Connettiti con Renovato 21

Geopolitica

L’Iran minaccia di intervenire in Palestina

Pubblicato

il

Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha esortato Israele a porre fine ai suoi attacchi aerei su Gaza, avvertendo che il conflitto con Hamas potrebbe diffondersi in tutta la regione se Israele invierà forze di terra nell’enclave e il gruppo militante libanese Hezbollah entrerà nella mischia.

 

«Conosco gli scenari che Hezbollah ha messo in atto», ha detto Amir-Abdollahian in un incontro con i giornalisti a Beirut sabato. «Qualsiasi passo farà la resistenza causerà un enorme terremoto per Israele».

 

Secondo due fonti diplomatiche citate da Axios, l’Iran sta cercando di impedire che la guerra si estenda e di aiutare gli ostaggi civili israeliani tenuti a Gaza – ma se l’operazione militare continua e Israele va avanti con un’offensiva di terra, l’Iran dovrà rispondere.

 

«C’è ancora un’opportunità politica per prevenire una crisi diffusa nella regione», ha osservato il ministro, ma «forse, nelle prossime ore, sarà troppo tardi».

 

Questa settimana, il massimo diplomatico iraniano ha visitato Iraq, Siria e Libano, dove ha incontrato il leader di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah, nonché alti funzionari libanesi, per discutere il «risultato potenziale» e le «posizioni che devono essere assunte» alla luce della crisi.

 

In un incontro con il ministro degli Esteri libanese, Abdallah Bou Habib, il ministro Amir-Abdollahian ha accusato Israele di «crimini di guerra» contro il popolo di Gaza e ha ripetuto il suo avvertimento che se Israele non si ferma, «ogni possibilità è concepibile». Bou Habib ha appoggiato il suo omologo, affermando che il Libano «non ha mai voluto né cercato la guerra» e avvertendo che un’ulteriore escalation «infiammerà la regione e minaccerà la sicurezza e la pace al suo interno».

Sostieni Renovatio 21

«Siamo solidali con i nostri fratelli palestinesi e chiediamo la fine dell’assedio e la consegna di aiuti a Gaza», ha sottolineato il ministro libanese Bou Habib.

 

I combattenti di Hezbollah sono in massima allerta lungo il confine con il Libano e hanno avuto sporadici scontri a fuoco con Israele dall’incursione di Hamas di sabato scorso che ha causato la morte di almeno 1.300 civili e soldati israeliani.

 

Il gruppo sciita, notoriamente sostenuto dall’Iran, è considerato una grave minaccia per Israele, poiché possiede circa 150.000 razzi e missili, compresi missili a guida di precisione che possono raggiungere qualsiasi punto di Israele, oltre a migliaia di combattenti agguerriti e vari tipi di droni militari.

 

Sabato sera in Qatar il massimo diplomatico iraniano ha incontrato anche un alto leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ma i dettagli dell’incontro devono ancora essere resi noti.

 

Stamattina era circolata la notizia secondo cui negli ultimi giorni gli Stati Uniti hanno fatto uso di canali riservati con l’Iran per mettere in guardia contro l’escalation del conflitto in Israele.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Casa Bianca ha inviato nell’area una seconda portaerei con il suo gruppo d’attacco.

 

Ciò avviene nel contesto dove sabato l’esercito israeliano aveva detto che sta facendo i preparativi per «operazioni di terra significative» a Gaza, con le forze di difesa israeliane che hanno affermato in un comunicato che la prossima fase della guerra può includere un attacco coordinato via terra, mare e aria.

 

Israele ha richiamato la cifra record di 300.000 riservisti e ha martellato Gaza dopo un’incursione senza precedenti in cui più di 1.000 combattenti di Hamas hanno attraversato il confine e attaccato postazioni militari, basi e insediamenti. La conta dei morti sarebbe di più di 1.300 israeliani, per lo più civili, e fino a 150 persone sarebbero state rapite e portate a Gaza. Più di 1.900 palestinesi sono stati uccisi nella campagna di bombardamenti israeliani mentre aumentano i timori di gravi perdite una volta che Israele invierà truppe nell’affollata fascia costiera, che ospita 2,3 milioni di persone.

