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Bioetica

L’aborto celebrato per Natale e promosso dalle riviste femminili come come rituale satanico: il feticidio è sempre più un rito religioso

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L’aborto è sempre più un elemento religioso, specie per coloro che non hanno religione – o almeno, credono di non averla.,

 

In un post sui social media delle scorse settimane la deputata democratica del Massachusetts Ayanna Pressley ha suggerito ai cittadini americani di «sostenere» il loro «fondo locale per l’aborto» questo Natale.

 

La Pressley, una nera che è membro del gruppo di estrema sinistra democratico al Congresso denominato «The Squad», è stata una sostenitrice dell’aborto per tutta la sua carriera e anni fa è stata anche portavoce di Planned Parenthood, la multinazionale degli aborti fondata più di un secolo fa con i danari dei Rockefeller.

 

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Secondo The Post Millennial, il lavoro della Pressley «è prolifico, ma sicuramente il suo capolavoro è l’HR4303 noto come Abortion Justice Act, in cui Pressley prende di mira neri, indigeni, asiatici, isolani del Pacifico, latini, persone LGBTQ+, persone di genere non conformi, immigrati di tutti gli status, i migranti privi di documenti e i minori sono quelli che hanno più bisogno di aborti gratuiti».

 

Il disegno di legge presuppone che «il razzismo sistemico, l’insicurezza economica, l’abelismo e un sistema di immigrazione disumanizzante esacerbano le già enormi barriere alla cura dell’aborto».

 

La calva democratica ha anche pubblicato un messaggio della vigilia di Natale in cui afferma che la sinistra americana «non si fermerà» finché non riceverà «giustizia razziale, giustizia economica, giustizia climatica, giustizia sanitaria, giustizia riproduttiva, giustizia di transito, giustizia di genere, giustizia della disabilità e altro ancora».

 

 

In rete molti si sono detti scioccati della trovata della Pressley, forse agita persino in totale inconsapevolezza del cortocircuito assoluto che può ingenerare: per la festa della Natività, insomma, finanzia l’uccisione dei bambini.

 

Dalla mangiatoia alla strage degli innocenti il passo è breve, se si sta dalla parte di Erode.

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La faccenda è oramai spudoratamente alla luce del sole. E non è solo la politica a riconoscere, in modo goffo ma sempre più lucido, che l’aborto è un atto religioso – anche per chi non crede, o meglio, crede di non credere.

 

La rivista femminile Cosmopolitan il mese scorso ha iniziato a parlare, in post su social media e articoli, di rituali di «aborto satanico».

 

Un post su Instagram la popolare testata afferma che «i pazienti di tutte le fedi sono i benvenuti» in una clinica virtuale per l’aborto satanico nel New Mexico, sponsorizzata dal Tempio Satanico, l’organizzazione di troll goscisti vaccinati che, sotto la copertura costituzionale che il Satanismo deve secondo loro avere in America, riempie tribunali e uffici pubblici di cause provocatorie – l’ultima era la statua satanica esposta a Natale nel Campidoglio dell’Iowa a fianco del presepe.

 

 

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L’articolo di Cosmopolitan descrive in dettaglio l’esperienza di una persona di nome «Jessica» che presumibilmente ha abortito nella struttura nonostante non fosse una satanista.

 

Il Tempio Satanico ha intitolato la clinica per aborti in onore della madre del giudice della Corte Suprema Samuel Alito Jr., chiamandola «Clinica per aborti satanici della mamma di Samuel Alito»: un chiaro attacco al giudice della Corte Suprema che si è pronunciato a favore delle rimozioni delle protezioni federali sull’aborto.

 

È riportato che non esiste un edificio fisico per il «tempio» e il gruppo si limita invece a spedire pillole abortive ai residenti del New Mexico dopo una riunione telefonica.

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Poiché il Tempio Satanico è definita «una religione», i pazienti della clinica partecipano a un rituale religioso – e questo anche se il giornalista e lo stesso Tempio affermino costantemente che il satanismo non è una vera religione e che non adorano il diavolo.

