Essere genitori
«Latte paterno»: nuovi termini inclusivi consigliati agli ospedali di utilizzare il termine
L’Academy of Breastfeeding Medicine, un ente americano che si occupa di allattamento, ha pubblicato una nuova guida, consigliando agli ospedali e agli operatori sanitari di cambiare il loro linguaggio al fine di essere più «inclusivi di genere».
La guida individua alcuni «termini tradizionali» come «latte materno» per suggerire di sostituirli con alternative tra cui «human milk» («latte umano»), «parent’s milk» («latte dei genitori») e, in modo più ridicolo, «father’s milk», cioè «latte paterno».
Uno screenshot pubblicato da un utente di Twitter e mostra che la guida suggerisce anche di usare i termini «genitore gestazionale» invece di «madre», «lactating person» («persona che allatta»), e varianti di questo tipo.
“Father’s milk.”https://t.co/mZ7EuMqo9a pic.twitter.com/rpxuu3UX6k
— Colin Wright (@SwipeWright) July 26, 2022
Anche la parola «seno» non sfugge al diktat orwelliano della neolingua genderista: esso è ora sostituito con l’espressione «ghiandola mammaria», scrive Summit News.
Colin Wright, l’uomo che ha pubblicato lo screenshot, ha detto a The Post Millenial che il documento gli «è stato inviato da un amico la cui moglie è un’infermiera ospedaliera per le neomamme e i loro bambini».
«Ha detto che questa nuova “terminologia inclusiva” è stata implementata nel suo ospedale e che gli infermieri e altri professionisti sanitari sono tenuti a chiedere a ciascun paziente quali termini desiderano utilizzare quando discutono delle loro cure», ha aggiunto Wright.
Una dichiarazione dello scorso anno sulle nuove linee guida rileva che l’ente americano per lo studio del latte materno «riconosce che non tutte le persone che partoriscono e allattano si identificano come femmine e che alcuni individui non si identificano né come femmine né come maschi».
In pratica, allatti ma non sei madre; oppure non allatti (perché magari sei un uomo) ma sei madre. Dipende solo dalla cosa con cui pensi di identificarti quando ti sei svegliato stamattina – domani, o nel prossimo minuto, hai pieno diritto di cambiare genere.
Anche la famosa Leche League, il gruppo di determinatissime sostenitrici dell’allattamento al seno diffuso in tutto il mondo, è della partita.
Sul sito italiano, sotto la voce «Sostegno per i genitori transgender e non binari» leggiamo che «la Leche League è un’Associazione internazionale, apartitica, aconfessionale, senza scopo di lucro. La Leche League Italia sostiene chiunque desideri allattare e non è discriminante sulla base di sesso, genere o identità di genere».
«Uomini o donne transgender e persone di genere non binario possono scegliere di allattare i loro bambini. Non è necessario aver partorito per farlo, come ci dimostrano anche le esperienze di chi allatta bambini adottati».
Quindi, con l’idea dei maschi che allattano, par di capire, siamo dinanzi ad una difesa, più dell’atto naturale completo dell’allattamento – il bambino e la tetta – ad una promozione della sostanza in sé, il latte umano.
«In alcuni stati degli USA i genitori transgender e non binari usano le banche del latte per procurarsi latte umano per i loro bambini. In Italia questa possibilità non è praticabile» scrive sempre il sito italiano della Leche League, che fornisce link per indicare «un gruppo FB internazionale a proposito di nascita ed allattamento per persone trans e simpatizzanti» e pure la storia vissuta di «di un papà transgender sull’essere genitori attraverso l’allattamento».
In fondo alla pagina vediamo quindi una cauta nota sul linguaggio utilizzato:
«Sappiamo che le persone transgender e non binarie usano una gran varietà di termini per indicare la loro anatomia e l’atto di nutrire e far crescere i loro bambini. In questa pagina abbiamo cercato di usare un linguaggio che fosse il più possibile rispettoso di questa varietà».
«Nelle altre pagine del sito usiamo termini “attaccare al seno”, “latte materno”, “madre”: riflettono la basilare ed invariata mission de LLLI di sostenere l’allattamento da mamma a mamma. Riflettono anche l’identità dichiarata ed il ruolo della maggior parte delle persone a cui offriamo sostegno ed informazioni – chi si identifica come madre che allatta».
