Economia
La scarsità di gas distruggerà 330 mila posti di lavoro in Germania
Ulteriori dati devastanti sul collasso occupazionale in Germania.
Il settimanale Der Spiegel ha riportato uno studio dell’Istituto dell’Economia Tedesca (IW) che ha formulato una prospettiva assai cupa simulando due diversi scenari.
L’ente economico afferma nel suo rapporto stime sorprendenti quanto drammatiche.
Se i prezzi del gas aumentano del 50%, afferma l’IW, è probabile che l’inflazione aumenti in media dello 0,9% quest’anno e dell’1,3% l’anno prossimo.
Se i prezzi del gas raddoppiassero, che è attualmente uno scenario «realistico», l’inflazione aumenterebbe dell’1% quest’anno e di quasi il 4% l’anno prossimo.
Nel loro studio, i ricercatori dell’IW hanno simulato le conseguenze per il mercato del lavoro e l’economia se i prezzi del gas dovessero aumentare del 50% nel terzo trimestre rispetto al secondo trimestre, nonché nel caso in cui i prezzi raddoppiassero. Lo studio si basava sulla presa in considerazione delle conseguenze della guerra in Ucraina, in particolare della crisi energetica.
Lo studio ha quindi calcolato che se i prezzi del gas raddoppiano, circa 30.000 persone potrebbero perdere il lavoro quest’anno, mentre l’anno a venire perderebbero lo stipendio altre 307.000 persone.
Il motivo è semplicissimo: se il gas scarseggia, le imprese che non possono permettersi prezzi più alti per il gas come principale fonte di energia ridurranno la produzione e, di conseguenza, ridurranno anche l’occupazione.
L’IW ha anche calcolato le conseguenze sul PIL di un raddoppio dei prezzi del gas nel terzo trimestre da luglio a settembre: l’economia tedesca potrebbe quindi contrarsi dello 0,2% quest’anno, per poi crollare del 2% l’anno prossimo, il che corrisponde a una perdita di 70 miliardi di euro.
Il rapporto sottolinea che i calcoli non tengono nemmeno conto degli effetti dei fermi produttivi in caso di interruzione delle forniture di gas. «Ciò provocherebbe ulteriori shock di prezzo elevato nelle catene del valore», ha affermato Thomas Obst, uno degli autori dello studio.
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa l’Associazione Industriali della Baviera (VBW) aveva pubblicato a giugno uno studio di 50 pagine, intitolato «Conseguenze di un’interruzione di fornitura di gas russo per l’industria tedesca» in cui avvertiva che che qualora dovrebbe esserci un embargo totale sul gas russo, la produzione nazionale tedesca crollerà del 12,7%.
Il Land della Baviera, , si era già smarcata da Berlino, facendo sapere già a marzo tramite il suo ministro dell’economia regionale che la cancellazione delle importazioni di gas russo avrebbero causato una perdita nella regione di almeno 220 mila posti di lavoro.
Tutta la Germania è già dentro ad una sostanziale contrazione della produzione industriale, consumando il 14,3% in meno di gas tra gennaio e maggio rispetto all’anno precedente, secondo l’Associazione tedesca delle industrie dell’energia e dell’acqua (BDEW).
Il capo del grande gruppo industriale Bosch a marzo si è pubblicamente opposto all’embargo sul gas russo.
Anche il direttore del megagruppo automotive Volkswagen ha domandato apertamente il governo la fine della guerra e i negoziati di pace per il bene dell’industria tedesca.
Come riportato da Renovatio 21, alcuni sindaci della Germania settentrionale hanno chiesto l’apertura del gasdotto Nord Stream 2, il nuovo tubo gasiero che unisce Russia e Germania che doveva inaugurare, guarda guarda, proprio nei mesi dell’escalation ucraina.
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
Netflix avrebbe raggiunto un accordo per acquisire Warner Bros., inclusi i suoi studi cinematografici e televisivi, HBO e HBO Max, attraverso una transazione mista in contanti e azioni che valuta Warner Bros. Discovery a un valore aziendale di 82,7 miliardi di dollari (valore azionario di 72 miliardi di dollari), pari a 27,75 dollari per azione.
L’intesa dovrebbe essere finalizzata nel terzo trimestre del 2026, dopo lo scorporo programmato da parte di WBD della sua divisione Global Networks in una società quotata autonoma («Discovery Global»). Questa operazione giunge a pochi mesi dalla proposta avanzata da Paramount-Skydance per rilevare WBD.
L’accordo tra Netflix e WBD fonderà la piattaforma di streaming con un catalogo secolare e con franchise iconici come i supereroi della DC Comics, Harry Potter, Game of Thrones, I Soprano e The Big Bang Theory.
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In una nota ufficiale, Netflix ha dichiarato che l’operazione espanderà la sua library di contenuti, potenzierà le capacità produttive e favorirà una crescita sostenibile nel lungo periodo: «fornendo agli utenti una gamma più vasta di serie e film di alto livello, Netflix si attende di conquistare e trattenere un maggior numero di abbonati, incrementare l’engagement e generare entrate e profitti operativi aggiuntivi. L’azienda prevede inoltre di conseguire risparmi sui costi per almeno 2-3 miliardi di dollari annui entro il terzo anno e che la fusione avrà un effetto positivo sull’utile per azione GAAP già a partire dal secondo anno».
Secondo i termini dell’accordo, ogni azione WBD sarà convertita in 23,25 dollari in contanti più 4,50 dollari in azioni Netflix. I board di entrambe le società hanno approvato l’operazione all’unanimità.
La chiusura è attesa tra 12 e 18 mesi, subordinata all’esame regolatorio e all’ok degli azionisti di WBD. All’inizio dell’anno, Netflix ha superato le controfferte, tra cui quelle di Paramount-Skydance e Comcast.
