Connettiti con Renovato 21

Immigrazione

L’immigrazione illegale potrebbe far cadere governi e Stati UE: parla il ministro degli Esteri austriaco

Pubblicato

il

L’UE deve rafforzare la sicurezza delle frontiere esterne e le deportazioni per non rischiare il collasso dei governi, ha avvertito la scorsa settimana il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg, che ha invitato soprattutto la Germania a “discutere finalmente le misure contro l’immigrazione clandestina”.

 

«Una cosa è chiara», ha detto Schallenberg al tabloid tedesco Bild. «La pressione migratoria non diminuirà nei prossimi anni. La migrazione è una questione che può far cadere i governi».

 

Secondo i dati dell’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo, nella prima metà di quest’anno più di mezzo milione di persone hanno presentato domanda di asilo nell’UE, con un aumento del 28% rispetto allo stesso periodo del 2022. Nel frattempo, secondo Frontex, l’agenzia di frontiera dell’UE, il numero di immigrati clandestini sorpresi ad entrare nel blocco è aumentato del 18% arrivando a 232.350 nei primi otto mesi del 2023.

 

In mezzo a questo aumento, gli stati con politiche di immigrazione precedentemente rilassate hanno iniziato ad assumere una posizione più dura. Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia e Islanda hanno concordato venerdì di cooperare per aumentare i voli di deportazione.

Sostieni Renovatio 21

In Germania – dove si prevede che quest’anno gli ingressi illegali raggiungeranno il livello più alto dal 2016, il cancelliere Olaf Scholz ha annunciato il mese scorso che il suo governo «finalmente deporterà su larga scala coloro che non hanno il diritto di restare in Germania», nonostante un disegno di legge che consenta questo dovrà essere approvato dal parlamento.

 

Mentre i migranti si riversavano in Germania quest’anno, il sostegno di Scholz è svanito. Il suo partito, l’SPD, è stato la seconda fazione politica più grande del Paese fino a giugno, quando è stato superato dal partito di destra Alternativa per la Germania (AfD). L’AfD, che ha chiesto severe restrizioni all’immigrazione sin dalla sua fondazione nel 2013, ora ha cinque punti di vantaggio sull’SPD, secondo un aggregato compilato da Politico.

 

Secondo un sondaggio citato da Reuters il mese scorso, circa l’86% dei tedeschi è preoccupato per l’immigrazione, rispetto al 67% dello scorso anno. Un sondaggio condotto a settembre ha rilevato che due terzi dei tedeschi vogliono limitare l’ammissione dei rifugiati e l’80% pensa che il governo non stia deportando un numero sufficiente di migranti.

 

«La questione delle deportazioni è il tallone d’Achille dell’intero sistema di asilo e migrazione», ha detto Schallenberg alla Bild. «Se non riusciamo a deportare le persone che non hanno il diritto di risiedere nell’UE, il sistema verrà ridotto all’assurdità».

 

Secondo il Ministero degli Interni tedesco, alla fine di settembre vivevano in Germania circa 255.000 persone costrette a lasciare il Paese, mentre circa 205.000 non potevano essere deportate legalmente.

 

«È giunto il momento», ha detto Schallenberg, «che la Germania discuta finalmente misure contro l’immigrazione clandestina».

 

L’aumento delle deportazioni è reso più difficile dal fatto che le Nazioni dell’UE devono stipulare accordi bilaterali con i paesi di origine dei migranti per accettare il loro ritorno. Molti Paesi rifiutano e, per rimuovere questo ostacolo, Schallenberg ha raccomandato ai leader dell’UE di «imparare finalmente a usare le nostre leve» e minacciare di sospendere le tariffe preferenziali, gli accordi sui visti e gli aiuti allo sviluppo in risposta.

 

La Grecia ha raccomandato un approccio simile l’anno scorso, invitando Bruxelles a imporre sanzioni ai Paesi che rifiutano di accogliere i propri cittadini deportati.

Aiuta Renovatio 21

Come riportato da Renovatio 21, in questi mesi la FPO, il partito anti-immigrati fondato da Joerg Haider, è balzato in testa ai sondaggi. L’Austria negli scorsi mesi ha bloccato l’ingresso nell’area Schengen di Romania e Bulgaria.

 

I commenti dello Schallenberg seguono quelli fatti due mesi fa dal cancelliere austriaco Karl Nehammer, che ha dichiarato che il sistema di immigrazione della UE «è rotto da anni»,

 

Schallenberg negli scorsi mesi si era attirato critiche per aver invitato al dialogo con la Russia in un’intervista con il giornale tedesco Die Welt. «L’Occidente dovrebbe continuare a parlare con la Russia come sta facendo il governo degli Stati Uniti», aveva detto.

 

Lo Schallenberg aveva fatto discorsi simili pochi mesi fa in un incontro nella prestigiosa università Sciences Po di Parigi, asserendo che Mosca deve far parte del piano di sicurezza europea.

 

L’Austria ha fatto capire già a inizio conflitto di ritenere «impossibile» il divieto imposto dalla UE sul gas russo.

