Connettiti con Renovato 21

Scuola

La scuola italiana, sistema degenerato che si autoalimenta

Pubblicato

il

Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha da ultimo sfoderato una norma – ora sub judice – che per le sue implicazioni, pur riguardando una fattispecie circoscritta, dice molto su quale sia la rotta segnata per la scuola italiana in generale – «rotta» in tutti i sensi, verrebbe da aggiungere.

 

Col decreto ministeriale 32/2025, in applicazione del decreto legge 71/2024 convertito nella legge 106/2024, il governo ha introdotto la possibilità per le famiglie di chiedere la conferma, per il successivo anno scolastico, del docente di sostegno (specializzato, o anche no) già assegnato in supplenza al proprio figlio nell’anno precedente.

 

Cioè: se a te genitore è piaciuta la persona che in questo giro di giostra ti è toccata in sorte per seguire tuo figlio, in presenza di certe condizioni puoi far sì che gli sia rinnovato l’incarico, sottraendolo al meccanismo delle graduatorie; il suo destino lavorativo (e non solo) dipende in sostanza da te.

Sostieni Renovatio 21

La ratio della norma viene individuata dal legislatore stesso nella esigenza di garantire la continuità educativa e didattica per gli studenti con disabilità al fine di favorire la serenità della relazione educativa tra costoro e i docenti, e di promuovere l’inclusione scolastica.

 

Il provvedimento è stato impugnato innanzi al Tribunale amministrativo del Lazio da alcuni sindacati che ne contestano la legittimità ritenendolo discriminatorio e lesivo del principio di equità nell’accesso alle supplenze, e invocando anzitutto la violazione dei principi di imparzialità e di trasparenza dell’azione amministrativa.

 

Sul fronte opposto, a sostenere la linea ministeriale, sono schierate le associazioni delle famiglie insieme al garante per la disabilità, a tutela «del benessere e della stabilità» considerati essenziali per il successo formativo degli studenti con bisogni educativi speciali.

 

Le riviste di settore costruiscono la notizia titolando di «frattura tra scuola e famiglie», ma mica vero: magari si incrinasse qualcosa

 

In verità regna sovrana la solita, saldissima corrispondenza di amorosi sensi tra tutti gli attori istituzionali, solo condita stavolta dallo schiamazzo estemporaneo di qualche sigla di categoria mobilitata in difesa di interessi corporativi perché, evidentemente, i padroni concedono: ricordiamo bene, infatti, con quale zelo si sia manifestato l’attivismo sindacale nell’epoca in cui il lavoro e lo stipendio erano subordinati al ricatto farmaceutico, e chi non cedeva il proprio corpo alla sperimentazione coatta veniva istituzionalmente bullizzato, denigrato, emarginato, discriminato, condannato alla fame.

 

Sindacati zittissimi. Anzi, peggio: garruli sostenitori della persecuzione legalizzata.

 

Visti i precedenti, c’è da aspettarsi che pure la controversia pendente si giocherà tutta nel campo della scuola «buona»: quella del mercato, degli stakeholder e delle alleanze educative, del benessere e dell’inclusione selettiva. La scuola buonissima, che non ammette dissenso che non sia di cartapesta, controllato e organico al sistema.

 

Quella che la dialettica vera la rifiuta e la esclude. Quella che fa la guerra a chi non si conforma all’andazzo distruttivo che alla fine sta travolgendo tutti: insegnanti, scolari, famiglie, società.

 

Senza soffermarsi sui dettagli della misura in oggetto – la quale guarda caso ha le sue radici più profonde proprio nella famigerata legge 107, cosiddetta «la buona scuola»: madre, se non di tutte, della più parte delle aberrazioni scolastiche gabellate come innovazioni – vale allora la pena di discuterne il senso più lato, che trascende le diatribe interne tra singoli, fazioni e consorterie, per investire le strutture portanti di un carrozzone alla deriva.

 

Ché, infatti, non sono in gioco soltanto la trasparenza e l’imparzialità della pubblica amministrazione. Senz’altro c’è giuridicamente qualcosa che non va se dei genitori, investiti del potere di trattenere in una determinata sede un lavoratore che non ne avrebbe diritto in base alle graduatorie ufficiali, diventano di fatto arbitri delle nomine annuali dei docenti, così interferendo con le complesse dinamiche dei conferimenti delle cattedre e dei trasferimenti.