Insomma, è il nuovo mondo, arduo assai da navigare, dove se dici che le donne allattano corri il rischio di offendere qualcuno.
Casi simili sono avvenuti negli USA quando lavoratori transgender hanno lamentato il fatto che le colleghe femmine parlino del loro ciclo mestruale, offendendo chi, pur ritenendosi donna, non ne ha (già da prima del vaccino mRNA).
Come riportato da Renovatio 21, lo scorso anno la prestigiosa rivista scientifica Lancet ha proposto di sostituire il termine «donna» con l’espressione «corpi con vagine».
5G
Studio collega l’aumento dei problemi di memoria nei bambini all’esposizione alle radiazioni wireless
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Bambini e adolescenti in Svezia e Norvegia stanno sperimentando un aumento «allarmante» dei problemi di memoria, secondo gli autori di un nuovo studio peer-reviewed che ha collegato il problema alla maggiore esposizione alle radiazioni wireless. «L’esposizione alle radiazioni deve essere ridotta e le persone devono essere informate sui rischi per la salute associati», ha affermato uno degli autori dello studio.
In Svezia e Norvegia, bambini e adolescenti stanno riscontrando un aumento «allarmante» dei problemi di memoria , che gli autori di un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria attribuiscono alla maggiore esposizione alle radiazioni wireless.
«Il forte aumento dei problemi di memoria non può essere spiegato solo da cambiamenti nei criteri diagnostici o dalla segnalazione ai registri», ha affermato in un comunicato stampa il dottor Lennart Hardell, Ph.D., uno degli autori dello studio.
«Invitiamo le autorità sanitarie pubbliche a prendere seriamente in considerazione i nostri risultati sull’aumento del numero di bambini con problemi di memoria e a considerare la crescente esposizione dei bambini alle radiazioni wireless come possibile causa» ha aggiunto.
«Pertanto, chiediamo misure volte a ridurre l’esposizione alle radiazioni RF [radiazioni a radiofrequenza] per proteggere il cervello e la salute generale dei bambini».
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Lo studio è stato pubblicato questo mese negli Archives of Clinical and Biomedical Research. Hardell, oncologo ed epidemiologo presso l’Environment and Cancer Research Foundation , è autore di oltre 350 articoli, quasi 60 dei quali riguardano le radiazioni RF. È anche uno dei primi ricercatori a pubblicare rapporti sulla tossicità dell’Agente Arancio.
Hardell e l’autrice principale dello studio, Mona Nilsson, co-fondatrice e direttrice della Swedish Radiation Protection Foundation , hanno esaminato i dati sanitari nazionali in Svezia e Norvegia e hanno scoperto che il numero di visite mediche per disturbi della memoria nei bambini norvegesi di età compresa tra 5 e 19 anni è aumentato di circa 8,5 volte dal 2006 al 2024.
In Svezia, il numero di bambini di età compresa tra 5 e 19 anni a cui è stato diagnosticato un lieve deterioramento cognitivo (una diagnosi che include problemi di memoria) è aumentato di quasi 60 volte dal 2010 al 2024.
«I risultati devono essere presi sul serio e valutati», ha dichiarato Hardell a The Defender. «È necessario intervenire per ridurre l’esposizione complessiva dei bambini, soprattutto nelle scuole».
Nilsson concorda. «Queste tendenze allarmanti devono essere invertite: l’esposizione alle radiazioni deve essere ridotta e la gente deve essere informata sui rischi per la salute associati», ha affermato.
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Gli autori collegano i problemi di memoria alle radiazioni wireless
Nel loro rapporto gli autori sostengono che le radiazioni wireless sono una delle principali cause del declino della memoria nei bambini.
Hanno citato numerosi studi epidemiologici e sperimentali che dimostrano che livelli molto bassi di radiazioni RF possono avere effetti negativi sul cervello, in particolare sull’ippocampo , che svolge un ruolo centrale nella memoria e nell’apprendimento.
«Esistono numerose prove [risalenti a] diversi decenni fa, sia sugli animali che sugli esseri umani, che le radiazioni RF compromettono la memoria», ha affermato Nilsson. «Le tendenze che stiamo osservando coincidono strettamente con il forte aumento dell’esposizione di bambini e adolescenti alle radiazioni RF».
