Spirito
Le prove dell’invalidità dell’elezione di Bergoglio in mano ad un cardinale? Le parole di mons. Viganò
Nella sua ultima intervista rilasciata al direttore, Matt Gasper di Catholic Family News monsignor Carlo Maria Viganò ha raccontato che vi sarebbe un cardinale, presente al conclave 2013 che avrebbe confidato agli amici di «di esser stato testimone di fatti tali da rendere nulla l’elezione di Jorge Mario». Già nel 2022 monsignor Viganò espresse i suoi dubbi sulla validità del conclave del 2013 e chiese un’indagine.
Finora, diversi articoli e libri hanno indicato che all’epoca esistevano schemi e riunioni organizzate per promuovere l’elezione di Jorge Bergoglio.
In particolare, un vaticanista vicino a papa Francesco, Gerard O’Connell, ha pubblicato nel 2019 il libro The Election of Pope Francis: An Inside Account of the Conclave That Changed History («L’elezione di papa Francesco: un resoconto interno del conclave che ha cambiato la storia»),in cui rivela che l’11 marzo 2013, un giorno prima, si è svolta una riunione di cardinali progressisti per discutere di un possibile candidato. del primo giorno del conclave. Tra i cardinali c’erano Godfried Danneels, Walter Kasper, Cormac Murphy-O’Connor e Karl Lehmann, tutti membri della cosiddetta «mafia di San Gallo».
Catherine Pepinster, ex redattore capo del settimanale cattolico britannico The Tablet, afferma nel libro The Keys and the Kingdom: The British and the Papacy from John Paul II to Francis che il ministero degli esteri britannico potrebbe aver svolto un ruolo importante nella Elezione papale del 2013, soprattutto organizzando un altro incontro chiave in vista del conclave che doveva promuovere Bergoglio, definito un «very British coup», cioè un golpe molto britannico, dove avrebbero avuto un ruolo di primo piano il cardinale Murphy-O’Connor e l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede Nigel Baker. Ricordiamo, en passant, che qualcuno indica il ruolo particolarmente attivo di un altro monsignore britannico, Paul Gallagher, nei rapporti con Zelens’kij, al punto da intrattenersi con il presidente ucraino durante l’ultima visita di questi in Vaticano.
È inoltre nota la spinta data dall’ex cardinale americani Theodore McCarrick, sberrettato da Bergoglio dopo l’emersione di scandali a base di omosessualità e pedofilia che lo riguardavano personalmente. Ricordiamo, en passant, che proprio dall’appoggio dato al papa a McCarrick è partita la rivolta di monsignor Viganò, forse per questo divenuto obiettivo primario della lobby vaticana – cioè della quasi totalità dell’Oltretevere.
Secondo quanto riportato da Lifesitenews, McCarrick aveva detto in pubblico che prima che i cardinali elettori «entrassero nelle conversazioni generali», era stato avvicinato da «un gentiluomo italiano molto interessante e influente». L’influente italiano ha visitato McCarrick al seminario dove McCarrick si trovava a Roma. Questo «uomo molto brillante, uomo molto influente a Roma» disse: «E Bergoglio? Ha una possibilità?» McCarrick si disse sorpreso dalla domanda e ha risposto: “Non credo perché nessuno ha menzionato il suo nome». L’uomo ha detto, riferendosi a Bergoglio: «Potrebbe farlo, sapete, riformare la chiesa».
Ad oggi non è ancora chiaro chi sia questa misteriosa figura che confabulava con il cardinale americano poi accusato di crimini e peccati abominevoli.
A questi enigmi, ora si aggiungono le parole di monsignor Viganò.
Renovatio 21 riporta di seguito lo sconvolgente passaggio dell’intervista dell’arcivescovo già Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America.
In una recente intervista, ha detto che alcuni cardinali «creati da Benedetto XVI si sono dimostrati completamente inferiori alle aspettative dei fedeli conservatori» e che alcuni di loro «all’ultimo Conclave hanno assistito a cose che non denunciano pubblicamente». A cosa crede abbiano assistito e perché non le denunciano?