 

«Non importa che i satanisti in realtà non adorano il diavolo. Non ci sono sacrifici rituali o ricerche di poteri soprannaturali al Tempio di Satana. In realtà, il satanismo è una fede non teistica in cui i circa 1,5 milioni di membri globali del Tempio vedono Satana più come una mascotte, raffigurata non come una divinità oscura e onnisciente ma come un personaggio letterario, un venerabile simbolo di ribellione, indagine razionale, sovranità personale, e resistenza contro la tirannia». Siamo chiaramente dalle parti dell’Inno a Satana del massone premio Nobel Giosuè Carducci, che per eredità massonica del Regno d’Italia viene anche oggi studiato nelle scuole.

 

Alle persone che prendono parte al «rituale satanico dell’aborto» vengono forniti diversi principi da recitare durante tutto il processo. Tuttavia viene ribadito che tale «aborto rituale», procurato da un «Tempio», non costituisce un sacrificio umano. Bisogna ammettere, tuttavia, che ci somiglia molto.

 

L’intero articolo – pieno di illustrazioni sataniche e con un testo grafico si muove per trasformare ogni «t» nella frase in una croce capovolta – si dà di fatto come una promozione per il Tempio di Satana, che è visto come una realtà socialmente virtuosa: «anche Satana simboleggia l’attivismo».

 

L’aspetto religioso dell’aborto, ora che in America la legge sta ridefinendo il suo status – bada bene: non lo sta eliminando… – emerge con tutta la sua forza.

 

Il legame tra aborto e culto demoniaco non è una novità. Il Malleus Maleficarum, manuale degli inquisitori, scriveva nel 1486 che «l’inquisitore di Como, di cui si fa menzione altrove ci ha raccontato che per questo motivo era stato chiamato a fare l’inquisitore tra gli abitanti della contea di Burbia. Infatti, un tale, cui era stato rapito un bambino dalla culla, mentre spiava un convegno notturno di donne, aveva visto e constatato che il bambino veniva ucciso e divorato, dopo che ne era stato bevuto il sangue».

 

In vari altri punti del Malleus le streghe sono considerate, per riassumere, come grandi mammane, che provocano aborti per poi farne pozioni. Considerando l’interesse cresciuto negli ultimi trenta anni sulle staminali embrionali, potrebbero aver avuto le loro ragioni, le stesse che la scienza moderna – che infine mostra di essere immorale, diabolica, stregonesca – espleta nei suoi laboratori di morte.

 

In una società dove dilaga il culto della stregoneria (dai concerti pop ai mondiali di calcio) e dove imperversa quello possiamo definire come post-satanismo, l’aborto è sempre più rivendicato come, più che un diritto, un rito necessario: alcuni discorsi delle femministe americane arrivano a sostenere che esso dovrebbe costituire un rito di passaggio obbligatorio per tutte le donne – un elemento antropologico inevitabile, che va praticato ad ogni costo, pena l’esclusione sociale.

 

Renovatio 21 si è domandato varie volte se tale visione post-satanista sia alla base del fenomeno pluridecennale, di cui nessuno vuol parlare, dei feti in barattolo trovati in giro per l’Italia.

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Immagine screenshot da Twitter
 

 

 

 

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Bioetica

Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha lodato il principe Alberto di Monaco che nel principato dove è regnante ha rifiutato di firmare la legge per legalizzare l’aborto.   «Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando» scrive Sua Eccellenza in un post sul social media X. «Nel 1990 fa il Re Baldovino del Belgio abdicò, piuttosto di dare la propria approvazione all’odiosa legge sull’aborto: anch’egli fu un Monarca veramente cattolico».   «Suscita sconcerto il silenzio del Vaticano dinanzi a questa testimonianza di Fede, che dovrebbe essere additata ad esempio: un silenzio che diventa assordante quando tace davanti all’uccisione di milioni di innocenti massacrati nel ventre materno. Un silenzio che è riecheggiato quando Joe Biden finanziava l’industria dell’aborto e lo autorizzava fino al momento del parto» continua monsignore. «La “chiesa sinodale” presta ascolto al “grido della Terra”, mentre finge di non udire il gemito dei bambini sterminati. Essa è troppo impegnata a propagandare gli “obiettivi sostenibili” dell’Agenda 2030 (tra cui figura anche l’aborto, definito ipocritamente “salute riproduttiva”) per denunciare i sacrifici umani di questa società antiumana e anticristica. Troppo occupata a lucrare sul traffico di clandestini che dovrebbe invece denunciare come strumento di islamizzazione dell’Europa un tempo cristiana» tuona l’arcivescovo già nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America.  

