Geopolitica
L’Europa ammette di non voler la pace. Il ministero Esteri russo: la UE è ora il dipartimento relazioni economiche NATO
L’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica diSicurezza Josep Borrell, che era stato a Kiev con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen l’8 aprile, ha twittato ieri che il conflitto si concluderà solo con una risoluzione militare.
«“Torno con una chiara lista di cose da fare: “1. Questa guerra sarà vinta sul campo di battaglia. Sono in corso ulteriori 500 milioni di euro dall’#EPF [European Peace Facility]. Le consegne di armi saranno adattate alle esigenze ucraine».
Le sconvolgenti dichiarazioni bellicose dell’europapavero Borrello si estendono in un thread, una serie di vari tweet.
Touched by the resilience, determination and hospitality of @ZelenskyyUA & @Denys_Shmyhal.
I return with a clear to do list:
1. This war will be won on the battlefield. Additional €500 million from the #EPF are underway. Weapon deliveries will be tailored to Ukrainian needs. pic.twitter.com/Jgr61t9FfW
— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) April 9, 2022
In ulteriori Tweet, il Borrell, con parole che paiono totalmente divorziate dalla realtà dei cittadini europei di cui dovrebbe garantire la sicurezza, parla di estensione delle sanzioni: «Dobbiamo continuare ad aumentare la nostra pressione sulla Russia. Abbiamo già imposto massicce sanzioni, ma è necessario fare di più nel settore energetico, compreso il petrolio»
C’è di che rimanere sbigottiti.
3. We need to continue to increase our pressure on Russia. We have imposed massive sanctions already but more needs to be done on the energy sector, incl oil.
4.On Monday, I am convening an EU Foreign Affairs Council #FAC to discuss next steps. pic.twitter.com/6qDyGU32US
— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) April 9, 2022
La Russia ha subito reagito alla franca ammissione dell’alto rappresentante europeo di non volere la pace ma la vittoria militare dell’Ucraina su Mosca.
La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha risposto all’ammissione del ministro degli Esteri dell’UE Josep Borrell secondo cui l’UE non consentirà un accordo di pace, solo una “soluzione militare”, osservando che l’UE si è trasformata in un ramo economico della NATO.
«Giusto per ricordare che si tratta di un’ “organizzazione economica”! Non è più l’Unione Europea. È semplicemente il dipartimento per le relazioni economiche della NATO» ha scritto la diplomatica nel suo canale Telegram.
L’agenzia TASS osserva che i leader dell’UE non hanno mai rilasciato dichiarazioni sulla priorità della vittoria militare sulla soluzione politica durante le guerre in Jugoslavia, in Libia o in Afghanistan, dove la maggior parte delle Nazioni dell’UE erano coinvolte come membri della NATO. Né tali dichiarazioni sono state espresse durante l’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti, che i principali paesi dell’UE hanno condannato come basate sulla disinformazione e sulle bugie sul possesso di armi di distruzione di massa da parte di Baghdad.
Da cittadini europei ci permettiamo di osservare che quelle di Borrell sono parole inaccettabili che dovrebbero cagionare le sue immediate dimissioni.
Come si può, in un contesto di fabbriche che chiudono e catastrofe economica e perfino alimentare incipiente, parlare di ulteriori sanzioni?
Come si può, invece che invitare ad un tavolo risolutivo che dia una pace in tempi brevi, soffiare sul fuoco della guerra, parlare di una vittoria che può esistere solo sul campo di battaglia, e vantarsi del traffico di armi dalla UE a Kiev?
Come possiamo tollerare l’idea di un’élite bruxellita indirettamente omicida e direttamente suicida a scegliere per noi e per il futuro dei nostri figli?
Immagine da Twitter
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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