Alcuni cardinali entrati in Conclave nel 2013 sembrano non comprendere la gravità di quanto è avvenuto e sta avvenendo, sotto false apparenze di legalità formale. Li abbiamo sentiti difendere a spada tratta il Papato, dichiarando che gli errori propalati da Bergoglio e le sue estemporanee provocazioni non sono da ritenersi Magistero papale; li abbiamo sentiti chiedere a Bergoglio di sciogliere i Dubia senza che questi si sia nemmeno degnato di rispondere, e tutto è finito lì.
Ma questa denuncia degli effetti – cioè il «pontificato» presente – è del tutto inutile quando rifiuta, a prescindere, di riconoscere le loro cause nella rivoluzione conciliare. La loro volontà tetragona di «salvare» lo pseudomagistero del Vaticano II, che è causa remota della crisi presente, rende del tutto vana qualsiasi azione in difesa della Chiesa.
Per quel che riguarda il silenzio sugli eventi occorsi durante il Conclave, vedo anche qui prevalere la mentalità legalista sulla necessità impellente di porre fine al colpo di stato eversivo della deep church.
La loro principale preoccupazione è non mettere in crisi l’osservanza di norme valide in tempi di relativa normalità, perché non si possa dire che abbiano violato dei precetti umani, mentre con il loro rispetto delle procedure si trovano ad avvallare la violazione dei precetti divini da parte – nientemeno – che dei vertici della Gerarchia cattolica.
Trovo incomprensibile che un membro del Collegio cardinalizio possa confidare ad amici di esser stato testimone di fatti tali da rendere nulla l’elezione di Jorge Mario, e che allo stesso tempo non li voglia denunciare pubblicamente per non infrangere il segreto pontificio: quel segreto che ha già infranto parlandone a qualcuno che non può fare nulla, costringe Sua Eminenza al silenzio dinanzi alla Chiesa, i cui Pastori forse potrebbero dirimere la questione.
Ma qui non parliamo del Sigillo della Confessione, ma di questioni che hanno ragione di essere riservate fino a che questo non va in danno dell’istituzione che le ha poste in vigore; altrimenti ci ritroviamo come i farisei del Vangelo, che chiedevano a Nostro Signore se fosse lecito tirar fuori dal pozzo un asino nel giorno di sabato.
Le indiscrezioni di questi Cardinali vertono sull’evidenza di gravi irregolarità, senza fornire ulteriori dettagli. Mi viene in mente quanto avvenne nel 1958, con la questione della fumata inizialmente bianca e poi diventata nera: sembra che l’eletto fosse il Card. Giuseppe Siri, ma che per l’opposizione del regime comunista sovietico si sia forzata la mano costringendo i Padri a eleggere un altro Papa, che guarda caso fu il conciliante Angelo Giuseppe Roncalli.
Se davvero queste confidenze fossero vere, non oso pensare il travaglio morale di chi si appresta a portarsi il segreto nella tomba, quando avrebbe l’opportunità di smascherare i maneggi della Mafia di San Gallo. Se non fossero vere, non avrebbe senso parlarne nemmeno con le persone di maggior fiducia (che però con qualcuno hanno parlato, visto che la notizia è trapelata).
Dal punto di vista umano, crede che il prossimo Conclave non ripeterà l’esito del 2013?
Salvo interventi straordinari della Provvidenza, il Collegio cardinalizio è stato ampiamente screditato da Bergoglio: Caligola si limitò alla minaccia di nominare sacerdote e console il suo cavallo Incitatus; questo invece crea Cardinali che sotto Pio IX sarebbero stati spediti in partibus infidelium.
L’esito del prossimo conclave appare quindi scontato, rebus sic stantibus. Ma se dovessero emergere prove di una qualche grave irregolarità nel Conclave del 2013, questo renderebbe ipso facto nulla l’elezione che ne è seguita, e conseguentemente tutti gli atti di governo e di magistero posti in essere dall’eletto.