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Come riportato da Renovatio 21, in passato il prelato lombardo ha definito l’aborto come «il sacramento di Satana».   «Morte. Solo morte. Morte prima di nascere. Morte durante la vita. Morte prima di morire naturalmente. Significativamente, chi è favorevole alla morte degli innocenti – bambini, malati, anziani – è contrario alla pena di morte. Si può essere trovati indegni di vivere perché poveri, perché vecchi, perché non voluti da chi ci ha concepito; ma se si massacrano persone o si compiono delitti orrendi, la pena capitale è considerata una barbarie» aveva scritto monsignore in un testo di due anni fa.   «Dovremmo iniziare a comprendere che i teorizzatori di questa immane strage che si perpetua da decenni e ci ripiomba nella barbarie del peggior paganesimo non si considerano parte dello sterminio: nessuno di loro è stato abortito; nessuno di loro è stato lasciato morire senza cure; a nessuno di loro è stata imposta la morte per ordine di un tribunale. Siamo noi, siete voi e i vostri figli, i vostri genitori, i vostri nonni che dovete morire, e che vi dovete sentire in colpa perché siete vivi, perché esistete e producete CO2».   «L’aborto è un atto di culto a Satana. È un sacrificio umano offerto ai demoni, e questo lo affermano orgogliosamente gli stessi adepti della «chiesa di Satana», che negli Stati Americani in cui l’aborto è vietato rivendicano di poter usare i feti abortiti nei loro riti infernali. D’altra parte, in nome della laicità si abbattono le Croci e le statue della Madonna e dei Santi, ma al loro posto iniziano a comparire immagini raccapriccianti di Bafometto» ha detto monsignore.

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«L’aborto è un crimine orrendo perché oltre alla vita terrena priva il bambino della visione beatifica, destinandolo al limbo perché sprovvisto della Grazia battesimale. L’aborto è un crimine orrendo perché cerca di strappare a Dio delle anime che Egli ha voluto, ha creato, ha amato e per le quali ha offerto la propria vita sulla Croce. L’aborto è un crimine orrendo perché fa credere alla madre che sia lecito uccidere la creatura che più di tutte, e a costo della sua stessa vita, ella dovrebbe difendere. E con tale crimine quella madre si rende assassina e se non si pente si condanna alla dannazione eterna, vivendo molto spesso anche nella vita quotidiana il rimorso più lancinante. L’aborto è un crimine orrendo perché si accanisce sull’innocente proprio a causa della sua innocenza, rievocando gli omicidi rituali dei bambini commessi nelle sette di ieri e di oggi. Sappiamo bene che la cabala globalista è legata dal pactum sceleris della pedofilia e di altri crimini orrendi, e che a quel patto sono vincolati esponenti del potere, dell’alta finanza, dello spettacolo e dell’informazione».   «Rifiutiamo l’aborto e avremo milioni di anime che potranno amare ed essere amate, compiere grandi cose, diventare sante, combattere al nostro fianco, meritare il Cielo».  

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
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Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»

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Amelia Bonow, fondatrice del movimento social Shout Your Abortion («grida il tuo aborto») e tra le attiviste pro-aborto più note negli Stati Uniti, ha pubblicato un libro per bambini intitolato Abortion is Everything («L’aborto è tutto»), destinato a lettori dai 5 agli 8 anni. Lo riporta LifeSite.

 

Annunciato sui canali ufficiali di Shout Your Abortion, il volume – scritto insieme a Rachel Kessler e illustrato da Emily Nokes – presenta l’aborto in termini esclusivamente positivi e accessibili, definendolo un «superpotere unicamente umano»: la capacità di «immaginare il futuro e fare scelte che ci portino alla vita che desideriamo».

 

Nei post promozionali su Instagram e altri social si legge: «Genitori, educatori e operatori sanitari cercavano da tempo uno strumento per parlare ai bambini dell’aborto, soprattutto con tutto il rumore politico che lo circonda». Il libro, spiegano, «parla direttamente ai bambini di cos’è l’aborto, di come ci si sente e del perché lo si sceglie», omettendo completamente che l’aborto termina la vita di un essere umano.

