Connettiti con Renovato 21

Pensiero

Le idee di Luc Montagnier vivranno per tutto il XXI secolo

Pubblicato

il

Luc Montagnier è morto, ma le sue idee vivranno per tutto il XXI secolo, e anche oltre.

 

C’è stata esitazione nell’avere conferma della morte. Alla fine la notizia l’ha data France Soir, il quotidiano che ospita spesso pensieri disallineati rispetto alla narrazione COVID, forse per questo degradato dal Corriere in questi giorni a semplice «sito», quando invece si tratta di un quotidiano di grande rilevanza nato nel 1944.

 

Quindi, non fidandosi di France Soir perché troppo di parte, i giornalisti del mondo intero hanno aspettato che la notizia la scavasse il giornale goscista Libération, che si è fatta dare dal comune di Neully notizie sul certificato di morte.

 

Il silenzio, che ha generato la ridda di notizie che si rincorrevano, è probabilmente dovuto al fatto che Montagnier e famigliari con i giornalisti non volevano avere più niente a che fare. Le diffamazioni, gli insulti, le calunnie di questi anni – a partire da decenni prima della pandemia – hanno lasciato il segno anche in una persona di calma olimpica come pareva essere il Nobel francese.

Da un lato abbiamo avuto Montagnier che per due anni ha frantumato la narrazione mainstream (dicendo che il virus era artificiale, parlando di effetti avversi dei vaccini, etc.). dall’altro lato, a tessere le fila di tutta l’architettura pandemica c’è una sua vecchia conoscenza, con il cui socio aveva duellato per anni: Anthony Fauci

 

Perché non dimentichiamo che, se da un lato abbiamo avuto Montagnier che per due anni ha frantumato la narrazione mainstream (dicendo che il virus era artificiale, parlando di effetti avversi dei vaccini, etc.) dobbiamo ricordare che dall’altro lato dello scacchiere, a tessere le fila di tutta l’architettura pandemica c’è una sua vecchia conoscenza, con il cui socio aveva duellato per anni: Anthony Fauci.

 

Fauci, che è come lo definisce Robert Kennedy jr. il tessitore della narrazione pandemica era anche il socio di Robert Gallo, l’altro virologo connesso alla scoperta dell’AIDS. Montagnier e Gallo si disputarono la scoperta e la scienza dell’AIDS per anni. Anche in un ambiente non prono alle scenate, come quello dell’alta medicina, fu uno spettacolo poco edificante, tenuto in piedi anche da Fauci, che secondo alcuni ha favorito come ha potuto – con il potere sanitario che già accumulava – il socio Gallo. Alla fine, a risolvere furono, addirittura, i presidenti di USA e Francia, che siglarono una pace per le pretese scientifiche e soprattutto le questioni di brevetti e proprietà intellettuale.

 

Su Fauci, e il suo ruolo nefasto riguardo l’AIDS (che fino al COVID era il suo lavoro principale, la grande vacca cui mungere miliardi del contribuente USA) Renovatio 21 ha pubblicato vari articoli, ricordando le fake news che diffondeva come il disprezzo che di lui aveva parte della comunità gay colpita dall’HIV, così come gli esperimenti mortali condotti su orfani ridotti a cavie.

 

Il destino ha voluto che, ancora una volta, abbiamo avuto ai due estremi del discorso, Montagnier e Fauci. La ricerca scientifica contro l’opportunismo politico. Lo scienziato contro il trafficone. Il coraggio contro la menzogna.

 

Non è quindi un enigma il modo in cui è stato trattato Montagnier nel biennio pandemico. A prepararne la maledizione sono stati anni e anni di battaglie.

Montagnier lo avevamo incontrato ben prima del COVID. Se ad un certo punto ti veniva un dubbio sull’efficacia dei vaccini, e sulla natura della loro politica sanitaria, in qualche modo finivi dalle parti di Montagnier. Imparavi a conoscerne l’espressione buona, il tono sensato, la capacità di spiazzare, di comunicare quello che si pensa in linea retta

 

Noi lo avevamo già visto. Perché Montagnier lo avevamo incontrato ben prima del COVID. Se ad un certo punto ti veniva un dubbio sull’efficacia dei vaccini, e sulla natura della loro politica sanitaria, in qualche modo finivi dalle parti di Montagnier. Imparavi a conoscerne l’espressione buona, il tono sensato, la capacità di spiazzare, di comunicare quello che si pensa in linea retta. Qualcosa di impossibile nel mondo della medicina, dove interessi plurimiliardari e consorterie di ogni tipo tengono in piedi farse infinite.

 

Per questo, era divenuto un obbiettivo dell’establishment del sistema medico, e dei tanti suoi volonterosi carnefici. Perché ad attaccarlo non erano solo colleghi con grandi curriculum, che tuttavia il Nobel non lo avevano.

 

Lo avevamo visto quando ancora esisteva la pagina Facebook di Renovatio 21: a tentare di buttare fango su Montagnier erano dottorini della mutua, con i soliti due o tre argomenti ebetissimi (forse c’era un bigliettino che facevano passare gli informatori farmaceutici), e con un livore senza fine. I peggiori, come sempre, erano gli studentelli di medicina: non ricordiamo più quanti risolini, quanti sfottò da parte degli sbarbati in attesa di divenire burocrati sanitari dello Stato, pronti ad incassare per sempre un lauto stipendio (che gli passiamo noi) e l’automatico rispetto che si deve al camice.  Forse per questo, l’idea di un ricercatore medico che pensa da solo, per i feti medici universitari è intollerabile.

 

Ricordiamo volentieri anche un altro episodio, e cioè quando un  virologo TV (ma le ossa se le era fatte sui social, insultando chi non voleva vaccinare la prole come da legge Lorenzin) ci commentò in pagina, dimostrando così di essere lettore di Renovatio 21. Gli chiedemmo allora se avrebbe accettato un incontro organizzato da noi in cui lo avremmo posto a confronto con un medico o un ricercatore di tesi opposta riguardo i vaccini. Renovatio 21 ne ha organizzati diversi, tutti svoltisi con estrema cortesia e civiltà verso tutte le parti (vabbè, era prima del green pass, dell’apartheid biotica, del mondo incattivito all’inverosimile…).

 

Il famoso virologo web-catodico ci pensò, poi diede delle condizioni: lo avrebbe fatto solo se 1) il suo contendente, disse, doveva essere del suo «livello» (usò, ci pare di ricordare, proprio un’espressione del genere) e 2) avrebbe dovuto essere… italiano.

 

Ci facemmo una risata: quest’ultima, inaspettata richiesta non poteva che tradire la paura che forse avremmo potuto fargli trovare davanti Montagnier, o almeno, questa è la nostra ipotesi per l’inspiegabile pretesa xenofoba. La cosa, fosse come da ipotesi, ci fornirebbe un pensiero non banale sui comportamenti di chi detiene la narrazione sanitaria. Invece che dire sai che bello se mi capitata di parlare sul palco con un Nobel? Solo io e lui? Comunque vada, sai che avventura? Che colpaccio per la mia reputazione? E che divertimento, poi! Magari poi si va a cena fuori insieme… E poi, cosa ho da temere, se credo in quello che dico? Ecco, probabilmente costoro non ragionano così. Così ragionate voi. Non loro.

 

Poi è venuta l’era del fact checking. E fu bellissimo vedere che non si capisce bene così – ragazzini in una cameretta, pagati da Facebook – davano del falso ad un premio Nobel.  Tra i primi contenuti che cominciarono a censurarci furono le interviste di Montagnier in cui parlava dell’origina laboratoriale del COVID – l’idea che, abbiamo appreso, Fauci ha complottato (sì, complottato) per sabotare da subito, anche perché danaro del contribuente americano, che passava dal suo impero di sanità pubblica, aveva finanziato quegli esperimenti di bioingegneria sui virus dei chirotteri che hanno sconvolto il mondo.

 

Montagnier rivelò qualcosa di ancora più indicibile: disse che alla base del coronavirus poteva esserci la bioingegneria di un vaccino anti-AIDS.

 

I fact checker si scatenarono. A quel tempo, i social non buttavano fuori la gente, non ancora, ma praticavano censure visive sui contenuti postati giudicati inaffidabili – anche quando a parlare era un premio Nobel.