 

Ma questa anomalia non spunta dal nulla come un fungo: nasce e trova terreno fertile nel ventre di un sistema degenerato che si autoalimenta, prolifera di organismi patogeni e genera mostri per partenogenesi. La ratio legis che, come si è visto, fa appello alla continuità educativa e didattica, alla serenità della relazione educativa, all’inclusione scolastica – fornisce più di qualche indizio alla comprensione del fenomeno.

 

Infatti, se certamente la continuità rappresenta un obiettivo da perseguire – per tutti gli studenti, non solo per quelli disabili – la scuola pubblica dovrebbe favorirla attraverso modalità congrue al ruolo e alla fisionomia dell’istituzione, e non ricorrere a squallidi stratagemmi che, mentre accarezzano le corde della emotività più irrazionale, puntano a procacciarsi supporter politici a buon mercato.

 

Le famiglie dal canto loro, rintronate da anni e anni di pubblicità progresso sulla scuola del benessere, del successo formativo, di alleanze e di patti, dell’accoglienza, di cammini e relazioni, di programmi personalizzati, di comunità educanti, di sinergie e percorsi condivisi, e di partecipazione democratica, tendono a considerare non solo logica ma persino doverosa la commistione tra interesse pubblico e favore privato, specie se il tutto è sublimato dal sacro crisma dell’inclusione.

 

L’inclusione appartiene ormai alla metafisica della scuola, e sta lì, nell’iperuranio, a colorare ogni pezzo di questa giostra impazzita con una patina autoprodotta di alto valore morale e sociale.

 

Nella scuola del mercato, dove il cliente ha sempre ragione, va da sé che sia lecito pretendere, oltre al bel voto, alla promozione, all’interrogazione programmata, al piano personalizzato, anche l’insegnante on demand. Così il riformatore compulsivo prende due piccioni con una fava: fidelizza la clientela assicurandosene l’appoggio incondizionato e, al contempo, corre indisturbato sulla via della demolizione delle ultime vestigia dell’edificio che gli è affidato in custodia.

 

E a nessuno viene in mente come questo bizzarro sistema di reclutamento possa incoraggiare un commercio implicito o esplicito di favori, l’instaurarsi di rapporti più amicali che professionali, forme varie di captatio benevolentiae tali da mettere in secondo piano i doveri primari del docente nei confronti dell’allievo. Il docente, stipendiato dal ministero, diventa di fatto un precettore privato alle dipendenze della famiglia, perdendo fatalmente la propria autonomia e la propria libertà: perché prima dovrà prodigarsi per conquistare il gradimento di studente e genitori; poi, se confermato per loro gentile intercessione, dovrà pure sdebitarsi.

Aiuta Renovatio 21

Insomma, a prescindere dall’esito del contenzioso amministrativo – che si celebrerà girando dentro la ruota del metamondo della metascuola, con le sue categorie distorte e le sue melense formule magiche – il solo fatto che una norma come questa sia stata concepita e approvata, e sia pervicacemente sostenuta, costituisce un ulteriore segno, e grave, del degrado che travolge una scuola del cui senso e del cui decoro si è perduta ogni consapevolezza, tanto ai vertici quanto alla base.

 

Il trionfo del paradigma soggettivistico fondato su emozioni e sentimenti – dove il benessere si è definitivamente inghiottito il bene, comune e individuale – impedisce di ritrovare il vero perché di un’istituzione irrinunciabile, di recuperare il suo prestigio, di ricostruirne le mura. E intanto ruba con destrezza alle nuove generazioni, insieme al volto e alla voce di veri maestri, la luce della conoscenza e la forza della ragione. Ma è tutto bellissimo. Perché bastano le parole.

 

P.S. Nel frattempo il TAR del Lazio ha rigettato l’istanza cautelare dei ricorrenti per ritenuta mancanza dei presupposti (fumus boni juris e periculum in mora), in attesa dell’esito del giudizio di merito.

