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Economia

«La Russia non è più ostaggio del sistema finanziario occidentale»

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Il consigliere presidenziale russo, già ministro dello Sviluippo Economico, Maxim Oreshkin ha dichiarato ieri che la Russia non ha più bisogno del sistema di messaggistica finanziaria internazionale SWIFT, dal quale è stata esclusa a causa delle sanzioni.

 

«Per quanto riguarda SWIFT è molto semplice: faremo in modo che non ce ne sia bisogno. Questo è in realtà il compito chiave al momento, come ho già detto. Ci stiamo concentrando sulla massimizzazione del comfort per l’attività economica estera», ha affermato Oreshkin.

 

Secondo quanto riportato dall’agenzia di Stato russa TASS, Oreshkin ha aggiunto:

 

«Il mondo intero era ostaggio del sistema finanziario occidentale perché tutti si erano abituati a questo; era comodo per tutti. È fondamentalmente chiaro il motivo per cui Russia e Cina utilizzano dollari o euro. Semplicemente per abitudine, quindi si è evoluto, è stato conveniente».

 

«Ora vi è una situazione in cui, viceversa, il fatturato in yuan è alle stelle, il fatturato in rublo è alle stelle», ha detto Oreshkin.  «Progetteremo tali meccanismi che semplificheranno ulteriormente il processo».

 

Oreshkin ha anche affermato di aspettarsi che la Banca Centrale russa abbasserà ulteriormente i tassi di interesse nella riunione del 22 luglio.

 

Contrariamente agli aumenti dei tassi di interesse negli Stati Uniti e in altre nazioni occidentali, la Banca di Russia ha ridotto il tasso chiave dall’11% al 9,5% annuo nella riunione del 10 giugno.

 

Oreshkin è considerato l’architetto della riconversione strategica della Federazione Russa.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’esclusione della Russia dal circuito SWIFT era agitata, solo mezzo anno fa, come una sorta di «bomba atomica finanziaria» che Washington e i suoi maggiordomi mai avrebbero osato lanciare: e invece lo hanno fatto.

 

Il risultato? La solita eterogenesi dei fini: ora la Russia, con uno stuolo di altri Paesi, si è emancipata completamente dallo SWIFT, in attesa che lo sia anche dal dollaro, nell’epocale processo di de-dollarizzazione globale in corso

 

La blitzkrieg economica contro la Russia, aveva detto Putin tre mesi fa, non ha funzionato. Il fallimento di questa guerra economica, cui ha partecipato attivamente Mario Draghi con la sua expertise nel sequestro di 300 miliardi di dollari dello Stato russo depositati in Banche Centrali estere, è stato confessato perfino dalla banca JP Morgan.

 

Come ha spiegato di recente un generale francese, «il mondo si risveglierà dal conflitto ucraino con una Russia ampiamente rafforzata».

 

Non solo militarmente e politicamente – anche finanziariamente.

 

Si tratta di un grande lavoro delle élite occidentali.

 

 

 

Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0), immagine tagliata.

 

 

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Economia

BlackRock potrebbe ritirarsi dall’Ucraina

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La grande finanza mondiale potrebbe staccare la spina a Kiev.

 

Dal 3 al 14 giugno le autorità ucraine hanno condotto negoziati con gli investitori.  Alcuni importanti fondi d’investimento hanno investito 20 miliardi di dollari due anni fa, ma non hanno ancora ricevuto dividendi. Durante i negoziati, Kiev ha chiesto di estendere la durata del debito e di cancellarne una parte, in altre parole di ristrutturarlo. Lo riporta Réseau Voltaire.

 

Tuttavia la statunitense BlackRock, la francese Amundi (Crédit Agricole e Société générale) e la britannica Amia Capital hanno sollevato la questione dell’arricchimento di alcuni oligarchi ucraini.

 

I pagamenti del pacchetto obbligazionario da 20 miliardi di euro scadono il 1° agosto. Gli investitori sostengono che se i dividendi non saranno pagati ai sub-investitori, questi inizieranno semplicemente a ritirare i fondi dai loro progetti, pregiudicando la possibilità di nuovi investimenti.

 

In precedenza, BlackRock era stata accusata di «cercare di trarre profitto dal disastro» con l’accordo di ricostruzione dell’Ucraina.