 

Di queste prime censure abbiamo conservato qualche screenshot. Guardate che bella, la scritta «Informazioni parzialmente false» piazzata sulla bocca di Montagnier. Dovete ammetterlo. Sono semplicemente eccezionali, sono opere d’arte, dovremmo venderle all’asta come NFT.

 

 

Ma torniamo a prima della pandemia. A quando Montagnier scandalizzava semplicemente per ciò che diceva sui vaccini comuni, soprattutto i vaccini pediatrici.

Montagnier aveva osato l’inosabile. Era perfino apparso nel film scandalo del decennio, Vaxxed

 

Montagnier aveva osato l’inosabile. Era perfino apparso nel film scandalo del decennio, quello che neppure Robert De Niro, padrone del Festival di Tribeca, riuscì a far proiettare in casa sua: Vaxxed, il documentario del 2016 del dottor Andrew Wakefield, il gastroenterologo divenuto vittima sacrificale del vaccinismo perché ebbe il coraggio di scrivere, nel lontano 1998, dire che la correlazione tra autismo e vaccino MPR forse meritava di essere indagata (tutto qua: il famoso studio ritirato diceva in pratica solo questo).

 

In Vaxxed Montagnier parla per qualche minuto appena, ma già la sua presenza, e la messa in dubbio dei programmi di vaccinazione mondiali, bastava a rendere il film ancora più pericoloso.

 

Il defunto senatore Bartolomeo Pepe organizzò una proiezione in Senato, ma venne annullata, tra le proteste di ministri e di associazioni mediche. Ci fu quindi la gara a noleggiare le sale in tutta Italia per proiettarlo, pagando direttamente il gestore del cinema. In molti rifiutarono. Alcuni accettarono. Alcuni rifiutarono dopo aver accettato. La pressione attorno a questo film, che aveva Montagnier dentro, era pazzesca.

 

Visto che ci siamo, tanto per capire che la storia antivaccinismo lo abbiamo vissuta nel decennio precedente ai lockdown,  e tanto per restare nella scia dello spirito di elezione presidenziale appena passata, ricorderemo anche che negli stessi giorni dell’autunno 2016 in cui la faccenda delle proiezioni italiani di Vaxxed tenevano banco, il presidente Mattarella, pur senza fare nomi, tuonò che «occorre contrastare con decisione gravi involuzioni, come accade, ad esempio, quando vengono messe in discussione, sulla base di sconsiderate affermazioni, prive di fondamento, vaccinazioni essenziali per estirpare malattie pericolose e per evitare il ritorno di altre, debellate negli anni passati». Insomma avete capito.

 

Montagnier nel 2012 aprì il convegno di AutismOne, un gruppo antivaccinista. Nel necrologio del Washington Post, che è anche più tenero del previsto, è segnalato come il Nobel fosse finito fotografato in cattedra di conferenze con Jenny McCarthy, un’ex modella di Playboy, attrice e presentatrice di discreto successo, divenuta attivista antivaccinista dopo aver visto gli effetti dei sieri su suo figlio. Nel nuovo mondo del puritanesimo vaccinale, essere fotografati con l’indomita bionda curvacea McCarthy, insomma, è un marchio di infamia, dal quale i Nobel dovrebbero guardarsi.

Lo vogliamo ricordare per tutte quelle ricerche per cui lo hanno deriso e ostacolato. Quelle ricerche al limite dell’incredibile, ma che erano basate sulla scienza, e avevano come fine sempre il benessere umano

 

Il risultato degli sforzi di Montagnier fu che 106 accademici scrissero una lettera aperta per castigarlo, magari suggerendo in maniera sottile di togliergli il Nobel: «Noi, accademici di medicina, non possiamo accettare che uno dei nostri colleghi stia usando il suo premio Nobel per diffondere messaggi pericolosi sulla salute al di fuori del suo campo di conoscenza». Se vi suona famigliare, è perché quello che stiamo vivendo ora è partito molto prima del pipistrello OGM di Wuhano.

 

Tuttavia, per quanto possa sembrarvi strano, non è per la storia dei vaccini che vogliamo ricordare Montagnier.

 

Lo vogliamo ricordare per tutte quelle ricerche per cui lo hanno deriso e ostacolato. Quelle ricerche al limite dell’incredibile, ma che erano basate sulla scienza, e avevano come fine sempre il benessere umano.

 

Per esempio, l’idea che il DNA abbia caratteristiche elettromagnetiche. Secondo il paper pubblicato da Montagnier in maniera indipendente,  il DNA diluito da specie batteriche e virali patogene è in grado di emettere onde radio specifiche che sarebbero «associate a “nanostrutture” nella soluzione acquosa che potrebbero essere in grado di ricreare il patogeno».  Jeff Reimers dell’Università di Sydney ha affermato che, se le sue conclusioni sono vere, «questi sarebbero gli esperimenti più significativi eseguiti negli ultimi 90 anni, che richiedono una rivalutazione dell’intero quadro concettuale della chimica moderna».

Si tratta del famoso studio sulla «memoria dell’acqua» che è usato da chi voleva zittirlo o prenderlo in giro. Per studiare questo tema, arrivò a lavorare con l’università di Shanghai Jiao Tong, che considerava più «aperta di mente».

In pratica, Montagnier stava cercando di rivoluzionare la virologia, la microbiologia, la medicina tutta: non più agendo a livello biochimico o biomolecolare, ma biofisico.  Un cambio di paradigma. La mutazione futura di tutte le cure della materia vivente.

 

Lo vogliamo ricordare quando, ad un incontro del 2010 in Germania con 60 premi Nobel e 700 scienziati per discutere le innovazioni in medicina, chimica e fisica, sconvolse tutti presentando metodi di rilevamento di infezioni virali che sembravano essere paralleli a quelli dell’omeopatia. Molti dei colleghi Nobel lasciarono la sala scuotendo la testa, ma lui andò avanti, con un coraggio che pochi hanno: quello di andare contro la massa e le sue opinioni precostituite.

 

Era difficile per il mondo capire dove stava andando a parare avvicinando il suo pensiero all’omeopatia. «Non posso dire che l’omeopatia sia giusta in tutto» aveva dichiarato in u n’intervista. «Quello che posso dire ora è che le diluizioni elevate sono giuste. Le diluizioni elevate di qualcosa non sono niente. Loro sono strutture dell’acqua che imitano le molecole originali. Scopriamo che con il DNA non possiamo lavorare alle diluizioni estremamente elevate utilizzate in omeopatia; non possiamo andare oltre una diluizione 10-18, o perdiamo il segnale. Ma anche a 10-18 , puoi calcolare che non è rimasta una sola molecola di DNA, eppure rileviamo un segno».

 

In pratica, Montagnier stava cercando di rivoluzionare la virologia, la microbiologia, la medicina tutta: non più agendo a livello biochimico o biomolecolare, ma biofisico.  Un cambio di paradigma. La mutazione futura di tutte le cure della materia vivente.

 

Nel suo studio contestato, Montagnier aveva dimostrato come la radiazione elettromagnetica a bassa frequenza all’interno della parte di onde radio dello spettro fosse emessa dal DNA batterico e virale e come tale luce fosse in grado sia di modificare la forma dell’acqua sia di trasmettere informazioni.

 

Montagnier aveva quindi ipotizzato che l’impronta del DNA fosse in qualche modo impressa nella struttura stessa dell’acqua stessa, risultando in una forma di «memoria dell’acqua».

 

Vi sarebbe quindi, attorno alla materia vivente, come un campo biofisico intelligente.

«Il giorno in cui ammetteremo che i segnali possono avere effetti tangibili, li useremo. Da quel momento in poi saremo in grado di curare i pazienti con le onde. Si tratta di un nuovo campo della medicina che le persone temono, ovviamente. Soprattutto l’industria farmaceutica… un giorno saremo in grado di curare i tumori utilizzando le onde di frequenza»

 

«L’esistenza di un segnale armonico proveniente dal DNA può aiutare a risolvere interrogativi di vecchia data sullo sviluppo cellulare, ad esempio come l’embrione è in grado di compiere le sue molteplici trasformazioni, come se fosse guidato da un campo esterno. Se il DNA può comunicare le sue informazioni essenziali all’acqua tramite radiofrequenza, allora le strutture non materiali esisteranno nell’ambiente acquoso dell’organismo vivente, alcune delle quali nascondono i segnali della malattia e altre coinvolte nel sano sviluppo dell’organismo».

