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L’esplosione dello scandalo sul C-19 nella Germania della Merkel

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Renovatio 21 traduce questo articolo di William F. Engdahl. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

 

Il modello tedesco ampiamente elogiato del regime di Angela Merkel per affrontare la pandemia COVID-19 è ora inghiottito da una serie di scandali potenzialmente devastanti che vanno al cuore dei test e dei consigli medici utilizzati per dichiarare i lockdown economici draconiani e le prossime, di fatto obbligatorie, vaccinazioni. Gli scandali coinvolgono un professore nel cuore del gruppo consultivo sul coronavirus della Merkel. Le implicazioni vanno ben oltre i confini tedeschi fino alla stessa OMS e alle loro raccomandazioni globali.

 

 

L’intero caso per il lockdown di emergenza imposto dall’OMS di aziende, scuole, chiese e altre arene sociali in tutto il mondo si basa su un test introdotto, sorprendentemente presto, nella saga del coronavirus di Wuhan, Cina

L’intero caso per il lockdown di emergenza imposto dall’OMS di aziende, scuole, chiese e altre arene sociali in tutto il mondo si basa su un test introdotto, sorprendentemente presto, nella saga del coronavirus di Wuhan, Cina.

 

Il 23 gennaio 2020, sulla rivista scientifica Eurosurveillance, del Centro dell’UE per la prevenzione e il controllo delle malattie, il dottor Christian Drosten, insieme a diversi colleghi dell’Istituto di virologia di Berlino al Charite Hospital, insieme al capo di una piccola azienda biotecnologica di Berlino, TIB Molbiol Syntheselabor GmbH, ha pubblicato uno studio che afferma di hanno sviluppato il primo test efficace per rilevare se qualcuno è stato infettato dal nuovo coronavirus identificato solo pochi giorni prima a Wuhan. L’articolo di Drosten era intitolato «Rilevamento del nuovo coronavirus del 2019 (2019-nCoV) mediante RT-PCR in tempo reale» (Eurosurveillance 25 [8] 2020).

 

La notizia è stata accolta con immediato appoggio dal direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom, il primo medico non medico a capo dell’OMS. Da allora il test Drosten per il virus, chiamato test in tempo reale o RT-PCR, si è diffuso tramite l’OMS in tutto il mondo, come il protocollo di test più utilizzato per determinare se una persona possa avere COVID-19, la malattia.

Il documento che ha stabilito il test Drosten PCR per il ceppo Wuhan di coronavirus che è stato successivamente adottato con fretta indecente dal governo Merkel insieme all’OMS per uso mondiale  non è mai stato sottoposto a peer review

 

Il 27 novembre un gruppo molto rispettato di 23 virologi internazionali, microbiologi e scienziati affini ha pubblicato un invito affinché Eurosurveillance ritiri l’ articolo di Drosten del 23 gennaio 2020. La loro attenta analisi del pezzo originale è schiaccianteLa loro è una vera e propria peer review «revisione tra pari». Accusano Drosten e compagni di incompetenza scientifica «fatale» e di difetti nel promuovere il loro test.

 

Per cominciare, come rivelano gli scienziati critici, il documento che ha stabilito il test Drosten PCR per il ceppo Wuhan di coronavirus che è stato successivamente adottato con fretta indecente dal governo Merkel insieme all’OMS per uso mondiale – con conseguenti gravi lockdown a livello globale e catastrofe economica e sociale – non è mai stato sottoposto a peer review prima della sua pubblicazione dalla rivista Eurosurveillance.

 

I critici sottolineano che «il paper Corman-Drosten è stato sottoposto a Eurosurveillance il 21 gennaio 2020 e accettato per la pubblicazione il 22 gennaio 2020. Il 23 gennaio 2020 il paper era online». Incredibilmente, il protocollo del test Drosten, che era già stato inviato all’OMS a Ginevra il 17 gennaio, è stato ufficialmente raccomandato dall’OMS come test mondiale per determinare la presenza del coronavirus di Wuhan, anche prima che il documento fosse pubblicato.

