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Geopolitica

L’ambasciatore tedesco ha partecipato alla celebrazione del nazista ucraino al Parlamento canadese. Russia e Polonia pensano all’estradizione

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Il Ministero degli Esteri tedesco ha minimizzato la partecipazione del suo ambasciatore in Canada alle imbarazzanti standing ovation della scorsa settimana per un veterano ucraino delle Waffen SS, dicendo che non sapeva che fosse un nazista quando si è unita ai parlamentari di Ottawa nell’applaudirlo.

 

Il portavoce del Ministero degli Esteri Sebastian Fischer ha riconosciuto la gaffe per la prima volta ieri, quando durante una conferenza stampa gli è stato chiesto se l’ambasciatrice Sabine Sparwasser avesse onorato il collaboratore nazista della Seconda Guerra Mondiale Yaroslav Hunka.

 

I membri del Parlamento canadese si sono alzati e hanno fatto lunghe ovazioni per il 98enne Hunka quando è stato presentato venerdì durante una visita del presidente ucraino Vladimir Zelens’kyj, che con il primo ministro canadese Justin Trudeau erano tra gli entusiasti partecipanti agli applausi.

 

Sparwasser semplicemente non sapeva dell’affiliazione nazista di Hunka quando si unì agli altri per applaudirlo, affermò Fischer. Il portavoce ha ammesso che l’incidente era inaccettabile, ma la vera identità di Hunka non era nota né al diplomatico tedesco né ad altri membri del pubblico perché la sua presenza all’evento non era stata annunciata in anticipo.

 

Tuttavia, quando il presidente della Camera Anthony Rota ha presentato il suo ospite alla folla, ha osservato che Hunka «ha combattuto per l’indipendenza ucraina contro i russi», il che per definizione suggerisce che prestasse servizio dalla parte delle potenze fasciste dell’Asse. «È un eroe ucraino, un eroe canadese, e lo ringraziamo per tutto il suo servizio», ha detto lo speaker.

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Martedì Rota ha rassegnato le dimissioni e si è scusato per il suo errore nell’onorare Hunka. Il veterano di guerra era un volontario della 14a divisione Waffen Grenadier delle SS, un’unità ucraina, che commise atrocità contro ebrei e polacchi sul fronte orientale.

 

Alla domanda su come Sparwasser potesse non comprendere l’affiliazione nazista di Hunka – nonostante gli fosse stato detto che aveva combattuto contro l’Armata Rossa – Fischer ha detto che ci sono altre possibili spiegazioni per il suo ruolo nella guerra. Ad esempio, ha teorizzato, Hunka avrebbe potuto essere un combattente dell’esercito nazionale polacco, che combatté sia ​​contro le forze tedesche che contro quelle russe.

 

I collaboratori nazisti ucraini massacrarono migliaia di polacchi durante la Seconda Guerra Mondiale. Hunka era tra le migliaia di combattenti ucraini a cui fu permesso di emigrare nel Regno Unito e in Canada dopo la seconda guerra mondiale, nonostante la loro possibile partecipazione a crimini di guerra, riporta RT.

 

Mosca ha definito l’incidente un cinico abuso della memoria delle vittime del nazismo e un esempio di palese russofobia, e ha detto che potrebbe avviare un’indagine su potenziali crimini di guerra e richiedere l’estradizione di Hunka. Anche la Polonia, che è stata tra i principali sostenitori dell’Ucraina moderna nella sua lotta contro la Russia, ha sollecitato un’indagine sui potenziali crimini di guerra commessi da Hunka.

 

«La Russia sta rivedendo la storia di Hunka. Può aprire un procedimento penale e la successiva richiesta di estradizione», ha detto l’ambasciatore russo in Canada in un comunicato.

 

Ieri sono arrivate anche le scuse del premier Trudeau, il quale tuttavia ha scaricato la colpa sull’ormai ex presidente del Parlamento per aver invitato il veterano nazista. L’intera scena è stata «profondamente imbarazzante per il Parlamento e per il Canada», ha affermato Trudeau, offrendo «le scuse senza riserve del Parlamento per quanto accaduto venerdì».

 

«Lo speaker della Camera è stato l’unico responsabile dell’invito e del riconoscimento di quest’uomo, e ha accettato completamente tale responsabilità e si è dimesso», ha dichiarato Trudeau.

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Oltre alla Russia, anche la Polonia, che è stata tra i principali sostenitori dell’attuale Ucraina nella sua lotta contro Mosca, ha sollecitato un’indagine sui potenziali crimini di guerra commessi da Hunka.