Tra questi atti, la creazione dei Cardinali, sicché tutti i Concistori di Bergoglio sarebbero nulli: ci ritroveremmo d’incanto alla situazione del 2013 e questo scompaginerebbe i piani di Bergoglio, perché gli Elettori del prossimo Conclave sarebbero certamente meno propensi a ripetere gli errori già commessi e, forti dell’esperienza di questo decennio, potrebbero eleggere il meno peggiore tra loro.
Immagine di Tenan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)
Spirito
«Rimarrà solo la Chiesa Trionfante su Satana»: omelia di mons. Viganò
Renovatio 21 pubblica questa omelia dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò nella Prima Domenica di Avvento

Qui legit intelligat
Omelia nella Prima Domenica di Avvento
Terra vestra deserta; civitates vestræ succensæ igni:
regionem vestram coram vobis alieni devorant,
et desolabitur sicut in vastitate hostili.
Il vostro paese è desolato, le vostre città consumate dal fuoco,
i vostri campi li divorano gli stranieri, sotto i vostri occhi;
tutto è devastato, come per un sovvertimento di barbari.
Is 1, 7
Intervenendo all’Assemblea Generale della CEI ad Assisi (1), il card. Matteo Zuppi ha detto che «la Cristianità è finita», e che questo fatto dev’essere considerato positivamente, come un’occasione, un καιρός.
Non vi sfuggirà l’uso del lessico globalista, secondo il quale ogni crisi indotta dal Sistema è anche un’opportunità: la cosiddetta pandemia COVID, la guerra in Ucraina, la transizione ecologica, l’islamizzazione delle nazioni occidentali. Zuppi – uno dei principali esponenti della chiesa sinodale – si guarda bene però dal riconoscere che la distruzione dell’edificio cattolico e la cancellazione della presenza cattolica nella società siano l’effetto logico e necessario dell’azione eversiva del Concilio Vaticano II e dei suoi sviluppi remoti e recenti, ostinatamente imposta dalla Gerarchia stessa.
D’altra parte, nel momento in cui viene spodestato Cristo Re e Pontefice sostituendolo con la volontà della base – prima la collegialità, oggi la sinodalità – non poteva che accadere nella Chiesa Cattolica ciò che duecento anni prima era accaduto nella cosa pubblica.
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L’austera liturgia dell’Avvento inizia nel cuore della notte, quando al Primo Notturno del Mattutino risuonano le tre Lezioni con l’oracolo di Isaia. Otto secoli prima della Venuta del Salvatore, il Signore rimprovera per bocca del Profeta l’infedeltà del Suo popolo: «Guai alla nazione peccatrice, popolo carico d’iniquità, razza di malvagi, figli corrotti!» (Is 1, 4)
Quelle parole severe, pronunciate per i nostri padri in vista della prima Venuta di Cristo, sono ancora più valide per noi, testimoni di quella Incarnazione che ci apprestiamo a celebrare alla fine del sacro tempo dell’Avvento; ma parimenti in attesa della seconda Venuta di Cristo Giudice, questa volta, nella gloria. È il tema del Vangelo di oggi: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli…» (Lc 21, 25) E come si è chiuso l’anno liturgico domenica scorsa con un richiamo alla fine dei tempi, così inizia questo nuovo anno con la prima Domenica d’Avvento: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino».
Noi ci troviamo tra due eventi epocali: la prima Venuta di Cristo nell’umiltà della condizione umana e nell’oscuramento della Sua divinità per compiere l’opera della Redenzione; e la seconda Venuta di Cristo come Rex tremendæ majestatis, che verrà a giudicare il mondo per ignem, attraverso il fuoco della Sua Giustizia.