Il protocollo del test Drosten, che era già stato inviato all’OMS a Ginevra il 17 gennaio, è stato ufficialmente raccomandato dall’OMS come test mondiale per determinare la presenza del coronavirus di Wuhan, anche prima che il documento fosse pubblicato

 

Come sottolineano gli autori critici, per un argomento così complesso e importante per la salute e la sicurezza mondiale, non è possibile una seria peer review di 24 ore da parte di almeno due esperti del settore.

 

I critici sottolineano che Drosten e la sua coautrice, la dottoressa Chantal Reusken, non hanno rivelato un evidente conflitto di interessi. Entrambi erano anche membri del comitato editoriale di Eurosurveillance.

 

Ulteriormente, come riportato da BBC e Google Statistics, il 21 gennaio ci sono stati un totale mondiale di 6 decessi attribuiti al virus Wuhan. Chiedono: «Perché gli autori hanno assunto una sfida per i laboratori di sanità pubblica mentre non c’erano prove sostanziali in quel momento per indicare che l’epidemia era più diffusa di quanto inizialmente pensato?» Un altro coautore dell’articolo Drosten che ha fornito una copertura di apparente credibilità scientifica alla procedura Drosten PCR è stato il capo dell’azienda che ha sviluppato il test oggi in commercio, con la benedizione dell’OMS, in centinaia di milioni, Olfert Landt, Tib-Molbiol a Berlino, ma Landt non ha neanche lui rivelato questo fatto pertinente nel paper di Drosten.

 

«Perché gli autori hanno assunto una sfida per i laboratori di sanità pubblica mentre non c’erano prove sostanziali in quel momento per indicare che l’epidemia era più diffusa di quanto inizialmente pensato?»

Certamente niente di sospetto o di improprio qui, no? Sarebbe importante sapere se Drosten, il principale consulente scientifico della Merkel per COVID-19,  de facto il «Tony Fauci» tedesco, ottiene una percentuale per ogni test venduto da Tib-Molbiol nel loro accordo di marketing globale con Roche.

 

 

Falsi positivi?

Dalla fine di gennaio 2020, i media mainstream mondiali ci hanno inondati tutti di spaventosi aggiornamenti orari sul «numero totale di coronavirus infetti». Di solito aggiungono semplicemente ogni aumento giornaliero a un totale globale di «casi confermati», attualmente oltre 66 milioni. Allarmante, ma per il fatto che, come sottolineano Pieter Borger e i suoi colleghi collaboratori scientifici, «casi confermati» è un numero senza senso. Perché?

 

Il rapporto Borger individua quelli che chiamano «dieci problemi fatali» nel paper di Drosten dello scorso gennaio. Qui riprendiamo il più evidente che può essere facilmente compreso dalla maggior parte dei non addetti ai lavori.

 

I critici sottolineano che Drosten e la sua coautrice, la dottoressa Chantal Reusken, non hanno rivelato un evidente conflitto di interessi. Entrambi erano anche membri del comitato editoriale di Eurosurveillance

Drosten & co. ha fornito sequenze di primer e sonde confuse non specificate. I critici notano: «Questo elevato numero di varianti non solo è insolito, ma crea anche molta confusione per i laboratori. Queste sei posizioni non specificate potrebbero facilmente portare alla progettazione di diverse sequenze di primer alternative che non si riferiscono a SARS-CoV-2 … la descrizione aspecifica confusa nel documento Corman-Drosten non è adatta come protocollo operativo standard. Queste posizioni non specificate avrebbero dovuto essere progettate in modo inequivocabile».

 

Aggiungono che «RT-PCR non è raccomandato per la diagnostica primaria dell’infezione. Questo è il motivo per cui il test RT-PCR utilizzato nella routine clinica per il rilevamento di COVID-19 non è indicato per la diagnosi di COVID-19 su base normativa».

 

 

Cicli di amplificazione

Ma ancora più schiacciante per Drosten è il fatto che non abbia menzionato da nessuna parte che un test sia positivo o negativo, o ciò che definisce un risultato positivo o negativo!