 

Montagnier aveva scoperto che molte delle frequenze delle emissioni elettromagnetiche da un’ampia varietà di DNA microbico si trovano anche nel plasma sanguigni di pazienti affetti da influenza A, epatite C e anche molte malattie neurologiche non comunemente considerate come influenzate da batteri come Parkinson, sclerosi multipla, artrite reumatoide e Alzheimer.

 

Quindi, se il problema erano le onde magnetiche generate dal DNA di germi, e rimaste nel corpo anche dopo la loro sparizione, quale cura sarebbe possibile?

 

«Il giorno in cui ammetteremo che i segnali possono avere effetti tangibili, li useremo. Da quel momento in poi saremo in grado di curare i pazienti con le onde. Si tratta di un nuovo campo della medicina che le persone temono, ovviamente. Soprattutto l’industria farmaceutica… un giorno saremo in grado di curare i tumori utilizzando le onde di frequenza».

 

Qui i lettore capisce perché tanto odio contro Luc. Perché stava andando verso una medicina senza farmaci, quindi senza Big Pharma. Una medicina che cura davvero. Un’intera industria miliardaria completamente resa obsoleta, disrupted.

«Se curiamo con frequenze e non con farmaci diventa estremamente conveniente per quanto riguarda la quantità di denaro speso. Spendiamo un sacco di soldi per trovare le frequenze ma, una volta trovate, trattarle non costa nulla»

 

Un mutamento che ha implicazioni immani, anche per gli Stati stessi, per i cittadini e le loro tasse.

 

«Se curiamo con frequenze e non con farmaci diventa estremamente conveniente per quanto riguarda la quantità di denaro speso. Spendiamo un sacco di soldi per trovare le frequenze ma, una volta trovate, trattarle non costa nulla».

 

Ora capite meglio anche il perché dell’opposizione frontale di Montagnier alla vaccinazione mRNA.

 

Per il COVID, di fatto, Montagnier aveva un’altra idea.

 

«Penso che possiamo creare onde di interferenza che sono dietro le sequenze di RNA in grado di eliminare quelle sequenze con le onde e, di conseguenza, fermare la pandemia».

Curare il mondo, senza più farmaci, senza più chimica. Curare il mondo con le onde magnetiche, che sono il linguaggio, per noi ancora segreto, della materia vivente

 

Curare il mondo, senza più farmaci, senza più chimica. Curare il mondo con le onde magnetiche, che sono il linguaggio, per noi ancora segreto, della materia vivente.

 

La ricerca non può che andare in questa direzione, tuttavia sappiamo che faranno qualsiasi cosa per impedirlo.

 

Pazienza, se si desidera il Bene dell’uomo, alla lotta bisogna abituarsi. Andare avanti a testa bassa e lavorare, sapendo che la verità e la vita sono dalla tua parte. L’esistenza terrena di Luc Montagnier ci ha parlato proprio di questo.

 

Luc Montagnier è morto, ma le sue idee vivranno per tutto il XXI secolo, e oltre. I loro frutti guariranno l’umanità, l’aiuteranno a sopravvivere a quelle forze che ora la vogliono intossicare e distruggere.

 

Requiescat in Pace.

 

Professore, l’umanità ti è già tanto grata.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

Immagine di Prolineserver via Wikimedia pubblicata su licenza e GNU Free Documentation License, Version 1.2; immagine tagliata

 

 

 

Pensiero

Miseria dell’ora legale, contro Dio e la legge naturale

Pubblicato

il

Da

Ho un argomento molto metafisico, e al contempo concretissimo, per combattere l’abominio dell’ora legale. Un argomento che sono persino in grado di visualizzare.

 

Ci sono, certo i numeri: ci dicono che risparmieremo 300 gigawattora. Quando stanotte mi sono svegliato ad un orario innaturale, nella confusione inevitabile di non sapere se è troppo presto o troppo tardi, ho ripensato ad un altro dato: quante persone, in questi giorni, moriranno negli incidenti stradali dovuti ai colpi di sonno? Non credo che nessuno abbia mai fatto questo calcolo, che sarebbe più importante che qualsiasi discorso sparagnino.

 

Ma a chi importa? L’ora legale, teorizzata da Beniamino Franklin che, democraticamente, voleva piazzare un cannone in ogni via per svegliare la popolazione all’ora che diceva lui per risparmiare in candele, in Italia fu adottata nel 1916, in piena Prima Guerra Mondiale: i nostri ragazzi andavano verso l’inutile strage, il potere pensava a cambiargli l’orologio. Non sono in grado di calcolare l’effetto che l’ora legale può aver avuto sulle trincee, e non ho voglia nemmeno di chiedermelo.

 

Tuttavia non è questo pensiero di morte – diligente e terminale conseguenza dell’azione dello Stato moderno, che è macchina antiumana – che mi spinge a vedere nell’ora legale un’aberrazione satanica.

Sostieni Renovatio 21

Ho, negli occhi, e nel cuore, un’immagine invincibile, quella della chiesetta dove assisto alla Santa Messa, ovviamente in rito tridentino. Molti lettori già la conoscono, perché ho usato la sua foto in vari articoli.

 

Andò più o meno così: oramai sette anni fa, trovammo questa chiesetta – dell’estrema nobiltà della proprietà che ce la concesse parlerò altrove. Si tratta di un oratorio che risale al XII secolo, ma notizie certe in merito non si hanno, e mi piace pensare che vi sia davvero un millennio di storia lì.

 

La chiesa sta fuori dalla città, sopra un borghetto che sa ancora di medioevo, su una collina di boschi e pareti di roccia. L’oratorio stesso sembra posato su un’enorme roccia, anzi sembra esservi stato scolpito, sottratto una scalpellata dopo l’altra da quantità di mani laboriose e fedeli vissute in secoli dimenticati.

 

Arrivati al nostro secolo, arrivati a noi, c’era pronto tutto quello che serviva: il luogo era stato restaurato, nessuno vi aveva introdotto il tavolone-alare conciliare, a poca distanza c’era tanto parcheggio… per i tanti che, non solo dalla provincia, finalmente potevano avere a portata la Messa in latino.

 

Iniziarono così le celebrazioni del rito antico, tuttavia ottenemmo dai sacerdoti, impegnati a dire Messe in tanta parte della regione ed oltre, un orario pre-serale, alle 18.

 

D’inverno, a quell’ora è il buio. Nella scala di pietra mettevamo delle candeline, e lo facciamo ancora oggi in caso di celebrazione notturna. L’effetto è abbastanza magico, tuttavia nulla ha a che fare con quanto avremmo scoperto più avanti.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Anni dopo, a fronte di una comunità di fedeli sempre più vasta e persistente (unita davvero, come dimostrò la solidarietà in pandemia…) aumentarono il numero di Sante Messe, e fu concessa quindi una celebrazione la domenica mattina, alle 11:00.

 

Saltò così fuori il fenomeno che ancora mi stupisce, mi commuove. Ci accorgemmo che, precisamente a mezzogiorno – ora nella quale si ha, con la messa iniziata alle 11, la consacrazione eucaristica, un raggio di luce entra dalla finestra a lato e colpisce esattamente il centro dell’altare, dove è posato il tabernacolo.

 

L’incenso aiuta a vederlo, tuttavia a volte può capitare di notarlo anche in assenza di fumo. È impressionante. Tendo a sospettare di quanti vedono questa cosa e non restano sbalorditi. Le immagini che vedete qui sotto non sono ritoccate in nessun modo. Anzi, ad occhio nudo l’effetto è ancora più forte.

 

 

Iscriviti al canale Telegram

È interessante notare che lo abbiamo riscoperto noi a Messa, ma da qualche parte l’eco di questo miracolo luminoso risuonava ancora. Una signora della Pro Loco, che ha stampato un libro sulla chiesetta, mi aveva domandato se mai fosse vera una leggenda locale secondo cui nel giorno del Santo patrono dell’oratorio un raggio di luce colpisce l’altare. Ho risposto invitandola a Messa la domenica successiva, dove ha fatto tante foto con il telefonino, e compreso che la leggenda conteneva una realtà ancora più stupefacente: quel raggio si produce ogni giorno.