È tra questi due fatti storici che la Chiesa Militante porta a termine la propria missione santificatrice: il primo, già compiuto; il secondo, ancora da compiersi e da decifrare, come nella parabola del fico, ab arbore fici discite parabolam (Mt 24, 32). Prima dell’Incarnazione vigeva l’Antica Legge, dopo la resurrezione dei morti e il Giudizio universale si avranno i nuovi cieli e la nuova terra (Ap 21, 1), e rimarrà solo la Chiesa Trionfante: trionfante su Satana definitivamente sconfitto, e sull’Anticristo che verrà ucciso dall’Arcangelo San Michele. La storia della Salvezza si compie tra queste due date storiche, separate da duemila anni di battaglie dagli esiti alterni tra Dio e Satana. Duemila anni grondanti del sangue innocente dei Martiri, versato dalle stesse mani assassine che sotto l’Antica Legge uccisero e lapidarono i Profeti che il Signore mandava al Suo popolo (Lc 13, 34).
La testimonianza della fedeltà a Dio chiede il passaggio attraverso il certamen, il combattimento della Croce. Questa verità – teologica perché essenziale al piano trinitario della Redenzione – si esplicita nel Sacrificio perfetto del Capo del Corpo Mistico; e si perpetua misticamente – e talora realmente col Martirio – nell’oblazione delle membra di quel Corpo.
Prima ad immolarSi, in un modo possibile solo alla Immacolata Madre di Dio, fu la Vergine Santissima, Regina Crucis, che per questo onoriamo come nostra Corredentrice e – in virtù di quella oblazione – nostra Mediatrice di tutte le Grazie presso la Maestà divina. Il passaggio dalla Vecchia alla Nuova ed Eterna Alleanza è bagnato dal sangue di tante vite, prima e dopo il supremo Lavacro del Golgota da parte del Verbo Incarnato. Un sangue versato per mano di figli corrotti, presenti allora come oggi sotto le volte del Tempio di Dio.
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Quando nel libro di Ezechiele leggiamo la visione delle abominazioni di Israele (2) – con le stanze segrete del tempio di Gerusalemme usate dai settanta anziani della casa d’Israele per celebrare culti infernali, e il luogo più sacro tra vestibolo e altare adibito all’adorazione del sole (3) – sorge spontaneo il parallelo con le abominazioni cui abbiamo assistito negli ultimi decenni: dall’adorazione del Buddha sul tabernacolo della chiesa di Santa Chiara ad Assisi, all’epoca del pantheon di Giovanni Paolo II, all’intronizzazione dell’immondo idolo della Pachamama nella Basilica Vaticana. È difficile non riconoscere in questa mescolanza di culti cananei e babilonesi, praticata da una parte del popolo di Israele, un rimando al culto della Madre Terra, alla «conversione» green, agli obiettivi sostenibili dell’Agenda 2030.
Ma se queste abominazioni condussero gli Ebrei dell’Antica Legge all’esilio, quale punizione aspetta coloro che le compiono sotto la Nuova Legge? Se il Signore era offeso per le contaminazioni dei riti pagani nella liturgia del Tempio volute dalla gerarchia sacerdotale ebraica (4), come non potrebbe Egli essere maggiormente offeso da analoghe e peggiori contaminazioni introdotte nella liturgia dalla Gerarchia della chiesa conciliare e sinodale? «Quomodo facta est meretrix civitas fidelis?» (Is 1, 21) Come ha fatto la città fedele a diventare una meretrice? – si chiede il Profeta Isaia.
«Il vostro paese è desolato, le vostre città sono consumate dal fuoco, i vostri campi li divorano gli stranieri, sotto i vostri occhi; tutto è devastato, come per un sovvertimento di barbari» (ibid., 7). Non è questo che noi vediamo nelle nostre nazioni, ribelli ai Comandamenti di Dio e alla Sua santa Legge? Non ci sembra forse che la Gerarchia della Chiesa – la civitas fidelis – si prostituisca al nuovo culto del sole, anziché riconoscere in Cristo il Sol Justitiæ che tutti illumina con la divina Verità? Perché questo vile asservimento alle istanze dei nemici di Dio, della Chiesa e dell’umanità?