Sarebbe importante sapere se Drosten, il principale consulente scientifico della Merkel per COVID-19,  de facto il «Tony Fauci» tedesco, ottiene una percentuale per ogni test venduto da Tib-Molbiol nel loro accordo di marketing globale con Roche

 

Il rapporto Borger osserva: «Questi tipi di test diagnostici virologici devono essere basati su un SOP (Standard Operational Protocol), compreso un numero di cicli PCR convalidato e fisso (valore Ct) dopo il quale un campione è considerato positivo o negativo. Il valore Ct massimo ragionevolmente affidabile è di 30 cicli. Al di sopra di una Ct di 35 cicli, ci si deve aspettare un numero in rapido aumento di falsi positivi… studi scientifici mostrano che solo i virus non infettivi (morti) vengono rilevati con valori di Ct di 35 ». (Corsivo nostro).

 

L’OMS e Drosten raccomandano un Ct di 45 cicli e, secondo quanto riferito, attualmente lo fanno anche i funzionari sanitari tedeschi.

 

Non c’è da stupirsi che con l’aumento del numero di test all’inizio della stagione influenzale invernale, i «positivi» della PCR in Germania e altrove esplodano.

 

«Al di sopra di una Ct di 35 cicli, ci si deve aspettare un numero in rapido aumento di falsi positivi… studi scientifici mostrano che solo i virus non infettivi (morti) vengono rilevati con valori di Ct di 35 »

Come sottolineano gli autori critici, se le autorità sanitarie specificassero un massimo di 35 cicli , il numero di positivi alla corona sarebbe solo inferiore al 3% del numero attuale! Notano che »un risultato analitico con un valore Ct di 45 è scientificamente e diagnosticamente assolutamente privo di significato (un valore Ct ragionevole non dovrebbe superare 30). Tutto questo dovrebbe essere comunicato in modo molto chiaro. È un errore significativo che il documento Corman-Drosten non menzioni il valore Ct massimo al quale un campione può essere considerato inequivocabilmente come risultato del test positivo o negativo. Anche questo importante limite di soglia del ciclo non è specificato nelle comunicazioni di follow-up fino ad oggi».

 

Gli autori aggiungono: «Il fatto che questi prodotti PCR non siano stati convalidati a livello molecolare è un altro notevole errore del protocollo, che rende inutile qualsiasi test basato su di esso come strumento diagnostico specifico per identificare il virus SARS-CoV-2». (Corsivo nostro).

 

In parole semplici, l’intero edificio della fondazione Gates, il governo della Merkel, l’OMS e il WEF, nonché il caso di vaccini forzati non testati di fatto, si basa sui risultati di un test PCR per il coronavirus che non vale una collina di fagioli. Il test di Drosten e dell’OMS è più o meno una schifezza scientifica.

«È un errore significativo che il documento Corman-Drosten non menzioni il valore Ct massimo al quale un campione può essere considerato inequivocabilmente come risultato del test positivo o negativo»

 

(…)

 

 

William Engdahl

 

 

 

 

F. William Engdahl è consulente e docente di rischio strategico, ha conseguito una laurea in politica presso la Princeton University ed è un autore di best seller sulle tematiche del petrolio e della geopolitica. È autore, fra gli altri titoli, di Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of Genetic Manipulation («Semi della distruzione, l’agenda nascosta della manipolazione genetica»), consultabile anche sul sito globalresearch.ca.

 

Questo articolo, tradotto e pubblicato da Renovatio 21 con il consenso dell’autore, è stato pubblicato in esclusiva per la rivista online New Eastern Outlook e ripubblicato secondo le specifiche richieste.

