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La Russia bandita dal concorso albero dell’anno

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Nuove frontiere della guerra ibrida contro Mosca. Sanzioni anche i rappresentanti vegetali della Russia di Putin.

 

Proprio così. Direttori d’orchestra cacciati, corsi universitari su Dostojevskij banditi: roba da niente.

 

Gli organizzatori dell’International European Tree Contest hanno cacciato la Russia e assegnato la vittoria alla Polonia, non perché quel Oaese abbia l’albero migliore, ma perché la Russia va punita, oltre che economicamente e militarmente, anche fitologicamente.

 

I funzionari del concorso vegetale hanno fatto l’annuncio martedì, assegnando il prestigioso premio a una quercia di 400 anni in Polonia.

 

Vi sono ragioni simboliche, che hanno commosso i cuori occidentali.

 

Il New York Times ha infatti riferito che gli organizzatori del concorso hanno individuato nell’albero in Polonia un simbolo di speranza per i rifugiati in fuga dall’Ucraina.

 

Gli organizzatori hanno anche notato che la partecipazione russa al concorso, una quercia di 199 anni originariamente piantata dallo scrittore russo Ivan Turgenev, è stata rimossa a causa della guerra in Ucraina.

 

La pagina con l’albero è stata disattivata, rendendo chiaro che la povera creatura fotosintetica non fa più parte del concorso.

 

In una dichiarazione, gli organizzatori dell’albero dell’anno hanno scritto:

 

«Questa mossa non è diretta contro le normali donne e uomini russi. Apprezziamo tutti i cittadini attivi della Federazione Russa che si battono per una società civile libera e per la protezione della natura. Tuttavia, non possiamo restare a guardare e guardare l’aggressione senza precedenti della leadership russa contro un Paese vicino».

 

«L’esclusione della Russia dalla competizione è un passo che deve essere compreso nel contesto degli sforzi internazionali per isolare la Russia al fine di fermare la guerra», conclude il comunicato.

 

Appresa la notizia, pare che il Cremlino abbia deciso di arrendersi.

 

Un colpo durissimo era già stato assestato quando pochi giorni fa la Federazione felina internazionale aveva escluso dalle competizioni i gatti russi. Ora, con l’esclusione dell’albero russo, pur dotato di grande ascendenze letterarie, l’intero apparato politico e militare moscovita non ha retto.

 

I carri Z quindi stanno già facendo marcia indietro, le migliaia di volontari ceceni dirigono rapidi verso casa, i piloti di MiG già compulsano i tutorial delle Frecce tricolori, le navi fuori da Odessa hanno levato le ancore per dedicarsi alla pesca al tonno.

 

La guerra è finita! L’albero della pace ha dato i suoi frutti.

 

Bravi tutti.

 

 

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Candidato falliforme alle elezioni di Tokyo: Goto Teruki è tornato!

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Le elezioni politiche locali in Giappone sono caratterizzate da una campagna elettorale la cui invadenza sonora e visiva è direttamente proporzionale al disinteresse manifestato dagli elettori.

 

Qui ci si accorge dell’avvicinarsi delle elezioni dalla voce dei candidati che, uscendo dagli altoparlanti dei furgoncini di propaganda, rompe fastidiosamente la quiete dei quartieri residenziali delle città nipponiche.

 

Siccome la gente ha imparato ad ignorare questa forma di promozione itinerante, i candidati si mettono a fare quotidiani comizi all’entrata delle stazioni ferroviarie locali. Tra un buongiorno e l’altro, ripetono ossessivamente il proprio nome e fanno qualche discorso pieno di buoni sentimenti.

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Io, come tutti, li ignoro. Manca a loro la verve delirante, la follia da dilettanti allo sbaraglio dei candidati all’elezione del sindaco di Tokyo. Renovatio 21 vi ha già parlato di questo meraviglioso spettacolo, tra candidati joker, candidate che si spogliano in TV, promotori della poligamia e altri deliri.