 

 

Elisabetta Frezza

 

Articolo previamente apparso su Ricognizioni

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

 

Pensiero

Se la realtà esiste, fino ad un certo punto

Pubblicato

il

Da

I genitori si accorgono improvvisamente che la biblioteca scolastica mette a disposizione degli alunni strani libri «a fumetti» dove si illustra amabilmente il bello della liaison omoerotica.   L’intento degli autori è inequivocabile, quello di presentare un modello antropologico indispensabile per una adeguata formazione dell’individuo in crescita… Meno chiaro appare nell’immediato se la scuola, nel senso dei suoi responsabili vicini o remoti, di questa trovata educativa abbiano coscienza e conoscenza.   Di istinto, i genitori dell’incolpevole alunno si chiedono se tutto ciò sia proprio indispensabile per uno sviluppo armonico della psicologia infantile, magari in sintonia con i suggerimenti più elementari della natura e della fisiologia.   Tuttavia, poiché anche lo zeitgeist ha una sua potenza suggestiva, a frenare un po’ il comprensibile sconcerto, in essi affiora anche qualche dubbio sulla adeguatezza culturale dei propri scrupoli educativi, tanto che sono indotti a porsi il dubbio circa una loro eventuale inadeguatezza culturale rispetto ai tempi, votati come è noto, a sicure sorti progressive.   Ma il caso riassume bene tutto il paradosso di un fenomeno che ha segnato questo quarto di secolo e soltanto incombenti tragedie planetarie, mettono un po’ in sordina, finché dagli inciampi della vita quotidiana esso non riemerge con tutta la sua inaspettata consistenza.   Infatti la domanda sensata che si dovrebbero porre questi genitori, è come e perché una anomalia privata abbia potuto meritare prima una tutela speciale nel recinto sacro dei valori repubblicani, per poi ottenere il crisma della normalità e quindi quello di un modello virtuoso di vita; il tutto dopo essersi insinuata tanto in profondità da avere disattivato anche quella reazione di rigetto con cui tutti gli organismi viventi si difendono una volta attaccati nei propri gangli vitali da corpi estranei capaci di distruggerli.   Eppure, per quanto giovani possano essere questi genitori allarmati, non possono non avere avvertito l’insistenza con cui questa merce sia stata immessa di prepotenza sul mercato delle idee, quale valore riconosciuto, dopo l’adeguata santificazione dei cultori della materia ottenuta col falso martirio per una supposta discriminazione. Quella che già il dettato costituzionale impediva ex lege.

Sostieni Renovatio 21

Ma tutta l’impalcatura messa in piedi intorno a questo teatro dell’assurdo in cui i maschi prendono marito, le femmine si ammogliano nelle sontuose regge sabaude come nelle case comunali di remote province sicule, non avrebbe retto comunque all’urto della ragione naturale e dell’evidenza senza la gioiosa macchina da guerra attivata nel retrobottega politico con il supporto della comunicazione pubblica e lasciata scorrazzare senza freni in un mortificato panorama culturale e partitico.   Nella sconfessione della politica come servizio prestato alla comunità, secondo il criterio antico del bene comune, mentre proprio lo spazio politico è in concreto affollato da grandi burattinai e innumerevoli piccoli burattini, particelle di un caos capace di tenere in scacco «il popolo sovrano». Una parte cospicua del quale si sente tuttavia compensato dalla abolizione dei pronomi indefiniti, per cui tutte e tutti possono toccare con mano tutta la persistenza dei valori democratici.   Non per nulla proprio in omaggio a questi valori è installato nella anticamera della presidenza del Consiglio, da anni funziona a pieno regime un governo ombra, quello terzogenderista dell’UNAR. Un ufficio che ha lavorato con impegno instancabile, e indubbia coerenza personale, alla attuazione del «Piano» (sic) elaborato già sotto i fasti renziani e boschiani, per la imposizione capillare nella società in generale e nella scuola in particolare, di tutto l’armamentario omosessista.   Il cavallo di battaglia di questa benemerita entità governativa è la difesa dei «diritti delle coppie dello stesso sesso», dove sia il «diritto», che la «coppia» hanno lo stesso senso dei famosi cavoli a merenda.   Ecco dunque un esempio significativo ed eccellente di quella desertificazione della politica per cui il governo ombra guidato da interessi particolari in collaborazione e in sintonia con centri di potere radicati in istituzioni sovranazionali, possa resistere ad ogni cambio di governo istituzionale senza che ne vengano disinnescati potere e funzioni.   I partiti, dismessi gli apparati ideologici, e omogeneizzati nella sostanza, sono ridotti a «parti», alla moda di quelle fiorentine che pure un qualche ideale di fondo ce l’avevano, anche se tutte si assestavano su un gioco di potere.   Qui prevale il gioco dei quattro cantoni, dove tutti sono guidati dall’utile di parte che coincide a seconda dei casi con l’utile politico personale o ritenuto tale. Un utile calcolato tra l’altro senza vera intelligenza politica ovvero senza intelligenza tout court. Anche chi si è abbigliato di principi non negoziabili, alla bisogna può negoziare tutto, perché secondo il noto Principio della Dinamica Politica, «Tutto vale fino ad un certo punto».   Tajani, insieme a Rossella O’Hara ci ha offerto il compendio di tutta la filosofia occidentale contemporanea. Quindi dobbiamo stare sereni. Ma i genitori attoniti devono comprendere che quei libretti e questa scuola non sono caduti dal cielo. Sono il frutto di una politica diventata capace di tutto perché incapace a tutto sotto ogni bandiera.   Patrizia Fermani