 

L’ex vicecancelliere Heinz-Christian Strache, del partito haideriano FPO, si è scagliato a inizio anni contro le sanzioni alla Russia che, dice, stanno producendo solo «insolvenze e fallimenti di massa» in Europa. A inizio 2023, assieme alla limitrofa Ungheria, Vienna ha confermato che non invierà più armi a Kiev.

 

Come riportato da Renovatio 21, il predecessore di Schallenberg Karin Kneissl, ministro degli Esteri più volte tacciata di essere amica di Putin (che si era presentato anche alla sua festa di matrimonio, ballando con lei), aveva in questi mesi indicato il ruolo di Londra nel fomentare il conflitto.

 

La Kneissl si è ora trasferita in Russia.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21



 

Continua a leggere

Immigrazione

Il 72% dei condannati per crimini di gruppo in Danimarca ha origini non occidentali

Pubblicato

il

Da

Un rapporto governativo danese ha evidenziato che circa il 72% delle persone condannate in Danimarca ai sensi della «sezione gang» sono immigrati o discendenti di origine non occidentale.   I dati, resi pubblici dal ministero della Giustizia di Copenhagen in risposta a un’interrogazione della deputata conservatrice Mai Mercado, rivelano che tra il 2018 e il 2025, 213 individui sono stati condannati ai sensi dell’articolo 81a del Codice penale, una norma che permette ai tribunali di raddoppiare le pene per reati che rischiano di alimentare la violenza tra bande.   Basandosi sui dati di Statistics Denmark e del Procuratore Generale, Remix News scrive che 54 condannati erano di origine danese, 36 erano immigrati da paesi non occidentali e 117 erano discendenti di immigrati non occidentali. Questo indica che il 72% delle condanne per reati legati alle gang riguarda persone con radici non occidentali.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Le statistiche, riportate inizialmente da Berlingske, hanno sorpreso Frederik Bloch Münster, portavoce conservatore per l’immigrazione, che ha definito la percentuale «notevolmente alta».   Lars Højsgaard Andersen, ricercatore della Rockwool Foundation, ha osservato che Paesi come Iraq, Turchia, Somalia e Libano emergono con chiarezza nelle statistiche, suggerendo che atteggiamenti culturali verso la legge e l’autorità possano influire.   Significativamente, solo il 15% della popolazione danese è composto da stranieri o persone con background straniero, rendendo ancora più rilevante il fatto che il 72% dei condannati per reati di gang abbia un’origine migratoria.   Secondo Statistics Denmark, il Libano è il Paese di origine più frequente tra i condannati per reati di gang, con 35 casi, seguito da Somalia (29), Iraq (23) e Turchia (17).   Il primo ministro Mette Frederiksen ha più volte indicato l’immigrazione incontrollata come la «minaccia più grande» per la Danimarca. A maggio, ha dichiarato: «Se arrivano troppe persone che commettono crimini, non rispettano i valori democratici e mettono a rischio la nostra società aperta e fiduciosa, questo rappresenta il pericolo maggiore».   I dati emergono mentre il Partito Popolare Danese (DF) promuove uno dei programmi sull’immigrazione più rigidi d’Europa in vista delle elezioni generali del prossimo anno. Nel suo ultimo manifesto, il DF propone rimpatri di massa, revisioni delle cittadinanze e divieti di pratiche islamiche, sostenendo che l’immigrazione di massa dal Medio Oriente e dal Nord Africa abbia portato «criminalità, società parallele e cambiamenti culturali».

Aiuta Renovatio 21

Il partito avverte che l’immigrazione da Paesi come Turchia, Siria, Iraq, Libano, Pakistan, Afghanistan e Somalia ha causato «il più grande cambiamento demografico nella storia danese» e insiste affinché «le condizioni mediorientali siano ridimensionate per permettere a tutti nel paese di sentirsi a casa».   A differenza di paesi come Germania e Francia, la Danimarca raccoglie dati sulla criminalità legati al background migratorio. Questi dati consentono di monitorare meglio gli sforzi di integrazione di chi ha ottenuto la cittadinanza danese ma ha genitori stranieri.   I risultati sono sorprendenti: i migranti di seconda generazione presentano tassi di criminalità più elevati rispetto a quelli di prima generazione, che già superano di gran lunga quelli dei danesi etnici.   Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate era emerso un rapporto del governo tedesco che rivelava tassi di criminalità astronomici tra i giovani stranieri rispetto ai giovani autoctoni.   Nel frattempo, in Francia è stata proposto un emendamento per censurare gli articoli sui crimini degli immigrati. In Italia i discorsi sulla stampa sugli immigrati da diversi anni sono limitati dalla Carta di Roma, il «Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti» oggi parte integrante del «Testo unico dei doveri del giornalista», e implementata sugli iscritti all’Ordine dei Giornalisti con corsi deontologici obbligatori.    

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Continua a leggere

Immigrazione

La Svizzera vieta agli stranieri di fare avanti e indietro dai loro Paesi

Pubblicato

il

Da

La Svizzera ha comunicato un rafforzamento delle restrizioni di viaggio per i richiedenti asilo. Secondo una nuova disposizione governativa, a queste persone sarà generalmente vietato viaggiare verso i loro Paesi d’origine o altri Stati.