 

Il mio disinteresse è però svanito quest’oggi, mentre tornavo dal barbiere e mi sono imbattuto in un auto nera adibita a veicolo di propaganda elettorale. Dai suoi altoparlanti risuonava solo a tratti una voce in falsetto, spiritata e melliflua al tempo stesso, sgradevole e inquietante come quella di alcuni preti cattolici in cui ogni tanto tocca imbattersi.

 

La grafica dei cartelloni elettorali sul tetto della macchina è diversa da quella tipica, sgargiante e facile da leggere. Mi avvicino e vedo questo.

 

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Il nome sui cartelloni è inequivocabile:

 

Goto Teruki!

 

Il troll dei troll, lo scompigliatore elettorale in cerca di attenzione, quello del pannolone in testa, quello delle fellatio mimate nella tribuna elettorale televisiva.

 

La mina vagante della politica giapponese é uno dei candidati nel municipio di Katsushika, dove vivo. Sono un po’ inquieto, la sensazione è quella di avere il nemico in casa, per così dire. Arrivo al parchetto dietro casa e tra i manifesti elettorali spunta questo.

 

 

Non è che servano particolari commenti. Da notare che sul manifesto non c’è scritto neanche il nome del candidato o uno straccio di slogan: parafrasando Marshall McLuhan, il membro è il messaggio, a quanto pare.

 

Arrivo a casa e trovo nella cassetta delle lettere il giornale con la lista dei candidati alle municipali.

 

 

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Ed ecco qui la nuova ipostasi politica del folle signor Goto: il Partito Amo Tantissimo il Giappone (Nihon Daisuki To, 日本大好き党).

 

Come si vede il programma è fittissimo, uno zibaldone dei temi discussi dalla politica giapponese negli ultimi tempi, mischiati ai deliri erotomani e pseudonazionalisti del nostro.

 

Oltre al reddito universale di 80000 yen (450 euro) mensili a tutti, al taglio del 90% dello stipendio dei politici (assicurato almeno qualche voto di protesta) e alla promessa di ridurre gli stranieri in Giappone allo 0.1% della popolazione (rispetto al 3 %), è tutto un tripudio di politiche di sostegno alla natalità.

 

Sostegno alle madri single, ruote per gli esposti ovunque perché relazioni clandestine e extraconiugali non sono un male e i bambini devono venire cresciuti dalla collettività. Bambini anche per invertiti di varia natura, anche se non specifica bene come. Pure qualche accenno al divieto delle vaccinazioni obbligatorie, giusto per non scontentare nessuno.

 

Ovviamente, l’unica vera ideologia di Goto Teruki è essere Goto Teruki: uno di quei casi in cui l’artista e l’opera d’arte coincidono.

 

Se domani mattina lo vedo all’entrata della stazione, cerco di carpirgli un’intervista per Renovatio 21.

 

Taro Negishi

Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo

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Ballerini su ghiaccio cinesi indagati per un missile pelouche

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L’International Skating Union (ISU) ha avviato un’indagine dopo che una coppia di danzatori sul ghiaccio cinesi è stata filmata con un pelouche dalle fattezze di un razzo balistico durante un evento del Gran Premio. Lo riporta l’agenzia Associated Press.   L’incidente è avvenuto durante la Coppa di Cina il 25 ottobre, dove le riprese televisive hanno mostrato Ren Junfei e Xing Jianing seduti con un grosso peluche a forma di missile cinese, etichettato «DF-61», mentre aspettavano i loro punteggi nell’area «bacio e pianto». Secondo quanto riferito, la coppia ha sollevato brevemente il pelouche insieme al loro allenatore prima di posarlo sulle ginocchia di Xing.  

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Il DF-61 è un missile balistico intercontinentale cinese di recente presentazione, in grado di trasportare testate nucleari, con una gittata operativa stimata tra i 12.000 e i 15.000 km.   L’arma è stata presentata per la prima volta durante la parata militare cinese del mese scorso, in occasione dell’80° anniversario della vittoria sul Giappone e della fine della Seconda Guerra Mondiale, dove Pechino ha presentato innovazioni all’avanguardia del suo complesso militare-industriale.   L’associazione di pattinaggio ha dichiarato ad AP di essere a conoscenza del fatto che «un peluche inappropriato sembra essere stato lanciato sul ghiaccio dagli spettatori» e che «è stato successivamente trattenuto dai pattinatori che si erano appena esibiti». L’ISU ha affermato che «indagherà ulteriormente» sull’incidente.   Ren e Xing si sono classificati ottavi, mentre il titolo di danza sul ghiaccio è andato agli americani Madison Chock ed Evan Bates.   Dopo la parata, i peluche a forma di missile, compresi quelli modellati sul DF-61, sono diventati popolari online, con cuscini e morbide repliche del missile venduti su mercati come eBay a circa 30 dollari.  

