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L’arcivescovo Forte contro i fedeli che vogliono la Comunione sulla lingua. Mentre continuano le profanazioni sataniche

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In un video emerso in queste ore è visibile l’arcivescovo Bruno Forte, dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto mentre rimprovera tre parrocchiani per aver ricevuto la Santa Eucaristia sulla lingua. Lo riporta LifeSite.

 

Durante l’omelia, Forte rimprovera i tre fedeli per aver ricevuto la Santa Comunione sulla lingua e affermata che qualsiasi cattolico che scelga di ricevere la Comunione sulla lingua non solo è «disobbediente» alla gerarchia ecclesiastica, ma commette anche il peccato di orgoglio.

 

«Permettete che chiarisca un punto. Ci sono state tre persone che non hanno voluto la Comunione in mano. Prima di tutto, nel Nuovo Testamento Gesù dice “làbete“. Il verbo lambano in greco significa prendere in mano» ammonisce il prelato, che decisamente non condivide le posizioni di quanti, come monsignor Athanasius Schneider nel libro Christus Vincit, ritiene che la giusta traduzione, visto anche il latino accipere, non è «prendere» ma «ricevere».

 

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«Per secoli la Chiesa ha preso in mano la comunione. Solo in alcuni secoli oscuri, temendo la mancanza di igiene, si è sostituito questo gesto con quello del prenderla in bocca» spiega monsignor Forte, forte forse di tanti insegnamenti pandemici pienamente recepiti dal cattolicesimo moderno.

 

«Ma grazie a Dio oggi siamo tutti cresciuti. Le mani ce le laviamo», assicura l’arcivescovo, che in realtà non lo può sapere, e che probabilmente non è mai stato nel bagno di un Autogrill, dove è possibile osservare l’immancabile tragitto delle moltitudini dal pisciatoio all’auto senza passare per il lavandino. (Monsignor Forte probabilmente è di quelli che non sanno perché nei bar all’aperitivo la ciotola della nocciolino include un cucchiaino).

 

«Per cui la Comunione si prende in mano» annunzia perentorio il religioso, «con il gesto umile di stendere la mano e di accoglierla».

 

«Chi non lo fa, fa un atto di orgoglio, si crede più saggio e più esperto del papa e dei vescovi che hanno deciso che la Comunione si prende in mano». Anche qui, è sensibile un accento dai tempi pandemici, quando alla popolazione veniva ripetuto di fidarsi degli esperti.

 

«Per piacere siate umili ed obbedienti alla Chiesa. Almeno nel momento in cui fate la Comunione, facendo la volontà che è quella espressa nella Chiesa, dal papa e dai vescovi».

 

 

Non è chiaro da dove il monsignore esperto tragga l’ordine secondo cui «la Comunione si prende in mano» secondo la volontà di Chiesa, papa e vescovi.

 

La Santa Comunione sulla lingua è stata la norma nella Chiesa per oltre 1.300 anni, mentre la Comunione sulla mano si è diffusa a livello mondiale solo con le riforme degli anni Settanta.

 

Nell’istruzione Memoriale Domini papa Paolo VI scrive della Comunione sulla lingua: «Questo modo di distribuire al Comunione, tenuta presente nel suo complesso la situazione attuale della Chiesa, si deve senz’altro conservare, non solo perché poggia su di una tradizione plurisecolare, ma specialmente perché esprime e significa il riverente rispetto dei fedeli verso la Santa Eucaristia. Non ne è per nulla sminuita la dignità della persona dei comunicandi; tutto anzi rientra in quel doveroso clima di preparazione, necessario perché sia più fruttuosa la Comunione al Corpo del Signore».

 

Monsignor Forte pare inoltre ignorare l’istruzione Redemptionis Sacramentum (2004) scrive che ogni fedele ha «sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca».

 

L’arcivescovo è ritenuto da alcuni osservatori come teologo pro-LGBT che ha introdotto il tema dell’omosessualità al Sinodo per la famiglia.