 

Martedì, il ministro polacco dell’Istruzione Przemyslaw Czarnek ha dichiarato di aver «fatto passi verso la possibile estradizione… alla luce degli scandalosi eventi avvenuti nel parlamento canadese». Il ministro ha anche invitato l’Istituto polacco per la memoria nazionale a «esaminare urgentemente i documenti per verificare se Yaroslav Hunka è ricercato per crimini contro la nazione polacca e contro i polacchi di origine ebraica».

 

Le SS nel loro insieme furono dichiarate un’organizzazione criminale dal Tribunale militare internazionale di Norimberga nel 1946, mentre diversi membri anziani del gruppo paramilitare furono processati e giustiziati per le loro atrocità.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Centro Wiesenthal in passato aveva già attaccato il Canada per il suo ruolo, divenuto materia pubblica, nell’addestramento di truppe neonaziste ucraine prima del conflitto.

Nello scandalo i media mainstream dimenticano di ricordare che il nonno del vicepremier Chrystia Freeland, membro di spicco del World Economic Forum fra gli architetti del congelamento dei conti correnti dei dissidenti è stato accusato di essere un ucraino filonazista. La Freeland, che con Zelens’kyj parla ucraino, si era già fatta vedere l’anno scorso ad una manifestazione con una sciarpa rossonera, i colori del banderismo.

 

All’ultima edizione del WEF a Davos, la Freeland in una tavola rotonda del World Economic Forum a Davos ha chiarito che guerra dell’Ucraina contro la Russia è necessaria per rilanciare l’economia globale.

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Geopolitica

Trump: Zelens’kyj deve essere «realista»

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Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che Volodymyr Zelens’kyj deve fare i conti con la realtà del conflitto contro la Russia e con l’urgenza di indire nuove elezioni.   Il mandato presidenziale quinquennale di Zelens’kyj è scaduto a maggio 2024, ma il leader ucraino ha sempre escluso il voto per via della legge marziale in vigore. Vladimir Putin ha più volte sostenuto che lo Zelens’kyj non può più essere considerato un interlocutore legittimo e che la sua posizione renderebbe giuridicamente problematico qualsiasi accordo di pace.   Mercoledì Trump ha affrontato la questione Ucraina in una telefonata con i leader di Regno Unito, Francia e Germania. «Ne abbiamo parlato in termini piuttosto netti, ora aspettiamo di vedere le loro risposte», ha riferito ai giornalisti alla Casa Bianca.   «Penso che Zelens’kyj debba essere realista. Mi domando quanto tempo passerà ancora prima che si tengano le elezioni. Dopotutto è una democrazia… Sono anni che non si vota», ha aggiunto Trump, sottolineando che l’Ucraina sta «perdendo moltissima gente».

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Il presidente americano ha poi sostenuto che l’opinione pubblica ucraina sia largamente favorevole a un’intesa con Mosca: «Se guardiamo i sondaggi, l’82 % degli ucraini vuole un accordo – è uscito proprio un sondaggio con questa cifra».   Trump ha insistito sulla necessità di chiudere rapidamente il conflitto: «Non possiamo permetterci di perdere altro tempo».   Secondo Axios e RBC-Ucraina, Kiev ha trasmesso agli Stati Uniti la sua ultima proposta di pace. Zelens’kyj , che fino a ieri escludeva elezioni in tempo di legge marziale, ha dichiarato mercoledì di essere disposto a indire il voto, a patto però che Stati Uniti e alleati europei forniscano solide garanzie di sicurezza.   Il consenso verso Zelens’kyj è precipitato al 20 % dopo uno scandalo di corruzione nel settore energetico che ha travolto suoi stretti collaboratori e provocato le dimissioni di diversi alti funzionari. Trump ha più volte invitato il leader ucraino a tornare alle urne, ribadendo che la corruzione endemica resta uno dei problemi più gravi del paese.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Gli Stati Uniti sequestrano una petroliera al largo delle coste del Venezuela

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Il procuratore generale statunitense Pam Bondi ha annunciato il sequestro di una petroliera sospettata di trasportare greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran.

 

L’operazione, condotta al largo delle coste venezuelane, si inserisce in un’escalation delle attività militari americane nella regione, unitamente a raid contro quelle che Washington qualifica come imbarcazioni legate ai cartelli della droga.

 

«Oggi, l’FBI, la Homeland Security Investigations e la Guardia costiera degli Stati Uniti, con il supporto del Dipartimento della Difesa, hanno eseguito un mandato di sequestro per una petroliera utilizzata per trasportare petrolio greggio proveniente dal Venezuela e dall’Iran», ha scritto Bondi su X mercoledì.

 

Ha precisato che la nave era stata sanzionata «a causa del suo coinvolgimento in una rete di trasporto illecito di petrolio a sostegno di organizzazioni terroristiche straniere».