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Continua a leggere

Scuola

Mostri nei loro barattoli e nella loro formaldeide

Pubblicato

il

Da

Lo splendore della fede professata nel pellegrinaggio giubilare nella Città Eterna, la bellezza luminosa dei dipinti di Georges de La Tour, i sontuosi ricami delle Orsoline di Amiens, l’importanza di una cultura che non trasgredisce la natura ma la trascende, sono questi i temi di Nouvelles de Chrétienté per il nuovo anno scolastico.

 

Sotto un’apparente diversità, questi temi sono profondamente uniti in un’intenzione comune espressa con «vigore e chiarezza» da Padre Calmel, quando chiede agli insegnanti cristiani di aprire «i loro studenti ai valori dell’arte nelle sue diverse forme», rendendoli al contempo «capaci di una fiera indipendenza e di un bel disprezzo per tutte le anomalie, infezioni, purulenze e mostruosità, che hanno l’audacia di esigere da loro un’ammirazione complice adornandosi della realtà dell’arte e più spesso della sua apparenza».

 

Il frate domenicano esprime un desiderio preciso: «I mostri torneranno ai loro barattoli e alla loro formaldeide, gli scorpioni artistici reintegrano i loro buchi artistici, il giorno in cui un certo numero di esseri giovani e determinati, non certo per barbarie ma per sovrano rispetto della cultura, tratteranno con disprezzo i prodotti immondi della cultura. La cultura non ha alcun diritto contro i diritti della decenza e dell’onore».

 

Aggiunge: «non deve essere lontano il tempo in cui l’insidioso sofisma “onestà significa stupidità” sarà privo di ogni credibilità, perché sarà diventata chiara la prova che ciò che è normale è bello e che, in una civiltà degna di questo nome, l’intelligenza, la sottigliezza, la leggerezza, la finezza e l’arte marciano di concerto con l’onestà, la santità, il rifiuto inflessibile dei veleni e delle ignominie. La scuola cristiana deve affrettare l’arrivo di questi tempi di libertà». (Ecole chrétienne renouvelée, cap. XXIX, tre sensible en chrétien aux valeurs d’art, pp. 188-189, ed. Téqui)

 

Padre Calmel scrisse queste potenti righe alla fine degli anni ’50, lontano dal wokismo, dalla cultura della cancellazione, dello sradicamento e dell’incoscienza… E si aspettava che le suore, autentiche insegnanti, avessero «idee non solo corrette, ma idee che cantano dentro [di loro] e che incantano [i loro] piccoli alunni», per «comunicare loro una verità canterina e germinante». (Ibid., pp. 129 e 131).

 

È una bella frase da scrivere in cima a un quaderno, in questi giorni di ritorno a scuola!

 

Abate Alain Lorans

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine da FSSPX.News

 

Continua a leggere

Scuola

«Estremismo violento nichilista»: l’FBI indaga su 1700 casi del nuovo terrorismo domestico. Che forse parte da quello che si insegna anche nelle scuole italiane

Pubblicato

il

Da

Il direttore dell’FBI Kash Patel ha confermato martedì, nel suo intervento davanti alla Commissione Giustizia del Senato, che l’ufficio sta indagando su oltre 1.700 casi di terrorismo interno.   «Abbiamo 3500 indagini sul terrorismo internazionale… 1700 indagini sul terrorismo interno, una gran parte delle quali riguardano l’estremismo violento nichilista… coloro che commettono atti violenti motivati ​​da un profondo odio per la società», ha detto il Patel agli avvocati in una dichiarazione preparata. «Solo quest’anno l’FBI ha registrato un “aumento del 300% dei casi aperti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso».   Nel suo intervento, Patel ha fatto riferimento anche al gruppo “764”, una rete internazionale decentralizzata di predatori online classificata come gruppo estremista.   La sua apparizione martedì davanti alla Commissione Giustizia del Senato rappresenta la prima udienza di controllo del mandato del Patello, in un contesto di crescenti preoccupazioni sulla violenza politica all’interno degli Stati Uniti.   Il direttore del Bureau è tornato in commissione per la prima volta dopo l’udienza di conferma tenutasi a gennaio.   Il vicepresidente JD Vance e il consigliere della Casa Bianca Stephen Miller hanno dichiarato lunedì che intendono avviare indagini su organizzazioni non governative di sinistra e altri gruppi, e Miller ha affermato che le reti che hanno organizzato rivolte, violenze di strada e altre attività potrebbero costituire un «movimento terroristico interno».