 

Il fenomeno impone tanti pensieri. Il primo, è che le mani che hanno eretto questa chiesa sapevano fare cose che i moderno non sono in grado di fare. Di più: chi l’ha costruita, l’ha basata su principi che sono sconosciuti all’architettura moderna. Per fare una chiesa, bisogna orientarla, cioè l’abside deve dare ad orientem (come il sacerdote prima del Concilio), ma non solo.

 

Ho l’idea che chi ha costruito la chiesetta lo abbia fatto proprio a partire da quel raggio, alla faccia di quanti ne osservino gli elementi (scala esterna, portone, altare) e li considerino disallineati. Ossia, l’intera chiesa è concepita a partire dal rapporto del Cielo con la Terra, cioè di Dio con l’uomo – questo è un senso ultimo della religione cristiana, quella della divinità che si fa essere umano, del Dio del Cielo che scende sulla Terra, del Cielo che nutre la Terra con la sua luce, il suo calore la sua grazia.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Quel raggio, che casca durante la Santa Messa esattamente nel momento più alto, significa in maniera incontrovertibile l’armonia tra il Cielo e la Terra. L’accordo, nella bellezza, accordato all’uomo da un Dio buono, un Dio che è luce, che è amore.

 

Questo è l’ordine celeste, infinito, stupendo. Questo è il logos. Questo è il cosmos.

 

Non ci sono voluti tanti mesi per capire che, a parte il cattivo tempo, c’era solo una cosa in grado di distruggere il nostro raggio divino: l’ora legale. Come a marzo si cambia l’ora, quella luce svanisce, si fa più tenue, fino a sparire, facendo capolino, forse, solo dopo la Messa, quando qualcuno si attarda ad una confessione fuori tempo ed altri (io) rassettano prima di chiudere.

 

Di fatto, poi, il fascio luminoso scompare del tutto, dalla vista come dai cuori. Fine della magia, per ordine dello Stato moderno.

 

Aiuta Renovatio 21

Ho sempre preso questo fatto come la prova definitiva della nequizia dell’ora legale – del suo essere un invento contronatura, e quindi contro Dio.

 

Solo il mondo moderno poteva pensare di alterare persino il tempo: l’uomo si sente in grado di modificare l’immutabile, l’uomo introduce il suo artificio in un sistema la cui complessità ha milioni di anni. Non è diverso per tante altre questioni: ad esempio, i vaccini, la fecondazione in vitro, la bioingegneria…

 

L’uomo-dio crede di poter mettere mano su qualsiasi cosa, devastando le leggi stesse della creazione, disintegrando quindi l’equilibrio del Cielo e della Terra – una realtà conosciuta dalla saggezza cinese: «l’uomo si conforma alla Terra / La Terra si conforma al Cielo / il Cielo si conforma al Tao» (Tao Te King, XXV). Era chiaro, agli antichi cinesi, che il Cielo è legato alla morale: «Sotto il cielo tutti / sanno che il bello è bello, / di qui il brutto, sanno che il bene è bene, / di qui il male» (Tao Te King, II).

 

Ora, nel Cristianesimo l’armonia tra la Terra e il Cielo è in realtà una vera alleanze tra persone, cioè tra gli uomini e Dio – e questa nuova alleanza è il Cristo risorto.

 

Alterare il tempo significa frantumare la relazione naturale con il Cielo. Adulterare la luce del sole significa quindi andare contro il divino, contro la legge naturale, contro Dio.

 

Non poteva essere altrimenti: il mondo moderno odia, più ancora dell’uomo, Nostro Signore, che vuole sostituire con l’essere umano ubriacato di hybris satanica, l’umanità onnipotente che, apoteosi del non serviam, si crede capace di cambiare le leggi del cosmo.

 

Ecco perché combatto l’ora legale: perché, ve ne rendiate conto o no, fa parte della macchina in atto per distruggere la presenza di Dio sulla Terra.

 

E quel raggio magnifico me lo ha ricordato anche domenica scorsa: sì, tornata l’ora del Sole, l’ora vera, è tornato. E con lui è venuta ancora da noi questa immagine potente di reincanto del mondo, di bellezza divina, di armonia cosmica, questa visione sacra che vale più di qualsiasi risparmio.

 

Vale tutto. Vale il senso vero dell’esistenza e dell’universo.

 

Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagini dell’autore

Continua a leggere

Pensiero

Mons. Viganò: dissonanza cognitiva e rivelazione del metodo, il colpo da maestro di Satana

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 pubblica questo scritto dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Le opinioni degli scritti pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.        

Ex fructibus igitur eorum cognoscetis eos.

Mt 7, 20

 

Premessa

La crisi nella Chiesa è di natura teologica, non canonica. Non solo: questa non è una crisi tra le tante, ma la crisi dell’Autorità, perché è appunto l’Autorità ad essere oggetto di un sovvertimento che fino a sessant’anni fa non era nemmeno immaginabile in seno alla Chiesa Cattolica. Se infatti l’Autorità, quando è esercitata per il bene, è certamente lo strumento più idoneo ad assicurare il buon governo dell’istituzione che presiede, così essa si può mutare in uno strumento altrettanto efficace per distruggerla, nel momento in cui chi la ricopre rescinde il proprio vincolo di obbedienza verso Dio, che dell’Autorità è supremo garante (1).

 

Questo hanno fatto i Giacobini nel 1789, questo hanno ripetuto i fautori della rivoluzione conciliare nel 1965: appropriarsi illegittimamente dell’Autorità per costringere i sudditi ad accettare di obbedire a ordini iniqui, finalizzati ad un piano eversivo. E tanto i Giacobini quanto i Modernisti si sono avvalsi non solo della collaborazione attiva dei propri complici e dell’inazione dei codardi, ma anche del consenso di coloro che obbedivano in buona fede e da una massa progressivamente indotta ad accettare in nome dell’obbedienza qualsiasi cambiamento (2).

 

L’idealizzazione dell’autorità

Nelle scorse settimane «conservatori» come Riccardo Cascioli, Luisella Scrosati, Daniele Trabucco e Giovanni Zanone hanno sostenuto che laici e chierici, dinanzi alla crisi della Gerarchia cattolica, non dovrebbero adottare forme di resistenza nei confronti di cattivi Superiori; né dovrebbero mettere in discussione la loro Autorità, dal momento che essa promana direttamente da Nostro Signore.

 

Costoro affermano che l’indegnità di un vescovo o del papa non inficia la legittimità della loro autorità, ma questo può essere vero nel caso di un’indegnità personale che non coinvolge l’esercizio dell’autorità stessa. L’autorità, tuttavia non può essere esercitata legittimamente al di fuori dei confini che le sono dati né tantomeno contro i propri fini o contro la volontà del divino Legislatore. Un vescovo che coopera consapevolmente ad uno scopo iniquo con atti di governo, inficia la legittimità di quegli atti e la sua stessa autorità, proprio perché sono posti in fraudem legis.(3)

 

La visione idealista e sconnessa dalla realtà degli Autori citati, secondo la quale l’Autorità non perderebbe la propria legittimità nemmeno quando i suoi ordini sono volti al male, rende evidente il cortocircuito logico tra la realtà di papi e vescovi eretici – formali o materiali, poco importa: è comunque una cosa inaudita – e la teoria di un’Autorità immune dall’eresia e dalle cattive intenzioni di chi ricopre quell’Autorità.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Una crisi sistemica

Chi si ostina a giudicare i singoli fatti prescindendo dall’evidente coerenza che li lega tra loro e dal quadro complessivo che se ne evince, falsifica la realtà dandone una rappresentazione ingannevole. Questa è una crisi che dura da sessant’anni, sempre nella medesima direzione, sempre con la connivenza dell’Autorità, sempre contraddicendo gli stessi articoli di Fede e sostenendo i medesimi errori già condannati.