 

Il vaticanista Edward Pentin in un articolo dell’anno passato sulle nomine al Dicastero per la Dottrina della Fede scriveva che il prelato sarebbe «responsabile delle sezioni sull’omosessualità nel controverso documento provvisorio del primo Sinodo sulla famiglia del 2014 che tentava di aprire la porta all’accettazione delle relazioni omosessuali nella Chiesa». Il link è ad un articolo della BBC sull’argomento. «È stato una voce di spicco nel sostenere una maggiore inclusione e rispetto per l’omosessualità e i diritti degli omosessuali all’interno della Chiesa» scrive il giornalista linkando un articolo de La Stampa.

 

Della chiesa moderna colpisce l’ostinazione, al limite della fake news, riguardo la Comunione nella mano come unica forma liturgica. È infatti arcinoto come la possibilità di non dare sulla lingua l’Eucarestia crei la questione della profanazione: in breve, alimenti network satanisti, che per i loro immondi riti necessitano dell’Ostia consacrata (hanno, di fatto, più fede di molti vescovi…)

 

L’idea di tale pericolo era giù presente nell’istruzione di Paolo VI, quando si dice che «con questa forma ormai tradizionale (…)si evita il pericolo di profanare le specie eucaristiche, nelle quali «è presente in modo unico, sostanzialmente e ininterrottamente, il Cristo tutto e intero; Dio e uomo». Parimenti, la Redemptionis Sacramentun scrive che «se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli».

 

La questione è rimbalzata nelle cronache mondiale, in maniera comica e tragica al contempo, quando un gruppo Satanista ha officiato un rito fuori dal Campidoglio del Kansas, dovendo però assicurare che l’Ostia che sarebbe stata utilizzata non era consacrata.

 

Tale cortocircuito dello Stato moderno ha visto quindi l’attuarsi di una scena eroica: quando il satanista ha innalzato la particola e la ha buttata al suolo calpestandola, un signore che stava ai lati è intervenuto gettandosi a terra per consumarla con la bocca, ricevendo quindi le botte dal leader satanista.

 

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Solo questo episodio, con immagini pubbliche che parlano chiarissimo, dovrebbe far decadere urbi et orbi la pratica della Comunione sulla mano, vero grande sistema di alimentazione del satanismo odierno.

 

Renovatio 21 tenta di seguire da vicino i casi di Ostie trafugate, che – lontani dalle cronache mainstream – si ripetono costantemente in tutto il mondo.

 

Come riportato da Renovatio21, all’inizio di maggio dello scorso anno, in Francia, il tabernacolo della chiesa di Notre-Dame, a Livry-Gargan (Seine-Saint-Denis) è stato divelto e ritrovato a pochi metri dall’edificio. Il Santissimo Sacramento non è stato trafugato, a differenza di quanto accaduto nella chiesa Sainte-Trinité a Louvroil (Nord) dove sono scomparse le Ostie consacrate.

 

Un altro episodio sacrilego è avvenuto nella parrocchia di San Michele Arcangelo a Portland, in Oregon, dove è stato invece rubato il tabernacolo.

 

Anche l’Italia ha i suoi casi: ad aprile 2024  qualcuno è entrato di notte all’interno del Santuario di Ponte delle Pietra, a Perugia. È stato detto che l’effrazione aveva probabilmente l’intento di trafugare oggetti di arte sacra, tuttavia, ha scritto Renovatio 21 all’epoca, è lecito ipotizzare che l’obiettivo principale dei malviventi fosse quello di rubare le Ostie consacrate.

 

Molti fedeli sono arrivati alla Santa Messa tradizionale – il vetus ordo, il rito antico, la «Messa in latino», chiamatela come volete – durante la pandemia, quando impressionarono, oltre che il sacerdote con i guanti di lattice, la distribuzione forzata in mano della Santa Comunione.

 

I lettori di Renovatio 21 che vogliono evitare lo scempio di vedere la Santa Eucarestia piazzata nelle mani dei fedeli possono scriverci per chiederci dove assistere a delle Sante Messe dove ciò non può accadere.