Sostieni Renovatio 21

«Le campagne di doxing organizzate, le rivolte organizzate, la violenza di strada organizzata, le campagne organizzate di disumanizzazione e denigrazione, la pubblicazione degli indirizzi delle persone, combinate con messaggi progettati per innescare e incitare alla violenza, e le cellule organizzate che attuano e facilitano la violenza. È un vasto movimento terroristico interno», ha detto Miller al «The Charlie Kirk Show», condotto da Vance pochi giorni dopo l’assassinio di Kirk la scorsa settimana nello Utah.   Il nichilismo è una corrente filosofica e un atteggiamento esistenziale che nega l’esistenza di valori, significati o scopi assoluti nella vita e nell’universo. Sostiene che non ci siano verità universali, morali intrinseche o certezze metafisiche, portando a un senso di vuoto o assenza di significato. Nato in ambito filosofico, soprattutto con il filologo sifilitico tedesco Federico Nietzsche, che lo descrisse come la conseguenza del crollo delle certezze tradizionali, come la religione e i sistemi morali, il nichilismo può manifestarsi in forme diverse: dal rifiuto attivo di ogni valore (nichilismo attivo) a un’accettazione passiva dell’assenza di senso (nichilismo passivo).   Il Nietzsche – un uomo talmente pazzo da amare Torino e Recoaro Terme, oltre che improbabili rapporti a tre (dove probabilmente reggeva il moccolo) – vedeva il nichilismo come l’opportunità per realizzare la sua teoria della Umwertung aller Werte, la «trasmutazione di tutti i valori», che in ultima non può che essere il rovesciamento della società umana in una dimensione completamente satanica.   Nietzsche oggi viene scandalosamente insegnato nelle scuole, dopo che la generazione dei boomer che hanno fatto Lettere e Filosofia hanno subito il lavaggio del cervello con l’importazione di Nietzsche da destra a sinistra, un’operazione decisa dalla casa editrice Adelphi con la cura dell’opera completa nicciana portata avanti da Giorgio Colli e Mazzino Montinari (prima ancora che in Germania!) e continuata con personaggi come il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, oppositore della narrazione COVID che infine, come un Socrate mRNA, accettò la vaccinazione con siero genico sperimentale.

Aiuta Renovatio 21

Dopo Nietzsche, un altro filosofo di devastazione morale cui era programmato il trasbordo dalla cultura nazista a quella progressista stile Repubblica era Martino Heidegger. Questo progetto, tuttavia, sembra fallito a seguito del ritrovamento dei cosiddetti «Quaderni neri» heideggeriani, di cui chiunque conoscesse il filosofo aveva contezza ma sui quali i manovratori – che intendevano utilizzare in senso anticristiano il pensieri heideggerista – guardavano con prosciutto oftalmico evidente, sperando che anche il lettore del ceto medio riflessivo (cioè per lo più dipendenti pubblico del ministero dell’istruzione, abbonati dei giornali «laici» del «laico» Eugenio Scalfari, consumatori di cineforum e Feltrinelli).   Quindi: quando si parla del «nichilismo fra i giovani», tema che ha fatto scrivere ridicolmente pure qualche libro, non si affronta l’elefante nella stanza: la filosofia nichilista è tranquillamente diffusa nelle librerie come pensiero sano dello Stato moderno («laico», ovviamente, e programmaticamente «non-etico»)  e pure insegnata a scuola da stuole di insegnanti convinti da un’operazione di decenni fa della bontà filosofica e sociale di Nietzsche e dei suoi epigoni.   L’effetto, stiamo vedendo in America, può essere il terrorismo – oltre che la droga, l’animalismo, il transessualismo, ogni estremismo che poi, in mancanza di alcun valore per la vita umana, si può rivolgere in espressione violenta e catastrofica.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
   
Continua a leggere

Più popolari