 

Nel video diffuso da Bondi si vedono agenti delle forze dell’ordine, pesantemente armati, calarsi dall’elicottero sulla tolda della nave. Secondo il portale di tracciamento MarineTraffic e vari media, l’imbarcazione è stata identificata come «The Skipper», che batteva bandiera della Guyana. Fonti come ABC News riportano che la petroliera, con una capacità fino a 2 milioni di barili di greggio, era diretta a Cuba.

 

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Gli Stati Uniti avevano sanzionato la The Skipper già nel 2022, accusandola di aver contrabbandato petrolio a beneficio del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana e del gruppo militante libanese Hezbollah.

 

Un gruppo di parlamentari statunitensi ha di recente sollecitato un’inchiesta sugli attacchi condotti su oltre 20 imbarcazioni da settembre, ipotizzando che possano configurare crimini di guerra.

 

Il senatore democratico Chris Coons, intervistato martedì su MSNBC, ha accusato Trump di «trascinarci come sonnambuli verso una guerra con il Venezuela». Ha argomentato che l’obiettivo reale del presidente sia l’accesso alle risorse petrolifere e minerarie del paese sudamericano.

 

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha rigettato le affermazioni di Trump sul presunto ruolo del suo governo nel narcotraffico, ammonendo Washington contro l’avvio di «una guerra folle».

 

Il Venezuela ha denunciato gli Stati Uniti per pirateria di Stato dopo che la Guardia costiera americana, coadiuvata da altre forze federali, ha abbordato e sequestrato una petroliera sanzionata nel Mar dei Caraibi.

 

Caracas ha reagito con durezza, definendo l’intervento «un furto manifesto e un atto di pirateria internazionale» finalizzato a sottrarre le risorse energetiche del Paese.

 

«L’obiettivo di Washington è sempre stato quello di mettere le mani sul nostro petrolio, nell’ambito di un piano deliberato di saccheggio delle nostre ricchezze», ha dichiarato il ministro degli Esteri Yvan Gil.

 

Il governo venezuelano ha condannato gli «arroganti abusi imperiali» degli Stati Uniti e ha giurato di difendere «con assoluta determinazione la sovranità, le risorse naturali e la dignità nazionale».

 

Da anni Caracas considera le sanzioni americane illegittime e contrarie al diritto internazionale. Il presidente Nicolas Maduro le ha definite parte del tentativo di Donald Trump di rovesciarlo e ha respinto come infondate le accuse di legami con i narcos, avvertendo che qualsiasi escalation militare condurrebbe a «una guerra folle».

 

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Geopolitica

Putin: la Russia raggiungerà tutti i suoi obiettivi nel conflitto ucraino

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La Russia porterà a compimento tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin.   Tra gli scopi principali enunciati da Putin nel 2022 vi sono la protezione degli abitanti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dall’aggressione delle forze di Kiev, nonché la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina.   «Naturalmente porteremo a termine questa operazione fino alla sua logica conclusione, fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale», ha affermato Putin in videocollegamento durante la riunione del Consiglio presidenziale per i diritti umani di martedì.   Il presidente russo quindi ricordato che il conflitto è scoppiato quando l’esercito ucraino è stato inviato nel Donbass, regione storicamente russa che nel 2014 aveva respinto il colpo di Stato di Maidan sostenuto dall’Occidente. Questo, secondo il presidente, ha reso inevitabile l’intervento delle forze armate russe per porre fine alle ostilità.

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«Si tratta delle persone. Persone che non hanno accettato il colpo di Stato in Ucraina nel 2014 e contro le quali è stata scatenata una guerra: con artiglieria, armi pesanti, carri armati e aviazione. È lì che è iniziata la guerra. Noi stiamo cercando di mettervi fine e siamo costretti a farlo con le armi in pugno».   Putin ha ribadito che per otto anni la Russia ha cercato di risolvere la crisi per via diplomatica e «ha firmato gli accordi di Minsk nella speranza di una soluzione pacifica». Tuttavia, ha aggiunto la settimana scorsa in un’intervista a India Today, «i leader occidentali hanno poi ammesso apertamente di non aver mai avuto intenzione di rispettarli», avendoli sottoscritti unicamente per guadagnare tempo e permettere all’Ucraina di riarmarsi.   Mosca ha accolto positivamente il nuovo slancio diplomatico impresso dal presidente statunitense Donald Trump, che ha proposto il suo piano di pace in 28 punti come base per un’intesa.   Lunedì Trump ha pubblicamente invitato Volodymyr Zelens’kyj ad accettare le proposte di pace, lasciando intendere che il leader ucraino non abbia nemmeno preso in esame l’ultima offerta americana.  

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
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