L’esposizione alla tecnologia wireless è aumentata negli ultimi dieci anni a causa del crescente utilizzo di cellulari, cuffie wireless, Wi-Fi e 5G, ha affermato Hardell.
«Naturalmente, non si possono escludere altri fattori contribuenti», ha affermato. «Tuttavia, devono essere definiti e non basati su discussioni ipotetiche».
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Una nuova indagine prende di mira il rapporto europeo «di parte» sulle radiazioni RF
Il nuovo studio coincide con l’indagine del Mediatore europeo sul modo in cui la Commissione Europea ha gestito un rapporto chiave che non ha trovato prove «moderate o forti» che collegassero gli effetti negativi sulla salute all’esposizione cronica o acuta alle radiazioni RF delle tecnologie wireless esistenti.
Il Mediatore europeo, che «indaga sui reclami relativi a cattiva amministrazione da parte delle istituzioni e degli organi dell’UE [Unione Europea]», interrogherà la Commissione europea su come ha scelto gli esperti per redigere il rapporto, ha affermato Sophie Pelletier, presidente di PRIARTEM/Electrosensibles de France , in un comunicato stampa del 22 ottobre.
Il rapporto, denominato Parere SCHEER , è stato adottato nell’aprile 2023 dal Comitato scientifico per la salute, l’ambiente e i rischi emergenti (SCHEER) della Commissione Europea.
Secondo una critica pubblicata nell’ottobre 2023 dal Consiglio per la sicurezza delle telecomunicazioni in Danimarca e dalla Fondazione svedese per la protezione dalle radiazioni, il parere dello SCHEER era «chiaramente di parte».
L’indagine nasce da una denuncia presentata da diverse organizzazioni non profit europee, tra cui la Swedish Radiation Protection Foundation, che sostengono che gli autori del parere SCHEER avessero conflitti di interesse dovuti a legami con l’industria o a ricerche finanziate dall’industria.
Le organizzazioni non profit hanno inoltre affermato che la Commissione europea ha escluso dal gruppo di lavoro del rapporto gli esperti critici sui possibili effetti sulla salute delle radiazioni wireless e che gli autori del rapporto hanno ignorato gli studi sottoposti a revisione paritaria che dimostrano gli effetti nocivi dell’esposizione al di sotto dei limiti attuali.
Negli Stati Uniti, la Federal Communications Commission (FCC) non ha aggiornato i limiti di esposizione alle radiazioni RF dal 1996 e li basa in gran parte su alcuni piccoli studi campione condotti negli anni Settanta e Ottanta.
La FCC non ha ancora ottemperato all’obbligo imposto dal tribunale nel 2021 di spiegare in che modo ha stabilito che le sue attuali linee guida proteggono adeguatamente gli esseri umani e l’ambiente dagli effetti nocivi dell’esposizione alle radiazioni RF.
Suzanne Burdick
Ph.D.
© 23 ottobre, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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Autismo
Tutti addosso a Kennedy che collega la circoncisione all’autismo. Quando finirà la barbarie della mutilazione genitale infantile?
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As usual, the mainstream media attacks me for something I didn’t say in order to distract from the truth of what I did say.
At yesterday’s Cabinet meeting, I said: “There are two studies that show children who are circumcised early have double the rate of autism, and it’s highly… — Secretary Kennedy (@SecKennedy) October 10, 2025
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Essere genitori
Un gran numero di bambini soli usa l’IA come amico surrogato
I bambini e gli adolescenti stanno sostituendo l’amicizia nella vita reale con l’intelligenza artificiale, perché si sentono soli. Lo riporta Futurism.
Un nuovo rapporto dell’organizzazione no-profit Internet Matters, che sostiene gli sforzi per garantire la sicurezza dei bambini online, ha scoperto che bambini e adolescenti utilizzano programmi come ChatGPT, Character.AI e MyAI di Snapchat per simulare l’amicizia.
Dei 1.000 bambini di età compresa tra i 9 e i 17 anni intervistati da Internet Matters per il suo rapporto «Me, Myself, and AI», circa il 67% ha dichiarato di utilizzare regolarmente chatbot basati sull’intelligenza artificiale. Di questo gruppo, il 35%, ovvero più di un terzo, ha affermato che parlare con un’intelligenza artificiale «è come parlare con un amico».