 

Renovatio 21 offre la traduzione di questo articolo per dare una informazione a 360º.  Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

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Big Pharma

Bayer punta sulla cura del Parkinson dopo decenni di vendita di prodotti come il glifosato legati alla malattia

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Bayer sta avviando una sperimentazione clinica di Fase 3 per un trattamento del Parkinson a base di cellule staminali attraverso la sua controllata BlueRock, nonostante l’azienda stia affrontando migliaia di cause legali relative ai pesticidi collegati alla malattia. Questa mossa evidenzia il duplice ruolo di Bayer nel contribuire al Parkinson e nel cercare di trarne profitto.

 

Bayer sta lanciando un nuovo trattamento sperimentale per il morbo di Parkinson, nonostante il colosso farmaceutico e chimico continui a trarre profitto dalla vendita di pesticidi collegati alla malattia.

 

La società ha annunciato la scorsa settimana che la sua sussidiaria BlueRock Therapeutics LP ha avviato una sperimentazione clinica di fase 3 per il bemdaneprocel, un farmaco progettato per sostituire le cellule cerebrali produttrici di dopamina uccise dalla malattia neurodegenerativa.

 

Il farmaco deriva da cellule staminali impiantate chirurgicamente nel cervello di una persona affetta dal morbo di Parkinson. Una volta impiantate, le cellule staminali possono svilupparsi in neuroni dopaminergici maturi, contribuendo a riformare le reti neurali colpite dal Parkinson.

 

Ripristinano «potenzialmente» la funzionalità motoria e non motoria dei pazienti. Il farmaco è stato approvato dalla Food and Drug Administration statunitense nel 2021.

 

Bemdaneprocel sarà probabilmente disponibile sul mercato tra anni, eppure Bayer sta investendo molto nelle infrastrutture produttive per i futuri prodotti di terapia cellulare e genica. Parte di questo sforzo include la costruzione di uno stabilimento da 250 milioni di dollari in California, secondo Reuters.

 

Le tecnologie di terapia cellulare e genica contro il cancro stanno già generando profitti per altre aziende, ma BlueRock è la prima azienda a portare una terapia cellulare per il Parkinson alla fase 3 degli studi clinici.

 

Le difficoltà finanziarie della Bayer derivano in parte dai brevetti scaduti su due dei suoi farmaci di successo: l’anticoagulante Xarelto e il medicinale per gli occhi Eylea.

 

Ma i maggiori problemi finanziari di Bayer sono radicati nell’acquisizione di Monsanto nel 2018, secondo Reuters. Il glifosato, un diserbante di Monsanto, è collegato al cancro e al Parkinson, le stesse malattie da cui Bayer potrebbe trarre profitto con un nuovo trattamento.

 

Finora, Bayer ha pagato circa 11 miliardi di dollari per risolvere le cause legali relative al glifosato e si stima che siano ancora pendenti 67.000 cause legali nei suoi confronti.

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Molti dei pesticidi della Bayer sono collegati al Parkinson

Il morbo di Parkinson è il disturbo neurologico in più rapida crescita al mondo, caratterizzato dalla perdita di neuroni nella parte del cervello che produce dopamina e che è responsabile del controllo motorio.

 

Sebbene non esista una cura nota per il Parkinson, esistono alcune cause note. Studi dimostrano che l’esposizione a diversi pesticidi è fortemente correlata allo sviluppo della malattia.

 

I collegamenti più ampiamente segnalati tra pesticidi e morbo di Parkinson riguardano l’erbicida paraquat della Syngenta.

 

Attraverso un’indagine sui documenti interni di Syngenta, il giornalista Carey Gillam ha rivelato che l’azienda era consapevole che il suo pesticida causava cambiamenti neurologici che sono il segno distintivo della malattia, ma lavorava segretamente per insabbiare le prove scientifiche del collegamento.

 

Tuttavia, studi recenti collegano anche l’esposizione ad altri pesticidi alla malattia.

 

Numerosi studi di casi, uno studio epidemiologicostudi sugli animali e recenti studi che esaminano molteplici esposizioni a pesticidi dimostrano che il glifosato, una nota neurotossina, probabilmente gioca un ruolo nel Parkinson.

