Geopolitica
Libia, Al-Sisi parla di possibile intervento militare egiziano. L’Italia è muta

La situazione in Libia potrebbe andare verso una pericolosa escalation con un possibile intervento militare da parte dell’Egitto.
Parlando in una base militare egiziana vicino al confine libico-egiziano, il presidente Abdel Fattah Al-Sisi ha detto lo scorso sabato che l’Egitto potrebbe intervenire militarmente in Libia qualora vi fosse una minaccia diretta alla sicurezza dell’Egitto.
Come atto di autodifesa, ha affermato, un tale intervento sarebbe legittimo ai sensi della Carta delle Nazioni Unite e sarebbe approvato dalla Camera dei rappresentanti libica a Tobruk.
Il presidente Abdel Fattah Al-Sisi ha detto che l’Egitto potrebbe intervenire militarmente in Libia qualora vi fosse una minaccia diretta alla sicurezza dell’Egitto
Al-Sisi ha messo in guardia le forze fedeli al governo di accordo nazionale di Tripoli (detto in acronimo GNA) ora appoggiato militarmente dalla Turchia, chiedendo di non andare oltre l’attuale linea di frontiera con l’Esercito Nazionale Libico (LNA), che è sotto il comando del feldmaresciallo Khalifa Haftar.
Questa è la prima volta che al-Sisi parla pubblicamente dell’intervento militare in Libia come una possibilità.
Questa è la prima volta che al-Sisi parla pubblicamente dell’intervento militare in Libia come una possibilità
«Coloro che hanno interpretato la nostra pazienza come debolezza si sbagliano», ha detto Al-Sisi il 20 giugno. Ha inoltre affermato che se l’Egitto intervenisse militarmente, ritirerebbe le sue forze dalla Libia quando i suoi obiettivi fossero raggiunti.
In precedenza A-Sisi aveva affermato che l’Egitto non voleva intervenire in Libia, favorendo una soluzione politica, ma «ma la situazione ora è diversa». In un ovvio riferimento alla Turchia, Al-Sisi ha dichiarato: «Se alcune persone pensano di poter attraversare il fronte Sirte-Jufra, questa è una linea rossa per noi». «Se il popolo libico si fosse mosso attraverso di voi [leader tribali presenti] e ci avesse chiesto di intervenire, questo sarebbe un segnale per il mondo che l’Egitto e la Libia sono un paese, un interesse».
Al-Sisi ha affermato che l’Egitto potrebbe fornire alle tribù addestramento e armi per combattere le «milizie terroristiche» fedeli al GNA.
Al-Sisi ha affermato che l’Egitto potrebbe fornire alle tribù addestramento e armi per combattere le «milizie terroristiche» fedeli al GNA
Secondo il Il quotidiano turco Yeni Safak lunedì 22 giugno, il Primo Ministro libico del GNA di Tripoli, Fayez al-Sarraj, ha tenuto una riunione a porte chiuse con l’ambasciatore degli Stati Uniti a Tripoli, Richard Norland e il comandante del Comandante americano Africa, Stephen Townsend. All’incontro erano presenti anche il ministro degli interni Fathi Bashaga e il comandante militare della regione occidentale Osama al-Juweili.
Sempre il 21 giugno l’esercito nazionale libico (LNA) ha annunciato una zona di non-volo intorno a Sirte, ha detto il portavoce dell’LNA il maggiore generale Ahmed Mismari, che ha anche accolto con favore l’annuncio di Al-Sisi di essere pronto a inviare forze egiziane.
«L’area dall’insediamento di As Sultan ad est di Sirte fino al villaggio di al-Heesa ad ovest viene dichiarata zona di non-volo in cui i voli di qualsiasi aviazione, ad eccezione degli aerei LNA, sono vietati», ha detto Mismari in una dichiarazione ottenuta dalla testata russa Sputnik. Questa è una distanza di 200 km.
In tutta questa storia manca un Paese che da sempre aveva giocato un ruolo in questa scacchiera: l’Italia
La Turchia, le cui decisioni rivestono un’importanza enorme per Tripoli, ha dichiarato il 20 giugno che le forze orientali guidate dal feldmaresciallo Haftar devono ritirarsi da Sirte affinché un cessate il fuoco durevole entri in vigore. Inoltre il GNA ha dichiarato che boicotterà la riunione dei ministri degli esteri della Lega araba della prossima settimana, durante la quale verrà discussa la questione della Libia.