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Un post descrive l’aborto come «uno strumento che permette agli esseri umani di plasmare il proprio destino e che ha plasmato il mondo intero che ci circonda». Il messaggio si chiude affermando che il libro serve a «riscrivere fin dalle basi i nostri copioni culturali sull’aborto».

 

I commenti sotto i post sono entusiastici: «Lo adoro. Parlo di aborto ai miei figli da quando erano piccoli ed è bellissimo sentire una bimba dire: “Non devi restare incinta se non vuoi”». Un’altra utente: «Lo compro oggi per la mia futura prole!!».

 

Molti degli stessi che celebrano questo libro per l’infanzia accusano invece Meet Baby Olivia – un video educativo che mostra semplicemente lo sviluppo prenatale umano, senza menzionare l’aborto – di essere «propaganda» e «lavaggio del cervello» ai bambini piccoli, solo perché si basa su fatti scientifici.

 

 

La Bonow non è nuova a iniziative di questo tipo. Nel 2019 era apparsa nella serie YouTube «Kids Meet» con l’episodio «I bambini incontrano una persona che ha abortito», dove aveva già annunciato l’imminente uscita di un libro per bambini sull’argomento. Il video originale è stato rimosso dalla piattaforma ufficiale, ma è ancora disponibile altrove.

 

Il libro rappresenta l’ultimo capitolo di una lunga tradizione di materiale pro-aborto rivolto a bambini e adolescenti, spesso finanziato anche con fondi pubblici.

 

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Nel video della serie «Kids Meet», Amelia Bonow racconta ai bambini (soprattutto preadolescenti e adolescenti) di essere rimasta incinta dopo un rapporto non protetto con il fidanzato, ma ha negato di essere stata irresponsabile e ha precisato che il compagno aveva appoggiato la decisione di abortire.

 

La maggior parte dei piccoli intervistati rimane impassibile alle sue parole; solo un ragazzo manifesta disagio ed è stato subito rimproverato dalla Bonow, che descrive l’intervento figlicida con termini volutamente disumanizzanti e imprecisi: «l’abortista ha semplicemente succhiato via la gravidanza», evitando di parlare di bambino o anche solo di feto. I bambini presto adottano lo stesso linguaggio riduttivo.

 

Un ragazzo più grande paragona il feto a un «cetriolo di mare», ridendo: «Non pensa, sta solo vivendo. È come il tuo braccio: non ha pensieri complessi. E nemmeno un bambino nel grembo». Bonow scoppia a ridere e ha replicato: «Mi piace la tua opinione».

 

Quando una bambina dice che «a volte l’aborto può essere sbagliato», la Bonow la interrompe bruscamente: «non lo so, non sono d’accordo. Vogliamo davvero che la gente faccia tutti quei bambini?». La donna poi scredita l’adozione, insinuando che far crescere il proprio figlio in un’altra famiglia sia peggio che eliminarlo con un aborto.

 

La Bonowa ha anche attaccato i pro-life: «non li chiamo pro-life, li chiamo anti-scelta. Quelli che si dicono pro-life non si curano delle persone che hanno figli che non possono mantenere e finiscono in povertà assoluta. Vogliono negare l’accesso all’assistenza sanitaria. Io dico: voi non siete pro-life. Io sì che sono pro-life».

 

Resta da capire contro quale «scelta» siano gli anti-scelta e a favore della vita di chi si dichiari «pro-life» mentre difende l’uccisione intenzionale di un essere umano – che, tra le altre cose, viene privato per sempre anche dell’«accesso all’assistenza sanitaria».

 

Un’altra attivista pro-aborto, Mary Walling Blackburn, aveva già pubblicato un libro per l’infanzia in cui i bambini abortiti venivano presentati come «fantasmi felici».