 

I responsabili di questa crisi sono tutti accomunati dalla volontà eversiva di appropriarsi e mantenere il potere per raggiungere gli scopi che si prefiggono. E a riprova che deep state deep church agiscono di concerto, basti vedere come gli artefici di questa sovversione in campo ecclesiastico agiscono specularmente ai loro omologhi nella sfera civile, giungendo a mutuarne il lessico e le tecniche di manipolazione di massa. L’evidenza dei risultati disastrosi ottenuti dai papi e dai vescovi conciliari non li ha indotti a tornare sui propri passi e a riparare al danno compiuto, ma al contrario li vediamo proseguire ostinatamente sulla medesima linea, confermando dolo e premeditazione, ossia la mens rea. (4)

 

Ci troviamo in una situazione di gravissimo conflitto istituzionale, dal quale emerge che la maggior parte dei vescovi costituiti in Autorità – senza alcuna ombra di dubbio – agisce con l’intenzione determinata e volontaria di commettere atti illeciti contro il bene della Chiesa e delle anime, nella consapevolezza delle loro conseguenze.

 

Se in costoro non vi fosse intenzione di compiere il male – se, cioè, essi fossero in buona fede – non si ostinerebbero a ripetere i medesimi errori, nel perseguimento dei medesimi risultati. Né cercherebbero con ogni mezzo di indurre fedeli e sacerdoti a rinnegare ciò che la Santa Chiesa ha insegnato per secoli, facendo loro abbracciare quanto essa condannava e puniva con le pene più severe.

L’accettazione della frode

Abbiamo dunque una Gerarchia composta da vescovi e papi traditori che pretende dai propri fedeli non solo il silenzio inerte dinanzi ai peggiori scandali dei suoi membri, ma anche l’entusiastica accettazione e condivisione di questo tradimento, secondo quel principio esoterico che il satanista Aleister Crowley aveva così riassunto agli inizi del Novecento: «Il male deve nascondersi alla luce del sole, poiché le regole dell’universo impongono che chi viene ingannato acconsenta al proprio inganno».

 

Questo è il modus operandi del demonio e dei suoi servi, che troviamo confermato dalla narrazione delle tentazioni cui Satana sottopone Nostro Signore nel deserto: «Tutto questo io ti darò – dice il Maligno a Cristo – se prostrato mi adorerai» (Mt 4, 9). Nel pretendere di essere adorato come Dio, Satana chiede anzitutto l’accettazione della frode, ossia della premessa – Tutto questo io ti darò – che è assolutamente falsa, in quanto Satana non può cedere ciò che non gli appartiene. Se per assurdo Nostro Signore si fosse prostrato a Satana adorandolo, Egli non avrebbe avuto da lui nemmeno un granello di polvere del deserto e questo baratto si sarebbe rivelato una frode.

 

er questo il Signore gli risponde «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (ibid., 10). Con queste parole Nostro Signore svela l’identità del tentatore e i suoi inganni. Anche nell’Eden, tentando Eva, il Serpente aveva prospettato ai Progenitori di diventare sicut dii (Gen 3, 5).

 

Essi sapevano benissimo che Satana non sarebbe stato in grado di renderli come dèi e che avrebbero dovuto rispondere a Dio della loro orgogliosa disobbedienza, ma nonostante questo hanno consentito alla menzogna del Maligno come se fosse vera, rendendosi responsabili del sovvertimento di Bene e Male e agendo come se Dio non fosse onnipotente e in grado di punirli. È questa, in definitiva, la ὕβρις, la superbia che spinge l’uomo a sfidare Dio scegliendo di compiere il peccato, che ha come conseguenza la νέμεσις, ossia la punizione inevitabile che colpisce chi ha violato l’ordine divino oltrepassando i limiti imposti da Dio.

Sostieni Renovatio 21

La «Rivelazione del Metodo»

Lo storico ed esperto di ingegneria sociale Michael A. Hoffman ha affrontato il medesimo tema da una prospettiva differente, identificando un’élite nascosta che usa tecniche di manipolazione per controllare le masse. Essa non vuole solo conquistare il potere, ma intende condurre una guerra psicologica che trasforma la realtà in un rituale magico, alchemico (e in questo coincide con le parole di Crowley).

 

Questa élite non nasconde più tutto, ma rivela deliberatamente parti del suo piano (da qui la Rivelazione del Metodo), come atto di umiliazione dei sudditi e di affermazione della propria supremazia. Gli studi di psicologia sociale confermano che questo gioco crudele per soggiogare e dominare le vittime serve a provocare la dissonanza cognitivaossia quello stato di disagio psicologico che si verifica quando ci troviamo dinanzi a due affermazioni o fatti in conflitto tra loro, come ad esempio è avvenuto quando le autorità sanitarie sostenevano, mentendo, che il siero genico sperimentale fosse «sicuro ed efficace» ma allo stesso tempo chiedevano lo scudo penale per i medici inoculatori; o quando abbiamo sentito affermare da Jorge Bergoglio che «Dio non è cattolico».

 

Questa dissonanza cognitiva, questa percezione di una contradictio in terminis è voluta, perché ci demoralizza (siamo consapevoli della nostra impotenza), perché ci induce ad un consenso implicito (un consenso passivo, come dire: «Ti mostro cosa faccio, e tu non fai nulla, quindi acconsenti») e infine perché ci porta all’accettazione di un potere dispotico (anche se esso sbeffeggia le masse, rafforzando su di noi il proprio controllo psicologico).(5)

 

La «dissonanza cognitiva» e il «gaslighting» dei conservatori

Non ci deve dunque stupire se queste tecniche di manipolazione di massa sono usate anche nella sfera ecclesiastica, allo scopo di provocare la stessa dissonanza cognitiva nei fedeli, la stessa demoralizzazione, lo stesso consenso estorto, la medesima accettazione dell’autorità che ostenta la contraddizione ma pretende obbedienza. Pensiamo al paradosso di Leone che dichiara la libertà religiosa un diritto umano sulla base del Vaticano II e allo stesso tempo canonizza il Beato Bartolo Longo, che nei suoi scritti condanna l’indifferentismo religioso e il concetto di libertà religiosa (6); o che presiede incontri ecumenici con gli islamici, ma canonizza il Beato Ignazio Choukrallah Maloyan, vescovo armeno martirizzato dai maomettani per essersi rifiutato di apostatare la vera Fede.

 

Non ci deve stupire nemmeno che la Nuova Bussola si comporti esattamente come previsto in questi casi dai manuali di psicologia sociale, negando ostinatamente la contraddizione ancorché evidente, in un’operazione di vero e proprio gaslighting (7): «Ciò che hai visto non è mai successo».

 

Anche il ricorso a video o immagini generate dall’AI diventa strumento di destabilizzazione, perché queste contribuiscono a erodere la base sensibile della conoscenza della realtà, rendendo impossibile distinguere il vero dal falso e di fatto cancellando la nozione stessa di «reale» mediante la sua sostituzione con il «verosimile».

 

L’apparenza prende così il posto della sostanza, solo perché essendo veicolata dall’immagine che appare sul cellulare o sul computer noi non sappiamo se ciò che ci sembra vero lo è davvero o lo sembra soltanto. Come non vedere in questo nuovo fenomeno un attacco con cui Satana sfida con i suoi artifici teatrali e con i suoi effetti speciali la verità di Dio che è simplex, senza pieghe?

 

Questi sono test di massa per mettere alla prova la devozione alla religione sinodale, esattamente come in ambito civile avviene con la religiones anitaria o la religione green. E non è diverso chiedere al fedele di accettare la messa protestantizzata di Paolo VI se vuole avere il permesso di assistere alla Messa tridentina, che del Novus Ordo è l’antitesi.

 

Anche la «scomunica» che Jorge Bergoglio mi ha inflitto palesa una enorme contraddizione: da un lato io sono stato dichiarato scismatico per aver denunciato gli stessi errori che tutti i Papi fino a Pio XII incluso hanno condannato; dall’altro i veri eretici e scismatici sono ammessi alla communicatio in sacris con chi mi condanna, senza alcuna conseguenza canonica. Il messaggio è chiaro: «Possiamo mostrarti la contraddizione tra le nostre parole e le nostre azioni, e tu non farai nulla. Accetterai sia la menzogna che la prova di essa».