 

Venerdì Israele ha concesso 24 ore a più di 1 milione di palestinesi per evacuare le loro case a Gaza, una richiesta che secondo funzionari ONU può far temere la «pulizia etnica».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21



 Immagine di Tasnim News Agency via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

Continua a leggere

Geopolitica

Trump: Zelens’kyj deve essere «realista»

Pubblicato

il

Da

Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che Volodymyr Zelens’kyj deve fare i conti con la realtà del conflitto contro la Russia e con l’urgenza di indire nuove elezioni.   Il mandato presidenziale quinquennale di Zelens’kyj è scaduto a maggio 2024, ma il leader ucraino ha sempre escluso il voto per via della legge marziale in vigore. Vladimir Putin ha più volte sostenuto che lo Zelens’kyj non può più essere considerato un interlocutore legittimo e che la sua posizione renderebbe giuridicamente problematico qualsiasi accordo di pace.   Mercoledì Trump ha affrontato la questione Ucraina in una telefonata con i leader di Regno Unito, Francia e Germania. «Ne abbiamo parlato in termini piuttosto netti, ora aspettiamo di vedere le loro risposte», ha riferito ai giornalisti alla Casa Bianca.   «Penso che Zelens’kyj debba essere realista. Mi domando quanto tempo passerà ancora prima che si tengano le elezioni. Dopotutto è una democrazia… Sono anni che non si vota», ha aggiunto Trump, sottolineando che l’Ucraina sta «perdendo moltissima gente».

Iscriviti al canale Telegram

Il presidente americano ha poi sostenuto che l’opinione pubblica ucraina sia largamente favorevole a un’intesa con Mosca: «Se guardiamo i sondaggi, l’82 % degli ucraini vuole un accordo – è uscito proprio un sondaggio con questa cifra».   Trump ha insistito sulla necessità di chiudere rapidamente il conflitto: «Non possiamo permetterci di perdere altro tempo».   Secondo Axios e RBC-Ucraina, Kiev ha trasmesso agli Stati Uniti la sua ultima proposta di pace. Zelens’kyj , che fino a ieri escludeva elezioni in tempo di legge marziale, ha dichiarato mercoledì di essere disposto a indire il voto, a patto però che Stati Uniti e alleati europei forniscano solide garanzie di sicurezza.   Il consenso verso Zelens’kyj è precipitato al 20 % dopo uno scandalo di corruzione nel settore energetico che ha travolto suoi stretti collaboratori e provocato le dimissioni di diversi alti funzionari. Trump ha più volte invitato il leader ucraino a tornare alle urne, ribadendo che la corruzione endemica resta uno dei problemi più gravi del paese.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Continua a leggere

Geopolitica

Gli Stati Uniti sequestrano una petroliera al largo delle coste del Venezuela

Pubblicato

il

Da

Il procuratore generale statunitense Pam Bondi ha annunciato il sequestro di una petroliera sospettata di trasportare greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran.

 

L’operazione, condotta al largo delle coste venezuelane, si inserisce in un’escalation delle attività militari americane nella regione, unitamente a raid contro quelle che Washington qualifica come imbarcazioni legate ai cartelli della droga.

 

«Oggi, l’FBI, la Homeland Security Investigations e la Guardia costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Difesa, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per trasportare petrolio greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran», ha scritto Bondi su X mercoledì.

 

Ha precisato che la nave era stata sanzionata «a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a sostegno di organizzazioni terroristiche straniere».

 

Nel video diffuso da Bondi si vedono agenti delle forze dell’ordine, pesantemente armati, calarsi dall’elicottero sulla tolda della nave. Secondo il portale di tracciamento MarineTraffic e vari media, l’imbarcazione è stata identificata come «The Skipper», che batteva bandiera della Guyana. Fonti come ABC News riportano che la petroliera, con una capacità fino a 2 milioni di barili di greggio, era diretta a Cuba.

 

Iscriviti al canale Telegram

Gli Stati Uniti avevano sanzionato la The Skipper già nel 2022, accusandola di aver contrabbandato petrolio a beneficio del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana e del gruppo militante libanese Hezbollah.