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Bioetica

«Estrema irrazionalità bioetica al servizio della biopolitica»: vescovo spagnolo denuncia la «tragedia dei 73 milioni di aborti» all’anno

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Il presidente della Conferenza episcopale spagnola ha denunciato la «tragedia dei 73 milioni di aborti» praticati ogni anno in tutto il mondo. Lo riporta LifeSite.   Nel suo discorso alla 128ª Assemblea plenaria dei vescovi spagnoli a Madrid, Luis Javier Argüello García, arcivescovo di Valladolid, ha parlato di come l’aborto venga messo a tacere dalla società secolarizzata e i sostenitori della vita vengano emarginati.   «Chiunque dichiari pubblicamente che l’aborto è oggettivamente immorale perché pone fine alla vita di un essere umano diverso dai genitori rischia una dura condanna personale, sociale e politica: “Mettere in discussione questa conquista? Dubitare di questo diritto? Questo è il culmine del pensiero fascista e autoritario e merita di essere immediatamente etichettato come estremismo di destra”», ha affermato monsignor Argüello.

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«Fornire informazioni alle donne incinte è considerato un abuso, e pregare fuori da una clinica per l’aborto è considerato una minaccia». «Perché questo rifiuto di pensare razionalmente e di lasciare che la scienza – DNA, genomica, ultrasuoni, ecc. – parli, informi e ci permetta di riconoscere la verità?» ha chiesto.   L’arcivescovo ha affermato che l’essere umano è «un organismo vivente della specie Homo Sapiens».   «Secondo questa definizione, il fatto che un feto o un embrione sia un essere umano è semplicemente un fatto biologico», ha osservato. «Basta dare un’occhiata a qualsiasi libro di testo di embriologia medica per vedere che gli scienziati confermano all’unanimità che, dal momento della fecondazione, nel corpo della madre si crea un organismo umano vivente e indipendente, con un proprio patrimonio genetico».   «Per questo non c’è bisogno di consultare la Bibbia, anche se essa ci insegna che la sua dignità è sacra e che è dotata di un’anima immortale», ha aggiunto il presule.   «La società occidentale ha completamente soppresso la questione dell’aborto», ha affermato Argüello. «La tragedia di 73 milioni di aborti in tutto il mondo ogni anno, di cui 100.000 in Spagna, è diventata la normalità. Siamo arrivati ​​a un punto di estrema irrazionalità nella bioetica, che è al servizio della biopolitica».   «Nello stesso ospedale, un gruppo di medici può essere determinato a salvare un feto di cinque mesi e mezzo, mentre un altro gruppo nella stanza accanto uccide deliberatamente un bambino della stessa età», ha affermato, sottolineando l’ipocrisia e l’incoerenza della posizione pro-aborto.   «Questo è del tutto legale. Allo stesso modo, la legge può punire la distruzione di un nido d’aquila con una multa di 15.000 euro e fino a due anni di carcere, ma garantisce il diritto di uccidere un bambino con sindrome di Down fino al termine della gravidanza».   «Tuttavia, una prospettiva cattolica non può limitarsi ad affermare la protezione della vita nascente e a lottare contro l’aborto», ha sottolineato l’arcivescovo. «Deve tenere conto della madre, del padre e delle circostanze ambientali, sociali ed economiche che accompagnano la gravidanza, il parto e i primi anni di vita».

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Monsignor Argüello ha sottolineato l’importanza di sostenere le madri in situazioni difficili prima e dopo il parto, un compito che molte organizzazioni e individui pro-life intraprendono regolarmente.   «Vorrei esprimere la mia solidarietà a tutte le donne incinte e incoraggiarle a non esitare a chiedere aiuto quando si trovano ad affrontare lo stress di una gravidanza potenzialmente indesiderata», ha affermato. «La soluzione a una situazione così spesso difficile da sopportare da soli non dovrebbe essere l’interruzione della vita non ancora nata. Ribadisco l’impegno della Chiesa e di tante donne e uomini ragionevoli di buona volontà ad aiutare in questa situazione».   «La presunta soluzione ai problemi che richiedono politiche a favore della famiglia e della vita è un sintomo dell’indebolimento morale della nostra democrazia», ha concluso.   Come riportato da Renovatio 21, monsignor Arguello ha rilanciato lo scorso anno la causa di beatificazione della monarca spagnuola Isabella di Castiglia detta Isabella la Cattolica (1451-1504), tuttavia il Dicastero per le Cause dei Santi ha appena annunciato che, dato il contesto attuale, è «quasi impossibile» portare a termine il processo.  

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Immagine di Iglesia en Valladolid via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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