 

Tuttavia, gli scienziati che scrivono sulle più importanti riviste mediche affermano che sono necessarie ulteriori ricerche e una migliore regolamentazione, citando il legame poco studiato tra glifosato e Parkinson come esempio paradigmatico del problema.

 

Parte del problema, affermano, è che sono le aziende produttrici di pesticidi a condurre la maggior parte delle ricerche, e la maggior parte di queste riguarda singoli pesticidi in modo isolato.

 

Nuove prove dimostrano che il Parkinson è anche – e forse più frequentemente – collegato all’esposizione a «cocktail» di pesticidi. Questi causano «una neurotossicità maggiore per i neuroni dopaminergici rispetto a qualsiasi singolo pesticida», perché i diversi pesticidi hanno meccanismi d’azione diversi. Se combinati, possono causare danni neurologici maggiori.

 

Una ricerca pubblicata su Nature Communications ha esaminato la storia dell’esposizione chimica dei pazienti affetti da Parkinson e ha identificato 53 pesticidi implicati nella malattia.

 

Tra le 10 sostanze chimiche identificate come direttamente tossiche per i neuroni collegate al Parkinson figurano pesticidi, erbicidi e fungicidi prodotti dalla Bayer.

 

Tra questi ci sono l’endosulfan, prodotto dall’azienda ma gradualmente eliminato in risposta alle pressioni internazionali; il diquat, un ingrediente chiave utilizzato dalla Bayer per sostituire il glifosato nel Roundup e vietato nell’UE, nel Regno Unito e in Cina; e i fungicidi contenenti solfato di rame e folpet.

 

Un altro studio ha identificato l’esposizione a lungo termine a 14 pesticidi con un aumento del rischio di morbo di Parkinson nelle persone che vivono nella regione delle Montagne Rocciose e delle Grandi Pianure.

 

I tre pesticidi con l’effetto più forte sono stati simazina, atrazina e lindano. Bayer produce diversi pesticidi contenenti simazina e atrazinaBayer in precedenza utilizzava il lindano nei suoi prodotti, ma ne ha gradualmente eliminato l’uso come pesticida agricolo negli Stati Uniti.

 

Bayer è una delle quattro aziende, insieme a Syngenta, Corteva e BASF, che controllano da anni il mercato mondiale dei pesticidi.

 

Negli Stati Uniti, l’azienda ha tentato di proteggersi da ulteriori contenziosi sui rischi per la salute causati dai suoi prodotti chimici, sostenendo una legislazione a livello federale e statale che renderebbe più difficile per gli stati regolamentare i pesticidi o per le persone danneggiate dai prodotti agrochimici fare causa ai produttori.

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 1 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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Big Pharma

AstraZeneca minaccia di ritirare gli investimenti dalla Gran Bretagna

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Il presidente locale di AstraZeneca, multinazionale farmaceutica anglo-svedese, ha dichiarato che l’azienda potrebbe sospendere ulteriori investimenti in Gran Bretagna se il governo non riformerà le sue politiche sui prezzi dei farmaci. Lo riporta il quotidiano Telegraph.   La società ha già posticipato o cancellato progetti per centinaia di milioni di sterline, citando un ambiente commerciale sempre meno favorevole nel Paese.   Shaun Grady ha criticato il sistema di prezzi del Servizio Sanitario Nazionale, definito obsoleto e restrittivo, che impone limiti di spesa e alti sconti sui farmaci di marca, considerandolo un ostacolo significativo agli investimenti. Il dirigente ha sostenuto che il Regno Unito sta perdendo terreno nell’adozione dell’innovazione medica, rendendolo una destinazione meno attrattiva per l’espansione globale del settore farmaceutico.   «Noi non siamo riusciti a tenere il passo con gli investimenti in medicina nel corso degli anni», ha dichiarato durante la conferenza del Partito Conservatore.