L’Italia, guidata da imbelli e incapaci, non è nemmeno più un pedone in questa scacchiera dalla quale passa grande parte del nostro approvigionamento energetico e della nostra sicurezza nazionale
In tutta questa storia manca un Paese che da sempre aveva giocato un ruolo in questa scacchiera. Si tratta del Paese che è tra i primi partner commerciali e politici del Cairo, un Paese che da sempre ha interessi enormi e capacità di penetrazione politica profonda in Libia, un Paese che alla Turchia ottomana – laicizzata da quella rivoluzione di giovani turchi ingegnerizzati e finanziati dalla massoneria nostrana – più di cento anni fa portò via, appunto la Libia: l’Italia.
L’Italia, guidata da imbelli e incapaci, non è nemmeno più un pedone in questa scacchiera dalla quale passa grande parte del nostro approvigionamento energetico e della nostra sicurezza nazionale, visto che ricordiamo tutti i proclami dell’ISIS sull’attacco all’Italia partendo dalle flotte di immigrati che da qui partono alle volte delle nostre coste.
L’Italia ha un governo geopoliticamente idiota; il resto del mondo lo ha capito e si sta leccando i baff
L’Italia ha un governo geopoliticamente idiota; il resto del mondo lo ha capito e si sta leccando i baffi.
Geopolitica
«Li prenderemo la prossima volta» Israele non esclude un altro attacco al Qatar

Israele è determinato a uccidere i leader di Hamas ovunque risiedano e continuerà i suoi sforzi finché non saranno tutti morti, ha dichiarato martedì a Fox News l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Yechiel Leiter.
In precedenza, attacchi aerei israeliani hanno colpito un edificio residenziale a Doha, in Qatar, prendendo di mira alti esponenti dell’ala politica di Hamas. Il gruppo ha affermato che i suoi funzionari sono sopravvissuti, mentre l’attacco è stato criticato dalla Casa Bianca e condannato dal Qatar.
«Se non li abbiamo presi questa volta, li prenderemo la prossima volta», ha detto il Leiter.
L’ambasciatore ha descritto Hamas come «nemico della civiltà occidentale» e ha sostenuto che le azioni di Israele stavano rimodellando il Medio Oriente in modi che gli Stati «moderati» comprendevano e apprezzavano. «In questo momento, potremmo essere oggetto di qualche critica. Se ne faranno una ragione», ha detto riferendosi ai Paesi arabi.
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che, sebbene smantellare Hamas sia un obiettivo legittimo, colpire un alleato degli Stati Uniti mina gli interessi sia americani che israeliani.
Leiter ha osservato che Israele «non ha mai avuto un amico migliore alla Casa Bianca» e che Washington e lo Stato Ebraico sono rimaste unite nel perseguire la distruzione del gruppo militante.
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito del suo ruolo di mediatore, ha dichiarato che tra le sei persone uccise nell’attacco israeliano c’era anche un agente di sicurezza del Qatar.
L’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, ha denunciato l’attacco come un «crimine atroce» e un «atto di aggressione», mentre il ministero degli Esteri di Doha ha accusato Israele di «terrorismo di Stato».
Israele ha promesso di dare la caccia ai leader di Hamas, ritenuti responsabili del mortale attacco dell’ottobre 2023, lanciato da Gaza verso il sud di Israele. L’ambasciatore ha giurato che i responsabili «non sopravviveranno», ovunque si trovino.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Attacco israeliano in Qatar. La condanna di Trump

#Qatar / #Palestine / #Israel 🇶🇦🇵🇸🇮🇱: Israeli Air Forces carried out air strikes to assassinate Senior officials of #HAMAS in the city of #Doha.