 

Ogni assurdità accettata indebolisce la capacità di discernimento dei fedeli e del Clero, per poter responsabilmente obbedire ai propri Pastori. Se la nostra Fede non è forte e convinta, questo ci porta ad una forma di apatia verso ogni nuova provocazione. È una forma di umiliazione rituale che funziona non più attraverso la segretezza, ma attraverso una sfacciata ostentazione, specialmente quando l’obbedienza all’Autorità che imparte ordini abusivi e addirittura criminali è richiesta come un sacrificio della propria razionalità, come un’immolazione della volontà mediante un concetto pervertito di autorità e di obbedienza.

 

Se l’Autorità della Gerarchia, fino ai suoi massimi vertici, si rende responsabile di questa manipolazione psicologica dei fedeli finalizzata a perpetuare il proprio potere per demolire la Chiesa, a chi dovrebbero rivolgersi, sacerdoti e laici, per veder condannati i colpevoli di tanto tradimento? A quegli stessi eretici manipolatori, incistati a Roma e in tutti gli organi e le istituzioni della Chiesa Cattolica?

 

Non stupisce che troppe vocazioni sacerdotali si perdano e che molti fedeli si rassegnino o abbandonino la pratica religiosa. È il risultato voluto e pianificato di questo crudele stillicidio.

Iscriviti al canale Telegram

Il «colpo da maestro» di Satana

Il demonio vuole ottenere la nostra adesione al male non per inganno, ma portandoci ad accettare la menzogna con la quale egli definisce bene il male, e ad accettare la finzione mediante la quale ci presenta il bene come un male. Il colpo da maestro di Satana consiste in questo: nell’ottenere da noi un assenso irrazionale, pur dinanzi all’evidenza della frode e del sovvertimento che riconosciamo per tali ma che, in un atto di folle annientamento suicida, accettiamo come se fossero verità divinamente rivelate. Per il Cattolico la Fede non è mai irrazionale: rationabile sit obsequium vestrum, dice San Paolo (Rom 12, 1), perché Dio è autore della Fede e della ragione, e non vi può essere contraddizione nella Verità.

 

Satana, al contrario, essendo menzognero e padre della menzogna (Gv 8, 44) non può non dissimulare i propri inganni con la frode, per i quali pretende da noi non un’adesione razionale, ma un consenso superstizioso, un atto di fede al contrario, nel quale l’assenso dell’intelletto a errori e eresie evidenti è motivato non dall’autorità di un Dio verace, ma dall’usurpazione di quell’autorità da parte di una creatura ribelle, bugiarda e che sappiamo che ci vuole ingannare e perdere.

 

Satana vuole che abdichiamo alla ragione e allo stesso sensus fidei, trasformando l’atto di fede in una folle apostasia.

 

L’assolutizzazione dell’obbedienza

Assolutizzare l’obbedienza, scardinandola dalla necessaria coerenza che essa presuppone tra tutti i soggetti del corpo gerarchico in cui essa viene esercitata,[8] significa consegnare nelle mani dell’autorità vicaria della Gerarchia un potere che il supremo Legislatore non le ha mai concesso, ossia la facoltà di poter legittimamente legiferare contro la volontà del Legislatore stesso e in danno dei fedeli.

 

Qui non stiamo parlando di ordini incidentalmente sbagliati, o di singoli vescovi che abusano della propria autorità in un contesto ecclesiale in cui la Virtù è incoraggiata e il peccato condannato e punito. Qui stiamo parlando di un intero sistema gerarchico che è riuscito – nella Chiesa Cattolica come nella cosa pubblica – ad impossessarsi del potere, ottenendo riconoscimento e obbedienza dai sottoposti mediante l’uso di mezzi coercitivi.

 

Non solo: l’assolutizzazione dell’obbedienza nei riguardi dell’autorità finisce anche con l’essere deresponsabilizzante: un comodo alibi offerto ai tanti, troppi don Abbondio in veste filettata o in clergyman, ben attenti a non dispiacere ad alcuno, ad «evitare polarizzazioni» – secondo l’auspicio di Leone – a beneficiare dei favori del potente che si conosce come iniquo ma a cui si presta ossequio per viltà o interesse.

Aiuta Renovatio 21

Conclusione

La Sacra Scrittura, i Padri, i mistici e la stessa Vergine Maria a Fatima ci hanno messi in guardia su un’apostasia che la Chiesa dovrà affrontare negli ultimi tempi. Come possiamo pensare che questa apostasia si concretizzi, se non attraverso falsi pastori al posto di buoni pastori, e di pseudocristi falsi profeti al posto di Cristo e dei Profeti? Come potrebbero gli eletti essere tratti in inganno dagli eretici e dagli scismatici (Mt 24, 24), se non nel momento in cui questi ricoprono ruoli d’autorità nella Chiesa? Ma la Chiesa è indefettibile, ripetono alcuni con petulanza.

 

E lo è davvero: nonostante la stragrande maggioranza dei suoi vescovi infierisca su di essa e agisca di concerto con nemici di Cristo. La Chiesa Cattolica è indefettibile nel senso che essa non può mai venir meno nella sua missione di custodire e trasmettere la Verità rivelata da Dio, né può cadere in errore definitivo nella sua Fede e nella sua Morale. E questo di fatto non accade nemmeno quando una Gerarchia eretica e corrotta cerca di oscurare o di sfigurare il sacro Deposito della FedeNon dimentichiamo che la Chiesa non è solo quella militante su questa terra (hic) e oggi (nunc), ma è anche quella penitente in Purgatorio e trionfante in Paradiso.

 

La sua compagine celeste è garanzia di quell’indefettibilità che il suo divino Fondatore le ha promesso e che lo Spirito Santo le assicura. E se la chiesa conciliare-sinodale che oggi si presenta come militante contraddice quella di ieri, spezzando la continuità e l’unità nella Professione dell’unica Fede che la rende una apostolica anche nel fluire del tempo e non solo nella sua diffusione nello spazio, essa non è più la stessa Chiesa.

 

Per questo il Signore non manca di suscitare una vox clamantis in deserto che rompa il muro di silenzio e di complicità dei congiurati: mi riferisco ai “dottori degli ultimi tempi” cui accenna Augustin Lémann (9) nel suo saggio L’Anticristo. Sono i nuovi Sant’Atanasio imprigionati, esiliati, perseguitati ma infine risarciti dalla Giustizia divina con la proclamazione della loro santità. Ecco come il grande Vescovo di Alessandria e Dottore della Chiesa si rivolge ai fedeli durante la grande eresia ariana (10):

 

Che Dio vi consoli! (…) Quello che rattrista (…) è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. È un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la Fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera Fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la Fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la Fede? La vera Fede, ovviamente. Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta – quella che mantiene la sede o chi osserva la Fede? È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la Fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo… Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra Fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla Tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra Fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto più i violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che ne sono a loro volta espulsi e vanno fuori strada. Anche se i Cattolici fedeli alla Tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo.

 

L’accusa ricorrente che tanto i Conservatori e i Sinodali rivolgono a chi rimane saldo nella Fede e denuncia i loro errori è di volersi creare una propria chiesa, separandosi con lo scisma dalla Chiesa Cattolica, visibile e gerarchica, di cui essi si sono però impossessati con un vero e proprio golpe e nella quale pretendono di esercitare una legittima Autorità per gli scopi opposti a quelli che Nostro Signore le ha affidato.

 

Ma non sono stati forse costoro, con i loro errori condannati da tutti i Papi preconciliari, a crearsi una chiesa parallela che contraddice il Magistero immutabile e sovverte il Papato? Come può un’autorità ribelle a Cristo Capo del Corpo Mistico pretendere di esercitare l’Autorità di Cristo per contraddire la Sua Parola?

 

Come può chi si è separato dalla comunione ecclesiale con la vera Chiesa Cattolica Apostolica Romana accusare di scisma chi le rimane fedele?