Quando nel silenzio della Notte Santa il Verbo Eterno del Padre ha visto la luce nella carne dell’Emmanuele, le antiche Profezie messianiche sono apparse nella loro evidenza, mostrando nell’Uomo-Dio il compimento delle Scritture. Fu una rivelazione. Fu la Rivelazione. Ma un’altra rivelazione – nel senso proprio del termine greco ἀποκάλυψις, che vuol dire togliere il velo – si avrà alla fine dei tempi, quando non sarà la realtà a mutare, ma il nostro modo di guardarla, senza quegli impedimenti che velavano il nostro sguardo. Anche allora vedremo compiersi la Scrittura: il tradimento dell’Autorità civile e religiosa, l’apostasia della Gerarchia ecclesiastica, la dissoluzione del corpo sociale in guerre, carestie, pestilenze, cataclismi. E come vi fu chi, nonostante l’evidenza, negò che Cristo fosse il Desideratus cunctis gentibus, il Desiderato di tutti i popoli; così vi è e vi sarà chi, dinanzi agli eventi predetti dal Profeta Daniele e da San Giovanni Apostolo, parlerà – come il card. Zuppi – di καιρός ostinandosi a credere e a farci credere che la crisi sia un bene, e che quindi non occorra alcuna restaurazione dell’ordine divino da parte dell’unico detentore dell’Autorità, Cristo Re e Pontefice.
Negare infatti il male, oltre a costituire una forma di cooperazione ad esso, comporta anche la negazione della necessità del trionfo del Bene, e finisce per essere una forma di complicità con il male stesso, una sorta di rassegnazione indotta, un pericoloso disfattismo, un fatalismo che impedisce al singolo e alla società di svegliarsi, di reagire, di contrastare l’azione del nemico. E questo vale tanto per la Chiesa quanto per la società civile, perché la Signoria di Cristo è negata e osteggiata in entrambi gli ambiti, e proprio dai vertici di quelle istituzioni che traggono la propria legittimità dall’essere vicari della somma Autorità del Verbo Incarnato.
L’Avvento è una palestra spirituale in preparazione al Santissimo Natale di Colui che nascendo secundum carnem in vista della Redenzione ha ricapitolato in Sé tutte le cose, sanando nell’ordine della Grazia il vulnus inferto dal χάος di Satana. Questa palestra spirituale deve costituire per noi anche un addestramento al combattimento della buona battaglia quotidiana – quella contro il mondo, la carne e il diavolo – e della battaglia epocale degli ultimi tempi, quando l’Anticristo usurperà ogni autorità terrena al fine di instaurare il suo regno infernale.
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Se sapremo comprendere l’ineluttabilità del trionfo di Nostro Signore Gesù Cristo, preparato con l’Incarnazione e conseguito sul Golgota nell’obbedienza al Padre, saremo in grado di leggere sub specie æternitatis anche gli eventi presenti e futuri, conservando la pace del cuore nelle tribolazioni e nelle prove più ardue. Ecco perché, nel festeggiare spiritualmente la Nascita del Salvatore con una vera conversione interiore e facendo crescere in noi la vita della Grazia, ci prepariamo anche a seguire il nostro Re e Signore sulla via della Croce, trono dal quale Egli regna su tutti noi con la porpora del Suo preziosissimo Sangue.
Questa militia è il vero καιρός, la sola opportunità che ci consentirà di prendere parte alla vittoria finale se sapremo schierarci sotto le insegne di Cristo Re e di Maria Regina. Hora est jam nos de somno surgere (Rom 13, 11), come ci esorta l’Apostolo nell’Epistola. Non dimentichiamo che la divina Provvidenza ha stabilito che sarà Lei, la Correndetrice, la Regina Crucis, a schiacciare il capo dell’antico Serpente.
Ascoltiamo con queste disposizioni d’animo l’oracolo di Ezechiele:
«Così dice il Signore Dio: Vi raccoglierò in mezzo alle genti e vi radunerò dalle terre in cui siete stati dispersi e a voi darò il paese d’Israele. Essi vi entreranno e vi elimineranno tutti i suoi idoli e tutti i suoi abomini. Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne, perché seguano i miei decreti e osservino le mie leggi e li mettano in pratica; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. Ma su coloro che seguono con il cuore i loro idoli e le loro nefandezze farò ricadere le loro opere, dice il Signore Dio» (Ez 11, 17-21).
