Geopolitica
L’Iran nega il coinvolgimento nel tentativo di assassinio di Trump
L’Iran ha negato le notizie secondo cui stava pianificando un attentato al candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump, ma ha insistito sul fatto che dovrà comunque rispondere dell’uccisione di uno dei più importanti generali di Teheran.
Citando fonti, la CNN ha riferito martedì che le autorità statunitensi avevano ricevuto informazioni su un presunto complotto di Teheran per assassinare Trump, spingendo i servizi segreti a rafforzare la sicurezza attorno all’ex presidente.
Ciò non ha impedito a un uomo armato, in seguito identificato come Thomas Matthew Crooks, 20 anni, di aprire il fuoco su Trump durante un comizio in Pennsylvania sabato. Il repubblicano è sopravvissuto per un pelo al tentativo di assassinio, che ha ucciso un uomo e ne ha feriti altri due. L’aggressore è stato ucciso dalla sicurezza di Trump.
Fonti della CNN hanno sottolineato che non vi erano indicazioni che il Crooks fosse in qualche modo collegato al presunto complotto iraniano.
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Mercoledì, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanaani ha respinto la notizia, affermando che Teheran «respinge fermamente qualsiasi coinvolgimento nel recente attacco armato a Trump o affermazioni circa l’intenzione dell’Iran di compiere tale azione», e aggiungendo che ritiene che «tali accuse abbiano motivazioni e obiettivi politici malevoli».
Allo stesso tempo, Kanaani ha dichiarato che l’Iran «è determinato a intraprendere un’azione legale contro Trump per il suo ruolo diretto nel crimine di assassinio del generale Qassem Soleimani» nel 2020. Il Soleimani era il comandante della Forza Quds, una divisione del Corpo d’élite delle Guardie della Rivoluzione Islamica responsabile della conduzione di operazioni clandestine.
Durante il suo mandato, Trump ha insistito sul fatto di aver ordinato l’uccisione di Soleimani perché «stava pianificando imminenti e sinistri attacchi contro diplomatici e personale militare americani». L’attacco contro l’alto comandante iraniano ha intensificato bruscamente le relazioni già tese tra Washington e Teheran, con quest’ultima che ha definito l’attacco un «atto di terrorismo internazionale» e ha giurato vendetta.
Trump è noto da tempo per la sua posizione aggressiva nei confronti dell’Iran, guidando il ritiro unilaterale di Washington da un accordo nucleare con Teheran e diverse potenze mondiali nel 2018, sostenendo che l’accordo storico non ha fatto abbastanza per impedire all’Iran di ottenere armi atomiche. Teheran ha sostenuto di non cercare di produrre armi nucleari, insistendo sul fatto che ha bisogno di energia nucleare per scopi pacifici.
Come riportato da Renovatio 21, la vendetta dell’Iran contro Trump per Soleimani è stata perfino articolata in un video con grafica di sintesi dove un personaggio molto simile all’ex presidente USA viene assassinato da un drone mentre gioca a golf.
Iranian Animation Posted on Khamenei’s Website Depicts Targeted Assassination of Donald Trump at Mar-A-Lago: “Revenge Is Definite” #Iran #Trump #khamenei pic.twitter.com/pBYoZrYBgx
— MEMRI (@MEMRIReports) January 13, 2022
Il video era stato diffuso da account social vicini all’ayatollah Khamenei.
Trump in seguito ha affermato di aver ordinato l’operazione militare statunitense in risposta all’intelligence che affermava che Soleimani stava pianificando un attacco «imminente» contro le forze americane nella capitale irachena. Secondo rivelazioni dello scorso anno dell’ex capo dell’Intelligence israeliana, sarebbe stato lo Stato Ebraico a convincere la Casa Bianca ad uccidere il generale iraniano.
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Trump: Zelens’kyj deve essere «realista»
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Geopolitica
Gli Stati Uniti sequestrano una petroliera al largo delle coste del Venezuela
Il procuratore generale statunitense Pam Bondi ha annunciato il sequestro di una petroliera sospettata di trasportare greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran.
L’operazione, condotta al largo delle coste venezuelane, si inserisce in un’escalation delle attività militari americane nella regione, unitamente a raid contro quelle che Washington qualifica come imbarcazioni legate ai cartelli della droga.
«Oggi, l’FBI, la Homeland Security Investigations e la Guardia costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Difesa, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per trasportare petrolio greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran», ha scritto Bondi su X mercoledì.
Ha precisato che la nave era stata sanzionata «a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a sostegno di organizzazioni terroristiche straniere».
Nel video diffuso da Bondi si vedono agenti delle forze dell’ordine, pesantemente armati, calarsi dall’elicottero sulla tolda della nave. Secondo il portale di tracciamento MarineTraffic e vari media, l’imbarcazione è stata identificata come «The Skipper», che batteva bandiera della Guyana. Fonti come ABC News riportano che la petroliera, con una capacità fino a 2 milioni di barili di greggio, era diretta a Cuba.
Today, the Federal Bureau of Investigation, Homeland Security Investigations, and the United States Coast Guard, with support from the Department of War, executed a seizure warrant for a crude oil tanker used to transport sanctioned oil from Venezuela and Iran. For multiple… pic.twitter.com/dNr0oAGl5x
— Attorney General Pamela Bondi (@AGPamBondi) December 10, 2025
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Gli Stati Uniti avevano sanzionato la The Skipper già nel 2022, accusandola di aver contrabbandato petrolio a beneficio del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana e del gruppo militante libanese Hezbollah.
Un gruppo di parlamentari statunitensi ha di recente sollecitato un’inchiesta sugli attacchi condotti su oltre 20 imbarcazioni da settembre, ipotizzando che possano configurare crimini di guerra.
Il senatore democratico Chris Coons, intervistato martedì su MSNBC, ha accusato Trump di «trascinarci come sonnambuli verso una guerra con il Venezuela». Ha argomentato che l’obiettivo reale del presidente sia l’accesso alle risorse petrolifere e minerarie del paese sudamericano.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha rigettato le affermazioni di Trump sul presunto ruolo del suo governo nel narcotraffico, ammonendo Washington contro l’avvio di «una guerra folle».
Il Venezuela ha denunciato gli Stati Uniti per pirateria di Stato dopo che la Guardia costiera americana, coadiuvata da altre forze federali, ha abbordato e sequestrato una petroliera sanzionata nel Mar dei Caraibi.
Caracas ha reagito con durezza, definendo l’intervento «un furto manifesto e un atto di pirateria internazionale» finalizzato a sottrarre le risorse energetiche del Paese.
«L’obiettivo di Washington è sempre stato quello di mettere le mani sul nostro petrolio, nell’ambito di un piano deliberato di saccheggio delle nostre ricchezze», ha dichiarato il ministro degli Esteri Yvan Gil.
Il governo venezuelano ha condannato gli «arroganti abusi imperiali» degli Stati Uniti e ha giurato di difendere «con assoluta determinazione la sovranità, le risorse naturali e la dignità nazionale».
Da anni Caracas considera le sanzioni americane illegittime e contrarie al diritto internazionale. Il presidente Nicolas Maduro le ha definite parte del tentativo di Donald Trump di rovesciarlo e ha respinto come infondate le accuse di legami con i narcos, avvertendo che qualsiasi escalation militare condurrebbe a «una guerra folle».
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