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Il Grady ha avvertito che, senza un miglioramento del contesto commerciale, il Regno Unito rischia di essere escluso dalla lista delle destinazioni globali più appetibili. Ha inoltre sottolineato che i modelli di valutazione del rapporto costo-efficacia per l’approvazione di nuovi trattamenti, non aggiornati da 25 anni, sono «piuttosto spaventosi».   Il mese scorso, AstraZeneca, che detiene la maggiore capitalizzazione di mercato sul FTSE 100, ha sospeso un progetto di ammodernamento da 200 milioni di sterline (271,26 milioni di dollari) per il suo centro di ricerca a Cambridge, che avrebbe creato 1.000 posti di lavoro. All’inizio dell’anno, l’azienda ha cancellato un investimento di 450 milioni di sterline (oltre 518 milioni di euro) per un impianto di produzione di vaccini nel nord dell’Inghilterra, a causa della riduzione dei finanziamenti governativi.   Secondo il Telegraph, questa decisione mette a rischio l’intero pacchetto di investimenti da 650 milioni di sterline annunciato da AstraZeneca nel Regno Unito nel 2024, che potrebbe essere abbandonato. Il governo britannico non ha ancora rilasciato dichiarazioni in merito.   Grady ha confrontato la lentezza burocratica britannica con l’efficienza delle autorità statunitensi, raccontando di aver incontrato il governatore della Virginia e di aver annunciato un investimento di 50 miliardi di sterline (43,2 miliardi di euro) negli Stati Uniti in soli 33 giorni. Ha descritto l’approccio americano come un «servizio di concierge» e ha esortato Londra ad adottare una strategia altrettanto dinamica e competitiva per attrarre investimenti globali.   AstraZeneca ha ammesso in tribunale che il suo vaccino contro il COVID-19 può potenzialmente causare coaguli di sangue (trombosi) mortali e bassi livelli di piastrine nel sangue in alcuni pazienti, e – dopo anni di polemiche, sospetti e cause giudiziarie – lo ha ritirato dalla circolazione in tutto il mondo.   In un episodio storico grottesco rivelato nelle sue memorie, l’ex primo ministro britannico Boris Johnson ha dichiarato di aver radunato funzionari della difesa per pianificare un’operazione clandestina nei Paesi Bassi per impossessarsi di vaccini anti-COVID-19 nel contesto di una controversia tra Londra e UE nel 2021. La fabbrica conteneva circa 5 milioni di dosi di vaccino Oxford AstraZeneca prodotte da subappaltatori presso lo stabilimento olandese Halix. L’UE si rifiutava di inviare i lotti di siero genico nel Regno Unito, citando le esigenze dei suoi cittadini.   Come riportato da Renovatio 21, numerose polemiche e controversie si sono addensate negli anni sul conto dei prodotti dell’azienda anglosvedese.

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Autismo

Paracetamolo, Big Pharma e FDA erano da anni a conoscenza del rischio autismo

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Le email ottenute dalla Daily Caller News Foundation mostrano che già nel 2008, i dirigenti della Johnson & Johnson, il produttore originale del Tylenol [come chiamano il paracetamolo in America, ndt], erano preoccupati in privato per quella che ritenevano una prova attendibile di un possibile legame tra autismo e paracetamolo. Anche la FDA era a conoscenza di tale legame.

 

Secondo i documenti ottenuti nelle cause legali contro Kenvue, i produttori di Tylenol [il nome commerciale del paracetamolo in USA, ndt] e la Food and Drug Administration (FDA) statunitense erano a conoscenza da anni della probabile associazione tra l’uso del farmaco durante la gravidanza e i disturbi dello sviluppo neurologico, tra cui l’autismo.

 

«Il peso delle prove inizia a sembrarmi pesante», ha affermato Rachel Weinstein , direttrice statunitense dell’epidemiologia per la divisione farmaceutica Janssen di Johnson & Johnson (J&J), in un’e-mail in cui commentava diversi studi che mostravano il collegamento.

 

La Daily Caller News Foundation ha ottenuto le e-mail da Keller Postman LLC, lo studio legale che rappresenta i querelanti in una class action federale contro Kenvue.

 

La J&J ha prodotto il Tylenol fino al 2023, quando ha trasferito la produzione a Kenvue, un’azienda separata.