E così sia.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
30 Novembre MMXXV
Dominica I Adventus
NOTE
1 – Cfr. https://www.chiesacattolica.it/card-zuppi-il-dono-di-una-strada-per-costruire-comunita/
2 – Questa visione viene interpretata dai Padri della Chiesa sia in senso letterale (come condanna dell’idolatria storica di Israele) sia in senso allegorico (come condanna dell’eresia e dell’apostasia nella Chiesa o nell’anima). San Gerolamo identifica le abominazioni con le pratiche pagane infiltrate nel tempio.
3 – Mi disse: «Figlio dell’uomo, sfonda la parete». Sfondai la parete, ed ecco apparve una porta. Mi disse: «Entra e osserva gli abomini malvagi che commettono costoro». Io entrai e vidi ogni sorta di rettili e di animali abominevoli e tutti gli idoli del popolo d’Israele raffigurati intorno alle pareti e settanta anziani della casa d’Israele, fra i quali Iazanià figlio di Safàn, in piedi, davanti ad essi, ciascuno con il turibolo in mano, mentre il profumo saliva in nubi d’incenso. Mi disse: «Hai visto, figlio dell’uomo, quello che fanno gli anziani del popolo d’Israele nelle tenebre, ciascuno nella stanza recondita del proprio idolo? Vanno dicendo: Il Signore non ci vede… il Signore ha abbandonato il paese…». […] Mi condusse nell’atrio interno del tempio; ed ecco all’ingresso del tempio, fra il vestibolo e l’altare, circa venticinque uomini, con le spalle voltate al tempio e la faccia a oriente che, prostrati, adoravano il sole (Ez 8, 8-12 e 16). Settanta anziani che adorano gli idoli: ossia i settanta membri che compongono il Sinedrio. Venticinque uomini che si prostrano al sole: i capi dei ventiquattro ordini levitici (1 Cr 24, 18 e 19), con il Sommo Sacerdote, «i principi del santuario» (Is 43, 28), in rappresentanza dell’intero sacerdozio, come i settanta anziani rappresentavano il popolo.
4 – Il capo dei sacerdoti ebbe un ruolo di primo piano nel «contaminare la casa del Signore» (2 Cr 36, 14) con i culti solari persiani.
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Immagine: Beato Angelico (1395-1455), Il Giudizio Universale (1450), Gemäldegalerie, Berlino.
Immagine di Dosseman via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Spirito
Il cardinale Zen mette in guardia dalla sinodalità: «Non è forse questo il suicidio della Chiesa cattolica?»
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Spirito
Un papa mette, un altro toglie
Leone XIV ha appena posto fine all’autonomia amministrativa e finanziaria di cui godevano le basiliche di San Pietro e Santa Maria Maggiore, per decisione del precedente pontefice. In un motu proprio pubblicato il 13 novembre 2025, il pontefice abroga le misure adottate dal suo predecessore, Francesco, segnando una nuova tappa nella revisione delle riforme economiche della Santa Sede.
Oltretevere, non è sfuggito a nessuno che il motu proprio firmato da Papa Leone XIV il 29 settembre e promulgato il 13 novembre non è stato annunciato tramite la Sala Stampa, ma affisso all’ingresso del Palazzo Apostolico. In ogni caso, tutti concordano sul fatto che questo nuovo rescritto illustri la volontà del nuovo Romano Pontefice di centralizzare ulteriormente il controllo finanziario, in nome della trasparenza e dell’equità.
Il documento fa riferimento a due decreti promulgati da Francesco alla fine del suo pontificato. Il primo, datato 29 giugno 2024, riguardava la Fabbrica di San Pietro, responsabile della gestione, manutenzione e riparazione della Basilica Petrina. Il secondo, datato 19 marzo 2025 – un mese prima della morte del pontefice argentino – riguardava il capitolo dei canonici di Santa Maria Maggiore, luogo in cui ora riposa il successore di Benedetto XVI.