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Immagine: Jan van den Hoecke (1611–1651), La Santa Comunione del Beato Federico di Ratisbona (1630-1651), collezione privata.

Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia

 

 

 

 

 

 

 

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Mons. Schneider incontra Leone e condivide proposte per il «bene spirituale della Chiesa»

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Il vescovo Athanasius Schneider ha espresso gratitudine apapa Leone XIV per avergli concesso un’udienza giovedì, affermando di essere rimasto colpito dall’«attenzione e dalla comprensione» del Santo Padre. Lo riporta LifeSite.   Desiderando che i dettagli dell’incontro rimanessero riservati, il vescovo ausiliare del Kazakistan ha rilasciato un commento alla vaticanista Diane Montagna.   «Sono profondamente grato a papa Leone XIV per avermi concesso un’udienza privata, durante la quale ho potuto condividere alcune proposte volte al bene spirituale della Chiesa», ha condiviso il tradizionale presule. «Sono rimasto colpito dall’attenzione e dalla comprensione del Santo Padre. Preghiamo per papa Leone XIV, affinché rafforzi la fede e promuova la giustizia e la pace nella vita liturgica della Chiesa», ha concluso il prelato.   Sebbene il contenuto della conversazione tra Schneider e il pontefice rimanga riservato, durante un’intervista rilasciata a maggio, appena quattro giorni dopo l’elezione papale, il giornalista Matt Gaspers chiese al vescovo quale consiglio avrebbe dato al Santo Padre se glielo avesse chiesto.

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«Innanzitutto, gli chiederei di svolgere il suo primo compito: confermare, rafforzare tutti i fedeli nella fede, come Gesù l’ha data a Pietro, e anche a lui (come successore di Pietro)», ha risposto Schneider. «Questo è il suo primo compito» ( Lc 22,32 ).   Monsignore è inoltre concentrato su tre argomenti che hanno creato confusione nella vita della Chiesa. Tra questi:   1) «La verità sull’unicità di Gesù Cristo come unica via di salvezza e sul fatto che le altre religioni non sono mezzi di grazia o vie di salvezza. Deve essere affermata con chiarezza cristallina».   2) «L’ordine divino della sessualità umana deve essere affrontato con una formula estremamente chiara. I temi principali che riguardano questo tema, che ai nostri giorni sta evidentemente causando tanta confusione nella Chiesa, riguardano l’immoralità intrinseca e la malvagità degli atti e dello stile di vita omosessuali e poi il divorzio. Questo va sottolineato. E l’indissolubilità del matrimonio».   3) «Per fare una solenne e definitiva precisazione circa il sacramento dell’ordinazione, stabilendo che il sacramento dell’ordine – essendo in un unico sacramento nei tre gradi dell’episcopato, preletterato e diaconato – è per diritto divinamente stabilito riservato ai fedeli di sesso maschile».   Per quanto riguarda la liturgia, Schneider ha ampliato la sua precedente condanna della restrizione della Messa tradizionale imposta da papa Francesco, come contenuto nella Traditionis Custodes, chiedendo che il documento venga revocato.   «Si tratta davvero di un’umiliazione, di una persecuzione di una parte dei fedeli e anche di un rifiuto dell’intera tradizione della liturgia della Chiesa. Quindi questo deve essere sanato. Deve essere ripristinata la completa libertà di uso della liturgia in tutte le epoche».   Infine, monsignor Schneider ha suggerito che il nuovo papa «deve nominare i vescovi con molta attenzione, perché i vescovi dovrebbero essere veramente uomini di Dio, di fede cattolica. A questo dovrebbe prestare molta attenzione».   La Montagna ha riferito che l’udienza di Schneider con il papa è durata poco più di 30 minuti ed è stato il primo incontro tra questi due uomini che, pur provenendo da aree geografiche molto diverse, condividono una spiritualità agostiniana e un background comune nel servizio ai poveri del Sud America.   Mentre il papa è cresciuto in un sobborgo a sud di Chicago, Schneider è cresciuto nell’Unione Sovietica.   Il primo papa americano proveniva dall’Ordine di Sant’Agostino, ricoprendo l’incarico di Superiore Generale per due mandati e svolgendo un lungo ministero a Puru.   Schneider è membro dei Canonici Regolari della Santa Croce di Coimbra, una comunità che segue la Regola di Sant’Agostino. Ha inoltre conseguito il dottorato in Patristica presso il Pontificio Istituto Patristico Augustinianum di Roma.   Il prelato kazako diversi anni in Brasile in missione, dove ha ricevuto la formazione sacerdotale, è stato ordinato sacerdote e si dedicò al servizio dei poveri.

