Politica
La Von der Leyen accusa i no-vax e Putin per il voto di sfiducia

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha respinto i tentativi dei membri del Parlamento europeo di estrometterla, definendo i suoi critici «teorici della cospirazione» e accusandoli di agire per conto del presidente russo Vladimir Putin.
Von der Leyen si trova ad affrontare una mozione parlamentare di sfiducia nei confronti della sua presidenza, la cui votazione è prevista per giovedì, dopo essere stata presentata dall’eurodeputato rumeno Gheorghe Piperea. Rivolgendosi al Parlamento Europeo durante un dibattito lunedì, la Von der Leyen ha affermato che coloro che sostengono la proposta stanno seguendo «il vecchio copione degli estremisti» e stanno tentando di minare la fiducia dei cittadini nell’UE con «false affermazioni».
«Non ci sono prove che abbiano delle risposte, ma ci sono ampie prove che molti sono sostenuti dai nostri nemici e dai loro burattinai in Russia o altrove» ha dichiarato. «Questi sono movimenti alimentati da teorie del complotto, dai no-vax agli apologeti di Putin. E basta guardare alcuni dei firmatari di questa mozione per capire cosa intendo».
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Nel suo discorso al Parlamento, Piperea aveva accusato la Commissione di centralizzare il processo decisionale in modo non democratico e di interferire negli affari interni degli Stati membri.
La Von der Leyen ha esortato «tutte le forze pro-europee e pro-democrazia» presenti in Aula a sostenere il suo programma, sostenendo che l’unità è essenziale per sostenere la forza della politica estera dell’UE.
Le critiche alla leadership di von der Leyen si sono concentrate sulla sua gestione della risposta dell’UE al COVID-19 durante il suo primo mandato, in particolare sulla mancanza di trasparenza nella finalizzazione di un accordo per l’approvvigionamento di vaccini nel 2021 con l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. All’inizio di quest’anno, la Corte di Giustizia Europea ha ritenuto il suo ufficio colpevole per non aver conservato i messaggi di testo scambiati con Bourla e per essersi rifiutato di divulgarli ai giornalisti con adeguata giustificazione.
La multidosata presidente della Commissione è moglie di un esperto di tecnologia mRNA.
Piperea è membro del partito rumeno AUR, guidato da George Simion, che quest’anno ha perso di misura il ballottaggio presidenziale contro un candidato filo-europeo. Le elezioni hanno fatto seguito a un primo turno annullato all’inizio del 2024, in cui l’outsider Calin Georgescu era emerso come favorito. La Corte Costituzionale del Paese ha annullato i risultati, citando le accuse del governo di ingerenza russa. I critici dell’UE sostengono che l’episodio rifletta una più ampia tendenza antidemocratica presumibilmente alimentata da Bruxelles.
Non si tratta dell’unico eurodeputato che si è scagliato contro Ursula in questi anni. Come riportato da Renovatio 21, l’eurodeputata irlandense Clare Daly ha definito la Von der Leyen «frau genocidio» relativamente alla sua posizione su Gaza; l’eurodeputata polacca Ewa Zajączkowska-Hernik ha accusato Ursula in aula dicendo che dovrebbe andare in galera.
La Von der Leyen, che è stata ministro della Difesa in Germania (con varie controversie sulla sua gestione del dicastero), è attiva nel piano miliardario di riarmamento dell’Europa (ReArm Europe) contro quella che è descritta come la minaccia russa.
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Immagine © European Union, 2025 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Politica
Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

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Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il primo ministro giapponese ha annunciato ieri le dimissioni dopo settimane di tensioni con i membri del Partito Liberaldemocratico, in difficoltà di fronte alla perdita di consenso tra gli elettori conservatori. Diversi candidati si sono già fatti avanti segnalando la volontà di succedere a Ishiba nella presidenza del partito, ma resta il nodo della guida del governo senza la maggioranza in parlamento.
A meno di un anno dal suo insediamento, il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha annunciato ieri le dimissioni, aprendo una nuova fase di incertezza politica. La decisione è una conseguenza delle crescenti pressioni all’interno del suo stesso partito, il Partito Liberaldemocratico (LDP), che alle ultime elezioni ha subito significative sconfitte, arrivando a perdere la maggioranza in entrambe le Camere.
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Ishiba si è assunto la responsabilità per i pessimi risultati dell’LDP alle elezioni della Camera dei Consiglieri a luglio e ha sottolineato che le sue dimissioni servono a prevenire un’ulteriore spaccatura all’interno del partito. Già a luglio, il quotidiano giapponese Mainichi aveva per primo riportato che Ishiba si sarebbe dimesso, basandosi su informazioni raccolte tra il premier e i suoi più stretti collaboratori.