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 
24 Ottobre MMXXV S.cti Raphaëlis Archangeli
 
NOTE 1) Il termine auctoritas deriva da auctor, nell’accezione di autore garante riferita a Dio. 2) San Pio X ricordava che il successo dei malvagi è possibile anzitutto grazie all’ignavia dei buoni. 3) L’espressione in fraudem legis si riferisce a un comportamento o un atto giuridico compiuto con l’intenzione di eludere una norma, aggirandone lo scopo o l’applicazione, pur rispettandone formalmente la lettera. In altre parole, si tratta di un’azione che, pur apparendo conforme alla legge, viene posta in essere per ottenere un risultato che la legge stessa intende vietare o limitare. Le caratteristiche di questo comportamento sono la conformità formale, l’intenzione elusiva e l’effetto contrario alla mens del legislatore. 4 – La mens rea designa la componente psicologica del reato, ossia l’intenzione o la consapevolezza di violare la legge. 5) Scrive Hoffman: «Il principio alchemico della Rivelazione del Metodo ha come componente principale una beffarda derisione delle vittime, simile a quella di un clown, come dimostrazione di potere e macabra arroganza. Quando viene eseguito in modo velato, accompagnato da certi segni occulti e parole simboliche, e non suscita alcuna risposta significativa di opposizione o resistenza da parte dei bersagli, è una delle tecniche più efficaci di guerra psicologica e violenza mentale». Cfr. Michael A. Hoffman II, Secret Societies and Psychological Warfare, 2001. 6) Scriveva Bartolo Longo: Innanzi a Dio l’uomo non ha vera libertà di coscienza, libertà di culto e libertà di pensiero, come oggi s’intende, cioè facoltà di scegliersi una religione ed un culto come gli talenta; ma solo la libertà dei figliuoli di Dio, come dice S. Paolo, cioè di lasciare l’errore e le seduzioni del secolo per correre liberamente al Cielo. L’affermare, perciò, che l’uomo ha il diritto innanzi a Dio di pensare e di credere in religione come gli piace, è un errore. Cfr. Bartolo Longo, San Domenico e l’Inquisizione al Tribunale della Ragione e della Storia, Valle di Pompei, Scuola tipografica editrice Bartolo Longo, 1888. 7) Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui una persona (o un gruppo) fa dubitare un’altra della propria percezione della realtà, della memoria o della sanità mentale, con l’obiettivo di controllare, indebolire o destabilizzare la vittima. 8) Non vi può infatti essere vera obbedienza se chi è costituito in autorità nella Gerarchia esige di essere obbedito ma allo stesso tempo disobbedisce a Dio, che è il garante e la fonte stessa dell’Autorità. Né vi può essere legittima autorità se chi la esercita in nome di Dio non si sottomette a propria volta alla Sua suprema Autorità. 9) Augustin Lémann, L’Anticristo, Marietti, 1919, pag. 53. «Il secondo campione della verità cristiana contro l’Anticristo sarà una falange di dottori suscitata da Dio in quei tempi di prova. […] Questa falange di dottori riceverà, per la difesa e consolazione dei buoni, una maggiore intelligenza delle nostre sante Scritture». Cfr. https://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2014/07/LANTICRISTO-A-Lemann.pdf

Il Canonico Augustin Lémann, ebreo francese, si convertì al Cattolicesimo insieme al fratello Joseph. Divenuti amici di Pio IX, furono entrambi consultori del Concilio Vaticano I.

10) Sant’Atanasio, Epistolæ festales, Lettera XXIX, in: Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum, a cura di Caillaud e Guillon, vol. 32, pagg. 411-412.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Renovatio 21 offre questo testo di monsignor Viganò per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Continua a leggere

Pensiero

Ci risiamo: il papa loda Don Milani. Torna l’ombra della pedofilia sulla Chiesa e sul futuro del mondo

Pubblicato

il

Da

Ci risiamo, ed è l’ennesimo spettacolo doloroso e mostruoso cui tocca assistere: il nuovo papa loda Don Milani. Le implicazioni di questa scelta sono spaventose.

 

L’11 ottobre, parlando ai pellegrini delle diocesi toscane, Prevost ha citato in modo molto benevolo il controverso prete-maestro della Barbiana: «Don Lorenzo Milani, profeta della Chiesa toscana, che Papa Francesco ha definito “testimone e interprete della trasformazione sociale ed economica”, aveva come motto “I care“, cioè “mi importa”, mi interessa, mi sta a cuore».

 

Questa cosa del Don Milani «profeta» (colui che anticipa i tempi: a suo modo, non errato) non è nuova:  Leone il 12 giugno all’incontro con il clero della diocesi di Roma aveva definito di Don Lorenzo Milani come di «un profeta di pace e giustizia».

 

La chiesa conciliare, quindi, non lascia Don Milani. No: raddoppia.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Per noi non è solo il segno chiaro della contiguità assoluta, e infame, con il papato di Bergoglio. Ci prende l’idea di forze oscure – davvero oscure – che bramano per espugnare definitivamente il Soglio e devastare l’umanità tutta.

 

Perché, per chi si è perso le puntante precedenti – o chi, da buon boomer, si informa su TV e giornali senza chiedersi nessuno sforzo personale per la comprensione della realtà – Don Milani, la grande icona della sinistra (non solo quella, vero Salvini?) e dei cattolici benpensanti, negli ultimi anni è stato accusato di essere una figura molto ambigua, che in una sua lettera, pubblicata dagli stessi seguaci, parlava della sodomizzazione dei suoi allievi ragazzi.

 

Citiamo dalla lettera di Don Milani a Giorgio Pecorini, contenuta nel libro di quest’ultimo Don Milani! Chi era Costui?, edito Baldini&Castoldi nel 1996, alle  pagine3 86-391.

 

«… Come facevo a spiegare che amo i miei parrocchiani più che la Chiesa e il Papa? E che se un rischio corro per l’anima mia non è certo quello di aver poco amato, ma piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!). E chi non farà scuola così non farà mai vera scuola e è inutile che disquisisca tra scuola confessionale e non confessionale e inutile che si preoccupi di riempire la sua scuola di immaginette sacre e di discorsi edificanti perché la gente non crede a chi non ama e è inutile che tenti di allontanare dalla scuola i professori atei … E chi potrà mai amare i ragazzi fino all’osso senza finire col metterglielo anche in culo se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno e desideri il Paradiso?». Il corsivo è nostro.

 

Ora, questo brano è impossibile che in Vaticano non lo hanno letto. Non dopo che, all’altezza del fallito push per la beatificazione del 2019, era rispuntato fuori in tutta il suo orrore. E non solo nei circoletti tradizionalisti, o in intelligentissimi pubblicazioni come Il Covile. La faccenda era rispuntata nel mainstream, quello dei giornaloni e dei grandi editori.

 

Mi hanno scritto in diversi che dell’episodio non ricordano più niente. Quindi, sintetizzo.

 

Il 5 giugno il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli organizza al MIUR «un evento dedicato a Don Milani, a cinquant’anni dalla sua scomparsa (…) “Avere una scuola aperta ed inclusiva era l’obiettivo di Don Milani ed è l’impegno del mio ministero».

 

C’è, notevole, una vera convergenza con il Sacro Palazzo: «a scuola, come ci ha ricordato il papa nel messaggio inviato per l’evento dedicato oggi a Don Milani, nell’ambito della Fiera dell’editoria, deve essere capace di dare una risposta alle esigenze delle ragazze e dei ragazzi più giovani» scrive la nota del MIUR.

 

Non ci sono solo le parole. Il 20 giugno 2017 Bergoglio effettua un «pellegrinaggio» (sic – proprio come per i viaggi presso santuari e luoghi sacri) a Barbiana, per onorare don Milani.

 

In quei giorni, strana coincidenza davvero,  esce per Rizzoli un libro di un celebrato scrittore nazionale, tale Walter Siti. Sedicente omosessuale, nei circoli giusti il Siti conta: normalista, professore universitario,  studioso di Montale, curatore delle opere di Pasolini (lui), collaboratori dei giornali di De Benedetti Repubblica e Domani, pochi anni prima aveva vinto il premio Strega. Una voce difficile da ignorare nel contesto dei grandi media di regime.

 

Il romanzo, che oggi per qualche ragione si vende su Amazon in cartaceo a 100 euro, si intitola Bruciare tuttoRacconta la storia di Don Leo, un immaginario prete pedofilo, e dei suoi struggimenti. È un’opera di fiction, ma si apre con una dedica che apre un bello squarcio sulla realtà: «All’ombra ferita e forte di don Lorenzo Milani».

