ryan Grim (@ryangrim) September 6, 2025
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Sebbene inizialmente alcuni abbiano elogiato il post come un riconoscimento delle sofferenze dei palestinesi, esso ha subito suscitato reazioni negative da parte dei gruppi ebraici, spingendone alla sua rimozione.
In seguito il museo ha affermato che il post faceva parte di una campagna pianificata in precedenza «intesa a promuovere l’inclusività e la comunità», non «una dichiarazione politica che riflette la situazione attuale in Medio Oriente».
Sebbene il post non menzionasse Gaza, alcuni commentatori filo-israeliani hanno esortato i donatori a tagliare i finanziamenti all’istituzione. La rimozione del post, a sua volta, ha portato voci filo-palestinesi ad accusare il museo di fare marcia indietro su un principio universale anti-genocidio.
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Il museo di Los Angeles, fondato nel 1961 dai sopravvissuti all’Olocausto, è attualmente chiuso per ristrutturazione fino a giugno 2026. Si è impegnato a «fare meglio» e a garantire che i post futuri siano «progettati in modo più attento».
Si tratta di un caso di fulminea rieducazione infraebraica non dissimile a quello capitato, alle nostre latitudini, allo storico universitario Ariel Toaff, figlio del notissimo rabbino romano Elio Toaff, il cui libro sul sacrificio rituale ebraico fu ritirato rapidamente dalle librerie per uscire in una versione «potata».
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Immagine di Lamoth via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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