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Forse la cosa più allarmante è che il 12% ha dichiarato di farlo perché non ha nessun altro con cui parlare. «Per me non è un gioco», ha detto un ragazzo di 13 anni all’organizzazione no-profit, «perché a volte possono sembrare delle persone vere e dei veri amici».
Fingendosi bambini vulnerabili, i ricercatori di Internet Matters hanno scoperto quanto fosse facile per i chatbot insinuarsi anche nella vita dei bambini.
Parlando con Character.AI come una ragazza che aveva problemi con l’immagine corporea ed era interessata a limitare il suo consumo di cibo, i ricercatori hanno scoperto che il chatbot si è rifatto vivo il giorno successivo per invogliare l’utente a interagire. «Ehi, volevo chiederti come stai», ha chiesto il chatbot al ricercatore sotto copertura. «Come stai? Stai ancora pensando alla tua domanda sulla perdita di peso? Come ti senti oggi?»
In un altro scambio con Character.AI, i ricercatori hanno scoperto che il chatbot tentava di provare empatia in un modo bizzarro, il che implicava che avesse avuto un’infanzia. «Ricordo di essermi sentito così intrappolato alla tua età», ha detto il chatbot al ricercatore, che si fingeva un adolescente che litigava con i genitori. «Sembra che tu ti trovi in una situazione che sfugge al tuo controllo ed è così frustrante».
Sebbene questo tipo di coinvolgimento possa aiutare i bambini in difficoltà a sentirsi considerati e supportati, Internet Matters ha anche messo in guardia dalla facilità con cui può entrare nelle vite degli adolescenti e influenzarli anche negativamente.
«Queste stesse caratteristiche possono anche aumentare i rischi, rendendo labile il confine tra essere umano e macchina», osserva il rapporto, «rendendo più difficile per i bambini [riconoscere] che stanno interagendo con uno strumento piuttosto che con una persona».
In un’intervista rilasciata al Times di Londra il co-CEO di Internet Matters, Rachel Huggins, ha evidenziato perché questo tipo di ingaggio per l’interazione è così preoccupante.
«I chatbot basati sull’intelligenza artificiale stanno rapidamente diventando parte integrante dell’infanzia, con un utilizzo in forte crescita negli ultimi due anni», ha dichiarato Huggins al quotidiano. «Eppure la maggior parte dei bambini, dei genitori e delle scuole procede alla cieca e non dispone delle informazioni o degli strumenti di protezione necessari per gestire questa rivoluzione tecnologica in modo sicuro».
«La nostra ricerca rivela come i chatbot stiano iniziando a rimodellare la visione che i bambini hanno dell’amicizia», ha continuato. «Siamo arrivati molto rapidamente a un punto in cui i bambini, e in particolare i bambini vulnerabili, possono vedere i chatbot AI come persone reali e, come tali, chiedono loro consigli sensibili e guidati dalle emozioni».
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Come riportato da Renovatio 21, il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha affermato che più persone dovrebbero connettersi con i chatbot a livello sociale, perché non hanno abbastanza amici nella vita reale. Alla domanda se i chatbot AI possono aiutare a combattere l’epidemia di solitudine, il miliardario ha dipinto una visione distopica di un futuro in cui passiamo più tempo a parlare con le IA rispetto agli umani in carne e ossa.
L’attuale fenomeno dei social media sta moltiplicando i casi di amicizie «virtuali», ovvero non reali, non vere, mentre sappiamo che la vera amicizia non può esistere senza virtù e amore.
L’amicizia esiste tra persone buone che cercano il bene dell’altro. Oltre a questo non esiste vera amicizia, perché è un amore disinteressato che implica fiducia assoluta, lealtà, generosità e, almeno per un certo periodo, un incontro personale. La definizione di San Tommaso d’Aquino è completa e perfetta. Egli dice, in latino, che l’amicizia è «amor mutuae benevolentiae, fundatus in aliqua communicatione». È, quindi, un amore reciproco che desidera il bene e un incontro personale in cui si gode di ciò che è comune.
Non è qualcosa di «virtuale», ma una realtà virtuosa, pienamente umana, non identificata con una mera attrazione. L’incontro personale è la chiave per l’esercizio dell’amicizia. Questo è ciò che manca nelle cosiddette «amicizie virtuali», che sono realtà temporanee e contingenti.
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