Bloomberg ha rilevato che Hollywood non accoglie con entusiasmo questo nuovo connubio tra Netflix e WBD.
Warner Bros. Discovery ha avviato negoziati esclusivi per cedere i suoi studi cinematografici e televisivi insieme a HBO Max a Netflix, stando a fonti interne alla major – un’indicazione che il colosso dello streaming ha avuto la meglio su Paramount-Skydance e Comcast. Un’intesa del genere ridisegnerebbe il settore dell’intrattenimento e rappresenterebbe un turning point strategico per Netflix, già leader per capitalizzazione a Hollywood. Paramount ha bollato il processo di cessione come «contaminato», mentre l’attrice Jane Fonda, due volte premio Oscar, ha descritto il suo potenziale effetto sull’industria con un aggettivo più severo: «catastrofico».
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Nata come servizio di noleggio DVD via posta, Netflix ha prima annientato la catena Blockbuster e ora sta replicando il colpo con Hollywood, snobbando in larga misura le uscite cinematografiche in sala. L’accordo catapulterebbe Netflix al rango di superpotenza negli studi hollywoodiani. Tuttavia, il tutto resta appeso all’approvazione dei regolatori, con il repubblicano californiano Darrell Issa che ha già espresso opposizione a qualsivoglia acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix.
L’industria cinematografica è minacciata dall’avvento dell’IA, che potrebbe presto consentire a chiunque di produrre contenuti di livello cinematografico in un click, disintegrando un’intera filiera di lavoratori che vanno dagli attori ai cineoperatori, agli addetti al casting, agli elettricisti, registi, etc.
Si spiega così la corsa di Netflix verso le IP, cioè le proprietà intellettuali: avere un personaggio conosciuto e diffuso come, ad esempio Harry Potter, anche nell’era del cinema generato dall’AI potrebbe avere un valore strategico ed economico.
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Immagine di Fourbyfourblazer via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
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Economia
La BCE respinge il ladrocinio dei fondi russi congelati proposto dalla Von der Leyen
La Banca Centrale Europea ha declinato di avallare il progetto della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per un finanziamento di 140 miliardi di euro a beneficio dell’Ucraina, da assicurare mediante i patrimoni russi immobilizzati. Lo riporta il Financial Times, attingendo a fonti informate sui negoziati.
Il quotidiano britannico ha precisato che la BCE ha ritenuto l’iniziativa della Commissione – che fa leva sugli attivi sovrani russi custoditi presso Euroclear, la società depositaria belga – estranea al proprio ambito di competenza.
Bruxelles ha impiegato mesi a sondare l’utilizzo delle riserve congelate della banca centrale russa per strutturare un «mutuo di indennizzo» da 140 miliardi di euro (equivalenti a 160 miliardi di dollari) in appoggio a Kiev. Il Belgio ha più volte espresso allarmi su potenziali controversie giudiziarie e pericoli finanziari in caso di attuazione del meccanismo.
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In base alla bozza elaborata dalla Commissione, i governi degli Stati membri dell’UE offrirebbero garanzie pubbliche per distribuire il peso del rimborso del prestito ucraino.
Tuttavia, i rappresentanti della Commissione hanno segnalato che i Paesi UE potrebbero non riuscire a reperire celermente risorse in scenari di urgenza, con il pericolo di generare turbolenze sui mercati finanziari.
A quanto risulta, i funzionari UE hanno sollecitato alla BCE se potesse intervenire come prestatore estremo per Euroclear Bank, la branca creditizia dell’ente belga, al fine di scongiurare una carenza di liquidità. Gli esponenti della BCE hanno replicato alla Commissione che tale opzione è impraticabile, ha proseguito il Financial Times, basandosi su interlocutori vicini alle consultazioni.
«Un’ipotesi di tal genere non è oggetto di esame, in quanto verosimilmente contravverrebbe alla normativa dei trattati UE che esclude il finanziamento monetario», ha chiarito la BCE.
Bruxelles starebbe ora esplorando vie alternative per assicurare una provvista temporanea a supporto del mutuo da 140 miliardi di euro.
«Assicurare la liquidità indispensabile per eventuali obblighi di restituzione dei beni alla banca centrale russa costituisce un elemento cruciale di un eventuale mutuo di indennizzo», ha dichiarato FT, citando un portavoce della Commissione.
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La direttrice di Euroclear, Valerie Urbain, ha ammonito la settimana scorsa che l’iniziativa verrebbe percepita a livello mondiale come una «espropriazione delle riserve della banca centrale, che erode il principio di legalità». Mosca ha reiteratamente definito qualsiasi ricorso ai suoi attivi sovrani come un «saccheggio» e ha minacciato ritorsioni.
L’urgenza del piano si inserisce in un frangente in cui l’UE, alle prese con vincoli di bilancio, deve reperire risorse per Kiev nei prossimi due anni, aggravata dalla congiuntura di liquidità critica ucraina, con gli sforzi per attingere ai fondi russi che si acuiscono mentre Washington avanza una nuova proposta per dirimere il conflitto. Gli analisti prevedono che l’Ucraina affronterà un disavanzo di bilancio annuo di circa 53 miliardi di dollari nel quadriennio 2025-2028, al netto degli stanziamenti militari extra.
L’indebitamento pubblico e garantito dal governo del Paese ha raggiunto picchi storici, oltrepassando i 191 miliardi di dollari a settembre, ha comunicato il Ministero delle Finanze. Il mese scorso, il Fondo Monetario Internazionale ha aggiornato al rialzo le stime sul debito ucraino, proiettandolo al 108,6% del PIL.
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Immagine di © European Union, 2025 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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