 

Un gruppo di parlamentari statunitensi ha di recente sollecitato un’inchiesta sugli attacchi condotti su oltre 20 imbarcazioni da settembre, ipotizzando che possano configurare crimini di guerra.

 

Il senatore democratico Chris Coons, intervistato martedì su MSNBC, ha accusato Trump di «trascinarci come sonnambuli verso una guerra con il Venezuela». Ha argomentato che l’obiettivo reale del presidente sia l’accesso alle risorse petrolifere e minerarie del paese sudamericano.

 

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha rigettato le affermazioni di Trump sul presunto ruolo del suo governo nel narcotraffico, ammonendo Washington contro l’avvio di «una guerra folle».

 

Il Venezuela ha denunciato gli Stati Uniti per pirateria di Stato dopo che la Guardia costiera americana, coadiuvata da altre forze federali, ha abbordato e sequestrato una petroliera sanzionata nel Mar dei Caraibi.

 

Caracas ha reagito con durezza, definendo l’intervento «un furto manifesto e un atto di pirateria internazionale» finalizzato a sottrarre le risorse energetiche del Paese.

 

«L’obiettivo di Washington è sempre stato quello di mettere le mani sul nostro petrolio, nell’ambito di un piano deliberato di saccheggio delle nostre ricchezze», ha dichiarato il ministro degli Esteri Yvan Gil.

 

Il governo venezuelano ha condannato gli «arroganti abusi imperiali» degli Stati Uniti e ha giurato di difendere «con assoluta determinazione la sovranità, le risorse naturali e la dignità nazionale».

 

Da anni Caracas considera le sanzioni americane illegittime e contrarie al diritto internazionale. Il presidente Nicolas Maduro le ha definite parte del tentativo di Donald Trump di rovesciarlo e ha respinto come infondate le accuse di legami con i narcos, avvertendo che qualsiasi escalation militare condurrebbe a «una guerra folle».

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da Twitter


Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Continua a leggere

Geopolitica

Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino

Pubblicato

il

Da

La Russia porterà a compimento tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin.   Tra gli scopi principali enunciati da Putin nel 2022 vi sono la protezione degli abitanti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dall’aggressione delle forze di Kiev, nonché la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina.   «Naturalmente porteremo a termine questa operazione fino alla sua logica conclusione, fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale», ha affermato Putin in videocollegamento durante la riunione del Consiglio presidenziale per i diritti umani di martedì.   Il presidente russo quindi ricordato che il conflitto è scoppiato quando l’esercito ucraino è stato inviato nel Donbass, regione storicamente russa che nel 2014 aveva respinto il colpo di Stato di Maidan sostenuto dall’Occidente. Questo, secondo il presidente, ha reso inevitabile l’intervento delle forze armate russe per porre fine alle ostilità.

Sostieni Renovatio 21

«Si tratta delle persone. Persone che non hanno accettato il colpo di Stato in Ucraina nel 2014 e contro le quali è stata scatenata una guerra: con artiglieria, armi pesanti, carri armati e aviazione. È lì che è iniziata la guerra. Noi stiamo cercando di mettervi fine e siamo costretti a farlo con le armi in pugno».   Putin ha ribadito che per otto anni la Russia ha cercato di risolvere la crisi per via diplomatica e «ha firmato gli accordi di Minsk nella speranza di una soluzione pacifica». Tuttavia, ha aggiunto la settimana scorsa in un’intervista a India Today, «i leader occidentali hanno poi ammesso apertamente di non aver mai avuto intenzione di rispettarli», avendoli sottoscritti unicamente per guadagnare tempo e permettere all’Ucraina di riarmarsi.   Mosca ha accolto positivamente il nuovo slancio diplomatico impresso dal presidente statunitense Donald Trump, che ha proposto il suo piano di pace in 28 punti come base per un’intesa.   Lunedì Trump ha pubblicamente invitato Volodymyr Zelens’kyj ad accettare le proposte di pace, lasciando intendere che il leader ucraino non abbia nemmeno preso in esame l’ultima offerta americana.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
Continua a leggere

Più popolari