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Immagine di Flowering Dagwood via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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Trump trolla tutti con un video AI in cui bombarda di escrementi i manifestanti «No Kings»

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Il presidente statunitense Donald Trump ha ridicolizzato le proteste «No Kings», diffondendo su Truth Social vari video generati dall’intelligenza artificiale, tra cui uno in cui rovescia sulla folla quella che appare come una massa di escrementi.

 

Sabato gli Stati Uniti sono stati teatro di un’ondata di dimostrazioni contro l’amministrazione Trump, con grandi raduni organizzati in oltre 2.500 luoghi in tutto il territorio nazionale.

 

I partecipanti accusano il presidente di abuso di potere e di erosione della democrazia, criticando inoltre la sua politica repressiva verso gli immigrati irregolari e l’impiego di truppe nelle città con la motivazione di contrastare la criminalità diffusa.

 

In risposta, Trump ha postato sui social media clip create con l’IA, inclusi filmati inizialmente caricati da Xerias, un account X pro-Trump noto per produrre meme digitali.

 

Una delle sequenze mostra Trump ai comandi di un jet da combattimento battezzato «King Trump», che scarica enormi masse di materia fecale su una folla di manifestanti – con in sottofondo la canzone di Kenny Loggins Danger Zone, irrimediabilmente associata alla celeberrima pellicola aeronautica Top Gun (1986), che la utilizza ben tre volte nella storia con protagonista il Tom Cruise.

 

Il video AI rilanciato dal presidente include anche un’immagine condivisa durante la protesta di New York dall’influencer progressista Harry Sisson, che nel video finisce sommerso, come tutta la serqua di manifestanti «No Kinghi» da una poderosa quantità di materia escrementizia.

 

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Il Sisson, idolo tiktoker progressista, l’ha presa male. Domenica mattina, Sisson ha replicato su X al video che lo ritraeva: «un giornalista può domandare a Trump il motivo per cui ha postato un filmato generato dall’IA in cui mi fa cadere la cacca addosso da un caccia?».

 

Il ragazzo ha quindi proceduto ad insultare Trump dicendo che nella realtà l’aereo non sarebbe potuto decollare a causa del «fat ass» («culo grasso») del presidente. Per fare ciò, il Sissone rimanda in onda per intero l’irresistibile video, di fatto ampliandone la portata.

 

 

In un’altra clip, originariamente diffusa dal vicepresidente JD Vance e condivisa da Trump, il presidente indossa una corona e un mantello, estrae una spada e si erge trionfante sugli avversari democrat.

 

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Il montaggio condiviso dal Vance termina con figure di spicco del Partito Democratico, come l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader dell’opposizione al Senato Chuck Schumer, in ginocchio ai suoi piedi. Si tratta qui di un’allusione esplicita a una sessione fotografica del 2020 in onore di George Floyd.

 

I contenuti di Trump hanno suscitato risposte polarizzate: i suoi sostenitori li hanno rilanciati con entusiasmo, mentre detrattori come il senatore democratico Brian Schatz li hanno aspramente censurati. «Perché il Presidente dovrebbe diffondere online un’immagine in cui scarica feci sulle città americane?», ha twittato Schatz su X.

 

I progressisti americani non hanno ancora capito veramente che per la prima volta alla Casa Bianca c’è un presidente troll, e di capacità di trollaggio eccelse, o meglio quello che l’antropologia dell’internetto oggi definisce uno shitposter. Parola assai adeguata anche al caso presente.

 

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Immagine screenshot da Twitter

 

 

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