Le prime indiscrezioni indicavano che i preparativi per la corsa alla presidenza dell’LDP sarebbero iniziati entro agosto. Ishiba, tuttavia, aveva pubblicamente smentito queste notizie e nelle sue affermazioni aveva sottolineato l’importanza di portare a termine le trattative sui dazi con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che aveva imposto il primo agosto come scadenza ultima.
Nel suo discorso di ieri, Ishiba ha spiegato che l’annuncio delle dimissioni a luglio avrebbe indebolito la posizione del Giappone: «chi negozierebbe seriamente con un governo che dice “ci dimettiamo”?», ha detto.
Ishiba ha poi cercato di placare le pressioni interne all’LDP minacciando di sciogliere la Camera dei Rappresentanti e indire elezioni anticipate, una mossa che ha esacerbato le divisioni e spinto il principale partner di coalizione, il partito Komeito, a ritenere inaccettabile la decisione. Secondo l’agenzia di stampa Kyodo, l’ex primo ministro Yoshihide Suga e il ministro dell’Agricoltura Shinjiro Koizumi entrambi tenuto colloqui con il premier sabato, evitando una scissione all’interno del partito e aprendo la strada all’annuncio delle dimissioni di ieri.
Ora l’attenzione si sposta sulla scelta del prossimo leader dell’LDP, che potrebbe assumere anche la carica di primo ministro se ci fosse una qualche forma di sostegno o di accordo anche con le opposizioni. Tra i principali contendenti ci sono membri del partito che avevano già sfidato Ishiba in passato, tra cui Sanae Takaichi, ex ministra per la sicurezza economica, che ha ricevuto il 23% dei consensi in un recente sondaggio di Nikkei. Takaichi fa parte dell’ala conservatrice e ha una forte base di sostegno tra i fedelissimi dell’ex primo ministro Shinzo Abe, di cui è considerata l’erede, soprattutto per quanto riguarda le politiche economiche, che potrebbero favorire una ripresa dei mercati azionari. Takaichi ha inoltre la reputazione di andare d’accordo con il presidente Donald Trump.
Anche Shinjiro Koizumi, attuale ministro dell’Agricoltura e figlio dell’ex leader Junichiro Koizumi, è un altro papabile candidato, dopo essere riuscito ad abbassare i prezzi del riso appena entrato in carica. Il sondaggio di Nikkei ha registrato un 22% dei consensi nei suoi confronti.
Altri membri del partito hanno segnalato la volontà di candidarsi, tra cui Yoshimasa Hayashi, attuale segretario capo del Gabinetto e portavoce principale del governo Ishiba, che si è classificato quarto nella corsa per la leadership del partito del 2024. Tra gli altri contendenti figurano Takayuki Kobayashi, un altro ex ministro per la sicurezza economica che gode di un maggiore sostegno all’interno dell’ala centrista, e Toshimitsu Motegi, ex segretario generale dell’LDP e il più anziano tra i candidati con i suoi 69 anni.
L’LDP oggi si trova in una posizione di forte debolezza. Molti elettori conservatori alle ultime elezioni hanno preferito il partito di estrema destra Sanseito anche a causa dell’allontanamento di Ishiba dall’ala conservatrice.
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Secondo un sondaggio di Kyodo, condotto prima che fossero riportate le dimissioni di Ishiba, l’83% degli intervistati ha dichiarato che un chiarimento pubblico del partito sulle ultime sconfitte non avrebbe comunque aumentato la fiducia degli elettori. È chiaro, quindi, che il compito del prossimo presidente di partito sarà quello di ripristinare la credibilità del centrodestra.
Chiunque verrà scelto si troverà davanti a un’importante decisione: se indire elezioni anticipate per cercare di riconquistare la maggioranza alla Camera bassa o rischiare di perdere il potere del tutto. Quest’ultima scelta rischierebbe di aprire una nuova fase di instabilità politica senza precedenti, che richiederebbe la ricerca di sostegno anche tra i partiti dell’opposizione per approvare le leggi e i bilanci.
Secondo diversi commentatori, il prossimo leader dovrà prima di tutto godere di una genuina popolarità sia all’interno che all’esterno del partito per affrontare sfide come l’invecchiamento della società, la forza lavoro in calo, l’inflazione e i timori che gli Stati Uniti possano abbandonare il loro ruolo di garanti della sicurezza nella regione asiatica.
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