Iscriviti al canale Telegram

Boom. I giornali cominciano ad occuparsene: «Ho creduto che don Milani somigliasse al mio prete pedofilo» titola un articolo sul sito apparso su La Repubblica. Qualche giorno prima, un commento («La pedofilia come salvezza. L’inaccettabile romanzo di Siti») era partito dalla filosofa del PD Michela Marzano, nota per la sua attenzione al tema dell’anoressia e il suo abortismo militante.

 

Il 21 aprile la bizantinista TV Silvia Ronchey, figlia del ministro PRI Alberto Ronchey e cognata della collaboratrice dell’Osservatore Romano Lucetta Scaraffia in Galli della Loggia, aveva scritto un’ulteriore difesa («Le vere parole di Don Milani») su La Repubblica, che forse è una toppa peggio del buco: prima definisce il Milani come «è un ebreo non praticante che fa “indigestione di Cristo” (…) la sua conversione non è certo dall’ebraismo al cristianesimo, bensì da un battesimo di convenienza, ricevuto per sfuggire alle leggi razziali, a un abito scomodo, indossato per vocazione di riscatto»; poi lo scrive egli era «calamitato dalla letteratura, dalla poesia, dalla pittura fin da adolescente, artista bohémien dalla non celata omosessualità nella Firenze di fine anni Trenta».

 

«Non celata omosessualità»: quindi, almeno dell’omofilia del prete-icona tutti sapevano, allora come oggi? Almeno fra le élite, era cosa nota? È un argomento che non va trattato con il popolo? Chiediamo.

 

Non che l’interessato non sapesse di cosa si parlasse. in una lettera sul suo direttore spirituale don Raffaele Bensi, nume tutelare della chiesa «resistenziale» della Firenze del dopoguerra, scrisse:  «può darsi che lei abbia in vista una felice sintesi delle due cose, di cui io invece non intravedo la compatibilità p. es. passare a un tempo da finocchio e da maestro, da eretico e da padre della Chiesa, da murato vivo nel chiostro e da pubblicatore del più polemico dei libri».

 

A Firenze, va detto, chiacchierano di Bensi. Si dice avesse bruciato tutta la corrispondenza privata, dove, sostiene Neera Fallaci, forse si parlava anche di Paolo VI.

 

Le pulsioni sono disseminati in altre regioni dell’epistolario milaniano. In un’altra lettera ad un amico vi sarebbe scritto «Vita spirituale? Ma sai in che consiste oggi per me? Nel tenere le mani a posto».

 

Forse, abbiamo pensato, davvero tutti sapevano. Tuttavia qui c’è un primo grande mistero: come è possibile che prima del Concilio Vaticano II, quando la selezione dei sacerdoti scartava immediatamente quanti erano anche solo lontanamente sospettati di avere pulsioni omofile, il Milani sia riuscito a farsi consacrare?

 

Andiamo poco oltre, e troviamo un’ulteriore storia terrificante, quella del Forteto. Va chiarito che non vi sono prove del coinvolgimento dei guru fortetani con il Milani. La comunità nacque dopo la morte di Don Lorenzo, tuttavia il fatto che il donmilanismo potesse essere stato un’ispirazione è un’idea piuttosto accettata.

 

Il Forteto è, secondo il vaticanista Sandro Magister, «quella catastrofe che si è consumata in quel di Firenze, tra i circoli cattolici che fanno riferimento a don Lorenzo Milani e alla sua scuola di Barbiana. Una catastrofe che opinionisti e media hanno a lungo negato o passato sotto silenzio, per ragioni che si intuiscono dalla semplice ricostruzione dei fatti».

 

Al Forteto, scrive la Relazione della Commissione regionale d’inchiesta «l’omosessualità era non solo permessa ma addirittura incentivata, un percorso obbligato verso quella che Fiesoli [il leader della comunità, ndr] definiva “liberazione dalla materialità” (…) l’amore riconosciuto e accettato, l’amore vero, alto e nobile era solo quello con lo stesso sesso (…) Il bene e l’amore vero erano quelli di tipo omosessuale, perché lì non c’è materia».

 

Faccenda è complicata e spaventosa. Ci hanno messo dentro di tutto. Renovatio 21 ha pubblicato un’intervista al magistrato Giuliano Mignini, che si occupò oltre che del caso Kercher anche di quello del Mostro di Firenze, in cui accenna a questioni di cui  ha parlato di recente anche alla «Commissione Parlamentare d’inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità Il Forteto»,

Sostieni Renovatio 21

In realtà, non vorremmo tornare a riparlare di tutto questo – ne abbiamo trattato più di dieci anni fa, arrivando a partecipare una conferenza in Regione Toscana con vari soggetti, tra cui Giovanni Donzelli, allora consigliere regionale e oggi parlamentare membro del cerchio magico della Meloni, mentre ad organizzare c’era l’indomito Pucci Cipriani, che per decenni ha combattuto il Don Milani e il donmilanismo.

 

Qui ci importa di notare altro. Dinanzi a questa mole assoluta di melma, Leone, come con il blocco di ghiaccio benedetto e la sua benedizione cringe, tira dritto, come se niente fosse: viva Don Milani, dice il papa americano, chiaramente imbeccato da qualche puparo della gerarchia. L’agenda della neochiesa va avanti. Ma verso dove?

 

Già. Noi avevamo una nostra allucinante ipotesi. In quell’articolo di oramai otto anni fa scrivevamo: «La finestra di Overton, già spalancata per l’omoeresia, ora pare aprirsi, per mano del Papa, per la pederastia ecclesiastica (…) Il cosiddetto “ritardo cattolico” martiniano è finito. La società secolare può metterci anni a normalizzare la pedofilia; la Chiesa ci può invece impiegare pochissimo. Con il golpe modernista è tutto chiaro: la dissoluzione aumenta esponenzialmente, e la foga satanica contro l’Ecclesia è ben maggiore di quella usata contro la società civile».

 

Cosa stai dicendo? Il Vaticano, che tanto sta pagando per la questione delle vittime degli orrendi abusi commessi da sacerdoti e vescovi… starebbe lavorando per normalizzare la pedofilia?

 

Le forze che controllano l’agenda del papato possono volere un tale abisso? Eccerto.

 

E cosa pensate, che il Male non si concentri sul katechon? Che l’avversario non voglia distruggere la diga costruita da Cristo? Credete che Satana non voglia che il pontefice smetta di creare ponti con il Paradiso?

 

Pensate davvero che chi vuole il dominio del maligno sulla Terra non cerchi di corrompere la Chiesa dall’interno?

 

Capiteci: la finestra di Overton spalancata sulla pedofilia è solo uno dei tasselli del disegno, che in realtà è già bello che scritto: una società mostruosa, dove i tabù – compreso soprattutto l’incesto – sono rimossi definitivamente dai suoi schiavi perverso-polimorfi, dove la morte (per eutanasia, per aborto, per omicidio tout court pienamente legalizzato) è un valore auspicabile, e con essa, vero obiettivo, il sacrificio umano.

 

Ecco che approntano il Regno Sociale di Satana, e lavorano incessantemente non solo per plasmarne la «morale» demoniaca, ma per progettarlo biologicamente: Renovatio 21 ha cercato di ripeterlo negli anni, i bambini della provetta potrebbero essere proprio coloro «il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo» (Ap 13, 8)  di cui parla San Giovanni nell’Apocalisse. Cioè, il futuro popolo, il futuro esercito, dell’anticristo.

Aiuta Renovatio 21

Roma si sta muovendo anche lì, verso lo sdoganamento papista degli umanoidi: e non solo con conferenze ammicanti, ma con la proposta (incredibile davvero) di beatificare il politico democristiano che tanto lavorò per normare, cioè permettere, la fecondazione in vitro in Italia. Dell’agghiacciante processo di beatificazione di Carlo Casini – che gli ebeti pro-vita italici celebrano ancora oggi – avremo modo di scrivere più avanti.

 

Non siamo davanti ad una questione politica. Si tratta di una battaglia metafisica, la guerra spirituale per la salute del mondo, per salvare il pianeta dall’inferno.

 

Volenti o nolenti, lo sappiate o no, a questo siete chiamati dall’ora presente.

 

E, io dico, non c’è onore più grande.

 

Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine rielaborata da pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

Continua a leggere

Più popolari