Reportedly HAMAS negotiation team was targeted with Air-To-Surface Missiles while discussing the ceasefire in the capital of Qatar. pic.twitter.com/WdWuqY6rXq — War Noir (@war_noir) September 9, 2025
🚨🇮🇱🇶🇦🇵🇸 BREAKING: ISRAEL just AIRSTRIKED Hamas’s negotiation team in DOHA, QATAR pic.twitter.com/cTdA5fT4gP
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 9, 2025
BREAKING:
Israeli fighter jets struck Qatar’s capital, Doha. An Israeli airstrike in Doha killed Hamas leader in Gaza, Khalil al-Hayya, and three senior members of the group’s leadership, Al Arabiya reports, citing sources. Al Hadath states those in the targeted building… pic.twitter.com/03rwdUbvZ5 — Visegrád 24 (@visegrad24) September 9, 2025
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NEW: Qatar reserves the right to retaliate for the Israeli attack against Doha, Qatari PM says
“We’ve reached a decisive moment; There should be retaliation from the whole region” pic.twitter.com/dKHnqEHNqN — Ragıp Soylu (@ragipsoylu) September 9, 2025
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Nel suo post Trump ha affermato che il bombardamento israeliano all’interno di «una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti» non ha «favorito gli obiettivi di Israele o dell’America». «Considero il Qatar un forte alleato e amico degli Stati Uniti e mi dispiace molto per il luogo dell’attacco», ha scritto, sottolineando che l’attacco è stato «una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me». Trump ha affermato che, non appena informato dell’operazione, ha incaricato l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff di avvertire i funzionari del Qatar, ma ha osservato che l’allerta è arrivata «troppo tardi per fermare l’attacco». Il presidente ha affermato che eliminare Hamas era un «obiettivo degno», ma ha espresso la speranza che «questo sfortunato incidente possa servire come un’opportunità per la PACE». Da allora Trump ha parlato con Netanyahu, che gli ha detto di voler fare la pace, e con i leader del Qatar, che ha ringraziato per il loro sostegno e ha assicurato che «una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio». La Casa Bianca ha definito l’attacco un incidente «sfortunato». Trump ha dichiarato di aver incaricato il Segretario di Stato Marco Rubio di finalizzare un accordo di cooperazione per la difesa con il Qatar, designato come «importante alleato non NATO».( @realDonaldTrump – Truth Social Post ) ( Donald J. Trump – Sep 09, 2025, 4:20 PM ET )
This morning, the Trump Administration was notified by the United States Military that Israel was attacking Hamas which, very unfortunately, was located in a section of Doha, the Capital of… pic.twitter.com/axQSlL46gW — Fan Donald J. Trump 🇺🇸 TRUTH POSTS (@TruthTrumpPosts) September 9, 2025
“The president views Qatar as a strong ally and friend of the United States and feels very badly about the location of this attack.”
White House press sec. Karoline Leavitt read a statement after Israel’s strike on Hamas leadership in Doha. https://t.co/X3EkiIHoZ7 pic.twitter.com/OdDyR4QcgF — ABC News (@ABC) September 9, 2025
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Geopolitica
Lavrov: la Russia non ha voglia di vendetta

La Russia non ha intenzione di vendicarsi dei paesi occidentali che hanno interrotto i rapporti e fatto pressioni su Mosca a causa del conflitto in Ucraina, ha affermato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
Intervenendo lunedì all’Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca, Lavrov ha sottolineato che la Russia non intende «vendicarsi o sfogare la propria rabbia» sulle aziende che hanno deciso di sostenere i governi occidentali nel loro tentativo di sostenere Kiev e imporre sanzioni economiche a Mosca, aggiungendo che l’ostilità è generalmente «una cattiva consigliera».
«Quando i nostri ex partner occidentali torneranno in sé… non li respingeremo. Ma… terremo conto che, essendo fuggiti su ordine dei loro leader politici, si sono dimostrati inaffidabili», ha affermato il ministro.
Secondo Lavrov, qualsiasi futuro accesso al mercato dipenderà anche dalla possibilità che le aziende rappresentino un rischio per i settori vitali per l’economia e la sicurezza della Russia.
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Il ministro ha sottolineato che la Russia è aperta alla cooperazione e non ha alcuna intenzione di isolarsi. «Viviamo su un piccolo pianeta. Costruire i muri di Berlino è stato in stile occidentale… Non vogliamo costruire alcun muro», ha affermato, riferendosi al simbolo della Guerra Fredda che ha diviso la capitale tedesca dal 1961 al 1989.
«Vogliamo lavorare onestamente e se i nostri partner sono pronti a fare lo stesso sulla base dell’uguaglianza e del rispetto reciproco, siamo aperti al dialogo con tutti», ha affermato, indicando il vertice in Alaska tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense, Donald Trump, come esempio di impegno costruttivo.
Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha dichiarato sabato che le aziende occidentali sarebbero state benvenute se non avessero sostenuto l’esercito ucraino e avessero rispettato gli obblighi nei confronti dello Stato e del personale russo, tra cui il pagamento degli stipendi dovuti.
Questo mese Putin ha anche respinto l’isolazionismo, sottolineando che la Russia vorrebbe evitare di chiudersi in un «guscio nazionale», poiché ciò danneggerebbe la competitività. «Non abbiamo mai respinto o espulso nessuno. Chi vuole rientrare è il benvenuto», ha aggiunto.
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