Leone XIV giustifica la sua decisione in nome di una «periodica rivalutazione e ridefinizione del quadro normativo». La riforma finanziaria avviata dal suo predecessore richiedeva un costante adattamento per garantire una «struttura equa e trasparente». La scelta del nuovo papa è stata approvata dal Consiglio per l’Economia (CPE), l’organo di controllo economico del Vaticano, prima di essere confermata da consultazioni di esperti, in conformità con l’articolo 207 della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium.
Questa abrogazione segna la fine dell’autonomia concessa da Papa Francesco alle due basiliche. Durante il suo pontificato, questi enti erano stati quasi completamente esentati dal controllo del CPE e della Segreteria di Stato per gli Affari Economici (SPE), il «braccio esecutivo» responsabile dell’attuazione delle politiche finanziarie. Francesco aveva giustificato queste esenzioni citando l’esigenza di efficienza: una gestione agile è necessaria per evitare le inefficienze burocratiche di queste istituzioni altamente frequentate.
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Così, la Fabbrica di San Pietro e il Capitolo di Santa Maria Maggiore hanno potuto mantenere i propri revisori interni, senza essere sottoposti all’Ufficio del Revisore Generale, responsabile della revisione contabile di tutti gli enti vaticani. Tra le disposizioni più controverse appena abrogate ci sono quelle relative alle spese e alle assunzioni.
Nel gennaio 2024, papa Francesco aveva imposto uno standard che richiedeva l’approvazione della Segreteria di Stato per gli Affari Economici (SPE) per qualsiasi spesa superiore a 150.000 euro; per queste basiliche, la soglia è stata aumentata a 1,5 milioni di euro. Le assunzioni non dovevano più essere sottoposte alla SPE, fatta eccezione per i contratti a tempo indeterminato – un’eccezione degna di nota rispetto ad altre istituzioni della Santa Sede, dove le procedure di reclutamento sono spesso lunghe e complesse, anche per una semplice sostituzione.
Ora, le due basiliche devono conformarsi alle norme applicabili a tutti gli enti della Santa Sede e della Città del Vaticano. Rientrano sotto la diretta supervisione della SPE, che è responsabile della risoluzione di «qualsiasi questione o problema di natura economica, di controllo o di vigilanza». Per garantire una transizione fluida, la SPE sarà assistita da un gruppo consultivo da essa stessa nominato e fornirà relazioni periodiche al CPE sulle decisioni prese.
Questa centralizzazione rafforza il controllo sulle strutture simboliche: la Fabbrica di San Pietro gestisce gli appalti per la costruzione e l’abbellimento della basilica più grande del mondo, mentre Santa Maria Maggiore, la basilica patriarcale, ospita le importanti reliquie della Natività e l’immagine della Salus Populi Romani, attirando un flusso costante di fedeli.
Questo intervento di Leone XIV non è isolato. Fa parte di una serie di correzioni apportate alle riforme economiche del suo predecessore. Già il 6 ottobre 2025, il suo primo motu proprio aveva allentato la centralizzazione imposta all’Istituto per le Opere di Religione (IOR). In un’intervista del settembre 2025, Leone XIV si presentò come un successore cauto: «Le cose si sistemeranno, ma dobbiamo continuare il processo di riforma iniziato da Francesco».
Ammise poi di aver fatto «scelte sbagliate» nella storia recente, rammaricandosi che «la percezione di cattiva gestione» possa aver scoraggiato i donatori: «Potremmo aver inviato un messaggio sbagliato», riconobbe, sottolineando la necessità di ripristinare la fiducia.
Mettendo sotto attenta osservazione due dei santuari più prestigiosi della cristianità, Leone XIV sta inviando un segnale chiaro: la riforma economica deve essere uniforme, senza eccezioni, per tutte le istituzioni, anche le più prestigiose.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di Livioandronico2013 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license
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