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Papa Leone denuncia «l’antisemitismo» in una telefonata con il presidente israeliano dopo il massacro di ebrei in Australia

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Papa Leone XIV ha condannato l’antisemitismo nel corso di una telefonata con il presidente israeliano Isaac Herzog, in seguito all’attentato di Sydney.

 

Il 15 dicembre 2025, Papa Leone ha ricevuto in Vaticano una chiamata dal presidente di Israele, Isaac Herzog, in vista delle prossime festività natalizie e della celebrazione ebraica di Hanukkah. Durante il colloquio, il Pontefice ha affrontato il tema dell’antisemitismo alla luce dell’attacco terroristico avvenuto domenica a Bondi Beach, a Sydney.

 

«Durante il colloquio, alla luce del recente attentato terroristico a Sydney, il Santo Padre ha ribadito la ferma condanna della Chiesa Cattolica verso ogni forma di antisemitismo, che in tutto il mondo continua a seminare paura nelle comunità ebraiche e nell’intera società», riporta il comunicato emesso dalla Sala Stampa della Santa Sede.

 

Secondo quanto riferito dal Vaticano, la conversazione telefonica si è svolta in un’atmosfera cordiale. Papa Leone XIV ha incoraggiato la continuazione dei processi di pace in corso in Medio Oriente e ha sottolineato la necessità di intensificare e perseverare negli sforzi umanitari, specialmente considerando la situazione nella Striscia di Gaza, dove, a seguito del conflitto, persistono gravi problemi legati alla fame, al freddo e alle condizioni meteorologiche avverse.

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La telefonata segue le dichiarazioni pubbliche già espresse dal Pontefice immediatamente dopo l’attentato di Sydney. Durante l’udienza di lunedì 15 dicembre, il Papa ha manifestato vicinanza alla comunità ebraica e dolore per le vittime e i feriti, affermando: «Basta con queste forme di violenza antisemita! Dobbiamo eliminare l’odio dai nostri cuori».

 

Lo stesso giorno, in un telegramma inviato all’arcivescovo di Sydney, Anthony Fisher, il Papa ha definito l’attacco un «atto di violenza insensato» e ha invitato coloro che sono tentati dalla violenza a «convertirsi e cercare la via della pace e della solidarietà».

 

Rapporti diretti tra Papa Leone XIV e il presidente Isaacco Herzog erano già stati instaurati nei mesi precedenti. Il 4 settembre, Herzog è stato ricevuto in udienza privata dal Papa: un incontro che, secondo le parole dello stesso presidente israeliano al termine della visita, ha costituito «un segnale molto importante» del valore delle relazioni tra la Santa Sede, lo Stato di Israele e il popolo ebraico.

 

Nel corso dei colloqui con il papa, il Segretario di Stato vaticano e il Segretario per i Rapporti con gli Stati, Herzog ha riferito di aver prioritariamente discusso la necessità di liberare gli ostaggi ancora trattenuti a Gaza dopo gli attacchi del 7 ottobre.

 

Le discussioni hanno riguardato anche gli aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, gli sforzi israeliani per favorirne la distribuzione, la lotta comune contro l’antisemitismo, gli sviluppi generali in Medio Oriente e l’esigenza di un dialogo interreligioso più profondo.