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«Il team di BlackRock ha lavorato per diversi mesi su un progetto per consigliare il governo ucraino su come strutturare i fondi per la ricostruzione del Paese», aveva detto a fine 2022 l’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj dopo la videoconferenza del presidente con il CEO di BlackRock Larry Fink.

 

L’ufficio di Zelens’kyj aveva affermato che i due uomini «hanno concordato di concentrarsi a breve termine sul coordinamento degli sforzi di tutti i potenziali investitori e partecipanti alla ricostruzione del nostro Paese, incanalando gli investimenti nei settori più rilevanti e di maggior impatto dell’economia ucraina». In un linguaggio evocativo del concetto di Disaster Capitalism coniato dalla scrittrice Naomi Klein, Medea Benjamin, co-fondatrice del gruppo pacifista CodePink, aveva twittato che BlackRock stava «già cercando di trarre profitto dal disastro in Ucraina». Il giornalista investigativo e amministratore delegato di Status Coup Jordan Chariton ha previsto che «questo farà sembrare il neoliberismo e la privatizzazione che gli Stati Uniti hanno inflitto alla Russia post-sovietica un gioco da ragazzi».

 

BlackRock, è la più grande società di investimento nel mondo con in gestione un patrimonio totale di circa 10 trilioni di dollari. Tuttavia di tale colosso il pubblico non sa moltissimo, ma la cui influenza arriva ad essere, per alcuni critici, piuttosto controversa.

 

Nel 2022 il CEO di BlackRock Larry Fink dichiarò che la guerra ucraina poteva essere un fattore di accelerazione del processo di sparizione del contante. Il Fink due mesi fa in Arabia Saudia aveva elogiato la depopolazione e la sostituzione degli esseri umani con le macchine.

 

BlackRock è considerata al centro della crisi energetica mondiale. Secondo Robert F. Kennedy jr., il megagruppo finanziario è causa della cancellazione della classe media in America.

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Immagine di EPP Group via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

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Economia

Ford potrebbe lasciare la Germania

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Il colosso automobilistico statunitense Ford ha imposto significativi tagli al management del suo stabilimento tedesco di Colonia, nell’ambito di un piano di ristrutturazione che potrebbe portare il colosso automobilistico a lasciare il Paese. Lo riporta la testata tedesca Bild.   Secondo il giornale, crescono le preoccupazioni nella filiale tedesca dopo che Ford ha annunciato che solo quattro dei dieci attuali amministratori delegati manterranno la loro carica.   «Come parte della trasformazione del business europeo, Ford sta semplificando la sua struttura amministrativa e gestionale in Germania e ridimensionando la gestione di Ford-Werke GmbH», ha affermato la casa automobilistica in una dichiarazione. «A partire dal 1° luglio 2024, un massimo di quattro membri formeranno la gestione».   Il presidente del consiglio di sorveglianza Kieran Cahill ha sostenuto che il drastico passo è necessario per semplificare la struttura amministrativa e gestionale di Ford in Germania. La mossa «ci dà più velocità di azione e consente al team di gestione di concentrarsi completamente sui suoi compiti operativi e guidare Ford verso un futuro di successo», scrive Bild.   Ford ha annunciato massicci licenziamenti lo scorso anno come parte di un piano di austerità, affermando che taglierà 3.800 posti di lavoro in Europa, soprattutto in Germania, poiché si sposterà verso la produzione di veicoli elettrici (EV), che richiede meno personale.