 

Le autorità potranno autorizzare i viaggi solo in casi eccezionali, come confermato dal governo mercoledì 22 ottobre.

 

Il governo ha precisato che servono ulteriori chiarimenti prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, tra cui la definizione di quali siano i «motivi personali» sufficienti per approvare un viaggio e le circostanze in cui saranno consentiti viaggi di ritorno per organizzare una partenza definitiva.

 

Il partito austriaco di destra FPÖ ha definito la decisione svizzera «assolutamente corretta», sottolineando che «chi cerca protezione non ha certo bisogno di tornare nel Paese da cui fugge».

Iscriviti al canale Telegram

La misura svizzera si pone in netto contrasto con i recenti sviluppi in Germania, dove all’inizio dell’anno il governo ha permesso ai rifugiati siriani di viaggiare in Siria per le vacanze senza perdere lo status di protezione. Tale misura, considerata «assurda» dal partito di centro-destra Unione Cristiano-Sociale (CSU), ha suscitato polemiche.

 

L’anno scorso, i media tedeschi hanno riportato che migliaia di cittadini afghani richiedenti asilo in Germania erano tornati in patria per le vacanze, per poi rientrare in Germania.

 

Il fenomeno del turismo nei Paesi nativi da cui scappano per chiedere protezione è stato al centro di discussioni anche in Isvezia.

 

In Italia la finzione migratoria, anche sotto il governo sedicente sovranista (che, di fatto, ha visto aumentare gli sbarchi) la questione non sembra essere troppo considerata. La Meloni, negli anni di opposizione, aveva promesso il blocco navale.

 

Nel frattempo continua l’esempio di remigrazione diretta di Trump, che, anche con l’aiuto delle forze armate, ne sequestra i beni e li deporta in Paesi terzi come l’Uganda.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Continua a leggere

Immigrazione

Dublino ancora in rivolta dopo che un immigrato è stato accusato di aver violentato una bambina di dieci anni

Pubblicato

il

Da

Martedì è scoppiata una rivolta fuori da un centro per immigrati in un sobborgo di Dublino, scatenata dal presunto stupro di una bambina di dieci anni.   Sebbene le autorità non abbiano rivelato l’identità del sospettato, l’Irish Times ha riferito che si tratta di un richiedente asilo respinto, arrivato da un paese africano circa sei anni fa. Diverse migliaia di manifestanti si sono radunati a Saggart, dove alcuni hanno lanciato proiettili contro gli agenti, sparato fuochi d’artificio e dato fuoco ad almeno un furgone della polizia. La polizia ha schierato rinforzi e un cannone ad acqua per contenere i disordini.   Secondo la Child and Family Agency (TUSLA), l’aggressione è avvenuta nel fine settimana nei pressi dell’ex Citywest Hotel, trasformato in un rifugio permanente per migranti. La vittima, che era sotto tutela statale, è stata aggredita dopo essere «fuggita dal personale durante una gita ricreativa programmata con il personale nel centro città», ha dichiarato l’agenzia.          

Iscriviti al canale Telegram

La TUSLA ha aggiunto che la vittima era stata affidata alle sue cure all’inizio di quest’anno a causa di «gravi problemi comportamentali». La polizia ha dichiarato che il sospettato è stato fermato per essere interrogato. Gli agenti hanno 24 ore di tempo per incriminarlo o rilasciarlo.   Il Taoiseach (Primo Ministro) Micheal Martin ha affermato che le autorità hanno deluso la vittima. «È dovere fondamentale dello Stato proteggere i figli dello Stato e, indipendentemente dalla complessità o dalla gravità di ogni caso, tale dovere deve essere adempiuto», ha dichiarato. Il vice primo ministro Simon Harris ha definito il caso «orribile», ma ha esortato l’opinione pubblica alla moderazione.   «È importante che abbiamo l’opportunità di stabilire i fatti e che anche le agenzie abbiano l’opportunità di presentarli», ha affermato. Il ministro della Giustizia Jim O’Callaghan ha condannato gli attacchi alla polizia, affermando: «La protesta pacifica è un pilastro della nostra democrazia. La violenza non lo è».   Le proteste anti-immigrati in Irlanda, Paese dove interi paesini sono stati soppiantati dall’invasione programmatica di stranieri, continuano da mesi, coinvolgendo anche l’Irlanda del Nord. Un attacco con coltello al grido «Allah akbar» si è avuto a Dublino anche tre mesi fa.   Il caso scatenante si registrò nel novembre 2023 quando nella capitale un immigrato aveva accoltellato una donna e dei bambini. Seguirono rivolte massive e violente.   Come riportato da Renovatio 21, l’episodio aveva portato alla possibilità che il lottatore MMA Conor McGregor, critico vocale della situazione, venisse attaccato con un’indagine delle autorità per discorso d’odio. Lui ha risposto ventilando la possibilità di candidarsi a Taoiseach, cioè primo ministro del Paese.     SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da Twitter
Continua a leggere

Più popolari