 

Le rivelazioni via e-mail seguono l’annuncio fatto la scorsa settimana dal presidente Donald Trump secondo cui le donne incinte non dovrebbero assumere Tylenol e l’annuncio della FDA che aggiungerà avvertenze ai prodotti contenenti paracetamolo.

 

Le etichette aggiornate dei prodotti avvertiranno che il paracetamolo può essere associato a un rischio maggiore di patologie neurologiche, tra cui autismo e disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), nei bambini. La FDA ha affermato che informerà anche i medici e il pubblico di questo rischio.

 

I media tradizionali e le organizzazioni sanitarie pubbliche hanno attaccato gli avvertimenti come infondati o esagerati. Alcune organizzazioni giornalistiche hanno citato scienziati – come l’epidemiologa dell’Università del Massachusetts Ann Bauer – che hanno pubblicato studi che identificano il legame tra Tylenol e autismo e hanno chiesto avvertimenti, ma che ora stanno pubblicamente ritrattando le loro preoccupazioni.

 

Tuttavia, il Daily Caller ha scoperto che, nonostante la confusione nei media e tra gli esperti di salute pubblica, le e-mail mostrano che già nel 2008 i dirigenti di J&J erano preoccupati in privato per la presenza di prove attendibili di un possibile collegamento tra autismo e paracetamolo. Hanno riconosciuto il collegamento in un’e-mail e hanno suggerito ulteriori indagini.

 

Le meta-analisi interne della FDA condivise con The Defender mostrano che l’agenzia aveva valutato per anni l’aggiunta di nuovi avvertimenti sugli effetti collaterali del paracetamolo nei bambini.

 

Nel 2019, gli scienziati della FDA hanno condotto una meta-analisi che ha rilevato disturbi urogenitali nei neonati collegati al farmaco. Gli scienziati hanno anche notato collegamenti con problemi di neurosviluppo. Nel 2022, la FDA ha condotto un’altra meta-analisi che ha rilevato un collegamento con l’ADHD.

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I produttori del Tylenol hanno monitorato attentamente una serie di pubblicazioni scientifiche che mostrano un collegamento con l’autismo 

La Daily Caller News Foundation ha ricevuto email risalenti a oltre un decennio fa, che indicavano che i responsabili aziendali di J&J erano stati allertati del possibile legame tra paracetamolo e disturbi neurologici. Le email mostravano che J&J aveva persino preso in considerazione l’idea di proseguire la ricerca, ma poi aveva deciso di non farlo.

 

Il punto vendita ha anche ottenuto un’e-mail del 2012 di Leslie Shur, responsabile della divisione J&J che monitora gli effetti collaterali, in cui si riconosceva un altro reclamo da parte di un consumatore in merito al problema, e un’e-mail del 2014 in cui si dimostrava che il problema era stato sollevato con l’amministratore delegato Alex Gorsky, il cui nome è scritto in modo errato nell’e-mail.

 

Secondo la giornalista Emily Kopp, autrice dell’articolo del Daily Caller:

 

«I produttori di Tylenol hanno seguito attentamente una serie di pubblicazioni scientifiche che hanno riscontrato un’associazione tra l’assunzione del farmaco di successo in gravidanza e nell’infanzia e il rischio di autismo, come dimostrano altri documenti aziendali».

 

Una presentazione interna del 2018, definita dall’azienda «riservata e riservata», riconosce che gli studi osservazionali mostrano un’associazione «piuttosto coerente» tra l’esposizione prenatale al Tylenol e i disturbi dello sviluppo neurologico.

 

Un’altra diapositiva della presentazione riconosce che meta-analisi più ampie, ovvero revisioni che riassumono più studi scientifici, hanno riscontrato un’associazione, ma sottolinea i punti deboli di questi studi, come le variabili confondenti e la soggettività nella misurazione dei tratti autistici.