 

Durante l’incontro, il presidente israeliano ha infine evidenziato l’importanza delle comunità cristiane in Israele e nella regione, ha ribadito l’impegno dello Stato ebraico a garantire la libertà di religione e di culto e la protezione delle comunità cristiane in Terra Santa, e ha rivolto un invito ufficiale al Pontefice a visitare Israele.

 

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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)

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Diocesi di Roma, Leone XIV riforma una decisione di Francesco

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Con un motu proprio firmato l’11 novembre 2025 e pubblicato poco dopo su L’Osservatore Romano, il Papa ha deciso di ripristinare l’unità del Settore Centro della Diocesi di Roma, annullando una controversa decisione presa sotto il suo predecessore, Papa Francesco.   Questo dovrebbe essere visto come la «fine dell’isteria» del controverso vice-governatore della Diocesi di Roma? Quel che è certo è che mons. Renato Tarantelli, prelato che deve molto al precedente pontificato, non deve essere stato molto soddisfatto del motu proprio Immota manet, firmato dal Romano Pontefice l’11 novembre, che ripristina l’unità del Settore Centrale della Diocesi di Roma.   Questo settore, composto dalle cinque prefetture numerate da I a V, era stato smantellato nell’ottobre 2024 dal pontefice argentino con un decreto intitolato La vera bellezza: una riforma presentata come «sinodale» ma criticata per la mancanza di consultazione. Secondo il sito web Silere Non Possumus, questa decisione si basava sulle idee di mons. Tarantelli, ex avvocato divenuto vescovo, accusato di aver influenzato Papa Francesco con una visione «ideologica» e «burocratica».   La vera bellezza, ricca di riferimenti alla misericordia, alla bellezza e persino alla letteratura russa, fu percepita dal clero romano come un esercizio stilistico slegato dalla realtà pastorale. Diluiva le cinque prefetture secondo i quattro punti cardinali, con il pretesto di rompere l’isolamento del centro storico di Roma. La realtà era meno in linea con la teoria: confusione amministrativa, catene di comando opache e difficoltà quotidiane per sacerdoti e fedeli.   Era urgente per il nuovo pontefice romano tornare alla realtà: «Stabilisco e decreto che le cinque Prefetture, dalla Prima alla Quinta, tornino a far parte di un unico settore, il Centro, che viene così nuovamente aggiunto agli altri quattro settori della Diocesi di Roma», ha scritto Leone XIV nel suo motu proprio, entrato immediatamente in vigore e registrato negli Acta Apostolicae Sedis. Questo provvedimento è stato accolto con un sospiro di sollievo dai sacerdoti della Città Eterna, secondo la stampa romana.   In breve, queste iniziative di Leone XIV mirano a stabilizzare la Chiesa post-Giubileo, unificando le strutture locali e centrali per una missione più efficace. Di fronte ai limiti imposti dalla tradizione, come nota Yahoo News, egli sta seguendo le orme di Francesco, correggendo gli eccessi e costruendo sul fondamento cristiano. Il tempo dirà se questa centralizzazione rafforzerà l’unità o creerà nuove tensioni, ma per ora Roma respira un’aria di rinnovamento amministrativo.   Immota manet fa parte di una serie di riforme amministrative più ampie intraprese dal nuovo papa per consolidare la governance vaticana e portare maggiore trasparenza, in particolare in ambito finanziario.   Questo dovrebbe essere visto come un tentativo di frenare le riforme sregolate avviate sotto il precedente pontificato?   In ogni caso, i primi sei mesi del pontificato di Leone XIV non hanno rassicurato i progressisti, che prevedono un freno alla sinodalità e all’inclusività a loro care. Né hanno confortato i fedeli legati alla Chiesa e alla sua Tradizione, che a volte si sentono esiliati nel proprio Paese.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine: San Giovanni Laterano, interni. Immagine di Antoine Taveneaux via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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