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La casa automobilistica ha già completato a metà il suo precedente piano di ristrutturazione che prevedeva la riduzione di 2.300 posti di lavoro in Germania, riducendo il numero dei dipendenti a 13.000, ha detto a Reuters il capo del comitato aziendale dello stabilimento di Colonia, Benjamin Gruschka.   La settimana scorsa, Ford ha annunciato piani per ulteriori tagli di posti di lavoro in Germania senza specificare il numero di ulteriori licenziamenti.   In Germania, interi settori dell’industria europea, come in Germania l’automotive e la chimica sono stati messi in ginocchio dalla folle politica energetica inflitta all’Europa con la rinuncia al gas russo.   Il tema della deindustrializzazione nazionale è oramai discusso apertamente sui giornali tedeschi, con tanto di domande retoriche delle grandi testate come il Financial Times che si chiede se per caso la crisi energetica (causata anche dal terrorismo di Stato contro i gasdotti) distruggerà l’industria europea, mentre la recessione tedesca è stata definita «inevitabile». Un recente studio dell’Istituto dell’Economia Tedesca (IW) aveva calcolato che la carestia di gas distruggerà in Germania 330 mila posti di lavoro.   Come riportato da Renovatio 21, il presidente Stefan Wolf della Gesamtmetall (Federazione delle associazioni tedesche dei datori di lavoro dell’industria metalmeccanica ed elettrica) ha previsto una potenziale perdita di 40-50.000 di posti di lavoro nei prossimi tre o quattro anni.

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Immagine di GillyBerlin via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Economia

Lufthansa introduce una «tassa ambientale»: sovrapprezzo dei biglietti sino a 72 euro

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La compagnia aerea di bandiera tedesca Lufthansa ha annunciato un sovrapprezzo fino a 72 euro per i biglietti aerei, nel tentativo di compensare il costo derivante dal rispetto delle nuove norme UE sull’utilizzo più costoso del carburante sostenibile per l’aviazione (SAF).

 

Secondo il comunicato della compagnia diffuso questa settimana, la tassa verrà applicata a tutti i biglietti emessi entro il 26 giugno e per le partenze a partire dal 1° gennaio 2025 in poi.

 

Sui voli a corto e medio raggio le tariffe aumenteranno fino a 5 euro in Economy e 7 euro in Business Class, ha detto Lufthansa a Reuters. Sui voli a lungo raggio, ai viaggiatori in business class verranno addebitati tra 18 e 36 euro in più, mentre ai clienti di prima classe verranno addebitati fino a 72 euro.

 

Il costo aggiuntivo verrà applicato ai voli in partenza da uno qualsiasi dei 27 stati membri dell’UE, nonché da Regno Unito, Norvegia e Svizzera, ha affermato Lufthansa. Tutti i voli venduti o operati da Lufthansa Group, che possiede compagnie aeree tra cui Lufthansa, Eurowings, Swiss ed Edelweiss Air e Austrian Airlines, saranno soggetti al supplemento.

 

«Il supplemento è destinato a coprire una parte dei costi aggiuntivi in ​​costante aumento dovuti ai requisiti ambientali normativi», ha affermato Lufthansa.

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Le nuove normative dell’UE impongono ai fornitori di carburante di garantire che entro il 2025 il 2% del carburante utilizzato negli aeroporti dell’UE sia SAF, per poi salire al 6% entro il 2030 e al 70% entro il 2050.

 

Tuttavia, gli esperti avvertono che le misure volte a rendere i voli meno inquinanti potrebbero comportare costi più elevati a carico dei passeggeri.

 

Nel gennaio 2022, Air France-KLM è diventata la prima compagnia aerea dell’UE ad aggiungere un costo aggiuntivo per il biocarburante ai biglietti. La compagnia annunciò all’epoca che avrebbe aggiunto fino a 12 euro sulle tariffe business e fino a 4 euro sulle tariffe economy.

 

Air France-KLM sta ora valutando misure sostanzialmente simili a quelle di Lufthansa, ha detto a Reuters una persona a conoscenza della questione, indicando che le tariffe potrebbero aumentare ulteriormente.

 

Come riportato da Renovatio 21, in un esperimento del produttore di aerei passeggeri Airbus, due anni fa un jumbo ha volato per tre ore alimentato da olio da cucina.

 

Tuttavia, più che la sostituzione del carburante, appare sempre più chiaro che il programma mondiale è quello di ridurre se non vietare del tutto i voli aerei civili – il cui blocco, peraltro, era stato praticamente raggiunto con il coronavirus – tramite il terrorismo ecologico, l’aumento dei prezzi e, più avanti, legislazioni di proibizione specifica.

 

Per fermare l’umanità, bisogna fermarne la prosperità e la libertà, quindi la circolazione di gente e merci – a meno che non si tratti di migranti terzomondiali e prodotti cinesi, che sono chiaramente strumenti dell’agenda mondialista in corso.

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Immagine di allen watkin via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
 

 

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