 

Un portavoce di Kenvue ha dichiarato al Daily Caller che l’azienda ritiene che non vi sia «alcun nesso causale tra l’uso di paracetamolo durante la gravidanza e l’autismo» e che i suoi prodotti sono «sicuri ed efficaci» se utilizzati come indicato sull’etichetta.

 

Kopp ha fatto notare che il sito web dell’azienda afferma anche che «dati scientifici credibili e indipendenti continuano a non dimostrare alcun collegamento provato tra l’assunzione di paracetamolo e l’autismo» e che «non esiste alcuna scienza credibile che dimostri che l’assunzione di paracetamolo causi l’autismo».

 

Tuttavia, ha scoperto che le e-mail interne mostravano dipendenti che discutevano di uno studio del 2018 e di uno del 2016, i quali concludevano entrambi che le donne incinte avrebbero dovuto essere messe in guardia sui possibili effetti dell’assunzione di Tylenol durante la gravidanza.

 

Ha trovato anche delle email in cui si diceva che J&J aveva preso in considerazione la possibilità di finanziare studi sul possibile collegamento tra Tylenol e autismo, ma aveva deciso di non «esporsi», temendo che i propri studi potessero confermare i risultati.

 

Secondo Kopp:

 

L’azienda ha inoltre condotto una ricerca che ha definito «ascolto sociale», monitorando le ricerche su Google e i post sui social media alla ricerca di prove su Tylenol e autismo da gennaio 2020 a ottobre 2023.

 

«L’azienda ha avviato la ricerca sulle tendenze dei social media dopo la pubblicazione nel 2021 di un invito all’azione sul Tylenol su Nature Reviews Endocrinology da parte di 13 esperti statunitensi ed europei “alla luce delle gravi conseguenze dell’inazione”».

 

L’azienda ha scritto una revisione nel 2023, Project Cocoon, che segnalava preoccupazioni relative agli effetti collaterali urogenitali e neurologici dei farmaci nei neonati, che i dirigenti hanno notato riguarda «ogni aspetto del marchio», ha scritto Kopp.

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Anche la FDA è preoccupata per le crescenti prove

Secondo lo psichiatra David Healy, la FDA ha iniziato a preoccuparsi anche per le crescenti prove di un legame tra paracetamolo e disturbi dello sviluppo neurologico, a partire da una pubblicazione su JAMA Pediatrics nel 2014 e seguita da diverse importanti pubblicazioni negli anni successivi.

 

Healy è un testimone esperto in un caso contro Kenvue e Safeway , sostenendo che non hanno avvisato adeguatamente i consumatori del rischio di autismo o ADHD derivante dall’esposizione prenatale al farmaco.

 

Documenti del 2019 e del 2022, resi disponibili tramite richieste ai sensi del Freedom of Information Act associate alla causa e condivisi con The Defender, mostrano che, sulla base di una meta-analisi della letteratura pubblicata, la FDA ha identificato collegamenti coerenti tra paracetamolo e rischi sia urogenitali che neurologici.

 

Già nel 2019, gli autori di uno studio della FDA avevano raccomandato di rivedere le etichette per consigliare alle donne incinte di «fare attenzione all’uso occasionale di paracetamolo quando non è strettamente necessario per il dolore o per altri scopi».

 

Il documento del 2022, incentrato principalmente sui risultati neurologici, afferma che, nonostante i limiti dello studio, le meta-analisi e altre ricerche hanno costantemente riscontrato collegamenti tra paracetamolo e ADHD e, di conseguenza, «potrebbe essere prudente, come misura precauzionale…» Tuttavia, il resto della raccomandazione è redatto.

 

Healy ha affermato che le rivelazioni di Weinstein e di altri che lavorano con J&J sono particolarmente significative perché le case farmaceutiche hanno la responsabilità di informare i consumatori quando sanno che un farmaco potrebbe essere collegato a un evento avverso.

 

«L’onere di avvertire non sorge quando c’è una chiara correlazione causa-effetto», ha affermato Healy. «Sorge quando ci sono motivi per ritenere che potrebbe esserci un problema».

 

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Immagine di Katy Warner via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

 

 

 

 

 

 

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